Delusa dalla Dottoressa

Inviata da Miriam · 2 dic 2015 Orientamento professionale

Buongiorno, purtroppo come anticipato nel titolo del problema, sono rimasta non poco delusa dalla Dottoressa con la quale avevo intrapreso a Giugno la psicoterapia.

5anni fa mi rivolsi a lei per altri motivi, ma anche in quell'occasione, alla fine della psicoterapia, ne rimasi un pò delusa dal suo modo di terminare i percorso.
Decisi comunque di tornare dalla stessa perchè so che tra il mio attuale problema e quello di allora c'è un nesso. Così, piuttosto che ripetere la mia storia dall'inizio ad un'estraneo, mi convinsi e la contattai.

All'inizio mi sembrava più concentrata rispetto agli anni precedenti. Non sbadigliava mentre parlavo e sentivo da parte sua una grande empatia.
Poi però, negli ultimi tempi, si lasciò andare ad esternazioni che mi lasciarono un pò di amarezza.
Pensava che io stessi con il mio attuale compagno per soldi, oppure capitava che non si ricordasse più quello che era stato detto nelle sedute precedenti. Spesso prima dei colloqui non portava nemmeno con sè la mia cartella (o scheda). Questi firono solo alcuni segnali.

La delusione vera arrivò una settimana fa', quando, capito quello che pensava di me realmente (mai da lei esplicitato, ma oltre ai consigli "psicologici" c'erano delle affermazioni personali) dissi che volevo concludere il percorso. Non volli nemmeno dare tante spiegazioni, così mi chiese "vuole che io patisca allora?". Lungi da me l'idea di far "patire" una persona che, comunque, per il ruolo che ricopre, non so nemmeno fino a che punto posso patire. Alla mia risposta (appena citata) fece una faccia un pò indisposta e disse "ma Lei pensava di essere mia figlia, o mia sorella?". Anche in quella circostanza mi dimostrò di non aver capito nulla.
Immagino che tutti i "pazienti" vogliano un pò di considerazione, ma io non ho mai manifestato nulla di più. Così, alla mia ulteriore risposta negativa mi disse "allora lei pensa che io sia un frigor e che Lei per me rappresenta solo un numero?".
Ora, trovo l'insieme delle frasi molto contraddittorie e poco professionali. Sicchè sono giunta alla conclusione che la Dottoressa in primis non ha fiducia in me. E come mai potrei farmi aiutare da una persona che a livello professionale può anche capire alcuni miei meccanismi, ma a livello personale non li approva, o addirittura disdegna? Sarebbe come farsi difendere da un avvocato che crede il proprio cliente colpevole.
Avevo solo bisogno di fiducia e di non sentirmi più così sbagliata. Ma evidentemente ho sbagliato tutto, di nuovo.
Buona giornata

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Miglior risposta 4 DIC 2015

Cara Tety
dall'insieme del racconto l'idea che mi sono formata è che lei e la sua Dottoressa abbiate lavorato sostanzialmente bene e che ci siano stati dei risultati nella terapia.
Ovviamente qualche piccolo errore o disattenzione è possibile farlo in un percorso...siamo umani .
Il fatto invece di fare considerazioni personali è meno inerente la psicoterapia dove, comunque, circa l'operato del paziente è necessario mantenere una neutralità e l'atteggiamento non giudicante è cardine di tutto.
Diciamo che, nel vostro scambio di battute finali, è evidente che ci sia stata una incomprensione a livello sia formale che di contenuto, cioè, semplicemente, non vi siete capite e quindi non c'è stato confronto vero; quello che si è creato è stato un senso di reciproca estraneità e confusione.
Per rimediare a questo sarebbe davvero bene che lei tornasse e, mostrando fiducia, nella terapeuta spieghi meglio il suo punto di vista.
Non penso che la sua psicoterapeuta non abbia fiducia in lei e nemmeno che la disdegni e non l'approvi.
Penso che in un percorso terapeutico occorra, ogni tanto, tornare a "stringere" quell'alleanza necessaria al percorso stesso, il che significa anche superamento di incomprensioni che può avvenire spiegandosi e confermando la reciproca fiducia.
Certo occorre anche dire con chiarezza quello che ci sembra scorretto ma non col tono bellicoso.
Teniamo presente che il professionista continua ad imparare dai propri errori e, se sostanzialmente, il percorso è buono, superare errori e incomprensioni è preziosissima psicoterapia.
Spero averla aiutata a riflettere.
Un caro saluto Dott Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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3 DIC 2015

Personalmente mi astengo dall'emettere giudizi sul metodo della tua psicologa, nonché consigli per te. Non sarebbe terapeutico e tanto meno deontologico. Venendo al pratico, come fare a risolvere questo problema, se non affrontando con la dovuta assertività quanto ti ha spinta a rivolgerti qui? Le psicoterapie sono occasioni privilegiate per mettere in gioco la propria trasparenza! Un nodo che si è creato nell'interazione tra due persone, come potrebbe essere sciolto altrove. Qui è in gioco un transfert con tutti i fenomeni correlati e chiarirti in un concistoro esterno ti procura solo confusione. Soggiungo che quando il tranfert diventa negativo, bisogna arrivare fino in fondo, nel contesto dove si è creato. Solo così ci si può rendere conto della sua utilità. Quindi, non mollare la terapeuta e costringila ad arrivare al 'nervo'.Se per lei sarà impossibile, dovrà dirti esplicitamente di rivolgerti altrove. Non demordere! Io lavoro così, quindi se vuoi qualche ulteriore chiarimento, io sono qui
Dott.ssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta

Dott.ssa Carla Panno Psicologo a Milano

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3 DIC 2015

gentile Tety, condivido la posizione degli altri colleghi che ritengono la collega decisamente poco professionale e/o preparata da un punto di vista personale.
In sede terapeutica non devono essere presenti atteggiamenti giudicanti e le disattenzioni dimostrate sembrano mostrare anche uno scarso impegno verso la persona che aveva di fronte.
Credo che sia sano per lei abbandonare un contesto che non è più di crescita personale, ma di frustrazione.
Non si preoccupi di dover rispiegare la sua storia ad un nuovo terapeuta, anzi, può diventare occasione per riprendere in mano delle tematiche che magari nascondono ancora qualche sofferenza e per rimettersi in gioco, con nuove speranze e cambiamenti.

Le auguro di trovare una persona giusta che possa aiutarla

Buona serata

Dott. Stefano Verri Psicologo a Segusino

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3 DIC 2015

Gentilissima Tety,
credo che la collega da lei incontrata non possa definirsi una professionista. Immagino che lei abbia affrontato questa terapia con tutti i timori e le attese del caso, ma penso che la Dottoressa sia stata molto poco professionale nei suoi confronti, e nei confronti dei colleghi dell'ordine.
Le consiglio di trovare un nuovo professionista che le ispiri molta più fiducia con il quale lei possa trovare sostegno e supporto adeguato.
La invito a chiarire con la Dottoressa di come lei si sia sentita e magari sottolinei la sua delusione.
Dott.ssa Christina Marchetto

Dott.ssa Christina Marchetto Psicologo a Carbonera

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2 DIC 2015

Gentile lettrice,
nella relazione terapeutica è fondamentale che si costruisca un rapporto di fiducia e una sorta di alleanza per raggiungere gli obbiettivi definiti.
Ovviamente questa fiducia reciproca non è già precostituita ed è il frutto di un lavoro che si fa insieme cercando di superare le difficoltà che man mano emergono, inclusa la gestione del transfert del paziente che magari proietta sul terapeuta emozioni vissute in passati rapporti parentali e del controtransfert del terapeuta che deve gestire le sue emozioni a seguito del transfert del primo.
Ovviamente la "regìa" è sempre del terapeuta e, dalle frasi della sua psicologa che lei riferisce, mi sembra che la stessa non abbia avuto un buon controllo sul suo controtransfert.
Devo però anche dire che il/la paziente deve lasciarsi guidare e non trarre delle conclusioni affrettate, motivo per cui le suggerirei di chiedere alla sua psicologa un colloquio di chiarimento prima di decidere definitivamente di chiudere la terapia e rivolgersi altrove.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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