Delusa dal percorso di psicoterapia
Buonasera, scrivo per esprimere un mio dubbio e conoscere la vostra opinione. Ho da poco concluso un percorso di psicoterapia della durata di un anno, intrapreso perché stavo male e volevo migliorare la mia condizione. All'inizio del percorso ero molto fiduciosa e ho sempre ritenuto che occuparsi del benessere psicologico fosse importante tanto quanto curare il benessere fisico e che per farlo fosse necessario rivolgersi ad un professionista. La spesa economica, consistente per me, lo vedevo come un investimento. Andare dallo psicologo mi faceva bene già semplicemente per il fatto di esternare quello che provo, cosa che difficilmente faccio, e di "liberarmi di un peso". Durante le sedute, soprattutto all'inizio e per buona parte del percorso, avevo difficoltà ad affrontare tutte le tematiche per vergogna, ma volevo comunque che se ne parlasse e gradualmente le ho fatte emergere. Il mio psicologo mi ha dato dei suggerimenti ma io purtroppo avevo molta difficoltà a metterli in pratica. Ho fatto dei piccolissimi progressi, ma su molte cose penso di aver fallito. Da qualche mese ero profondamente scoraggiata dall'andamento della terapia, e me ne assumo buona parte della responsabilità, ma non volevo demordere, e avevo timore di dichiarare la mia sfiducia allo psicologo. Volevo che tutti i nodi venissero al pettine, e che il mio investimento fosse effettivamente tale. Qualche giorno fa, durante l'ultima seduta, ho in parte espresso che purtroppo, per quanto ci provi, non riesco a fare diversamente e non so come si possa fare. Lo psicologo mi ha detto che posso continuare ad andare ma che lui non fa miracoli e che se non sono pronta a provare a cambiare e mettere in pratica quanto condiviso non ha senso vederci. Ha aggiunto che per lamentarmi posso andare da una mia amica, piuttosto che spendere tempo e soldi per andare da lui e che, quando avrò deciso di impegnarmi potrò tornare da lui. Nonostante abbia apprezzato che abbia messo da parte i suoi interessi e mi abbia fatto un discorso chiaro, sono rientrata molto triste e profondamente delusa. Ora mi chiedo, pur assumendomi le mie responsabilità che ritengo però siano sempre da condividere all'interno di un percorso fatto insieme, se fosse stato così semplice per me ricevere dei consigli (per quanto professionali) e applicarli avrei potuto leggere una delle tantissime pubblicazioni di psicologi su come superare questo o quel problema e applicarle con impegno e con minore dispendio economico. Qual è dunque il ruolo dello psicologo? Perché è sempre, giustamente, consigliato rivolgersi ad un professionista se poi quando i risultati non vengono raggiunti e il paziente continua a stare male la colpa è sua e basta? Sono spacciata perché non riesco a migliorare? So che non è possibile aiutare una persona che non vuole farsi aiutare, ma allora chi è depresso e dice di non avere neppure voglia di alzarsi la mattina non ha nessuna speranza di essere aiutato finché non decide di alzarsi? E se fosse in grado di farlo avrebbe senso lo psicologo?
Da qualche anno sto pensando di iniziare a studiare psicologia perché mi ha sempre affascinata, ma dopo questa esperienza ho il dubbio: se non posso davvero usarla per migliorare la condizione delle persone, magari anche quelle più difficili da aiutare, che senso ha? Sarebbe un altro investimento fallimentare?
Scusate se mi sono dilungata troppo, ma sono curiosa di capire. Grazie!