Cos'ho di tanto sbagliato?

Inviata da Jessi · 23 nov 2020

Ciao a tutti, sono una ragazza di 21 anni, da troppo tempo in preda all'ansia, costante senso di inadeguatezza e paura dell'abbandono.
Non ho avuto un infanzia facile, la mia grande timidezza e insicurezza sono sempre stati i miei più grandi limiti a livello relazionale, scolastico e sociale. Fin da subito son diventata un pò una mira delle malelingue e della cattiveria altrui, finendo per essere offesa e isolata. Ero piccola, 14 anni circa, quando oltre all'ennesimo atteggiamento di esclusione che dovetti subire, si affiancarono gravi problemi in famiglia (padre autoritario e fratello con problemi alimentari) che causarono ulteriori problemi e ferite, causate dall' essere stata trascurata anche da loro, che ancora oggi faccio fatica a rimarginare. Da quel momento in poi ricordo poco se non nulla della mia vita, per tutta la durata del liceo non ho avuto particolari momenti felici. Ero diventata la peggiore versione di me stessa, se non un automa: mi isolavo, ero costantemente arrabbiata con il mondo e piano piano ho iniziato ad odiare me stessa e il mio corpo. Quello che sarebbe dovuto essere il miglior momento della vita di una persona, ovvero l'adolescenza, l'ho passato sui libri o a piangere, perchè avevo paura del mondo. E credo di averne ancora ora. In quegli anni ricordo che avevo solo uno scopo che mi faceva alzare dal letto la mattina: studiare e andare via, una volta finito il liceo. Per quanto ero trascurata, l'ho trovata l'unica soluzione possibile, per essere notata. Pensavo ingenuamente che cambiare casa, città, ricordi, avrebbe cambiato qualcosa e mi avrebbe fatto vivere. Perchè si, io sono affamata di vita, cavolo. Io voglio vivere, io voglio amare, io voglio ridere, voglio urlare di felicità, voglio ricordare al mondo che esisto, voglio recuperare tutti gli anni persi, voglio smettere di piangere. Ma come sempre, la mia fantasia supera la mia realtà, e come sempre mi rivelo inadatta e incapace a far tutto. Una volta finito il liceo, superato con ottimi voti, (ma come sempre non sono stata soddisfatta, perche non ho raggiunto il massimo), sono scappata via. Ero convinta che tutto sarebbe cambiato, ma più passa il tempo, più mi accorgo di non essere mai cresciuta, e di essere rimasta quella bimba impaurita, fragile e insicura di sette anni fa, che non ha affrontato le sue paure quando avrebbe dovuto e ora sono diventate insostenibili e sempre più opprimenti. Mi ritrovo ad essere una donna che non fa altro che rimuginare sugli anni persi, che tratta male chiunque le stia vicino per paura di essere abbandonata e evita qualsiasi situazione che necessiti autostima o consapevolezza delle proprie capacità. Non so minimamente come ci si relazioni in maniera corretta al mondo, vorrei saperlo cosi da poter controllare ogni minima cosa. Invece quello che faccio è solo dettato da rabbia e solitudine. Quei pochi ragazzi che ho avuto mi hanno lasciata per la mia possessività, quelle poche amiche che ho avuto e che ho mal sopportano la mia insicurezza e non ce la fanno più. Cos'ho di tanto sbagliato? A volte me lo chiedo, anzi sempre. Non ho mai fatto volontariamente male a nessuno, mi sono autoisolata durante i problemi che la mia famiglia aveva per non essere un peso, mi autoisolo quando non sto bene (purtroppo molto spesso) dalle mie amiche, non ho mai offeso nessuno (la mia eccessiva sensibilità e la mia smisurata empatia mi farebbe sentire il peggiore degli essere viventi anche se solo esprimessi un commento negativo sul fisico di qualcuno), ho cercato nei miei grandi limiti di far sentire le persone che mi erano vicino le più amate di questo mondo. Ma non basta. Io non basto, a me stessa, al mondo, agli altri, sono solo da buttare. Le persone cosi sensibili fragili e insicure come me nel mondo non andranno mai e poi mai avanti. Saranno sempre un passo indietro a chi invece è sicuro, consapevole, forte e determinato. Quanto invidio queste persone. A volte mi chiedo anche che diritto io abbia a lamentarmi o a sentirmi cosi sfortunata, non ho problemi economici, non soffro la fame come purtroppo la maggiorparte del mondo in questo momento, non mi ritrovo a lottare tra la vita e la morte. Eppure mi lamento, che vergogna. Mi vergogno anche a parlarne, non sono legittimata a farlo, c'è chi ha problemi seri, io sono solo una ragazzina viziata che non riesce a stare al mondo. Naturalmente tutta questa situazione non ha migliorato nulla, ma anzi, non ha fatto altro che peggiorare la depressione che credo mi attanagli da troppo.

Mi scuso per queste parole che possono sembrare senza senso e disordinate, sono frutto di una mente che credo non ce la faccia più di continuare a vivere in questo mondo, non so nemmeno perchè abbia scritto, forse ho solo la speranza che qualcuno mi dica "tutto passerà", anche se ci credo poco.

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Miglior risposta 23 NOV 2020

Cara Jessi, credo che la sofferenza che porta dentro non possa essere paragonata a quella di qualcun altro, nel mondo.
Lei ha bisogno di legittimare questa sofferenza, il passato evidentemente difficile che ha avuto, per poter elaborare e riparare i Suoi vissuti, per potersi dare la possibilità di vivere appieno e serenamente la Sua vita e le relazioni attorno a Lei.
Una soluzione al Suo malessere c'è ed è quello di lavorare su se stessa, attraverso un percorso psicologico, che La accompagni a rimettere insieme i pezzi di sè, per costruire un significato coerente di ciò che ha vissuto, e ripartire da lì, per raggiungere il benessere che merita, con le giuste risorse.
Le auguro tanta buona fortuna e tranquillità.
Dr.ssa Amanda D'Ambra.

Dr.ssa Amanda D'Ambra Psicologo a Torino

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