contingenze
Salve, sono un ragazzo di 27 anni che da un po' di tempo non riesce a sbloccarsi circa il da farsi nella propria vita. Dopo il liceo mi sono iscritto al DAMS a cui ho rinunciato dopo la morte di mio padre; mia madre l'anno prima si è gettata dal quarto piano rimanendo invalida. Dopo la rinuncia ho fatto il cameriere per due anni, cosa che avevo fatto anche nel 2012, d'estate. Nel 2016 ho tentato il test di medicina, fallendolo. Nel 2018, sempre d'estate, ho cercato di continuare il mio percorso nella ristorazione come cameriere ma mi sono licenziato, cosa che era anche nelle intenzioni del responsabile del villaggio presso cui lavoravo. Mi sono riscritto all'università, ad ingegneria gestionale, ma ho rinunciato dopo vari tentativi andati male. Da lì ho fatto l'operatore telemarketing per una settimana per un'azienda in smartworking e un paio di giorni per un'altra azienda, sempre in smartworking. Mi sono licenziato. Ho seguito un corso di formazione per receptionist ma ho rinunciato al tirocinio che era previsto dopo il corso. Vivo con mia madre 55enne che percepisce una pensione di invalidità + accompagnamento; abbiamo fatto domanda per l'assegno di cura di recente. Questo per lasciar trasparire il fatto che stia contando sul suo aiuto economico per il mio sostentamento. Non riesco a portare a termine un progetto. Non riesco a fare un progetto a lungo termine perché sono consapevole del fatto che lo interromperei. Teoricamente le strutture sociali, come la scuola e la famiglia, avrebbero dovuto irrobustirmi e permettermi di incamminarmi su un percorso professionale attraverso un percorso formativo, ma qualcosa nella mia famiglia, a livello educativo, è mancato. Il suicidio di mia madre mi ha segnato profondamente. Faceva l'operaia e quell'anno non lavorava. Le avevo parlato della mia omosessualità; cominciava a sentire la responsabilità per non potersi permettere di mantenermi all'università; non condivideva alcune scelte dei miei fratelli da un punto di vista di relazioni sentimentali; era un po' delusa dai tradimenti di mio padre e aveva subito l'abbassamento del tenore di vita derivato dalla crisi economica (mio padre era un commerciante di legna da ardere, di frutta, verdura; oltre a fare il commerciante per un certo periodo ha avuto anche in gestione una benzina). Così si è suicidata, per una serie di motivi che hanno aggravato il suo stato di depressione. Io ho notato del mio stato di depressione sin da piccolo. Una volta lasciai una lettera in cui annunciavo il mio suicidio e mi nascosi sotto il letto in attesa che la leggesse mia zia. Nel periodo in cui lo stato di mia madre si è aggravato anche io me ne sono andato in depressione. Dopo aver raggiunto degli ottimi risultati al liceo non mi recavo più a scuola all'inizio dell'ultimo anno. D'estate avevo dichiarato a una ragazza con cui era nata un'amicizia speciale che fossi bisessuale e avevo cominciato a messaggiare con un ragazzo. La ragazza sparse voci su di me e, inoltre, volle accertarsi che ciò che gli aveva riferito un conoscente in comune a cui raccontai di avere una relazione, inventata, con un ragazzo eterosessuale, non fosse vero. Questo mi creò molto imbarazzo, tant'è che ero spesso impaurito dalla possibile reazione del ragazzo eterosessuale nel caso mi avesse incontrato. Tornai a scuola completamente depresso, deconcentrato, non più convinto sul mio futuro. Non mi recai a sostenere il test di architettura per cui mi ero prenotato.
Quello che mi preoccupa è che io non sia per niente preoccupato della fonte del mio sostentamento dopo la morte di mia madre. Temo che il mio comportamento diventi antisociale (ho manifestato alle scuole medie dei germi; in prima media avevo sufficiente in condotta) e che debba contare sull'aiuto di altri (famigliari, che non potrebbero aiutarmi chissà quanto). Ho già accettato denaro in cambio di prestazione sessuali. All'università facevo sesso occasionale, lo faccio anche ora, e ho subito molto l'effetto della repressione identitaria che ho avuto nel mio piccolo paese lasciandomi andare, a volte, a un modo di essere "boyish", che mi rendesse fresco e disinvolto agli occhi degli altri, rendendomi interessante e attraente. Ho cercato più volte di correggere gli aspetti più ambigui, a livello di condotta, della mia personalità, ma non ho gli strumenti psicologici. Consapevole del valore dello studio e dell'importanza del raggiungimento di un obiettivo, cosa che dimostra e rafforza il senso di responsabilità, cercherei di recuperare il mio rapporto con quest'attività, quella dello studio, e mi riscriverei all'università. E' come se fossi convinto che il "mondo" aspetti me, la mia problematicità, le mie crisi esistenziali, il mio tormento e vorrei, da un lato, disilludermi, "tuffandomi" nel mondo del lavoro senza laurea, avendo soprattutto la consapevolezza che riscrivermi all'università a 27 anni significherebbe ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro, poter vivere ancora per altri 5, 6 o più anni in maniera disimpegnata nello status di studente ritardando responsabilità più pratiche. Ho l'impressione di non avere i mezzi psicologici per affrontare un percorso universitario e di non riuscire ad accettare che data la mia storia famigliare e dati alcuni fattori psico-sociali e socio-culturali non posso ambire a un percorso professionale "importante".