Buongiorno,sono una donna di 32 anni ed a giugno,a seguito di un forte malore giunto di soprassalto ed essendo arrivata all’origine del problema solo dopo svariate visite e con fatica,mi sono trovata a convivere con violenti attacchi di panico.Nel frattempo,a livello decisamente sporadico,mi capitavano delle disfagie nel deglutire la saliva,una sorta di tic a cui ho iniziato a pensare in maniera smisurata,fino a portarmi al punto di vivere queste forme di incapacità di deglutizione anche col cibo,scatenando una vera e propria fobia.Vivo col dubbio che possa essere un qualcosa di organico anche se,a giudicare dal quadro clinico,la tesi sostenuta sia quella della problematica psicologica.Mi hanno somministrato dei farmaci per ovviare al problema mentre seguo delle terapie psicologiche/psichiatriche ma mi rendo conto che,passato l’effetto dei farmaci,questi tic nervosi di difficoltà nel deglutire la saliva tornano in maniera severa.La terapia è di otto gocce di Levopraid ed otto gocce di Alprazolam ai pasti e 5 mg di Paroxetina ogni mattina.Sono sulla strada giusta?
Ho tante perplessità.
Ringrazio in anticipo per l’attenzione.
Risposta inviata
A breve convalideremo la tua risposta e la pubblicheremo
C’è stato un errore
Per favore, provaci di nuovo più tardi.
Prenota subito un appuntamento online a 44€
Ricevi assistenza psicologica in meno di 72 ore con professionisti iscritti all’ordine e scegliendo l'orario più adatto alle tue esigenze.
Miglior risposta
26 SET 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno, ho già affrontato problemi simili al suo e credo che in particolare una terapia cognitiva comportamentale sia quella più indicata per la risoluzione del sintomo. mediante esercizi di respirazione per gestire meglio l’ansia e tecniche di razionalizzazione e esposizione graduale ho ottenuto la guarigione dei miei pazienti. Certo i farmaci possono aiutare ma non possono essere totalmente risolutivi. Se volesse maggiori informazioni o fissare un appuntamento le lascio il mio recapito 3386620618. Buona giornata.
24 SET 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Ginevra
Oltre che consigliarle di seguire un percorso terapeutico psicologico (se non lo sta già facendo) insieme a quello farmacologico, non posso esprimermi perché quest’ultimo non mi compete.
È stato provato più volte che terapia farmacologica e psicologica danno risultati migliori. Si chiarisca con il suo psichiatra per i farmaci che sta prendendo.
24 SET 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Salve Ginevra, grazie innanzitutto per aver condiviso qui un pezzetto della sua storia.
Talvolta capita che l'intervento psichiatrico farmacologico venga prescritto senza l'indicazione essenziale di un'integrazione psicoterapeutica.
Esclusi dunque i fattori organici, si rivolga ad uno/una psicoterapeuta che la accompagni insieme alla cura farmacologica. Se il suo malessere ha a che fare con un disturbo ansioso , la presa in carico di uno psicoterapeuta è fondamentale per evitare un cronicizzarsi dello stesso, ai sintomi va data una risposta anche di significato.
24 SET 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Salve Ginevra, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Per quanto riguarda i farmaci è meglio rivolgersi al medico, figura professionale più competente in materia. Tenga presente che la letteratura scientifica è concorde nel sostenere che il trattamento migliore sia quello combinato ossia costituito da farmaco più psicoterapia dunque ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL