Consiglio su come approcciare a mio padre
Salve, ho davvero bisogno di un consiglio su come parlare a mio padre in maniera pacifica. Cerco di spiegarvi: ho 24 anni e il rapporto con mio padre diventa sempre più litigioso e difficile. Lui è un autoritario, controllante, finto sicuro di sé, schematico, ripetitivo, ansioso. Fino a qualche anno fa non lo avrei mai descritto così, anzi lo consideravo il mio esempio, una persona così forte. Da quando ho iniziato la terapia però ho visto le cose con occhi diversi e mi sono resa conto di quanto lui sia fragile e vulnerabile, rimasto figlio e desideroso di accudimento. Sono sempre scocciata nei suoi confronti, e arrabbiata, ma non posso esserlo chiaramente e quindi è sempre tutto molto velato e represso. Ogni cosa che dico o faccio non va mai bene, c'è sempre un rimprovero e non mi sento mai libera, perché la conseguenza è sempre la stessa:sfuriate da parte sua, disperazione come se fossi la persona più cattiva sulla faccia della terra, vengo accusata di non riconoscenza per tutto quello che fa, vittimismo. Dopo un litigio (sempre poi su piccole cose) sta per i fatti suoi, non parla, sparisce e crea un clima spiacevole e triste in casa. Elemosina chiamate durante le sue giornate di lavoro, dice a me e mio fratello di sentirci nonostante siamo grandi e vaccinati e tutto ciò mi irrita perché nella sua logica non esiste il ci si sente quando lo si vuole, ma deve essere una regola. Punta alla quantita e non qualità e infatti seguendo il suo schema i rapporti purtroppo, lo dico con le lacrime agli occhi, si rovinano. Ci sto male perché ci tengo alla mia famiglia ma non so più come agire. Non riesco a parlarci senza essere incazzata nera e allo stesso tempo repressa perché non posso esprimere tutto ciò che sento. Se gli dicessi: non c'è libertà di parola lui reagirebbe sempre allo stesso modo, come se ricevesse un colpo straziante e facendomi sentire in colpa da morire. Non riesco ormai a condividere gioia senza quel sottofondo di rabbia e non so come affrontare tutto. Forse voglio rimanere incazzata, perché l'alternativa è faticosa ed è quella di piangere e mostrare la mia "debolezza" e il male che questo rapporto mi sta creando. Ma non so come spiegargli il perché soffro così tanto, stiamo parlando di litigi accumulati negli anni, di me che davanti alle sue domande "perché lo fai? Perché hai risposto così? Perché sei scocciata? Che ho fatto di male? Questo mi merito" io sono sempre stata zitta muovendo parti del mio corpo nascoste a lui per scaricare la tensione, mentre speravo che quel momento passasse il prima possibile e mi lasciasse libera. Le conseguenze poi venivano e vengono mantenute per giorni (un litigio dura minimo tre giorni) Lui tutto questo non lo capirebbe, non se ne rende conto. Ho cercato di riassumere sommariamente la cosa, spero che voi esperti abbiate capito il tipo di rapporto. Grazie a chi risponderà