Confusione e dubbi sulla terapia

Inviata da Emma · 21 set 2016 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno gentili dottori,
sono una ragazza di 20 anni e da aprile sono in terapia per disordini alimentari, dell'umore e nelle relazioni, anche se sarebbe più corretto dire "in una crisi che ha coinvolto ogni aspetto della mia vita".
La dott.ssa mi ha subito accolta ed è iniziato il percorso che oggi mi ha per lo meno rimessa in piedi e dato un po' più di speranza. Quasi tutti gli aspetti problematici sono migliorati, sto meglio ma desso mi trovo in un nuovo momento di crisi che cerco di tenere sotto controllo con discreti risultati. Dopo la seduta di ieri sera ha preso forma una domanda: "ma tutto quello che io e la dott.ssa ci scambiamo, dove va? Dove vanno tutte le parole che io dico e lei scrive?".
Mi spiego: ad ogni incontro succede che mi siedo, inizia un momento di imbarazzo assoluto perché la mia testa si svuota di tutti i pensieri e la dott.ssa mi guarda in silenzio, poi cerco di tirar fuori qualcosa da dire, racconto, lei scrive, cerca di approfondire con domande, e con queste prova a farmi riflettere.
Ogni tanto spunta con una domandina sempre troppo difficile, mi sorride, mi guarda seria, scrive, poi conclude con una frase ad effetto spesso riprendendo le mie parole, nel tentativo di farmi capire che forse hanno un valore, e poi un affettuoso: "ci fermiamo qui". Lei mi piace, è davvero brava, ma vorrei che parlasse di più. Da sola non sono in grado di cogliere tutti i suoi messaggi, sento che tanto di quello che emerge in quella stanza rimane implicito; rimane tutto in un limbo e non viene sviluppato, non viene ripreso e osservato sotto luci diverse. Probabilmente lei lo fa, ma io non ne sono partecipe, io non rielaboro. Di tutto il dolore che ho provato negli scorsi anni, cosa porto con me? Quale insegnamento? Una volta superato quel tipo di sofferenza, una volta raccontato un episodio, un avvenimento, una sensazione, un'emozione...resta tutto sospeso, senza che gli sia dato un significato.
È un deficit mio? Che faccio? Ho paura non sia il lavoro giusto, perché non riesco a giungere ad una sintesi. Sono in confusione perché da qui mi invadono tante domande: "Perché la terapeuta non mi dice di più? Non ha ancora capito?", "perché non ha capito? Non sono in grado di spiegarmi?", "Perché non so spiegarle le cose con un discorso coerente, unitario, completo?", "Ha senso indagare in questo modo?", "Semplicemente non vuole esporsi per lasciare che io trovi le mie risposte? Ma io non sono capace, è per questo che chiedo il suo (di psicoterapeuta) punto di vista, un parere esperto e professionale!".
Non so se mi sono spiegata, ringrazio chi cercherà di capirci qualcosa. Cordiali saluti

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Miglior risposta 22 SET 2016

Gentile Emma,
ogni terapeuta ha col paziente un suo stile relazionale e un suo modo di interagire che dipende da diversi fattori tra cui la sua struttura di personalità e il modello teorico di riferimento che predilige.
Tuttavia, a mio parere, ogni terapia è diversa dall'altra anche a seconda del tipo di paziente, del suo livello socio-culturale, dei suoi disturbi e dei suoi bisogni per cui la terapia va modulata e modellata (come un vestito) sul tipo di paziente senza che venga mai persa l'alleanza terapeutica e la relazione di fiducia.
Tu hai ammesso di aver avuto finora dei miglioramenti ma ora sei presa da dubbi e perplessità che non avevi in fase iniziale e su cui senti il bisogno di risposte comprensibili.
Penso che hai dei buoni motivi per esprimere questi dubbi alla tua terapeuta che saprà darti delle risposte e placare le tue ansie.
Tieni in conto che sicuramente hai ancora molto cammino da fare.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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14 FEB 2018

Ne ha già parlato.con l a sua terapeuta di questo?
La dottoressa comunque scrive per non dimenticare e per poterle dare sempre risposte "corrette". Ne parli con lei.

Anonimo-169958 Psicologo a Bari

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23 SET 2016

Salve Emma,
le sue domande sono legittime la terapia a volte è un luogo misterioso e le persone ci portano dentro il proprio mondo ed è plausibile chiedersi che fine faccia tutto questo una volta che si esce da quella stanza chiudendo la porta alle spalle. Per non parlare che esistono tanti modi di far terapia ed ogni persona ha il bisogno di trovare il suo terapeuta e il tipo di approccio più adatto a sé. Da ciò che scrive sembra abbia bisogno di un maggiore confronto con la sua terapeuta..di un dialogo in modo che lei non senta di fare un monologo con semplici risposte e domande ad effetto. Mi sembra di capire che si trovi bene con la sua terapeuta e che abbia tratto tanti benefici. Ma probabilmente i suoi bisogni ora sono cambiati e quello stile ora si rivela troppo poco per lei. Le alternative che vedo al momento sono due... parlare con la sua terapeuta di ciò che desidera nella terapia. Si, si può fare. È un suo bisogno. E per essere aiutata tocca chiedere. Questo di per sé è già terapeutico. Secondo, cercare un altro tipo di terapia e ce ne sono di diverso tipo per trovare quello più adatto a lei. Se vuole saperne di più sono a disposizione.
In bocca al lupo per il suo cambiamento

Dott.ssa Angela Maluccio Psicologo a Roma

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22 SET 2016

Buongiorno Emma.
Le tue domande e i tuoi dubbi sono normali e parlarne con la tua terapeuta è fondamentale. Le terapie che funzionano si costruiscono su solide alleanze terapeutiche, in cui tutto ciò che riguarda la relazione è prezioso, nella misura in cui viene condiviso e reso chiaro.
Sono passaggi frequenti e, la tua terapeuta, da brava professionista, dovrà saper accogliere e approfondire.
Saluti.
Dott.ssa. Diana di Lorenzo
Caserta

Dott.ssa Diana Di Lorenzo Psicologo a Caserta

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22 SET 2016

Emma, un filosofo scrisse che ad ogni domanda è possibile trovare una risposta, che rientra nelle possibilità cognitive, relazionali e affettive di quella persona. Se lei ti desse delle risposte, che rappresentano il suo punto di vista clinico come le utilizzeresti? Quello che chiedi è uno spazio relazionale, quel vuoto dove le tue e le sue frasi scritte si perdono, che sia colmato da un contatto affettivo. Credo possa essere questa una lettura del tuo disagio. E come se questo spazio transizionale, che rimanda alle tue relazioni precoci, non possa essere colmato da una relazione di fiducia nell' altro, che è il passaggio necessario e utile a intessere rapporti, nei quali l'altro non deve nutrirmi di risposte per permettermi di stare in una relazione. Sono piani diversi. Il terapeuta può essere per un periodo il sostituto di altro, ma a questo punto chiedersi chi rappresenta l'altro per te, e quale sia la difficoltà reale che tu porti in questa relazione potrebbe essere il punto di svolta. Un caro saluto e complimenti per il percorso fatto. Dr.ssa Fernanda Zanier Psicoterapeuta- Udine

Anonimo-161678 Psicologo a Amaro

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22 SET 2016

Salve Emma, voglio iniziare a risponderti con una frase di Baricco "accadono cose che sono come domande, passa un minuto oppure anni e poi la vita risponde", la terapia spesso è così ci sono momenti in cui sembra non stia succedendo nulla, poi all'improvviso ci sono cambiamenti, associazioni o intuizioni. In realtà anche quando sembra tutto fermo il nostro inconscio lavora per noi, rielabora e associa significati che poi emergono con il tempo...con i tempi di ognuno di noi. Io ti consiglio in ogni caso di esprimere tutti i tuoi dubbi alla tua terapeuta e parlarne insieme, sono dopo questo chiarimento sarai pronta a decidere se restare con lei o cercare altrove.

Dottoressa Anna Iovino Psicologo a Nola

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22 SET 2016

Buongiorno Enma, comprendo le tue domande e difficoltà. Spesso chi intraprende un percorso psicologico sente esigenze simili alle tue. Credo che la cosa migliore sia anche la più difficile: parlare alla tua terapeuta di quello che stai vivendo nel rapporto con lei, praticamente fare a lei le domande e riflessioni che hai posto in questa sede. Sono certa che insieme potrete trovare le risposte adeguate e aiutare la terapia a fare un salto di qualità. In bocca al lupo!

Anonimo-162439 Psicologo a Nova Milanese

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21 SET 2016

Cara Emma,

parli apertamente con la collega, si confidi con lei, condivida i dubbi e le perplessità che nutre. Sono pensieri e emozioni importanti e preziosi, utilissimi al lavoro clinico e al supporto/sostegno, obiettivo della terapia.
Buona fortuna!

Dott.ssa Cristina Fumi
psicologa-psicoetarapeuta
MILANO

Dott.ssa Cristina Fumi Psicologo a Milano

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21 SET 2016

Buongiorno Emma, da quello che scrive sembra che la collega abbia una formazione psicoanalitica o, comunque, poco prescrittiva. Questo modello cerca, come già ipotizzato da lei, di far sì che sia il paziente ad arrivare, attraverso suggerimenti più impliciti che espliciti, al nucleo del proprio malessere, soprattutto di quello emotivo. Sono d'accordo con lei che, comunque, il paziente deve poter comprendere dove sta andando la sua terapia, come si cerca di raggiungere gli obiettivi clinici e crearsi delle risorse per poter farcela (in futuro) anche senza il terapeuta (altrimenti si creerebbe una dipendenza). E' sicuramente vero che la terapia si comincia e non finisce mai ma, è altrettanto vero, che dovrebbe terminare il lavoro terapeutico ad un certo punto (sedute di follow-up o emergenza escluse), almeno a mio modo di vedere. Dunque, parli con la collega di questi suoi dubbi e, soprattutto, non pensi che sia lei ad avere un "deficit". Sta solo cercando ulteriori informazioni (anche se dovrà capire come mai è tanto importante per lei; ad es., si tratta di bisogno di controllo?). Sono sicuro che la sua terapeuta accoglierà non solo le sue domande ma, soprattutto, il contesto emotivo entro il quale sono nate.
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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