Buonasera, sono mamma di un bambino di 6 anni.
Mio figlio, è sempre stato un bambino molto intelligente, empatico, gentile e sensibile.
Fin dalla scuola materna ha sempre preferito giocare con le compagne femmine, che a suo dire, fanno giochi più tranquilli e belli, mentre rifiuta i giochi di contatto come la lotta ed i combattimenti. (Non gli piace giocare a calcio con gli altri bambini,anche se a casa con noi ci gioca, non gli sono mai piaciute macchinine e cose tipicamente maschili. Anche se con il papà gioca molto volentieri alla lotta).
Ha sempre preferito giocare con la cucinetta, all'aperto, fare esperimenti, puzzle, carte.
Ha imparato a leggere e scrivere da solo a 4 anni.
Negli ultimi mesi,a casa, utilizza dei vestiti o dei teli per farsi delle gonne e mette spesso una maglietta in testa che usa come capelli lunghi.
Non ha problemi di socializzazione di nessun tipo, a scuola le maestre dicono che gioca con tutti ed è un leader positivo nella classe.
Ieri mi ha detto che vorrebbe chiedere a Babbo Natale di trasformarlo in una femmina, perché a lui piacciono i capelli lunghi, le gonne ed i brillantini.
Ho parlato alla pediatra di questo, lei sostiene che è un bambino sereno e che non c'è nulla di cui preoccuparsi. Di ignorare queste cose ha detto "se ve ne dimenticate voi magari se ne dimentica anche lui"),e non dare importanza. Ma non vorrei dare a mio figlio il segnale di non accoglierlo.
Noi genitori,a dire il vero, non siamo preoccupati per un possibile orientamento sessuale, ma di come comportarci per non sbagliare nei suoi confronti, non confonderlo ma nemmeno ferirlo.
Cosa ci consigliate di fare?
Gli abbiamo sempre permesso di esprimersi a casa e di giocare come vuole.
Però ci facciamo alcune domande, se abbiamo sbagliato qualcosa come genitori (nei nostri ruoli) e come aiutarlo.
Abbiamo deciso di invitare a giocare gli unici amichetti maschi con cui si trova bene a scuola (che sono gentili e giocano bene a detta di nostro figlio).
Ci ha chiesto di potersi far crescere i capelli, e per noi non c'è nulla di male.
Come possiamo nella pratica aiutarlo (sempre che abbia bisogno di aiuto)?
Grazie per l'attenzione
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11 DIC 2018
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Gentile Signora,
L' interesse genuino che dimostra per suo figlio è lodevole. È bello sentire le parole di un genitore attento e che si mette in discussione. Voglio anzitutto rassicurarla: nelle manifestazioni di suo figlio certamente, per come lei le racconta, non si possono rilevare errori da parte di voi genitori. D'altra parte i genitori non sono perfetti e gli errori possono essere semplice conseguenza di una relazione in divenire: quella tra un adulto ed un bambino in crescita. Ci tengo però a darle alcune piccole nozioni che possono darle una certa prospettiva più complessa. L'essere umano nasce sessuato (maschio, femmina o alcune varianti intersessuali, presenti in natura seppure in minore percentuale). Il dato biologico può coincidere (ma non sempre coincide) con il sentire della persona: io sono maschio e mi sento maschio, io sono femmina e mi sento femmina. Questo aspetto della identità si chiama 'identità di genere'. Una preforma di identità di genere si ha prima dei due anni (intorno ai 18 mesi). A partire dai due anni il bambino sa di appartenere ad un genere, seppure non conosce le specifiche differenze con il genere opposto. Vi è poi un aspetto legato al 'ruolo di genere' che il bambino apprende dal contesto: giocattoli da maschi o da femmine, colori da maschi o da femmine etc. Capirà bene che queste cose sono connotate culturalmente. Vi è, ancora, una 'espressione di genere' cioè il modo in cui noi esprimiamo nell'estetica e nei modi la nostra appartenenza al genere. La sessualità, intesa come ORIENTAMENTO SESSUALE non ha a che fare strettamente con tutte le componenti del genere descritte sopra. In virtù di questo e della complessità relativa alla costruzione identitaria di un bambino le posso suggerire di stargli accanto nelle sue scelte, provando anche a capire le sue motivazioni (a 6 anni un bambino è certamente capace, se ascoltato, di spiegare i suoi perché). Eviterei di sottolineare troppo la cosa, ma anche di ignorarla. Accompagnarlo cioè standogli accanto in modo positivo nella sua crescita è la cosa più giusta. Questa fase potrebbe evolvere in una futura consapevolezza di non sentirsi maschio oppure con la pubertà potrebbe sentire appartenenza al suo genere sessuale di partenza, cioè maschile. Per quanto riguarda l'orientamento esso si svilupperà pian piano secondo la naturale inclinazione di suo figlio. Essendo ora un bambino non mi pronuncerei su questo e ritengo che in ogni caso avendo due genitori così supportivi avrà tutta l'accoglienza che merita.
Se dovesse avere dubbi o volesse maggiori delucidazioni resto a sua disposizione.
11 DIC 2018
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Signora,
L' interesse genuino che dimostra per suo figlio è lodevole. È bello sentire le parole di un genitore attento e che si mette in discussione. Voglio anzitutto rassicurarla: nelle manifestazioni di suo figlio certamente, per come lei le racconta, non si possono rilevare errori da parte di voi genitori. D'altra parte i genitori non sono perfetti e gli errori possono essere semplice conseguenza di una relazione in divenire: quella tra un adulto ed un bambino in crescita.
Ci tengo però a darle alcune piccole nozioni che possono darle una certa prospettiva più complessa. L'essere umano nasce sessuato (maschio, femmina o alcune varianti intersessuali, presenti in natura seppure in minore percentuale). Il dato biologico può coincidere (ma non sempre coincide) con il sentire della persona: io sono maschio e mi sento maschio, io sono femmina e mi sento femmina. Questo aspetto della identità si chiama 'identità di genere'. Una preforma di identità di genere si ha prima dei due anni (intorno ai 18 mesi). A partire dai due anni il bambino sa di appartenere ad un genere, seppure non conosce le specifiche differenze con il genere opposto. Vi è poi un aspetto legato al 'ruolo di genere' che il bambino apprende dal contesto: giocattoli da maschi o da femmine, colori da maschi o da femmine etc. Capirà bene che queste cose sono connotate culturalmente. Vi è, ancora, una 'espressione di genere' cioè il modo in cui noi esprimiamo nell'estetica e nei modi la nostra appartenenza al genere. La sessualità, intesa come ORIENTAMENTO SESSUALE non ha a che fare strettamente con tutte le componenti del genere descritte sopra.
In virtù di questo e della complessità relativa alla costruzione identitaria di un bambino le posso suggerire di stargli accanto nelle sue scelte, provando anche a capire le sue motivazioni (a 6 anni un bambino è certamente capace, se ascoltato, di spiegare i suoi perché). Eviterei di sottolineare troppo la cosa, ma anche di ignorarla. Accompagnarlo cioè standogli accanto in modo positivo nella sua crescita è la cosa più giusta. Questa fase potrebbe evolvere in una futura consapevolezza di non sentirsi maschio oppure con la pubertà potrebbe sentire appartenenza al suo genere sessuale di partenza, cioè maschile. Per quanto riguarda l'orientamento esso si svilupperà pian piano secondo la naturale inclinazione di suo figlio. Essendo ora un bambino non mi pronuncerei su questo e ritengo che in ogni caso avendo due genitori così supportivi avrà tutta l'accoglienza che merita.
Se dovesse avere dubbi o volesse maggiori delucidazioni resto a sua disposizione.
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L' interesse genuino che dimostra per suo figlio è lodevole. È bello sentire le parole di un genitore attento e che si mette in discussione. Voglio anzitutto rassicurarla: nelle manifestazioni di suo figlio certamente, per come lei le racconta, non si possono rilevare errori da parte di voi genitori. D'altra parte i genitori non sono perfetti e gli errori possono essere semplice conseguenza di una relazione in divenire: quella tra un adulto ed un bambino in crescita.
Ci tengo però a darle alcune piccole nozioni che possono darle una certa prospettiva più complessa. L'essere umano nasce sessuato (maschio, femmina o alcune varianti intersessuali, presenti in natura seppure in minore percentuale). Il dato biologico può coincidere (ma non sempre coincide) con il sentire della persona: io sono maschio e mi sento maschio, io sono femmina e mi sento femmina. Questo aspetto della identità si chiama 'identità di genere'. Una preforma di identità di genere si ha prima dei due anni (intorno ai 18 mesi). A partire dai due anni il bambino sa di appartenere ad un genere, seppure non conosce le specifiche differenze con il genere opposto. Vi è poi un aspetto legato al 'ruolo di genere' che il bambino apprende dal contesto: giocattoli da maschi o da femmine, colori da maschi o da femmine etc. Capirà bene che queste cose sono connotate culturalmente. Vi è, ancora, una 'espressione di genere' cioè il modo in cui noi esprimiamo nell'estetica e nei modi la nostra appartenenza al genere. La sessualità, intesa come ORIENTAMENTO SESSUALE non ha a che fare strettamente con tutte le componenti del genere descritte sopra.
In virtù di questo e della complessità relativa alla costruzione identitaria di un bambino le posso suggerire di stargli accanto nelle sue scelte, provando anche a capire le sue motivazioni (a 6 anni un bambino è certamente capace, se ascoltato, di spiegare i suoi perché). Eviterei di sottolineare troppo la cosa, ma anche di ignorarla. Accompagnarlo cioè standogli accanto in modo positivo nella sua crescita è la cosa più giusta. Questa fase potrebbe evolvere in una futura consapevolezza di non sentirsi maschio oppure con la pubertà potrebbe sentire appartenenza al suo genere sessuale di partenza, cioè maschile. Per quanto riguarda l'orientamento esso si svilupperà pian piano secondo la naturale inclinazione di suo figlio. Essendo ora un bambino non mi pronuncerei su questo e ritengo che in ogni caso avendo due genitori così supportivi avrà tutta l'accoglienza che merita.
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L' interesse genuino che dimostra per suo figlio è lodevole. È bello sentire le parole di un genitore attento e che si mette in discussione. Voglio anzitutto rassicurarla: nelle manifestazioni di suo figlio certamente, per come lei le racconta, non si possono rilevare errori da parte di voi genitori. D'altra parte i genitori non sono perfetti e gli errori possono essere semplice conseguenza di una relazione in divenire: quella tra un adulto ed un bambino in crescita.
Ci tengo però a darle alcune piccole nozioni che possono darle una certa prospettiva più complessa. L'essere umano nasce sessuato (maschio, femmina o alcune varianti intersessuali, presenti in natura seppure in minore percentuale). Il dato biologico può coincidere (ma non sempre coincide) con il sentire della persona: io sono maschio e mi sento maschio, io sono femmina e mi sento femmina. Questo aspetto della identità si chiama 'identità di genere'. Una preforma di identità di genere si ha prima dei due anni (intorno ai 18 mesi). A partire dai due anni il bambino sa di appartenere ad un genere, seppure non conosce le specifiche differenze con il genere opposto. Vi è poi un aspetto legato al 'ruolo di genere' che il bambino apprende dal contesto: giocattoli da maschi o da femmine, colori da maschi o da femmine etc. Capirà bene che queste cose sono connotate culturalmente. Vi è, ancora, una 'espressione di genere' cioè il modo in cui noi esprimiamo nell'estetica e nei modi la nostra appartenenza al genere. La sessualità, intesa come ORIENTAMENTO SESSUALE non ha a che fare strettamente con tutte le componenti del genere descritte sopra.
In virtù di questo e della complessità relativa alla costruzione identitaria di un bambino le posso suggerire di stargli accanto nelle sue scelte, provando anche a capire le sue motivazioni (a 6 anni un bambino è certamente capace, se ascoltato, di spiegare i suoi perché). Eviterei di sottolineare troppo la cosa, ma anche di ignorarla. Accompagnarlo cioè standogli accanto in modo positivo nella sua crescita è la cosa più giusta. Questa fase potrebbe evolvere in una futura consapevolezza di non sentirsi maschio oppure con la pubertà potrebbe sentire appartenenza al suo genere sessuale di partenza, cioè maschile. Per quanto riguarda l'orientamento esso si svilupperà pian piano secondo la naturale inclinazione di suo figlio. Essendo ora un bambino non mi pronuncerei su questo e ritengo che in ogni caso avendo due genitori così supportivi avrà tutta l'accoglienza che merita.
Se dovesse avere dubbi o volesse maggiori delucidazioni la invito a contattarmi personalmente.
11 DIC 2018
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L' interesse genuino che dimostra per suo figlio è lodevole. È bello sentire le parole di un genitore attento e che si mette in discussione. Voglio anzitutto rassicurarla: nelle manifestazioni di suo figlio certamente, per come lei le racconta, non si possono rilevare errori da parte di voi genitori. D'altra parte i genitori non sono perfetti e gli errori possono essere semplice conseguenza di una relazione in divenire: quella tra un adulto ed un bambino in crescita.
Ci tengo però a darle alcune piccole nozioni che possono darle una certa prospettiva più complessa. L'essere umano nasce sessuato (maschio, femmina o alcune varianti intersessuali, presenti in natura seppure in minore percentuale). Il dato biologico può coincidere (ma non sempre coincide) con il sentire della persona: io sono maschio e mi sento maschio, io sono femmina e mi sento femmina. Questo aspetto della identità si chiama 'identità di genere'. Una preforma di identità di genere si ha prima dei due anni (intorno ai 18 mesi). A partire dai due anni il bambino sa di appartenere ad un genere, seppure non conosce le specifiche differenze con il genere opposto. Vi è poi un aspetto legato al 'ruolo di genere' che il bambino apprende dal contesto: giocattoli da maschi o da femmine, colori da maschi o da femmine etc. Capirà bene che queste cose sono connotate culturalmente. Vi è, ancora, una 'espressione di genere' cioè il modo in cui noi esprimiamo nell'estetica e nei modi la nostra appartenenza al genere. La sessualità, intesa come ORIENTAMENTO SESSUALE non ha a che fare strettamente con tutte le componenti del genere descritte sopra.
In virtù di questo e della complessità relativa alla costruzione identitaria di un bambino le posso suggerire di stargli accanto nelle sue scelte, provando anche a capire le sue motivazioni (a 6 anni un bambino è certamente capace, se ascoltato, di spiegare i suoi perché). Eviterei di sottolineare troppo la cosa, ma anche di ignorarla. Accompagnarlo cioè standogli accanto in modo positivo nella sua crescita è la cosa più giusta. Questa fase potrebbe evolvere in una futura consapevolezza di non sentirsi maschio oppure con la pubertà potrebbe sentire appartenenza al suo genere sessuale di partenza, cioè maschile. Per quanto riguarda l'orientamento esso si svilupperà pian piano secondo la naturale inclinazione di suo figlio. Essendo ora un bambino non mi pronuncerei su questo e ritengo che in ogni caso avendo due genitori così supportivi avrà tutta l'accoglienza che merita.
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11 DIC 2018
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Carissima Sara,
io non mi preoccuperei più di quel tanto. Le maestre ne parlano bene e lo riconoscono come leader positivo. Questa è un'espressione di mascolinità. E' vero che mostra molto interesse per il mondo femminile però è altresì vero che accetta di fare la lotta con suo padre: comportamento molto maschile. Per cui sarei tranquillo sul futuro sviluppo di vostro figlio.
Se per caso, nel tempo, questi atteggiamenti femminili si dovessero però accentuare di molto allora sarebbe opportuno portarlo da uno psicologo dello sviluppo. Ma per ora starei tranquilla!
10 DIC 2018
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Penso anch'io che non ci sia da preoccuparsi troppo. Dia tempo al tempo, se suo figlio è sereno perché patologizzare un comportamento? Del resto rischierebbe di ottenere un paradossale aggravamento
dr. Leopoldo Tacchini
10 DIC 2018
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile Sara,
da quanto scrive emerge che è una mamma molto attenta a cogliere i segnali del suo bambino e ben capace di sintonizzarsi con lui.
In questa fase dell'infanzia in cui è vostro figlio non è raro che i bambini vogliano sperimentarsi ed esplorare anche il genere opposto al proprio, certamente non c'è da preoccuparsi. L'importante è accogliere le manifestazioni del bimbo, così come voi fate, in modo che lui si senta libero di esprimersi.
E' importante però anche capire le motivazioni di queste sue preferenze e comportamenti, per potergli rispondere in maniera più adeguata e completa; c'è poi la domanda che lei si pone di come, magari inconsapevolmente, all'interno della famiglia i ruoli possano aver creato confusione nel bambino. Per questi aspetti potrebbe esservi d'aiuto consultare uno psicologo dell'età evolutiva con cui approfondire la situazione.
Se lo desidera rimango a disposizione
Un cordiale saluto
drs Lucia Mantovani, Milano