Salve, sono un ragazzo di quasi 30 anni, in terapia da 6 lunghi anni.
Nel 2015 a causa di problematiche legate alle preoccupazioni ed all'ansia che mi impedivano di vivere tranquillamente la vita, contattai un terapeuta (indirizzo cognitivp-comportamentale) per risolvere queste problematiche, terapeuta con cui sono ancora in cura oggi...
Devo dire che subito si instaurò un bel feeling con il terapeuta e nel giro di pochissimi mesi l'ansia inizio' ad alleviarsi, abbiamo fatto un bel viaggio in questo lunghi anni...costernato da non poche sofferenze e dolori, adesso ho molta più consapevolezza di me, ho imparato a conoscermi bene coi miei punti deboli e forti, ed ho valorizzato in particolare quelli che io reputavo deboli, le preoccupazioni ancora ogni tanto tornano a farmi visita, fa parte del mio essere riflessivo, ma mi disturbano molto di meno ed ho imparato bene o male a gestirle e tenerle a bada...
Cerco di venire al punto.... Fino ad ora vi ho elencato il lato positivo della terapia... Ora invece cerco un po' di soffermarmi su quelli "negativi" che in parte mi hanno portato anche a provare un po' di avversione verso il terapeuta ... diciamo che dopo 6 anni sto vivendo un periodo di forte stanca che va avanti già da quasi un annetto, ,con le ultime sedute inizio a sentirmi sempre più vuoto, deprivato e svuotato dentro, le mie passioni i miei hobby sembra si siano azzerati, sembra quasi di vivere in un lieve stato di amnesia e di difficoltà a reperire ricordi ed informazioni, insomma sento dentro di me l'esigenza di lasciare la terapia... di riprendermi la mia vita, di evadere, di staccarmi dalla relazione terapeutica, in poche parole inizio ad averne un po' le scatole piene di stare sotto analisi dopo tutto questo tempo..e come ho già detto da un po' sto meritando all'idea di lasciare.... Ho già accennato al mio terapeuta questi dubbi, difficoltà e l'idea di voler lasciare... So che la decisione ovviamente spetta a me... Secondo lui la relazione terapeutica ancora non è vicina al concludersi, anzi mi ha anche detto che potrebbe non concludersi mai... Io ho fiducia del mio terapeuta, però non nascondo che qualche lieve dubbio nell'ultimo periodo mi sia sopraggiunto ed è che forsr lui voglia tenermi legato a lui per una questione economica.... Anche se credo che non ce ne sarebbe ragione visto che ci vediamo una volta ogni 2 o 3 mesi.... Ma come ho detto sento l'esigenza di mollare, certo aspetterò ancora non voglio prendere scelte affrettate di cui potrei pentirmi, ma se si continua così sarò costretto a mollare.
Vi ringrazio per l'attenzione, ma mi piacerebbe sapere nei dovuti limiti un parere esterno.
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23 MAG 2022
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Gentile utente, la terapia trova giovamento laddove ci si pone nella condizione di poter prendere qualcosa con le proprie mani. Ora l impressione è di voler camminare con le proprie gambe, sentendosi adulto e desideroso di sperimentarsi e lasciarsi andare.
Se la sensazione è di rabbia, essa stessa diventa strumento di lavoro con il suo terapeuta, la condivida con lui
Cordialmente
Studio Associato Dott Diego Ferrara Dottoressa Sonia Simeoli
25 MAG 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Salve anonimo,
il percorso psicoterapeutico non ha un tempo prestabilito ma varia in funzione di tanti fattori, come il grado di collaborazione e motivazione al cambiamento della persona, gli obiettivi che si vogliono raggiungere ecc.,. Sicuramente sei anni non sono pochi, ma questo non significa che lei sia "obbligato" a interrompere il suo percorso se ne sente ancora la necessità. Cerchi di comprendere se il reale motivo per cui vuole interrompere la terapia è il rapporto con il suo terapeuta che forse ad oggi non la fa sentire più pienamente a suo agio, piuttosto che al bisogno di "camminare da solo", anche perché da quello che dice i suoi incontri sono ben distanti e poco frequenti per cui in realtà lei già "cammina da solo". Una buona alleanza terapeutica è un fattore primario per la riuscita del percorso terapeutico. Ne parli liberamente con il suo terapeuta che sono sicura comprenderà da professionista il suo bisogno. In ogni caso rimango a disposizione, anche online.
Cordiali saluti
Dottoressa Federica Ingrassia
24 MAG 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buonasera Anonimo, 6 anni possono essere pochi o tanti, dipende. Rispetto a quello che dice, forse sente di voler terminare la terapia ma ancora non ne è certo (visto che queste sensazioni ci sono da circa un anno). La mia impressione (dunque, in questo contesto, totalmente opinabile) è che potrebbe esserle utile iniziare a sperimentare un po' di autonomia. Tuttavia, visto che il lavoro con la collega sembra essere stato molto buono, e visto che sta sentendo emozioni avverse alla collega, la inviterei a:
1) condividere e "sistemare" queste emozioni per e con la collega
2) condividere con la collega la possibilità che, in caso di bisogno futuro, la collega rimanga accessibile e disponibile (forse, quando le ha detto che la terapia non finisce mai, intendeva qualcosa del genere, ma non saprei)
3) lasciare la terapia e vivere la sua esistenza con i vecchi e nuovi strumenti che ha potuto sviluppare in questi anni.
Credo che una relazione clinica così lunga e funzionale, se non ci sono motivi che lei ritenga rilevanti, non sia utile abbandonarla definitivamente ma "usarla" come base di ritorno nel caso (capita a tutti) non si riesca a gestire uno stressor in quel momento troppo forte. Si ritorna in terapia per qualche seduta di comprensione e nuove integrazioni e se ne esce nuovamente.
Personalmente, ho vari pazienti che, una volta ogni 2-3 anni sentono il bisogno di fare delle "intramuscolo" (io le chiamo così...), ovvero dei periodi di 4-6 sedute circa in cui si rilegge il periodo in cui non ci si è visti oppure una crisi specifica che il paziente non sia riuscito a gestire.
Ecco, le consiglierei un qualcosa di simile, ovviamente in accordo con la sua terapeuta.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti
Psicologo-Psicoterapeuta
Costruttivista/Postrazionalista Roma
23 MAG 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Mio caro l'alleanza terapeutica è fondamentale. Da quanto riferisce nei primi anni il lavoro ha dato buoni risultati anche grazie al tipo di relazione instaurata. Dal momento che in lei, ora, prevale l'insofferenza ed un senso di sfiducia
dal mio punto di vista continuare potrebbe essere controproducente. Trovo sia importante dare ai propri utenti gli strumenti necessari per poter proseguire in autonomia il percorso intrapreso con il nostro contributo.
Auguri
Dott.ssa M.A. Consalvi
Auguri
21 MAG 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Anonimo, sei anni sono davvero tanti, dunque, se lei sta meglio ed ha risolto i suoi problemi non deve sentirsi obbligato a proseguire il percorso, deve sentirsi libero di decidere, né deve aver paura di pentirsi di interrompere la relazione terapeutica. Sinceramente, non credo che il suo terapeuta non voglia lasciarla andare per motivi economici e la decisione di chiudere la deve prendere lei, magari dicendo con grande sincerità che sente il desiderio di interrompere perché sta meglio e che se avrà nuovamente bisogno contatterà il professionista per riprendere il percorso. Molto semplicemente. Dott.ssa Daniela Noccioli.
21 MAG 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Caro Anonimo,
Nello spazio terapeutico impariamo a fare ciò che non abbiamo mai fatto per portarlo poi nel mondo e nella nostra vita.
Il terapeuta può dare un consiglio, ma è sua responsabilità sentire cosa è meglio per lei in questo momento.
Nella vita ci troviamo spesso insicuri di fronte alle scelte da prendere. Imparare ad ascoltare il proprio sentire ed assumersi la responsabilità della scelta che facciamo (anche quando non è la migliore) significa affermarsi come individui adulti capaci di affrontare le sfide che il mondo ci mette davanti.
Spero di esserle stata utile,
Buona fortuna nel suo viaggio verso l'indipendenza,
Dott.ssa Romano Romina
21 MAG 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno,
una efficace terapia per l'ansia non dovrebbe durare anni e neppure creare dipendenza. Questi sono i pilastri dell'eticità di una consulenza psicologica.
Un cordiale saluto.
Dott.ssa Monticone