buongiorno, ho 33 anni e non ho figli, ma vivo con il mio compagno che ha un figlio di 8 anni , avuto dal precedente matrimonio.Da circa un paio d'anni litigo spesso con lui perche' faccio fatica ad accettare suo figlio. Lui mi dice che quando c'è il bambino cambio umore, da sembrare un'altra persona, purtroppo sono consapevole di questo mio cambiamento, ma non riesco a controllarlo. Cosa posso fare per accettare questa situazione? io amo il mio compagno e non vorrei distruggere questo rapporto, per questo problema. Vi ringrazio anticipatamente
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19 APR 2013
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Gentile Alessandra,
leggendo le sue parole mi chiedo come si senta vista dal suo compagno in questa situazione e che relazione si è venuta a creare tra lei e il bambino.
Non è facile ricavarsi uno spazio, sentirsi amati e “nel posto giusto” quando ci si sente “il terzo” in una relazione a due molto forte come quella padre-figlio.
Inoltre il ruolo della “compagna del papà” è estremamente complesso da gestire: se si arrabbia con il figlio del compagno è la matrigna cattiva delle fiabe, se è dolce e affettuosa sta cercando di rubare il ruolo della madre, se è poco coinvolta allora è la prova che non potrà diventare una buona madre quando sarà il momento.
A volte, quando proviamo rabbia, gelosia, frustrazione o paura, la sensazione che queste emozioni siano “sbagliate” le rende ancora più dolorose: ci convinciamo che queste emozioni non abbiano diritto di esistere e temiamo di non essere degni di amore se proviamo queste “emozioni sbagliate”. E’ importante riconoscersi la possibilità di sperimentare queste emozioni cercando di non giudicarle o etichettarle, ma di scoprirle e conoscerle.
Molto cordialmente,
Dott.ssa Elena Borrini Psicologa Psicoterapeuta
19 APR 2013
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Salve,
probabilmente "questa situazione" per accettare la quale chiede una soluzione, probabilmente ha per lei un significato che lei stessa non riesce ad individuare. Potrebbe provare ad avviare questo tipo di ricerca insieme al suo compagno. Per esempio provando a condividere con lui "cosa prava" in presenza del bambino, provando a dare un nome a quelle emozioni che la portano a "sembrare un'altra persona". Se poi la condivisione con il suo compagno non dovesse essere sufficiente ad alleviare le tensioni, le consiglio di contattare uno specialista nel suo territorio per un consulto vis à vis. Le auguro buon lavoro.
Un saluto
19 APR 2013
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Gentile Alessandra,
La situazione è certamente molto delicata, non ha spiegato se il bambino vive con voi o vi trascorre alcuni giorni. Quando siete insieme, potrebbe riflettere sui pensieri ed emozioni che la sua presenza suscita in lei, così da iniziare a chiarire con se stessa cosa la disturba di questo rapporto.
Cordialmente
Dott.ssa Cristina Mencacci
19 APR 2013
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Buongiorno gentile Alessandra,
mi chiedo come mai si sta ponendo il problema ora dopo due anni che vive in questo stato di irritazione... Forse all'inizio Lei sperava che vedendo come reagiva al bambino, il suo compagno sceglieva Lei e la vostra coppia totalmente? E' una persona tendenzialmente gelosa degli spazi e dei tempi con il suo compagno? L'impegno che prevede una coppia come la vostra include il condividere l'amore con altri membri significativi - in questo caso il figlio del suo compagno - in una moltipicazione e non in una sottrazione di scambio, di dare e ricevere, di impegno energetico condiviso. Penso sia importante per Lei che si domandi quanto accennato e che valuti di intraprendere un percorso psicologico per guardarsi profondamente dentro di sè.
Cordialmente
19 APR 2013
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gentile alessandra,
sicuramente la situazione è molto complessa e difficile da sostenere, per entrambi... secondo lei come mai ha questa difficoltà col bambino? è per degli aspetti caratteriali? oppure la situazione è più complessa? Ci può essere accettazione solo se c'è la sufficiente elaborazione, ora magari su un blog pubblico non è facile esternare alcuni elementi, ma penso che potrebbe giovarle fare dei colloqui individuali per focalizzare e tirare fuori tutto il peso che si porta dentro.
Un caro saluto
19 APR 2013
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Cara Alessandra,
forse le sarebbe utile richiedere una consulenza a uno psicologo della sua zona per comprendere come mai la presenza di questo bambino le crea nervosismo e acquisire degli strumenti per gestire al meglio questo disagio.