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Inviata da Aria · 24 mag 2022 Orientamento sessuale

Buongiorno, sono una ragazza di 26 e ho una relazione con una ragazza di 32 da 4 anni. Lei è un tipo maschile e non ha mai raccontato a sua madre, donna 73enne di vecchio stampo, della sua sessualità e di noi. Questo a volte, quando siamo a casa dei suoi, fa nascere delle lacune nella nostra relazione e in qualche modo la "bloccano" e non la fanno crescere. Lei ha paura del giudizio e di "fare male" a sua madre se dovesse rivelarsi. La mia compagna ha 3 fratelli, anche loro non sanno di lei e di noi, ma con gesti e sguardi fanno intendere che sanno di lei e pure di noi. Non sono una ragazza che parla molto, anzi proprio il contrario, ma nonostante questo ho un rapporto civile e spesso anche "giocoso" con i suo fratello, in particolare con uno; l'unico dei tre fratelli sposato e con famiglia che abita con sua moglie e i suoi ragazzi, che fin da subito si è mostrato quasi amorevole nei miei confronti, anche sua moglie e molto carina nei con me. Una volta volevano organizzare una grigliata tutta in famiglia, inclusa la mia. Questo mi ha fatto sentire importante, accettata e ben voluta. Questo gesto non ha dimostrato amore solo nei miei confronti, ma credo che sia stato un gesto di enorme rispetto soprattutto nei confronti della mia compagna.
Dopo aver perso il padre 8 anni fa per un brutto male, la mia compagna si è sentita in colpa per diverse cose, anche nei confronti di sua madre.
Questo piu che mai la fa sentire come se fosse in dovere verso di lei, oltre a ad amarla e avere ancora di più la paura di perderla e non darle abbastanza.
Noi abitiamo in due città diverse, con 65 km di distanza, circa 45 minuti di auto. Non che siamo lontanissime, riusciamo a vederci circa 3 giorni a settimana di cui sempre il weekend, ma abbiamo avuto parecchi problemi fino a qualche tempo fa per questo. Io ho preso da poco la patente e ancora non mi sento sicura di prendere l'autostrada per andare da lei. Fin a un certo punto sono riuscita a prendere il treno per andare nella sua città, ma ho iniziato a soffrire di attacchi di panico, non so se causato da claustrofobia, mancanza di aria, troppa gente sul treno, ecc, ma questo è stato un ulteriore impedimento, perché per la paura di stare male ogni volta ho rinunciato a prenderlo, quindi per vederci deve venire lei o qui a casa, dove è una figlia per i miei genitori con cui ha un rapporto stupendo, o mi viene a prendere per poi passare il weekend a casa con i suoi.
Non ho ancora capito se agli occhi di sua madre io sia un'amica o altro; alcune volte le rinfaccia di non essere mai a casa (e mi chiedo come possa dirle una cosa del genere quando l'unico giorno non torna dopo lavoro è generalmente il mercoledì quando dopo allenamento viene da me e una settimana si e una no passiamo il weekend insieme a casa mia), oppure è palesemente in disaccordo quando mi deve riaccompagnare a casa per la distanza e perché io ormai ho la mia macchina. Quando la sera o il pomeriggio mi riaccompagna noi passiamo ancora il tempo insieme qui a casa perché siamo più a nostro agio e i miei ci lasciano libere e i nostri spazi, anche la quando mi riporta a casa la domenica sera dopo cena. Per noi è come un rito.
Anche su questo sua madre fa spesso commenti.
Sua mamma in tutto questo è una persona ospitale e non ha mai avuto da ridere, per quanto so, sul fatto che passo a casa loro i weekend, a volte l'aiuto anche a fare la tavola, parliamo come persone normali dei suoi problemi fisici, quasi analoghi alla mia mamma, aiuto la mia compagna a farle capire come essere corretta nei suoi confronti e di non farla arrabbiare conoscendo il suo carattere particolare. Sono cose che faccio in buona fede per lei perché non vorrei mai ci fossero disguidi tra loro a causa mia. A volte queste piccole cose mi buttano a terra quando sua mamma se ne esce con frasi infelici. Nel momento in cui mi sento parte della famiglia, subito dopo mi fanno sentire il nulla totale. Per tutta questa serie di cose il nostro rapporto rimane sempre in uno stato e non può evolvere, ovviamente il pensiero di andare a vivere insieme è lontano, mi sono messa il cuore in pace su questo, anche se i progetti ci sono e so che nonostante i nostri problemi e i nostri caratteri ci amiamo tantissimo.
Io sono una persona molto sensibile e ad una certa ci rimango male e quando ne parlo con lei ci scontriamo perché si mette sulla difensiva. Probabilmente questa cosa fa più male a lei che a me.
Credo che finché non parlerà chiaro con sua mamma della nostra relazione le cose rimarranno così e non saremo felici al 100% e continueremo a vivere come se ci fossero due vite parallele, anche se insieme.
Non siamo tipe che fanno effusioni in compagnia, ma il contatto, gli sguardi, la complicità c'è sempre ed è difficile nasconderla, soprattutto quando ogni tanto scappa la parola "amore" quando ci parliamo. Noi ci chiamami per nome solo quando siamo arrabbiata e vogliamo fare capire all'altra che lo siamo.
Anche i suoi migliori amici ultimamente la spronano per aprirsi a sua mamma, perché si percepisce che c'è una sofferenza quando se ne parla e forti blocchi.
La sua famiglia non è aperta al dialogo "sentimentale" e questo rende il tutto più difficile.
Vorrei trovare un modo per aiutare la mia compagna a trovare la forza e il coraggio a parlare a cuore aperto a sua mamma, anche se le stato vicino in tutto e per tutto e avrà il mio appoggio sempre, ho paura anche io del risvolto della situazione se sua madre non dovesse prenderla bene. So che ci sarebbe un ulteriore chiusura.
Questa situazione in me già causa dei blocchi ed anche a livello sessuale verso di lei, perché c'è della paura e la rassegnazione.
Come posso fare?

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Miglior risposta 26 MAG 2022

Gentile utente,
sarebbe utile un percorso di coppia laddove ci sembra che certi vissuti vadano elaborati e contenuti all interno di un contesto protetto.
Anche i sintomi psicosomatici che descrive sono l espressione di un malessere che si esprime attraverso il corpo ed e importante dare un valore e un senso a questo tipo di comunicazione. A maggior ragione ora che ci sembrano così invalidanti.
Cordialmente
Studio Associato Dott Diego Ferrara Dottoressa Sonia Simeoli

Dott. Ferrara e Dott.ssa Simeoli Psicologo a Quarto

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26 MAG 2022

Credo che la sua paura sia legata al fatto che il rapporto si potrebbe incrinare o addirittura interrompere a causa del fatto che la vostra relazione è tenuta nascosta alla madre per paura della reazione di quest'ultima. I suoi disturbi d'ansia credo che siano legati soprattutto a questo. Andare dalla sua compagna è di per sé una situazione ansiogena, perché c'è il rischio che qualcosa possa andare storto e la madre potrebbe reagire male.
Anche i blocchi a livello sessuale sono comprensibili dato che l'intimità sia emotiva che sessuale necessità di fiducia nella relazione e se lei percepisce che la relazione possa improvvisamente interrompersi definitivamente o anche solo momentaneamente per un conflitto dovuto ad una reazione avversa da parte della sua compagna quando toccate questo argomento, è normale che lei non riesca a lasciarsi andare.
Per rispondere alla sua domanda: "cosa posso fare?", mi sento di dire innanzitutto che non è una buona idea forzarla. Soprattutto i suoi amici non dovrebbero entrare in questa questione così delicata e che va trattata solo, a mio modo di vedere, tra voi due. Potrebbe essere utile suggerire alla sua compagna di iniziare un percorso per superare i sensi di colpa verso la madre, se davvero ne ha. Non so per quale motivo si sente in colpa verso la madre dopo la perdita del padre, ma di certo il suo orientamento sessuale, non è una cosa per cui sentirsi in colpa. Altro aspetto importante è integrare nella propria identità l'omosessualità, al fine di essere più sicura e serena. Ciò potrà sicuramente dare maggiore sicurezza per affrontare il discorso con la madre. E' sicuramente auspicabile che ne parli alla madre per essere più serena innanzitutto lei e per potersi vivere la sua vita sentimentale e sessuale in piena libertà e alla luce del sole. E' un aspetto troppo importante e pervasivo per vivere sempre nascondendosi, non si tratta di tenere nascosta una relazione, ma la propria stessa identità. A mio modo di vedere è un problema individuale che ha ricadute sulla vostra coppia, e che quindi dovrebbe essere affrontato in un percorso individuale. Può accompagnare nei primi colloqui la sua compagna, ma poi credo che le dovrebbe lasciare lo spazio per fare il proprio percorso di elaborazione.

Dott. Lelio Bizzarri Psicologo a Roma

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