Salve a tutti, sono un ragazzo iscritto all'università e da tempo sto vivendo una situazione che mi fa stare male. Ho una vita familiare tranquilla, un ottimo rapporto con i miei genitori con cui vivo e dialogo senza alcun problema. Sono un tuttofare, uno di quelli che quando c'è un problema di qualunque tipo viene chiamato per risolvere la situazione (e tendenzialmente riesce a risolverla). Nasco come persona estremamente timida, nel tempo sono riuscito ad uscire parecchio dalla timidezza e, nonostante abbia pochi amici, riesco a rapportarmi con tutti con facilità. La timidezza resta quando si tratta di rapporto con il sesso opposto che non sia solo una semplice amicizia. Non riesco, infatti, in alcun modo a buttarmi, a provare qualcosa che vada oltre. Motivo per il quale nella mia vita ho avuto una sola relazione sentimentale risalente a parecchi anni fa. A questa situazione che mi fa stare male si aggiunge ciò per cui sto scrivendo adesso: sono bloccato nel mio percorso di studi.
Il termine "bloccato" non è casuale. Ho quasi 25 anni ed ho dato a mala pena le materie del primo anno. Questo disagio genera in me un loop negativo, dato da una parte da una incontrollabile procrastinazione nello studio, dall'altra dai sensi di colpa per non aver studiato (non esco perchè so che dovrei studiare, ma alla fine non lo faccio). Mi ritrovo continuamente a fare piani di studio puntualmente disattesi ed, una volta che il tempo stringe, mi dico "c'è tempo, posso ancora farcela", tranne poi a poche ore dall'esame rendermi conto di non aver fatto nulla e non poter riparare. Sono pienamente consapevole che basterebbe poco per risolvere la situazione, anche soltanto un paio di ore di studio giornaliero aiuterebbero ad uscirne, ma una volta sulla scrivania non leggo neppure una riga di ciò che ho davanti, perdendomi nello smartphone, nel pc, o in loro assenza nei più disparati pensieri. Sento il tempo scorrere via senza che io riesca ad afferrarlo. Gli anni passano, i miei conoscenti sono tutti in prossimità della laurea o già laureati. Io non riesco a vedere una prospettiva. Dunque chiedo consiglio a voi. Come poter dare una svolta? Non ho mai avuto un buon rapporto con lo studio, ma so che il percorso che ho intrapreso è quello giusto. Intanto, ancora una volta, oggi non sarò in grado di passare l'esame e mi sento veramente inutile. Vi ringrazio per il vostro tempo in attesa delle vostre risposte.
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16 LUG 2016
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Gentile Ciro,
la residua timidezza, specie riguardo a relazioni intime con l'altro sesso potrebbe essere un fattore trasversale e comune alla bassa autostima riguardo allo studio e relative prove di esame.
E' possibile che, ogni volta, la paura di non passare l'esame con conseguente presunto crollo drammatico dell'immagine del Sè ti induca a perdere volontariamente tempo per poterti sentire poi "giustificato" nel non superamento dell'esame.
E' anche possibile che le materie che dovresti studiare non ti interessino o siano particolarmente ostiche.
Anche la eccessiva tolleranza dei tuoi genitori sul tuo parcheggiare all'Università può avere un ruolo nel contribuire a farti rimanere nello stallo perchè sarebbe preferibile che ti costringessero a definirti se continuare o sospendere questi studi.
In tutto ciò avresti molto bisogno di un percorso di psicoterapia per analizzare i motivi veri e le origini del tuo blocco e della tua bassa autostima trovando le strategie adatte per uscire da questo problema.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
18 LUG 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Caro Ciro,
a mio parere tutto parte dalla volontà e la volontà stessa non deve essere intesa come qualcosa di astratto ma come qualcosa di estremamente pratico.
A volte per iniziare a fare una cosa (ad es. le prime volte che si guida da soli dopo la patente) bisogna "forzarsi" un pochino per poter "avviare" il meccanismo che poi va da solo.
Anche per lo studio credo che sia così, cioè tu devi "forzarti" e fare quel "click", quel passaggio che ti conduce dalla teoria alla pratica.
D'aiuto può essere studiare con un amico.
Solo così, facendo quel piccolo scatto, tu puoi ripartire e spezzare il loop in cui sei fermo.
Tutte le cose sono collegate tra loro, quindi in qualsiasi punto della vita prendi sicurezza, la rifletterai poi in altri punti.
Studio, relazioni, vita privata, sociale, realizzazione e lavoro...ma quel limite che ti sei (inconsciamente) autoimposto (per paura di sbagliare?) solo tu puoi spezzarlo.
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta.
18 LUG 2016
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Caro Ciro,
se a 25 anni hai paura di relazionarti con le donne, probabilmente temendo che un eventuale rifiuto di faccia deprimere, e vivi in una condizione che hai descritto come depressione, permettimi qualche dubbio sulla questione della "famiglia del mulino bianco".
Noi siamo quello che ci hanno fatto diventare nei primi anni di vita.
La soluzione: una psicoterapia e, se non ti puoi permettertela, rivolgiti al CSM, ente pubblico gratuito. Coraggio, se ne esce.
15 LUG 2016
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno,
consiglierei di dedicarsi un periodo per capire quali sono le ragioni nascoste di questa apparente difficoltà, potrebbe iniziare con alcuni colloqui di sostegno psicologico. Il blocco spesso nasconde pensieri, a cui apparentemente non diamo ascolto.
In bocca al lupo
Dott.ssa Annalisa Croci - Brescia e provincia
15 LUG 2016
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Buongiorno Ciro, intanto mi complimento per la sua capacità di autoriflessione e proprietà di linguaggio. Da ciò che ha detto, credo che uno dei temi principali da approfondire sia il confronto con l'esterno. Sembra (ma rimango sull'ipotetico) che lei abbia difficoltà quando sente di doversi esporre con qualcuno da lei giudicato o come superiore (per capacità e/o ruolo, come un docente durante l'esame) o in una relazione dove l'altro/a potrebbe scoprire qualcosa di lei che vorrebbe non fosse scoperto oppure perchè ha un livello di autostima non troppo elevato, etc.. Mi sembra anche di scorgere i prodromi di quella che io chiamo "sindrome da bluff", ovvero il timore che l'esterno (che di lei, sembra, mediamente, avere un buana idea, avendo assunto il "ruolo" di colui che risolve le cose) scopra questo bluff, ovvero una persona che veicola delle qualità che, all'interno di una relazione più vicina o intima, lei crede possano essere non riconosciute, con conseguente delusione dell'esterno, ed immagine negativa che ne potrebbe conseguire, cosa che lei vorrebbe assolutamente evitare (altra ipotesi). Quindi, finchè la relazione con un esterno qualsiasi rimane ad una certa distanza (evidentemente, parlo di distanza emotiva) sembra che lei riesca a gestire la situazione, altrimenti si attivano gli allarmi ed i "conseguenti" evitamenti (non studia per gli esami, evita di conoscere o ingaggiarsi persone nuove, etc. etc.). Per questi motivi (ricordo, ipotesi), e forse anche altri da approfondire, credo che un consulto psicologico, per poter contestualizzare meglio i termini emotivi di queste sue sensibilità, possa aiutarla a generare un punto di vista alternativo che le potrà consentire o di cercare di variare alcune condotte (come una maggiore esposizione relazionale, assumendosi i "rischi" di ciò che potrebbe provare emotivamente e, magari, scoprendo anche che non sono così terribili come ci si anticipa mentalmente per avere un senso di controllo maggiore) oppure può decidere di intraprendere un percorso psicoterapeutico per far emergere la sua coerenza emotiva di funzionamento e cercare di comprendere cosa ha "bloccato" la progressione evolutiva del suo sistema).
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma
14 LUG 2016
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Gentile Ciro,
sembrerebbe che il suo "blocco" negli studi sia il frutto finale di un circolo vizioso per cui prova ansia e tristezza di fronte all'esame da preparare, all'idea di essere ormai fuori tempo rispetto alla sua età ed al corso di studi, tali pensieri ed emozioni la distolgono dal compito, con il risultato finale di trovarsi nuovamente sempre più in ritardo. Ogni circolo vizioso però ha un inizio, anche se lontano nel tempo. Le suggerisco di indagare le motivazioni che originariamente l'hanno spinta a rallentare il ritmo. Forse la facoltà che frequenta non è adatta a lei? O il corso di studi intrapreso non le piace? O ancora, ha paura di quello che succederà una volta finita l'Università? Credo anche che il supporto di un professionista potrebbe farle risolvere questi dubbi in breve tempo, aiutandola ad uscire dal fastidioso circolo vizioso in cui si trova.
Resto a disposizione.
Buona Giornata.
Valentina Cicalese,
Psicologa e Psicoterapeuta
14 LUG 2016
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Caro Ciro,
alcuni potrebbero rispondere che si puó lavorare sul metodo di studio ed è senz'altro una possibilità tuttavia io Le suggerirei di spingersi un po' oltre per indagare i motivi che la spingono a procrastinare. Immagino infatti che tutto ció, per quanto spiacevole per Lei, possa avere un senso. Forse scoprire prima quale questo possa essere potrebbe permetterLe di comprendere qualcosa in piú di sé e aiutarla anche a risolvere questa situazione.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,