Fraquento un dottore conosciuto tramite questo sito.Gli indico i miei obbiettivi,e mi dice che ci sono 4 schemi che si ripetono sfiducia abuso,standard rigidi,deprivazione emotiva,pretese il tutto condito da ansia distimia.dopo le prime sedute dei test iniziamo con monitoraggio pensieri abcd...... epoi con rievocazione traumi e ricerca credenze limitati.Ho fatto 15 sedute,ma non sento miglioramenti,ho fatto presente questa cosa ma il dottore ha detto che colpa mia che dipendeva da me secondo lui non mi esercito abbastanza.
Dopo ave speso un sacco di soldi senti addossare la colpa dal terapeuta non è il massimo.
Risposta inviata
A breve convalideremo la tua risposta e la pubblicheremo
C’è stato un errore
Per favore, provaci di nuovo più tardi.
Miglior risposta
30 NOV 2016
· Questa risposta è stata utile per 5 persone
Buongiorno Daniele, se i contenuti evidenziati dal collega fossero davvero questi allora 15 sedute sarebbero ancora un pò pochine (eufemismo) per cominciare a notare i risultati. Tuttavia, questo arco di tempo avrebbe dovuto fornirle almeno un'informazione: ovvero se si trova bene, a livello relazionale, con questo professionista. Visto che, tra gli schemi che si ripetono, c'è anche la sfiducia, può darsi che questo contenuto la stia condizionando anche rispetto al collega. Provi a riflettere (meglio se con lui) se il come lei si è "sfiduciato" nelle sue relazioni passate (in qualunque ambito) ha delle similitudini rispetto alla sfiducia che, sembra, stia emergendo anche ora. E poi, che effetto le fa tutto questo. In generale, infine, gli psicoterapeuti non danno mai la colpa al paziente (e, quelle rare volte che succede, forse, sarebbe meglio cambiassero lavoro) visto che, se sono in terapia, è proprio perchè nel loro modo di essere c'è qualcosa di poco funzionale che dovrebbe essere modulato ma che non indica una colpa (magari una co-responsabilità, se si parla di problema relazionale). Per questo, forse, la sua lettura dell'intervento del collega è verso la colpa ma è molto probabile che intendesse qualcos'altro. Dunque, la invito a comunicare con lui la sua percezione di sentirsi colpevolizzato e, da qui, utilizzare il come "agite" la vostra relazione per generalizzarla alle altre sue relazioni, soprattutto quelle più importanti.
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma
2 FEB 2017
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Gentile Daniele
vedo solo ora la tua domanda.
Mi colpisce la tua descrizione così schematica della terapia e del rapporto terapeutico.
Una cosa sento di dover dire sopra tutte le altre, non trovo giusto che il terapeuta colpevolizzi il paziente di eventuali mancati risultati nella terapia, questo non è mai un buon agire terapeutico.
A mio parere intanto con 15 incontri svolti il vostro rapporto dovrebbe essere molto più profondo ed empatico.
Seconda cosa: i risultati dovrebbero cominciare a vedersi.
Inoltre mi sento di dire e di ribadire che il paziente è un essere umano completo e non solo un insieme di sintomi.
Quindi nella terapia occorre prendere in carico l'intera persona e non agire solo con protocolli ed esercizi, lo trovo un modo molto schematico e riduttivo di fare terapia.
Di tutte queste cose forse tu dovresti discutere col terapeuta e ancor più dovresti pensare bene dentro di te se non sia il caso di mettere in forte discussione questo approccio terapeutico e di trovare un altro professionista con cui instaurare un rapporto più profondo e in cui tu possa sentirti un individuo nella sua totalità e non certo una diagnosi e un insieme di sintomi.
Spero il mio messaggio ti sia arrivato.
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci psicologa psicoterapeuta
5 DIC 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Salve Daniele, per prima cosa la voglio rassicurarla sul fatto che lei avendo questi presunti problemi non può pretendere da se stesso di risolverli in 15 sedute. Non sto qui a sindacare un collega in quanto non so come opera, sicuramente se di colpa si deve per forza parlare, cosa che in una seduta non dovrebbe essere neanche menzionata, in quanto è proprio di questo ci dobbiamo liberare, questa sicuramente non èla sua. Per tornare alla richiesta principale, credo che per trovare un buon terapeuta, sicuramente la ricerca on line è da escludersi a priori. Ci sono molte persone che pur non avendo alcuna ompetenza attraverso la rete si propongono con metodi miracolosi e ompetenze rivoluzionarie, il web può e deve essere solo di aiuto per capire cosa serve ma poi la ricerca va fatta sul luogo, chiedendo e informarmandosi di persona con amici e conoscenti e perche anche on parenti. Purtroppo manca ancora la cultura psicologica dove una persona quando si potrebbe rivolgere ad un professionista si sente sente un 'diverso'. Mi dipice che lei abbia avuto questa piacvole esperienza, ma anche questo ci aiuta a crescere.
2 DIC 2016
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Sarò franco, premesso che quanto Le dirò è basato su quello che Lei dice qui, un terapeuta che parla di colpa secondo me adotta un approccio che, almeno in casi come il Suo, è controproducente.
Il paziente, l'analizzato, fà quello che può.
Ciò che ci fà vivere e che determina il nostro comportamento e ci fà gioire o soffrire sono i sentimenti, le emozioni. E noi non possiamo decidere quali sentimenti, quali emozioni provare. Questi e queste sorgono e ci giungono da quella parte della nostra mente che è al di là della coscienza. E quindi al di là del nostro controllo. E perciò che colpa vi può essere se non abbiamo il potere cosciente di decidere ? Il lavoro psicoterapeutico non può prescindere da questa fondamentale verità. Anzi ha proprio il fine di aiutare il paziente a vedere in sè stesso, a sciogliere i nodi ( inconsci ) che lo costringono a ripetere in forma mascherata un passato non risolto, non ben elaborato, superato. Come diceva S. Freud: " chi non ha superato il proprio passato è costretto a ripeterlo" E questa è la legge dell'inconscio. Il terapeuta non cura, in senso medico. Piuttosto ( secondo l'etimologia originaria delle parole terapeuta e cura ) si prende cura del suo paziente.
Quindi ha perfettamente ragione Lei ad arrabbiarsi.
Non saprei dirLe di più perchè non La conosco, non sò che tipo di terapia segue, con che frequenza, ma soprattutto quali sono le sofferenze che la hanno convinto di avere bisogno dell'aiuto, di un bravo terapeuta.
La saluto quindi con comprensione per quanto ha detto. Cordialmente. Dr. Marco Tartari, Asti
2 DIC 2016
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buonasera Daniele,
ho scritto un articolo proprio su questo argomento. Lo trova qui su guidapsicologi.
E' giusto farsi le domande che si è posto lei. 15 incontri mi sembrano abbastanza per poter fare una valutazione e decidere cosa fare.
Parlatene insieme!
Buona fortuna
Dr.ssa Valentina Gaburro,
Psicologa Psicoterapeuta Breve Strategica
1 DIC 2016
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno
dopo 15 sedute,è concesso di fare un consuntivo solamente se tra terapeuta e paziente si è realizzata una sufficiente collaborazione 'fifty/fifty'.
Questo non mi è dato sapere. Ritengo che sia arrivato il momento di fare il punto della situazione in modo chiaro e 'collaborativo' , entrambi responsabilmente. Mi è difficile da qui ottenere un quadro per esserti utile, come potrei,
a meno che tu non mi ricontatti per una esposizione che mi conceda di darti risposte precise senza perdita di tempo. Se vuoi, sai come trovarmi.
Dottssa Carla Panno
psicologa -psicoterapeuta
1 DIC 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Daniele
scegliere il terapeuta giusto... un bel dilemma....
Il percorso terapeutico non è mai un viaggio lineare, ma un'esplorazione nel proprio mondo interno, ricco di contraddizioni e momenti di pausa, accelerazioni, rallentamenti...
Le nostre emozioni sono il 'terreno di gioco' ma non sempre concediamo loro il giusto spazio di attenzione e ascolto.
La relazione con il terapeuta può dare luogo a momenti di amore-fiducia-affidamento e ad altri momenti di conflitto-rifiuto-sfiducia.
In parte la riuscita di un percorso terapeutico dipende da una buona relazione di fiducia in chi la guida, in buona parte dipende dalla disponibilità sua ad aprire le porte dei suoi nodi critici.
Solo quando avrà davvero concesso lo spazio di accesso ai suoi la ti più ostici, così difficili da riconoscere potrà dare avvio ad un percorso di cambiamento.
1 DIC 2016
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Daniele,
se lei ha questi dubbi sul lavoro analitico che sta svolgendo è importante che ne parli con il suo terapeuta al fine di sciogliere il blocco relazionale che si è creato fra di voi e ripartire con più energia. La decisione di affrontare il problema potrebbe essere un primo cambiamento rispetto agli schemi di cui ha parlato, che lei riconfermerebbe invece in caso di abbandono della terapia senza avere affrontato un dialogo sincero. Se nonostante questo lei continuasse a sentirsi poco accolto e insieme non foste riusciti a ripristinare un consenso operativo, le conviene pensare ad una separazione dal collega e però iniziare una nuova fase del suo lavoro con maggiore consapevolezza che il percorso potrebbe ancora attraversare momenti difficili e che potrebbe durare anche qualche anno.
Le auguro un buon Viaggio
Dr.ssa Anna Agresti
Psicologa Psicoterapeuta
1 DIC 2016
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Caro Daniele, immagino che sentirsi accusati non è piacevole. Ad ogni modo è sempre bene puntare gli occhi su entrambe le parti: magari il terapeuta non è riuscito ad instaurare una buona relazione, magari è anche vero che non ci impegniamo nei compiti concordati, a volte proprio come effetto della non buona relazione terapeutica. Il suo medico ha proprio usato le parole "È colpa tua" o è un'interpretazione di come lei ha avvertito il suo commento? Perché potrebbe essere invece un importante segnale che ci dice come lei si sente quando le cose non filano nel modo giusto, potrebbe... Forse la cosa migliore è condividere proprio questo vissuto di colpa col suo dottore così scopre se intendeva dire proprio così è ripartire da qua.
Dr.sia Eva Zangirolami Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale Trento e Riva del Garda
30 NOV 2016
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Buongiorno Daniele,
provi a comunicarre i suoi dubbi e le sue perplessità al Suo terapeuta. I duebbi ele perplessità rappresentano un buon materiale su cui lavorare.
In bocca la lupo
30 NOV 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Caro Daniele,
la mia risposta sarà necessariamente approssimativa dal momento che non conosco nel dettaglio il lavoro che state facendo con il terapeuta.
Quindici sedute non sono molte se consideriamo che spesso i problemi di cui si parla hanno un impatto non indifferente e sono frutto di anni. Dipende ovviamente anche dagli obiettivi che vi siete prefissati con il collega e dai tempi che avete stimato insieme.
In terapia non esistono colpe, ció che lei sta facendo é ció che puó fare in questo momento con quello che ha a disposizione. Il ruolo del terapeuta é di aiutarla a lavorare al meglio considerando il suo attuale disagio. Insomma, la terapia é una collaborazione, una co-sperimentazione.
Le suggerirei di esporre i suoi dubbi al terapeuta come ha fatto con noi di modo da darvi la possibilità di lavorarci insieme.
Infine mi chiedo se con questo collega lei si stia trovando bene o meno. Anche questo é un dato importante su cui discutere insieme.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,