Credo di avere un rapporto sbagliato con il cibo, in quanto lo uso, ormai in modo consapevole, come valvola di sfogo in seguito ad emozioni negative. Un litigio familiare, insoddisfazione, frustrazione, bassa autostima ed una buona dose di golosità mi portano a questa forma di masochismo credo. Il problema va avanti da tempo ormai e ieri una mia amica mi ha fatto notare di come io menta a me stessa rimuovendo dalla mia mente alcuni alimenti che mangio. Ho la consapevolezza di avere un problema e di non essere capace di sfogare la mia rabbia, ma non credevo di negare cose che ho mangiato davanti ad altri. Come posso trovare un'altra valvola di sfogo?
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23 SET 2015
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Gentile Elisa,
lei è abbastanza consapevole del suo disturbo di comportamento alimentare anche se omette di riferire peso, altezza e modalità di eventuali abbuffate che nel suo caso sembra avvengano, cosa non frequente, in presenza di altre persone. Poi ci chiede come può trovare un'altra valvola di sfogo.
Per poterle dare risposte più mirate dovremmo conoscere quali sono i momenti, gli eventi e le situazioni che scatenano le sue crisi bulimiche o comunque i suoi attacchi al cibo. Infatti quando parla di "litigi familiari, insoddisfazione, frustrazione, bassa autostima e golosità" dovrebbe entrare nel dettaglio di ogni singola situazione citata, cosa che richiederebbe troppo tempo ed è difficile da fare online.
Lo potrà però fare in sedute di psicoterapia chiedendo l'aiuto di un esperto.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
5 OTT 2015
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Buonasera Elisa, un passo molto importante nella risoluzione del tuo problema, credo che sia rendere consapevole ciò che non lo è. Potrebbe risularti utile una terapia di sostegno psicologico volta a fare luce sul dolore che è all'origine della tua rabbia che sfoghi attraverso il cibo.resto a disposizione per approfondire. Cordiali saluti. Dottoressa Torelli Deborah
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30 SET 2015
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Cara Elisa,
immagino che già accorgersi di quanto per lei possa essere difficile la gestione di alcune emozioni e di come queste incidono sulla sua relazione col cibo.
Spesso il cibo diventa una valvola di sfogo o un modo per sentire meno alcune emozioni forti. Certamente imparare a gestire ed elaborare alcune emozioni che non abbiamo esplorato può diventare complesso.
Potrebbe essere utile cominciare a contattarle ed esplorarle anche con il sostegno di una persona esterna, che potrebbe aiutarla ad esplorare le sue sensazioni e il collegamento con quell'istinto a riempire quel "vuoto" che immagino senta.
Resto a disposizione per qualsiasi domanda.
Un caro saluto
Dott.ssa Eleonora Sellitto
29 SET 2015
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Cara Elisa,
gestire lo stress e la frustrazione non sempre è facile. Per quanto riguarda i tuoi "problemi con il cibo", credo sia utile per te incontrare uno specialista, in modo da approfondire la parziale consapevolezza che già hai, riguardo questo disturbo.
In bocca al lupo.
29 SET 2015
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Cara Elisa,
dal mio punto di vista, nella tua richiesta è evidente anche una certo livello di comprensione del tuo disagio. Sai già quali sono i momenti per te critici, ti riconosci una certa golosità e sei anche in grado di prendere in considerazione gli elementi che altre persone ti fanno notare.
Ovviamente ti ha molto meravigliata non riuscire a ricordare di aver mangiato qualcosa. E' importante sapere che quando un comportamento diventa automatico ed abitudinario (come il tuo cercare consolazione e conforto nel gusto del cibo) si può agire, a volte, "in automatico" e di non ricordarsi chiaramente, in seguito, di come si è agito.
Non so quale potrebbe essere per te la "valvola di sfogo" alternativa al piacere del cibo, posso però suggerirti di provare a fare un elenco di cose semplici che ti piacciono davvero e che possono essere salutari: forse un bagno caldo? Oppure delle coccole al gatto? Prova a fare il tuo personale elenco dei piaceri salutari, semplici e alternativi al cibo, poi prova a consultare questo elenco ogni volta che senti che stai per chiedere sostegno al cibo e scegli un piacere diverso.
Che ne dici? Ti va di provare?
Un caro saluto
29 SET 2015
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Cara Elisa,
l'espressione delle emozioni e la gestione della frustrazione sono spesso problematiche. Nel suo caso lei trova una "valvola di sfogo" nel cibo e se ne è appena resa conto. Più che trovare un sostituto del cibo, come lei chiede, potrebbe cercare di comprendere meglio perchè non riesce a gestire conflitti, frustrazioni e quant'altro, chiedendo un parere ad uno psicologo della sua zona. Saprà sicuramente consigliarle qual è il percorso più adatto a lei. Provi anche a segnarsi, scrivendolo, cosa è accaduto, dettagliatamente, prima delle abbuffate. E' un modo per cercare di fare chiarezza e trovare un collegamento tra cibo ed emozioni.
Cari saluti
Dott.ssa Carla Francesca Carcione
29 SET 2015
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Direi che meglio consultare direttamente uno specialista… in persona
cordialità GVM
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29 SET 2015
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Cara Elisa,
parto dalla fine del suo messaggio. Più che trovare una valvola di sfogo alternativa le consiglierei di lavorare su alcuni degli elementi che ha giustamente individuato nello scrivere il suo messaggio: la rabbia, la gestione delle emozioni, l'agire di impulso. Il cibo ha da sempre una funzione potente gratificante e consolatoria alla quale sono associate componenti emotive importanti che è giusto non trascurare. Il fatto che lei ci abbia riflettuto e si sia confrontata con persone di fiducia è un buon inizio, continui così e valuti l'opportunità di parlarne con un esperto con il quale impostare un lavoro su di sè che la aiuti a mettere parola ai suoi vissuti.
29 SET 2015
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Gentile Elisa, dalla sua richiesta emerge la consapevolezza, seppur parziale, di un problema che coinvolge la gestione delle emozioni negative e il cibo. Parla poi di negare di aver mangiato, e in questo caso sembra che si tratti di momenti in cui l'emotività la fa agire d'impulso, come sovrappensiero.
Certamente con l'aiuto di uno psicologo puù trovare una modalità più funzionale per gestire insoddisfazioni e frustazioni, e quando possibile risolverle.
Cordialità
Dottssa Valeria Zafferri
29 SET 2015
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Salve, Elisa, mi permetto di non consigliarle di trovare un'altra valvola di sfogo, altrimenti, "anche se cambierà giostra, l'esperienza sarà la stessa" e lei sarà comunque dipendente da qualsiasi valvola di sfogo lei sceglierà.
Il gioco sta nello scardinare questo meccanismo sofferenza emotiva > valvola di sfogo, a mio avviso, la cosa migliore da fare in questi casi è aiutare la persona ha diventare più forte, capace, nel gestire quest'emozione, nel viverla in modo molto meno intenso.
In questo modo, le situazioni che la farebbero soffrire emotivamente saranno sempre meno, fino a scomparire, rendendola finalmente libera da questo gioco in cui è inserita.
E' possibile fare tutto ciò? Certamente, un collega di cui lei deciderà di fidarsi, ad esempio, competente in ipnosi clinica e pnl saprà sicuramente aiutarla.
22 SET 2015
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Cara Elisa,
può cominciare chiedendosi cosa la porti a avere bisogno di sfogarsi. Potrebbe sentirsi compressa e, per questo, cercare di creare un mondo senza regole, in questo caso quello alimentare, dove si può eccedere e dimenticare gli eccessi.
Tenga un diario per qualche settimana, in cui annotare le cose che mangia. Non si metta a dieta, ma osservi quali sono i momenti i cui mangia di più. Quando avrà fatto questa indagine potrà scegliere attività alternative da svolgere negli orari critici.
Per riuscire meglio in questo esperimento, si appoggi ad uno psicologo.
22 SET 2015
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Gentile Elisa,
nella sua richiesta emergono elementi particolari, espressioni come "un eventuale" problema con il cibo, "non credevo di negare", "come trovare un'altra valvola di sfogo", che portano a pensare ad una scarsa consapevolezza di suoi agiti, come se ci fosse in lei una separazione tra intenzionalità e comportamenti automatici. Il suggerimento è di domandarsi nel profondo se sente che questo del cibo è un problema e che cosa nasconde e poi rivolgersi ad uno/a psicologo/a psicoterapeuta per valutare l'inizio di un percorso che comunque la renderebbe più consapevole delle sue spinte inconsce.
Cordialmente
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Roma