Come ripartire con un percorso psicoterapeutico?

Inviata da Andrea · 25 gen 2022 Dipendenza affettiva

Un saluto a tutti,
mi chiamo Andrea, ho 34 anni, volevo ringraziare innanzitutto il sito per l'opportunità di questa sezione e i dottori a disposizione per l'ascolto.
Mi scuso per la lunghezza e tortuosità del messaggio, sono giorni che cerco di fare del mio meglio per tagliare il superfluo e essere più diretto ma non ci sono riuscito e rischiavo di non lasciare nessun messaggio continuando così e invece ho bisogno di un consiglio.
Scrivo qui perché vorrei riiniziare un percorso di psicoterapia e dovendo scegliere un nuovo terapeuta volevo chiedere il vostro aiuto nel capire se non ha funzionato qualcosa nel precedente percorso e come così cercare e mantenere una nuova relazione psicoterapeutica.
Intorno ho un clima di sfiducia perché famigliari e conoscenti a cui ho provato a descrivere come mi sento, hanno sempre disapprovato la mia voglia di un aiuto psicologico. Sminuiscono dicendomi che è normale che mi senta così, che sono fortunato, che non ho niente e mi sconsigliano di intraprendere una psicoterapia, che a loro non l'ha aiutati o non credono possa aiutare.
Prima della pandemia lavoravo in Inghilterra e avevo iniziato un percorso da uno psicologo durato sei mesi. Avevo cercato aiuto perché nonostante apparentemente avessi una vita normale con un lavoro e buone relazioni, mi sentivo da anni estremamente infelice e cominciavo ad avere pensieri suicidi. Preciso che è uno psicologo e psicoterapeuta qualificato e che si è comportato in maniere professionale. Gli approcci usati con me sono stati Cognitivo-comportamentale, mindfullness e schema therapy.
Mi ha aiutato moltissimo quindi mettendo in discussione giudizi, credenze e pensieri su di me e gli altri che davo per scontato, con la mindfullness mi ha aiutato ad entrare in contatto con il corpo e l'emozioni. Mi ha aiutato a trovare un lavoro migliore, casa, ad avere relazioni più sane. Mi ha fatto capire come in parte i contesti famigliari e lavorativi non avessero favorito e curato il dialogo emotivo.
E sono tutte strategie che uso ancora oggi e che mi aiutano e pensavo che avessi trovato una buona strada. Confrontandoci nelle ultime sedute, abbiamo deciso di prendere una pausa perché affrontando le mie difficoltà relazionali, non riuscivamo a cavarne niente. Poco dopo è successa la pandemia e perso il lavoro sono rientrato in Italia. E credevo che passate le difficoltà iniziali legate al covid avrei potuto continuare anche da solo ma mi sbagliavo.
Ora credo che mi serva una mano. Il mio precedente terapeuta opera solo in presenza così non posso proseguire quello che avevamo interrotto ma non so neanche se proseguirei con lui. La mia sensazione di oggi è che avessimo dato il massimo e non è stato poco l'aiuto che mi ha dato ma c'erano ambiti come quello relazionale o "emotivo" in cui non ci intendevamo, non riuscivo a fargli capire cosa provassi. E sicuramente la grossa parte di responsabilità nel non riuscire a spiegarmi era mia ma non sapevo cosa altro fare.
Durante le sedute mi sono sempre sentito molto vulnerabile. Ho sempre vissuto questo conflitto fra i miglioramenti che percepivo man mano e le emozioni dolorose di quando uscivo a fine seduta. E anche prima di iniziare. Ne avevo parlato con lui e mi aveva detto che era normale sentirsi vulnerabili e provare ansia o emozioni negative prima o dopo la seduta, così sono andato avanti.
La mia sensazione è che nonostante io mi aprissi il più possibile non mi sentivo capito. E' come se il nocciolo del problema venisse evitato. Ho dubbi che l'attenzione cognitiva, al ragionamento, alla discussione, alla meditazione abbiano fatto bene per qualcosa ma che abbiano peggiorato altro in un certo senso. Se è inadatto per un aiuto emotivo e di relazione con gli altri, se non sono stato in grado io di affrontare la cosa nel modo giusto o se ci sono dei limiti nell'approccio cognitivo-comportamentale e se sia consigliabile provare altri orientamenti. C'è questo conflitto con il rispetto e la riconoscenza delle competenze che indubbiamente mi hanno in gran parte aiutato e la sensazione che oltre un certo punto non mi potesse aiutare, che qualcosa d'importante mi sfuggiva. Mi sembra che il dialogo, le parole non riescano ad esprimere le emozioni, il mondo interiore.
Ad oggi, mi ritrovo in una condizione generale di sofferenza che m'impedisce persino di alzarmi a volte dal letto, tutto mi sembra estremamente faticoso. Al momento vivo con i miei genitori, non ho un lavoro fisso, non ho amici intimi né ho mai avuto una relazione sentimentale. Non ho problemi di salute fisica, ho rifatto recentemente analisi e controlli ed è tutto a posto. Cerco di prendermi cura di me il più possibile, compreso meditazione, bici, mangio sano, scrivo un diario per rimanere in contatto con le emozioni e i pensieri. Ho sempre però questa fatica mentale e fisica, mi sento come se stessi sempre sul punto di piangere. Aiuto in casa, faccio qualche lavoretto temporaneo, ho riprovato a fare qualche lavoro a tempo pieno per avere un'indipendenza e avere una mia casa ma aggiunge una sofferenza emotiva e fisica intollerabile al momento, così mi limito oltre ad aiutare a casa a fare qualche lavoro pagato alla giornata. Mi sforzo di uscire, di stare in mezzo agli altri per non rimanere tutto il giorno in casa. Nonostante qualche momento piacevole, c'è sempre quella sensazione di pianto e svuotamento della mente che mi fa venire voglia di riandare a casa.
Ho lavorato durante tutti i miei vent'anni come operaio agricolo, commesso, cuoco e barista in Italia e all'estero ed ho per lo più ricordi estremamente sofferenti, di stanchezza che non mi lasciava neanche energie fuori dal lavoro da dedicare a me stesso e agli altri. Mi rendo conto che è una visione esagerata perché ci sono stati anche bei momenti in mezzo ma non so neanche come avere un rapporto più bilanciato con questi ricordi. Solo all'idea di un lavoro sto male, né riesco ad immaginarmi un lavoro che vorrei fare o che mi piace, né come m'immagino io nel futuro in generale. Ho studiato letteratura italiana all'università, ma ho dato un'esame solo in un anno mentre lavoravo e ho studiato disegno per molti anni nel tempo libero da autodidatta. Ma ora ho perso completamente piacere sia nella letteratura che nell'arte, ogni volta che riprovavo a leggere qualcosa o a disegnare, dopo pochi minuti mi salgono sentimenti negativi e devo smettere e ormai associo queste attività come qualcosa che mi fa male.
Ho conosciuto tantissime persone ma il rapporto è sempre rimasto cordiale e basta. Mi sono impegnato molto per conoscerle meglio e provare ad aprirmi ma non sono riuscito mai ad avere un rapporto più intimo con nessuno. Credo di avere un anche un problema di fiducia perché mi sono sentito tradito in passato perfino da mio padre e da mio fratello.
Ho sempre ritenuto normale l'instabilità emotiva degli altri, perché in casa e anche nei vari appartamenti in cui ho vissuto per studio o lavoro duranti i miei vent'anni o sul luogo di lavoro mi sembrava normale che qualcuno potesse prendersi un momento di rabbia e di egocentrismo e sfogarsi con chiunque. Mi ha sempre profondamente intristito il distacco emotivo di qualcuno che vedo quando si arrabbia o è in preda all'ansia.
Di mio padre, dopo averlo odiato per un bel pezzo, ad oggi provo compassione e rispetto per non averci comunque fatto mancare niente dal punto di vista materiale e per capire che ha anche lui ha il suo vissuto che io non posso neanche capire a pieno. Nonostante non si fosse comportato sempre bene in passato, tutti i miei tentativi di avere un buon rapporto con lui mi facevano solo stare peggio quindi a oggi ci accontentiamo di una tiepida via di mezzo. Ho dovuto imporre dei limiti perché il suo comportamento è negativo verso di me e soffre d'ansia e scoppi di rabbia che non vuole curare ed ero stanco che mi buttasse giù ad ogni conversazione così ora ho un rapporto superficiale, senza nessun dialogo significativo. I miei sono separati in casa. Voglio molto bene a mia madre anche se anche lei affronta da anni insoddisfazioni e problemi psicologici ma riesce, andando spesso a casa della sua famiglia, ad avere un equilibrio migliore di mio padre credo e ha cercato anche aiuto psicologico in passato. Io l'aiuto come posso, ho provato anche a consigliargli a ricercare aiuto psicologico, a rifarsi una vita che gli piacesse ma non posso costringerla. Non mi sento compreso neanche da lei, da quando si sono separati, quando io ero adolescente, si è chiusa molto in se stessa. Ma comunque siamo tutti adulti e ho capito che i miei genitori non possono, o devono oltretutto, andare incontro ai miei bisogni emotivi.
Per riassumere quindi mi piacerebbe ricevere un parere su come valutare un percorso terapeutico e fare una buona scelta. Se nel caso ci sia un'approccio teorico differente dal cognitivo-comportamentale preferibile per me da quello che si può capire dalle mie esperienze precedenti e da quello che sento ancora come difficoltà irrisolte come le relazioni con gli altri, il contatto emotivo con me e gli altri e il lavoro. Cosa posso valutare nelle prime sedute nel capire se sta procedendo bene il rapporto terapeutico oppure no? C'è un'approccio migliore che io come paziente posso avere per migliorare la relazione terapeutica? Grazie ancora.,
Andrea

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Miglior risposta 26 GEN 2022

Buongiorno Andrea.
Come ben scrivi, di strada, con e senza aiuto, ne hai fatta parecchia. E sicuramente il tuo terapeuta ti ha aiutato.
In effetti, non è necessario avere patologie psichiche o gravissimi turbamenti, per trarre beneficio da un percorso assieme ad un terapeuta...
Dopo aver preso il largo, ora però forse ti sei arenato nuovamente e, da quanto scrivi, hai bisogno di liberare la chiglia!
Non esitare affidati con fiducia ad un terapeuta, anche online e capirai subito, dopo il primo incontro, se sarà la persona giusta per aiutarti e supportarti in questa nuova ripartenza.
Se ti può essere utile, sono a tua disposizione per un primo colloquio online conoscitivo, per capire se posso aiutarti e poi eventualmente decidere assieme, se e come proseguire.
Buon cammino!
Angelo

Dott. Angelomaria Alessio Psicologo a Castelfranco Veneto

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26 GEN 2022

Buongiorno Andrea!
Prima di tutto vorrei farle i complimenti per l'analisi che ha fatto!
È stato chiaro e dettagliato, dicendo anche cose importanti! Si vede lo sforzo che ci ha messo per essere onesto e dire anche cose che le pesano!
Davvero un'ottima capacità di analisi e un'ottima attenzione verso se stesso!

Credo che, con un nuovo percorso, lei potrebbe ottenere davvero ottimi risultati e riprendere in mano la sua vita!

Ora si tratta di capire come scegliere un nuovo percorso!
A questo proposito le do il consiglio migliore che posso dare a chiunque sceglie di cercare uno psicologo: scelga la persona!
Più del 60% dell'efficacia della terapia è data dall'alleanza terapeutica, ossia dalla relazione che s'instaura tra paziente e psicologo!
L'approccio e la modalità (on-line o dal vivo) influenzano il risultato, ma non in modo così determinante!
Anzi, nella realtà, l'approccio serve più allo psicologo che alla persona, perché lo aiuta a definire ciò che fa e come lo fa, ma non può cambiare la persona che è!

Quindi con molta serenità si prenda del tempo per conoscere gli specialisti, cerchi di capire di cosa ha bisogno e cosa cerca e poi prenda un'appuntamento.
Se non va, può sempre cambiare e sarà una nuova esperienza fatta che le avrà fatto capire qualcosa di più su di sé!

In bocca al lupo

Dott.ssa Rosita Del Medico Psicologo a Roma

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26 GEN 2022

Salve Andrea,

Sono la dottoressa Simona, sono psicologa clinica. Leggo tanta sofferenza e confusione in questo messaggio, che fa emergere un malessere molto forte, che lei vede legato anche alla sua storia familiare che da quello che capisco e' stata molto complicata specialmente in una fase critica come quella dell'adolescenza. Io credo che un approccio sistemico-relazionale faccia per lei, un approccio che inquadra il problema non da un punto di vista individuale, ma piuttosto relazionale; un approccio che le puo permettere di raccontare la sua storia, di ricevere la guida di un professionista che l'aiutera' a inquadrarla in un'ottica diversa, che e' molto utile per il vero cambiamento. Molto spesso la storia che raccontiamo a noi stessi e' quella che ci limita, e' quella che non ci permette di cambiare il modo in cui pensiamo e agiamo, ma con il mio aiuto lei puo cambiare il modo in cui pensa e agisce grazie a una ristrutturazione della sua storia personale e relazionale.


La ringrazio per l'attenzione, e spero di sentirla presto.

Dott.ssa Simona Romano Psicologo a Milano

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26 GEN 2022

Buongiorno Andrea,
La sua esperienza, per quanto possa risuonarle disagiante, ha tuttavia dei lati per così dire positivi, che lasciano trasparire la sua volontà di cambiamento. Lei non si è arreso, ha appreso molto dagli incontri con il suo terapeuta, si è fatto forza e ha continuato a rimboccarsi le maniche e ora è qui a chiedere aiuto a noi, il che denota grande coraggio.
Parte della relazione terapeutica che sta cercando si trova già nelle sue aspettative e nell'idea che si è fatto della stessa, il che potrebbe comportare una minima delusione nell'incontro che potrà avere con il professionista.
Questo non è però un problema, anzi.
A prescindere dall'orientamento psicoterapeutico, ciò di cui lei avrebbe bisogno sarebbe la definizione di una nuova relazione terapeutica all'interno della quale poter esprimere il suo disagio, soprattutto alla luce degli eventi presenti. Per quanto il passato possa bussare alle porte e per quanto lei possa armarsi per fronteggiarlo, anche il presente mette davanti nuove sfide.
Un nuovo percorso può aiutarla a rielaborare emozioni, pensieri e significati che lei attribuisce ancora oggi o ha attribuito agli eventi della sua vita. Non le auguro di compiere una scelta perché si è già messo all'opera in tal senso però posso augurarle "buona fortuna".

Un caro saluto
Resto a disposizione in studio e online.
Dott. Francesco Mangiafico

Francesco Mangiafico Psicologo a Torino

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26 GEN 2022

Buongiorno Andrea,
è davvero molto quello che racconta, ma penso sia il riflesso dell'impegno che ci ha messo negli ultimi anni a pensare a se stesso e capire meglio quel qualcosa che ancora non le sembra tornare del suo mondo interno, quel qualcosa che le fa venire da piangere quasi senza motivazione (che una motivazione ce l'ha sicuramente) ma resta sconosciuto e nell'ombra.
Non so a cosa sia stata dovuta nel profondo l'interruzione della precedente psicoterapia, ma capita, e talvolta è anche sano, che una volta "preso" qualcosa da una terapia, si senta di non riuscire più a cavare un ragno dal buco, per cui "cambiare cavallo" può essere una buona soluzione, per incontrare una nuova persona, una nuova relazione, un nuovo modo di porsi e di scoprirsi.
Non penso che un modello teorico sia meglio di un altro, se non in alcune specifiche patologie; d'altra parte, siccome lei parte già con una richiesta specifica di "provare altro", le suggerisco un terapeuta con una impostazione psicoanalitica/psicodinamica per poter approfondire proprio quella parte aliena e sconosciuta che sente di aver evitato nella terapia passata; inoltre, in questa impostazione, c'è un grande attenzione ed analisi proprio della relazione umana che viene a costituirsi tra terapeuta e paziente, cosa che mi sembra l'abbia fatta pensare e riflettere più di una volta.
Se ha bisogno di altre informazioni mi contatti pure.

Un saluto,
Dott. Luca Bacchiega

Dott. Luca Bacchiega Psicologo a Gallarate

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26 GEN 2022

Caro Andrea,
le consiglierei di intraprendere un percorso psicoanalitico.
Ci vorrà del tempo e pazienza ma analizzare e andare sul profondo la aiuterà.
Cordiali saluti.

Dott.ssa Margherita Romeo

Dott.ssa Margherita Romeo Psicologo a Roma

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26 GEN 2022

Buongiorno Andrea.
Lei ha già parzialmente indicato una possibile risposta alla sua domanda nel considerare che l'ambito relazionale non è stato lavorato nella sua esperienza con lo psicoterapeuta, nonostante i vari aspetti ritenuti positivi nella precedente psicoterapia. Questo le ha portato a domandarsi se non potrebbe essere stato un limite dovuto all'orientamento del suo psicoterapeuta. Io ritengo di sì. Nessun orientamento è completato e molte volte può diventare più limitato se il terapeuta è troppo aderente
al proprio orientamento. In ogni modo prendendo in considerazione le sue riflessioni sembra opportuno cercare un terapeuta di orientamento diverso.
Un altro aspetto da tenere in mente è che un rapporto terapeutico soddisfacente non dipende solo dall'orientamento del terapeuta. È fondamentale ma non sempre evidenziato l'importanza della persona del terapeuta, le sue qualità umane e personali, che possono combinare o essere poco compatibili con il paziente. Quello che intendo dire è che non basta leggere le informazioni che lei può trovare nei profili di un portale come il nostro. Manca sempre la conoscenza diretta. Tramite un o più colloqui, anche online, lei potrà valutare e conoscere meglio un terapeuta.
Ma se non sarebbe il caso di cercare l'orientamento precedente, quale orientamento sarebbe il più adatto a lei? La mia risposta è basata sulla mia esperienza personale e ha inevitabilmente una componente
soggettiva. Ritengo che un orientamento di base psicoanalica (flessibile, ampio, aperto e contemporaneo) sia il più profondo e completo. Tra altri aspetti, contempla e focalizza con particolare attenzione i rapporti affettivi ed emozionali nella vita e nella relazione paziente terapeuta.
Spero di essere stato d'aiuto.
Un saluto e una buona giornata.

Dr. Gilberto G. Villela Psicologo a Roma

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26 GEN 2022

Buongiorno Andrea, dopo aver letto con cura il suo racconto mi è venuto spontaneo provare il bisogno di dirle: "basta! è ora di mettere ordine e serenità in tutta questa sofferenza!"
Dalle sue parole emergono diverse difficoltà e problematiche che non le consentono di vivere una vita piena e soddisfacente. Vedo problematiche nel rapporto che lei ha con sé stesso, con le sue figure di accudimento genitoriale e con l'elaborazione del lutto, inteso come perdita di cose o situazioni, non necessariamente la morte di un essere vivente.
Tutto questo quadro la pone in una dinamica in cui evita totalmente di andare a mettere mano nel suo mondo interno, nel suo profondo e di far emergere genuinamente tutti i suoi contenuti.
Tutto questo genera depressione, voglia di farla finita, incapacità di comunicare più o meno intimamente con gli altri, di avere un normale contatto empatico con il mondo e con gli altri.
Alcune persone per trovare una soluzione alle proprie sofferenze psicologiche hanno bisogno di affrontare diversi percorsi terapeutici con diversi terapeuti, i motivi di questo sono a loro volta diversi. Spesso accade che all'inizio si "testa" la situazione, oppure, pur volendo essere aiutati ci si difende molto dall'aiuto. Oppure si prende una strada terapeutica che non è tra le più adatte ai propri problemi. Non so se questo è il suo caso, ma so per certo che lei ha bisogno di un aiuto da un professionista di tipo dinamico che le consentirà di andare nel suo profondo mondo relazionale ed emotivo e farlo emergere affrontando tutti i nodi del caso. Un terapeuta dal vivo, non da remoto, uno con il quale lei si sente a suo agio, tale sensazione di fiducia e benessere deve farla sentire libero di potersi aprire totalmente e senza remore al suo terapeuta.

Dott. Andrea Brizzi

Dott. Andrea Brizzi Psicologo a Velletri

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26 GEN 2022

Caro Andrea,

la lunghezza del suo messaggio fa pensare a tante cose che non hanno mai avuto modo di essere ascoltate. Sostare in una situazione di difficoltà può far paura ma può essere vista come opportunità di accogliere la sofferenza che ci si porta dietro.
Ogni relazione terapeutica è una esperienza unica in cui il desiderio del paziente di capirsi e di dare un senso alla propria sofferenza si incontra con la curiosità e la sensibilità del professionista.
Anche esporre le proprie preoccupazioni sull’andamento del rapporto terapeutico al professionista potrebbe aiutare a consolidare il rapporto terapeutico, non crede?
Credo che un consulto con un terapeuta psicodinamico possa aiutarla ad ascoltarsi.

Resto a disposizione, un caro saluto

Dott.ssa Francesca Dipierri

Dott.ssa Francesca Dipierri Psicologo a Desio

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26 GEN 2022

Buongiorno Andrea,
grazie per aver così ben esposto il suo pensiero. E mentre leggevo le sue parole ricche di emozioni, pensavo a quanta resilienza e belle risorse vi sono racchiuse!
Riguardo ai quesiti che pone, le posso dire che la maggior probabilità di riuscita di un percorso terapeutico è data dalla relazione e dall’alleanza che si instaura, più che dall’approccio che si utilizza (seppur abbia la sua valenza). La valutazione di tale relazione, è data da come la fa sentire, dalle emozioni che ne ricava, da ciò che ne può prendere. E dovrebbe essere il terapeuta che si “muove” intorno a lei e non viceversa. Dalle sue parole inoltre, sembra venir fuori un suo bisogno di “scavare” più nel profondo e forse per questo le potrei suggerire di provare con un approccio psicodinamico. La rosa di possibilità e scelta è vastissima, ma sono certa che troverà la relazione che sente sua.
Un caro saluto
Dott.ssa Myria Laghi

Dott.ssa Myria Laghi Psicologo a Porto d'Ascoli

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26 GEN 2022

Gentile Andrea,
è lodevole la sua capacità di analisi sul percorso già intrapreso, su quanto sia stato utile per certi aspetti ma, vuoi la pandemia, vuoi forse non il momento adatto ad affrontare quei temi, il percorso è risultato inefficace sugli aspetti più emozionali ed emotivi diciamo, che il rientro in Italia hanno esacerbato. Se è alla ricerca di un approccio diverso, potrebbe valutare lo Strategico Breve: attraverso stratagemmi, tecniche di comunicazione e compiti a casa talvolta bizzarri, ma mai pericolosi o immorali, si smuove la parte emotiva del problema, sbloccando la persona dall'empasse in cui si trova, per poi aiutarla a costruire un nuovo equilibrio più funzionale con dei nuovi strumenti per gestire nel futuro situazioni difficili simili o altre.
Se avesse bisogno di chiarimenti, suggerisco la lettura di "Non c'è notte che non veda il giorno", un testo breve ma chiaro nel descrivere e spiegare alcuni aspetti di funzionamento del modello.
Resto a disposizione per chiarimenti, domande, dubbi, sia online che in studio.
Un cordiale saluto,

Dr.ssa Maria Beatrice Brancati

Dott.ssa Maria Beatrice Brancati Psicologo a Padova

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26 GEN 2022

Buongiorno Andrea,
Occorre individuare gli eventi precipitanti che l’hanno portata a ritrovarsi nel disagio che descrive. Comprenderne la causa, vale a dire la valutazione che lei fa dell’evento (che non è uguale per tutti) e risalire alle esperienze primarie che l’hanno in qualche modo predisposta a rispondere in quel modo agli eventi è un percorso che in parte lei ha fatto, facendo la terapia cognitivo comportamentale, ma probabilmente l’aggiunta della terapia EMDR la può aiutare a desensibilizzare gli eventi trauma che l’hanno segnata e che ancora oggi si fanno presenti per associazione.
Resto a disposizione e le auguro il meglio
Dott.ssa Oriana Parisi

Dott.ssa Oriana Parisi Psicologo a Bari

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26 GEN 2022

Caro Andrea,
sono del parere che non è lei che si deve adattare all'intervento psicoterapico, ma al contrario la relazione tra lei e lo psicologo deve essere modellata su di lei.
Quando, dopo un ragionevole periodo di tempo, si sente dentro di noi che quel tipo di percorso psicologico non ci aiuta o non ci aiuta più, è saggio chiudere l'esperienza noi, se non ci viene suggerito dal professionista stesso.
Ritengo che per quanto riferisce lei debba rivolgersi ad uno psicologo di indirizzo psicodinamico, che l'aiuti ad affrontare non solo i sintomi, ma le cause del suo malessere.
Non si scoraggi, una parte del viaggio l'ha già fatta, adesso prosegua con fiducia.
Un augurio
Giordana Milani

Dott.ssa Milani Giordana Psicologo a Biella

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26 GEN 2022

Salve Andrea, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Si sintonizzi con i suoi stati emotivi per capire se si sta creando la giusta relazione e se lei si sente a suo agio nel riportare aspetti dedicati della sua vita: questi sono gli elementi essenziali per capire se si sta creando il giusto rapporto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Anonimo-181068 Psicologo a Roma

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