Come posso uscirne? Ho bisogno di ritrovarmi. Ancora.
Buongiorno,
Donna. 32 anni. Mamma.
Non so esattamente da che parte cominciare, ma sento la necessita di affidarmi ad uno specialista. Parto da oggi. Non mi sento serena. Trabordo di sentimenti di rancore e rabbia. Vivo stati d ansia che tolgono lettralmente il respiro. Non riesco a fare niente se prima non ho il suo benestare. Mi sono trasferita in una grande citta con lui(la sua di origine) stiamo insieme da 6anni di convivenza quasi tutti, ci siamo lasciati almeno 2 volte per poco tempo. L ho lasciato io. Quelle volte come oggi sento le stesse cose: non mi sento libera (sia di dire il mio pensiero, sia di fare in autonomia una stupidissima lavatrice), ansia. Insoddisfazione. Tristezza. Insicurezza. Mi sembra di essere in un tunnel senza uscita. Mi chiedo continuamente perche si era rifatto sentire e perche ancora ci sono tornata insieme, investendo questa volta tutti i miei risparmi e lasciando il mio bambino (che non è suo figlio) nella mia citta d origine per fargli finire il percorso di studi e poi portarlo qui da me.
Tendenzialmente sono una persona solare, simpatica e ricca di creatività,(le mie passioni sono legate all arte) non giudicante, il bicchiere tendo a vederlo mezzo pieno e talvolta tutto questo mi porta a vivere certe responsabilita con troppa leggerezza e poca razionalita. Ad oggi se dovessereo chiedermi cosa vuoi dalla vita, la mia risposta non vede progetti futuri o idee chiare, risponderei vorrei essere serena. In questa relazione non sono piu felice. Ma non riesco a lasciarlo. Le mie giornate sembrano di una persona che si lascia vivere. Ho perso lo spirito di iniziativa, ho perso quello stupore per la vita che mi ha sempre caratterizzata. Al mattino ero felice anche solo perche avevo la possibilita di vivere un nuovo giorno, adesso mi sveglio arrabbiata, con la paura di non sapere con che stato d animo si possa svegliare lui. Le cose che faccio le faccio con la tremenda paura di sbagliare e di incappare nelle sue svalutazioni e critiche anche per una piccolezza che diventa grande alla pari di un omicidio, anche se tutto il resto è "perfetto". Esempio recente: ho fatto tutti i mestieri di casa, ho apparecchiato per la colazione dell indomani, mi sono impegnata in quei dettagli che so che lui ci tiene. Torna a casa, io ansia, lui trova la tastiera del tablet non al suo posto. Parte il monologo " puoi esserr piu ordinata?ma non ci arrivi che quello non è al suo posto? Sei disordinata e quindi se sai che il disordine mi da fastidio e non lo fai, allora mi manchi di rispetto e mi sento tradito ecc ecc". (Che poi è talmente variabile capire cosa gli da davvero fastidio, perche puntualmente quella cosa per cui vengo ripresa e per cui mi sento una nullita, incapace di amare, la fa anche lui. Per riprendere il disordine. Il giorno dopo lascia pigiama e ciabatte per terra, cosa che non mi darebbe fastidio, credo che i problemi siano altri) sento rabbia, rancore, ingiustizia, voglia di fargliela pagare, stanchezza, ansia, incapacita di camminare da sola, non riesco a fare emergere la mia personalita che non è cosi, o meglio, non lo è stata e mi manca. Non agisco piu per amore, ma per ansia. Non dico piu quello che penso sinceramente, la sua logica è imbattibile, convincente e estenuante nel cercare di convincermi sul pensiero uguale al suo,ma dico quello che vorrebbe lui. Faccio quello che vorrebbe lui. Ma anche cosi non va bene, perche le accuse sono che "devo pensare a tutto io?non sei in grado di pensare con la tua testa? Accendi il cervello". Poi fa cose apparentemente per il bene familiare, quando nessuno gli ha chiesto niente, per puntualmente rinfacciarle o paragonarmi a lui. Si sta litigando tanto perche in un certo senso sto cercando di non rinunciare a quello che è il mio sentire e il mio pensiero e il mio modo di fare le cose. Ultima discussione ha fatto un bellissimo discorso su come venirci incontro, trovare un punto in comune, crescere insieme ecc. Il mio cervello gli dava ragione. Ma il mio cuore non si fida per niente. Ha anche la grande capacita di raccontare la realta parzialmente vera. Esempio: sto seguendo un corso, con la classe ci siamo organizzati per andare assieme in un posto a comprare del materiale, risultato eravamo io e altri 3 ragazzi. Mi accusa di essere uscita con 3 uomini,che adesso anche lui uscira con3donne. È vero che sono uscita con 3 ragazzi, ma fino al momento dell incontro non lo sapevo, perche appunto si parlava di questa cosa nel gruppo classe.
Ce stata una volta che sempre con la classe avevamo normalmente organizzato un pranzo di fine lezioni, a cui non avrei potuto partecipare perche "non stiamo mai insieme, quindi non mi ami, io faccio tutto e tu te ne vai con i tuoi nuovi amici ecc" (il pranzo non si e fatto, ma non ci avrei rinunciato questa volta). Poi quel giorno mi ritrovo sua mamma a casa e la sera insieme ad un suo amico. Stato confusionale subito, senso di ingiustizia, rabbia.Perche sono ritornata con lui? Perche è come se stessi aspettando il momento buono per lasciarlo che poi non arriva mai? Desidero una relazione simmetrica, di riconoscimento della bellezza dell alterita, io amo le persone piu delle cose, non ho sensi di malizia, amo gli incontri a caso, dare un senso di opportunita ad un errore, ad un problema (reale). Questo all inizio (ad ogni inizio) l ho vissuto con lui, ora no.
A parte l essere tornata con lui, non riesco a capire la mia responsabilita in tutto questo, non significa che non voglia capirla, faccio veramente fatica.
Sto pensando ad un percorso di psicoterapia.