come mai sto così male?
Ciao a tutti!
Sono Davide, un ragazzo con diverse passioni: in primis scrittura e informatica.
Ultimamente molte cose non vanno come dovrebbero, sento costantemente di non essere abbastanza per la società odierna.
Parliamo (ovviamente) di una società che si basa sull'apparenza, sul fasullo. Cosa che, almeno per il momento, non mi sta particolarmente a cuore.
Potrei stare ore a dirti delle innumerevoli incongruenze logiche e emotive che la società fa tuttora. Tutto però si blocca di scatto sempre nello stesso modo: sei tu a sentirti sbagliato, non chi effettivamente dovrebbe sentirsi tale. Questo malato ragionamento non mi ha mai portato (ne tanto meno mi porterà) da qualche parte. Quindi, per saltare tanti noiosi passaggi che a poco servirebbero, ti dico subito la mia conclusione: sto cominciando a credere di essere IO l'errore, lo scombussolato sistema è solo il ring in quella sadica sfida che molti squilibrati amano definire bella.
Davvero?! Sono io cieco o qui non c'è nulla di "bello"?
Fa davvero schifo vedere certi professori che mi perseguitano come se avessi bisogno d'aiuto, solo per una mia condizione non propriamente nota a tutti, perché ovviamente è questo quello che vale, mica quello che sai fare, quanto sei capace di impegnarti o la tua intelligenza, minimamente. Conta solo il numero di persona in depressione che non può fare alto che crescere a dismisura, davvero!
Poi vengono a dirmi che non sono il problema, che non devo essere così duro con me stesso, che valgo qualcosa. Solo perché non sono alto e bello merito odio? merito discriminazioni? merito di sentirmi così sbagliato?
Tante domande, poche risposte.
Sarà che ormai penso solo al futuro e mai al presente, sarà che odio tutto di me, a tal punto che a volte penso sia meglio farla finita. Che tutti i sorrisini del cazzo che vedo in giro non fanno altro che farmi venire ribrezzo per quanto tutto questo sia assurdo, malaticcio. Se non fossi qua come un disperato a parlarti dei miei problemi personali, tenere tutto dentro, fidati, so del male che la gente è capace di fare, per tutte quelle volte che avrei preferito trovarmi a casa, sottosopra a piangere e spaccarmi le nocche al muro, ma niente succedeva: niente funzionava.
A scuola ogni giorno è monotono, noioso, privo di personalità come la gente di oggi in pratica. Ci sono i bulletti, gli indifferenti e poi ci sono quelli come me, che fingono che tutto vada bene, sono anche coglione che me ne rendo conto, sono parte della specie peggiore. I bulletti mi odiano a priori, forse perché a differenza loro io ho la testa, che reputo nella norma, funzionante. Ma è tutto in forse, capisci dove sta il problema? Vivo la vita come una tortura, e so esattamente dove sbaglio: il vivere. Dopotutto era solo un caso, tutto è un caso, il senso della vita è così sottile che neanche si vede, tutto non fa che peggiorare.
Sospetti che mi sbagli? Allora non hai capito che l'argomento che sto trattando è il mio peggior nemico, che lo conosco come le mie tasche, che dirmi che sbaglio è come dirmi che non conosco me stesso, la merda su cui si basa la mia vita è sta roba, niente di più, niente di meno. Sento come un blocco dentro, il vero me odia quello di ogni giorno a scuola, in palestra, in giro. Vorrei dire che tutto andrà bene, che starò meglio, che ritroverò la via. A scuola tutti parlano, scherzano, ridono... ma di cosa? Sono così superiori a me che hanno già trovato la felicità? Pensano così tanto il futuro che lo conoscono? Ci pensano a queste cose? tutto crolla a pezzi.
sorrido e mi volto, penso alle cose che amo di me, al fatto che non tutto è da buttare, al fatto che sono odiato ed amato allo stesso tempo, dalla stessa persona. A scuola vittima di provocazioni, non per il mio fisico in forma ma per il mio modo, il mio finto atteggiamento d'approccio necessario per le necessarie relazioni, meriterebbe un capito a se stante. Davvero, fa schifo a livelli abnormi, proprio d'aborto. Gli vedo divertirsi a prendere a calci un pallone come non pensanti, ubbidiscono zitti, ma solo per le cose che le piacciono. Perché lo fanno? Sembrano odiarmi ma magari gli sto simpatico, ma finisco nel panico e il giorno dopo ci riprovo, ormai ho perso di vista la realtà in mezzo a tutta questa finzione, senza mappa, non posso di certo orientarmi.
Ecco come sono arrivato alla conclusione: odio me stesso.
Ma più cammino in queste strade più capisco che vadano ristrutturate, riadattate alla malattia di vita che tutti noi viviamo.
Ma poi mi fermo, respiro, mi convinco che tutto vada bene e mi addormento, come ho sempre fatto, come sempre farò. Il mio amaro respiro mi accompagna nella guerra che mi perseguita da tempo, combattere non serve più, non è mai servito.
Davide Dore