Come farsi perdonare dopo un tradimento?
Ciao, ho 26 anni, vi parlo della fine della mia relazione di 3 anni a seguito di un tradimento (mio) scoperto a giugno.
Sono passati tanti mesi, sono in terapia e sto anche meglio, ma continuo a pensare al mio lui h24.
Avevamo una relazione felice di 3 anni. Lui un ragazzo d'oro, in gamba, gran lavoratore e 100% disponibile. Negli ultimi mesi, quasi un anno, però, è stato sopraffatto dal lavoro e dai doveri familiari e ha perso di vista la relazione, dedicandomi poche attenzioni e dettando lui, in base alle sue disponibilità, i tempi da trascorrere insieme. Avevamo in progetto di andare a vivere insieme, ma anche quello è passato in secondo piano e mi sono sentita trascurata.
Io, fortemente sotto stress per la sua assenza, per le intrusioni dei familiari e per un concorso che stavo preparando, ho tradito e sono stata scoperta.
Premetto che lui è una persona molto rigorosa, di solidi principi e molto (troppo) riservato. Quando l'ha scoperto non mi ha mai "insultata", ha chiuso, ha ascoltato le mie ragioni, ha letto la mia lettera di scuse, ma è sparito dicendomi che rivedermi e parlarmi gli causava troppo dolore e che non riusciva a portare avanti le sue giornate. Ho rispettato il suo silenzio limitandomi a inviargli dei messaggi, a scrivergli una lettera sincera, allentando con il passare delle settimane la presa, ma solo per rispettare lo spazio che mi aveva chiesto. Ho sofferto tanto in silenzio. io nel mio, lui nel suo.
Così, sono passati i mesi, abbiamo mantenuto un sottile contatto, prima con me che ogni tot gli scrivevo, poi ha iniziato a farlo lui, sempre in maniera "leggera" e saltuaria quando io ho fatto qualche passo indietro.
A dicembre ci siamo scambiati dei messaggi molto belli, dove entrambi abbiamo ammesso che i nostri sentimenti non sono cambiati, ma lui non è riuscita ancora a superarla e soffre ancor di più (a suo dire) perchè mi vede soffrire e mi vede tanto pentita.
Ha pianto sulla mia spalla, mi ha chiesto scusa per il dolore che mi sta provocando, dicendomi che la sua ferita, nonostante il sentimento rimasto invariato, non è rimarginata del tutto e che sarebbe da ipocriti far finta di niente, avendo invece lui bisogno di tempo e pazienza per superarla. Si sta buttando giù pensando di non avere forze, di non potercela fare.
Io lo accetto il suo tempo e lo aspetterei ancora e ancora, ma vivo nel terrore e non so mai come muovermi, perchè lui fa in modo ogni tanto di farsi sentire presente, ma quando provo a instaurare un contatto telefonico resta molto freddo. L'unica volta che l'ho visto di persona ha voluto parlarmi, non è riuscito a far finta di niente, ha voluto proprio affrontare l'argomento per dirmi che stava molto male. è spaventato, e lo capisco.
Ho paura che il suo ragionamento si soffermi sulle sue debolezze e che non possa maturare mai un pensiero diverso.
sono 7 mesi che non mi sono mossa da dove ero. lui il mio pentimento l'ha colto, ma ora deve lavorare su se stesso e qui so di non avere potere.
E' una storia d'amore tanto bella, la storia di un uomo tradito che si scusa per il dolore che mi provoca per essere incapace di andare avanti.. ma è tanto dolorosa.
Volevo sapere cosa fosse meglio fare, so che ha bisogno di certezze e io ci sono, solo che non so come approcciarmi visto che appena mi muovo verso di lui si chiude e anche ora è lui a dettare i tempi di conversazione. Vorrei aiutarlo, vorrei contribuire senza invadere i suoi spazi.
Ho paura che nonostante il sentimento possa non farcela a superare i suoi limiti. quindi, come fare?