Salve, siamo i genitori del piccolo Dennis un bambino di 6 anni molto vivace che non sta mai fermo un momento. A scuola soprattutto e' sempre in movimento, non presta attenzione alla maestra , disturba sempre i compagni, non riesce a stare seduto, quando viene la ricreazione lui esce e va nel cortile facendo dei giochi pericolosi in modo particolare si arrampica sugli alberi, si litiga spesso con una bambina prendendola a parole e non riesce a fare un gioco tranquillo. Ha solamente un amico con cui condivide tutto e che molte volte lo invita a casa per passare un po' il tempo. Le maestre ci hanno sempre detto che Dennis e' un bambino troppo monello e che parla quasi in continuazione , quando deve fare un compito sbatte i piedi sul banco, non vuole imparare niente di nuovo, si annoia quasi sempre , non riesce a svolgere i compiti per casa e spesso piange lamentandosi fino alla fine, non ascolta la lezione , e impaziente, alcuni bambini rifiutano di giocare con lui , non rispetta nessuna regola e fa sempre quello che vuole lui, non collabora con nessuno tranne con il suo unico amico e in certi momenti viene preso in giro. Quando le maestre ci hanno raccontato i comportamenti di nostro figlio abbiamo subito pensato al deficit dell'attenzione e iperattivita' percio' siamo andati da un psicologo. Osservandolo bene il psicologo ha capito subito che Dennis soffre della sindrome dell'attenzione e allora ci ha consigliato di affiancarli una brava insegnante di sostegno in grado di aiutarlo , ma noi non ne siamo tanto d'accordo perche' abbiamo paura se viene isolato dagli altri e lo considerano un bambino incapace di fare le cose da solo anche perche' Dennis e' un bambino normale. Noi non sappiamo piu' cosa fare abbiamo bisogno di qualche supporto per cercare di aiutarlo meglio nelle sue difficolta'.
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10 GIU 2015
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Gentili Gianluca e Marta,
la vostra preoccupazione per diagnosi e comportamento problematico (oltre che per le sue conseguenze) ed il desiderio di un intervento immediato e mirato sono assolutamente legittimi e comprensibili, ma in queste situazioni è fondamentale procedere per gradi e mantenere per quanto possibile la lucidità ed il polso della situazione.
Il fatto che la problematica sia stata osservata e rilevata precocemente è un grandissimo vantaggio. Ed il fatto che voi abbiate preso in mano immediatamente la situazione pensando al benessere del vostro bambino una grandissima risorsa.
In caso di ADHD è possibile intervenire in modo efficace, ottenendo ottimi risultati e migliorando significativamente benessere e qualità della vita di bambino e genitori. L'intervento chiama in causa bambino e figure significative per il bambino.
Il lavoro con il bambino mira a migliorare le abilità di auto-controllo e gestione della rabbia; le relazioni interpersonali con genitori, insegnanti, fratelli e coetanei; il funzionamento cognitivo (memoria, inibizione, flessibilità cognitiva, attenzione, problem solving); le capacità di apprendimento e del rendimento scolastico; l’autonomia; l’autostima.
è fondamentale anche un lavoro nei contesti che quotidianamente il bambino frequenta...quindi casa e scuola.
Non si è fatto cenno a come Dennis è a casa...ma un lavoro con i genitori è molto importante. È importante incoraggiare i genitori ed aiutarli ad affrontare i sintomi del disturbo e strutturare un ambiente che possa favorire l’autoregolazione del bambino. È importante dare ai genitori l’opportunità di modificare la propria visione del figlio e di se stessi all'interno della relazione genitoriale.
I comportamenti problematici cui voi avete fatto cenno hanno come cornice la classe. È quindi utile con gli insegnanti favorire la comprensione delle difficoltà incontrate da Dennis e l’identificazione delle situazioni ad esse collegate; favorire la definizione di regole e routine scolastiche stabili e chiare; favorire la strutturazione delle lezioni e dell’ambiente scolastico in modo da non colludere con i comportamenti problematici; suggerire tecniche utili a modificare il comportamento all'interno della classe.
In tutto questo potete essere affiancati da un professionista e vedrete che i risultati non tarderanno a farsi vedere.
22 GIU 2015
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Gentili genitori, possiamo chiamarlo deficit d'attenzione o iperattività se ci inoltriamo nei percorsi delle psicodiagnosi e degli strumenti a disposizione di quest'area ma, da quanto leggo, non rilevo segni che mostrino indici patologici importanti. L'attenzione è un'attività psichica che inizia molto presto, direi già in fase neonatale ed interagisce, è messa in relazione con l'ambiente circostante e le persone principalmente implicate. attraversa molti passaggi evolutivi. La cosa primaria ritengo sia rivolgersi ad uno specialista clinico in grado di lavorare con il vostro bambino per ricostruire l'ordine storico-anamnestico principalmente interessato a quest'area. In secondo luogo ma solo allora sarà possibile pensare a come procedere. Dott.ssa Elsa Forner, Paderno Dugnano (MI)
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21 GIU 2015
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Possiamo definirlo deficit d'attenzione o iperattività o in altro modo e questo se entriamo nei parametri della psicodiagnostica e nei suoi percorsi nominativi. da quanto leggo non rilevo elementi patologici. L'attenzione è un'attività psichica che si attiva molto presto, già in età neonatale e, si presume perinatale. Si rivolte all'ambiente circostante e risponde alle sue stimolazioni. Ritengo prioritariamente necessario che possiate rivolgervi ad un buon clinico in grado di raccogliere ed interpretare le condizioni storico-anamnestiche di Dennis e del suo ambiente, interessate a quest'area. Solo allora ritengo sia possibile procedere e comprendere come e cosa fare per lui. Dott.ssa Elsa Forner
17 GIU 2015
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Gent.mi Genitori,
Non sono io sicuramente la persona più adatta per giudicare le diagnosi altrui, poiché non posso sentire l’altra collega che probabilmente avrà fatto delle sue scelte ragionate.
Ricollegandomi ai colleghi che precedentemente hanno dato le loro risposte, una valutazione accurata iniziale e su vari livelli (cognitivo, comportamentale, affettivo ed emotivo, relazionale, familiare) andrebbe affrontata sicuramente meglio con più di una figura professionale per ricoprirli tutti (es. neuropsicologo e psicologo), anche se già uno psicologo clinico con preparazione di tipo neuropsicologico può essere sufficiente, poiché sa già valutare la problematica su diversi fronti.
In queste risposte ho potuto vedere colleghe/i di varia formazione ed esperienza piuttosto preparati per affrontare la situazione, tra i quali dell’età evolutiva, di orientamento sistemico oppure cognitivo-comportamentale, tutti approcci molto validi ed efficaci.
Voi genitori comunque dovete tener presente che il sintomo che un bambino manifesta (l’iperattività come nel caso di Denis, per esempio) non è mai un problema che riguarda solo il singolo bambino, ma è un disagio che va inquadrato dentro l’ambiente di vita del bambino stesso e le sue relazioni con le figure più significative. Questo vale anche per disturbi di iperattività. Ad esempio, ci possono essere dietro a ciò problematiche nella relazione della coppia genitoriale, difficoltà nelle funzioni genitoriali-educative, ed ancora, un cambiamento improvviso che ha creato scombussolamento agli occhi del bambino, es. la nascita di un fratellino, oppure eventi traumatici sia piccoli che perpetrati nel tempo, e così via.
Spesso, come ereditato dal modello americano, si tende a risolvere tutto coi farmaci, scordandoci però che questi non risolvono la vera causa del problema. Come mi disse un amico neuropsichiatra dell’infanzia, sarebbe bene evitare di somministrare i farmaci soprattutto in così tenera età, sia per gli effetti collaterali nell’immediato che per ciò che possono causare in futuro. Si affidi ad una persona competente, ma anche sensibile ai bisogni sia del bambino quanto di voi genitori, e soprattutto che non veda nel farmaco l’unica risorsa. Inoltre apritevi ad una buona collaborazione col professionista, che è bene che coinvolga anche la scuola, per eventualmente supportare gli insegnanti, e in modo da non andare incontro a contrapposizioni psico-educazionali tra casa e ambiente scolastico.
Un In bocca al lupo per Denis e a voi genitori
Cordiali Saluti
Dr.ssa Mariaelisa Santonastaso
Psicologa Clinica e Ricercatrice
Esperta in psicopatologie dell’Apprendimento
16 GIU 2015
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Cari genitori,
c'è un aspetto non chiarito che meriterebbe un approfondimento: un bambino di sei anni ha già una vita scolastica, ma ..... non si può esaurire il suo quotidiano in quello che accade a scuola!!!!.
Allora, occorrerebbe sapere innanzitutto se quello che vi viene riferito di Dennis a scuola si manifesta anche in famiglia, nel gioco, nel rapporto abituale con i coetanei , nelle attività domestiche, nella risposta alle vostre richieste o regole.
Il secondo aspetto riguarda il periodo in cui questo comportamento si è manifestato (da sempre? da qualche anno? da quando ha cominciato la scuola? dopo un qualche evento specifico, come la nascita di un fratellino, o un trasferimento, o altro evento che possa delineare un "prima" e dopo?).
Con questi elementi di inquadramento e contestualizzazione del problema sarebbe possibile una valutazione preliminare più mirata, anche rispetto all'indicazione dello specialista da cui far effettuare eventuali indagini (se i comportamenti non sono costanti e non si producono in qualsiasi contesto, occorre una valutazione psicologica, più che neuro-psicologica o neuropsichiatrica).
In base a questo, quindi, si può delineare un'ampia variabilità di casi, che va da una semplice immaturità dell'area cognitiva (che può trovarsi sottoposta ad uno sforzo eccessivo di fronte ad una richiesta scolastica strutturata), a problematiche di ansia dovute a situazioni generali che generano inquietudine attorno e dentro di lui, a situazioni specifiche di contrasto e difficile adattamento col sistema scolastico (quasi mai dovuto a deficit o disturbi del bambino, quando si tratta di un'età così precoce!!). .
In ogni caso mi trovo concorde con la maggior parte dei colleghi nel ritenere non utile ed anzi potenzialmente controindicato il provvedimento eventuale di sostegno scolastico. Sono disponibile per ogni eventuale ulteriore chiarimento.
dott.ssa paola miele caccavale
centro polivalente per la genitorialità e l'età evolutiva. Napoli
16 GIU 2015
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Cari Gianluca e Marta,
anche io, come le mie colleghe, sono molto perplessa dalla diagnosi fatta dallo psicologo. In genere questo tipo di disturbo non viene diagnosticato prima degli 8 anni (terza elementare) e se prima di questa età c'è una sintomatologia che può essere riconducibile ad una ADHD si tende ad associarla ad un problema relazionale più generale. Il bambino si comporta solo a scuola così? o anche a casa? Ha subito dei cambiamenti importanti nell'ultimo anno? queste sono delle domande basilari su cui è fondamentale soffermarsi per comprendere il perchè del comportamento del vostro bambino. Forse sta solo attraversando il delicato passaggio dalla scuola dell'infanzia e quella primaria. Molto spesso questo è un momento che può destabilizzare il bambino che si trova a dover seguire molte più regole rispetto a prima. Vi consiglio di rivolgervi ad un altro psicologo, esperto in psicologia evolutiva o in disturbi dell'apprendimento.
Cari saluti
Dott.ssa Carla Francesca Carcione
16 GIU 2015
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Gentili genitori,dalla vostra mail viene fuori la vostra comprensibilissima preoccupazione per il benessere di vostro figlio. Non ho capito bene come è stata effettuata la diagnosi. Vi consiglierei di rivolgervi al centro di neuropsichiatria più vicino a voi per poter fare una buona valutazione testologica ed emettere una certificazione utile alla scuola. Il consiglio di affiancare al bambino un insegnante di sostegno mi sembra insolita,poiché questo tipo di difficoltà non sempre necessitano di misure così forti. Una buona diagnosi,affiancata ad una terapia cognitivo-comportamentale e una buona gestione in classe del bambino con delle tecniche idonee aiuteranno sicuramente vostro figlio a migliorare.Vi auguro di fare chiarezza sulle difficoltà quanto prima,per il benessere vostro e di vostro figlio. Cordialmente Dott. Anna Pugliese
16 GIU 2015
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Buongiorno, comprendo le Vs. preoccupazioni, è il caso di procedere a piccoli passi. Consultatevi con il Vs. pediatra per una eventuale diagnosi di disturbo dell'attenzione. Nel caso si stabilisse che Vs. figlio ha tale disturbo, le stesse insegnanti di classe sapranno come ottimizzare il tempo scuola adottando tecniche di insegnamento specifiche. Nel caso fosse concessa la possibilità di un insegnante di sostegno, cogliete tale opportunità per lavorare insieme non solo dal punto di vista didattico ma anche comportamentale.
16 GIU 2015
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Gentili signori riflettendo su quello che avete scritto penso che sia per voi necessario fare prima chiarezza attraverso una diagnosi differenziale che vi permetta di inquadrare le difficolta di Dennis nel vostro contesto familiare e in quello scolastico. L'unicità del bambino non deve essere messa da parte a scapito di una presunta patologia o vincolata ad essa tralasciando le resilienze di vostro figlio. Il mio consiglio è di rivolgervi al servizio pubblico della vostra città per una valutazione diagnostica puntuale e non osservati. Per ulteriori chiarimenti o informazioni resto a vostra disposizione. Se lo ritenete adeguato potete contattare l'AIFA che è una associazione nazionale per i genitori di cui io sono tecnico. Un caro saluto
dott.sa tomassini
11 GIU 2015
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Cari Marta e Gianluca, è evidente la vostra preoccupazione sopratutto si sente il bisogno di avere risposte e supporto adeguato. Ora mi sembra di capire che nn vi sentite soddisfatta e chiaramente il vostro timore come quello di qualsiasi genitore è la percezione che il proprio figlio possa sentirsi discriminato. Questo suo modo di essere potrebbe essere determinato da fattori di vario genere in questo momento lui sta comunicando qualcosa e bisogna che qualcuno sappia leggere questo suo bisogno. Per cui io ti suggerirei di rivolgerti ad uno psicoterapeuta familiare penso possa aiutarvi a capire meglio cosa sta accadendo. Per eventuali approfondimenti sono qui a disposizione.
Dott.ssa Rosas Maria Giovanna
11 GIU 2015
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Credo che in affanno siate voi genitori, il bambino sta segnalando che qualcosa non va in termini di apprendimento con un sintomo di tipo cognitivo , se lo psicologo ha fatto una diagnosi attenta e ha valutato la necessità di un insegnante per il bambino conviene aiutarlo a scuola altrimenti si perderà.
Sarebbe bene intraprendere un sostegno genitoriale e una valutazione relazionale che comunque in questi casi completa quella clinica e aiuta i genitori , in questi casi un terapeuta familiare potrebbe esservi utile,
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10 GIU 2015
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Buongiorno, per aiutare il vostro bambino e comprendere come poter gestire alcuni suoi comportamenti si possono utilizzare alcune semplici strategie applicabili in tutti i contesti sia a casa che a scuola!
è importante motivarlo e dargli le possibilità di arrivare a raggiungere piccoli risultati con successo! Questo aiuta sia lui che voi genitori!
10 GIU 2015
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Gentilissimi,
sulla sindrome da iperattività ci sono opinioni molto discordanti in ambito scientifico-psicologico e accese polemiche non solo sulla terapia farmacologica (che in un bambino può alterare equilibri molto delicati durante la fase di formazione della personalità), ma anche sull'esistenza della stessa sindrome; voi scrivete che vostro figlio, nonostante le difficoltà generali di relazione ha un amico e questo è qualcosa di importante a mio parere per una eventuale ipotesi diagnostica e un successivo intervento ...significa che questa irrequietezza estrema lascia uno spazio di buona espressione e contatto e che c'è possibilità per un positivo intervento terapeutico. L'iperattività di vostro figlio esprime ..a mio parere, indipendentemente dall'origine, una sofferenza (nascosta forse dalla sua irrequietezza) della quale sarebbe necessario farsi carico fornendogli un aiuto psicologico attraverso cui egli possa essere ascoltato, capito, contenuto nel suo disagio. Il mio consiglio è quindi di rivolgervi ad un terapeuta dell'età evolutiva per un'eventuale percorso psicoterapeutico.
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10 GIU 2015
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Buongiorno
non è mai facile accettare che nostro figlio abbia delle difficoltà ma da quanto scrive cardo che anche voi abbiate capito che vostro figlio ha bisogno di essere aiutato pertanto vi consiglio di rivolgervi ad un neuropsichiatra ASL che possa fare la diagnosi e fare la certificazione nella quale verranno indicati, oltre che la diagnosi, anche tutti gli strumenti compensativi e dispensativi necessari alle insegnanti per aiiutare vostro figlio. l'insegnante di sostegno non è previsto per i bambini con deficit d'attenzione almeno che non sia correlato a ritardo (cosa che non mi sembra asolutamente) pertanto vostro figli a scuola seguirà il programma della classe adattato alle sue difficoltà tra cui le pause che sono importantissime per permettergli di ricaricare le batterie. a voi consiglio un percorso di parenti training nel quale acquisire te conoscenze e consigli psico educativi su come aiutare vostro figlio a casa in tutti i suoi ambiti di vita compiti sport regole ecc....vedrete che lavorando tutti insieme riuscirete ad aiutare vostro figlio...in bocca al lupo
10 GIU 2015
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Buongiorno Gianluca e Marta
i passi che avete compiuti fin'ora vanno nella direzione giusta.
Ritengo che possiate giovare di incontri familiari grazie ai quali comprendere la sofferenza sottostante a questa iperattività del piccolo e capire come poter essergli d'aiuto. Inoltre vostro figlio potrebbe giovare di un intervento psicomotorio nel quale trovare uno spazio di sfogo e di elaborazione della propria agitazione motoria e psichica.
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10 GIU 2015
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Buongiorno, capisco la difficoltà ma mi pare che il problema si acutizzi a scuola perché vostro figlio li deve sopportare di stare nel banco seduto molte ore e quindi fa più fatica. Potreste proporre alle insegnanti di far fare dei piccoli stacchi o di dare al bambino dei piccoli compiti per muoversi di più degli altri. Dalla mia esperienza questo disturbo con l ' età passa e quindi dato chef non volete un sostegno si può ovviare con la collaborazione di tutti gli insegnanti di classe. L ' importante è non sovraccaricare il bambino.
Dott.ssa A.Bertoldi
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10 GIU 2015
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Buongiorno,
comprendo la vostra preoccupazione per il comportamento problematico di vostro figlio a scuola ma da quello che scrivete non parlate di come si comporta a casa con voi. Nella vostra lettera non dite se il bambino è ancora seguito dalla psicologa o da una psicomotricista. Ritengo sia importante che il bambino sia seguito a 360 gradi. Sarebbe utile un lavoro con il bambino per lavorare sull'autocontrollo, sull'attenzione, sull'autostima, sulle capacità relazionali, ecc..., con i genitori con colloqui di parent training per imparare a gestire meglio il bambino a casa e ad esprimere le proprie emozioni, preoccupazioni, ecc.. e con la scuola con qualche incontri con le insegnanti di classe ed eventualmente l'insegnante di sostegno che potrebbe essere di aiuto. Se si collabora tutti insieme si possono avere buoni risultati e aiutare il bambino a socializzare di più, a gestire meglio i suoi comportamenti problematici ma soprattutto a potenziare quelle che sono le sue qualità e risorse.
Auguri.
Cordiali saluti
Dott.ssa Elena Moretti
10 GIU 2015
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Gentili Gianluca e Marta, la vostra preoccupazione è assolutamente comprensibile. Quando arriva una diagnosi si può sentire, da un lato un senso di liberazione (finalmente il problema ha un nome e adesso possiamo anche sapere cosa fare), dall'altro si accompagnano tanti dubbi, incertezze e paure (ci sarà una soluzione? a chi affidarsi in questo cammino? noi genitori abbiamo colpe in quello che sta accadendo?...).
L'ADHD è una sindrome che ha un buon margine di miglioramento e può portare ad uno sviluppo personale e professionale nel futuro assolutamente normale; la fortuna di una diagnosi precoce risiede anche in questo: un intervento precoce prevede un miglioramento più rapido e con un cambiamento sensibile.
Solitamente è previsto un percorso per il bambino e uno per i genitori (il parent training), sono previsti anche incontri periodici con la scuola, in modo che si possa formare una vera e propria "squadra di lavoro". Famiglia, psicologo e scuola lavorano insieme. In questo caso la presenza di un insegnante di sostegno può essere un valido aiuto, sia come supporto alla classe che agli insegnanti, in quanto è un insegnante con una preparazione specifica. L'insegnante di sostegno, all'interno di un progetto che preveda più figure che lavorano può rimanere in classe con il bambino, in modo da non dare quella parvenza di esclusione, ma supportare il lavoro in classe.
Vi auguro buona fortuna per il vostro lavoro di genitori, che vedo essere già ben avviato, siete molto attenti al benessere del vostro bambino.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti e domande.
10 GIU 2015
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Buongiorno,
l'insegnante di sostegno e l'educatore sono un supporto per un bambino in difficoltà e in quanto professionisti si pongono generalmente l'obiettivo di aiutare il bambino ad integrarsi al
gruppo, mettendo in luce tutti i suoi punti di forza. Oltre a questo mi sento di consigliarvi un lavoro di rete tra genitori e insegnanti, in maniera tale che tutti adottino il metodo educativo più efficace, così da essere un punto di riferimento stabile e coerente per il bambino. Il bambino stesso dovrebbe essere seguito da uno psicologo che possa aiutarlo a gestire le frustrazioni e le ansie che prova nel sentirsi sempre additato come monello. Certo, anche per le insegnanti e per voi genitori non deve essere facile gestire un bambino iperattivo, ma se seguiti da un bravo neuropsichiatra infantile potrete anche valutare insieme la necessità dell'assunzione di un farmaco, che in generale nei casi più complessi si rivela molto efficace.
9 GIU 2015
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Gentili Gianluca e Marta,
è comprensibile che il comportamento del piccolo Dennis sia destabilizzante e che l'arrivo di una diagnosi faccia paura ma ci sono molti aspetti che giocano a suo favore. In primis il fatto che voi genitori siate così attenti e che questa diagnosi sia arrivata a 6 anni, il che significa che siamo in tempo per intervenire e minimizzare il danno che il disturbo può avere sul rendimento scolastico del bambino, sulla sua affettività e socializzazione. Nei casi di ADHD si rivela molto utile la terapia cognitivo comportamentale che lavora su un duplice fronte: da un lato con il bambino, mirando ad aumentare i tempi di attenzione, la motivazione al compito e i processi di socializzazione; dall'altro, attraverso il parentesi training, lavora con voi genitori, affinché possiate comprendere e modificare le circostanze che rendono più probabile che Dennis abbia comportamenti negativi senza dimenticare di gratificarlo quando invece si comporta bene.
Il mio consiglio è di non lasciarvi travolgere dalla preoccupazione ma di armarvi di buona volontà e di ottimismo perché si può fare molto.
PS Non sempre l'insegnante di sostegno si pone in rapporto 1:1, in casi come questo l'insegnante potrebbe essere un "sostegno alla classe", avvicinandosi nei momenti giusti a diversi bambini che possono averne bisogno senza che nessuno di questi venga riconosciuto come diverso dagli altri. Questo accade talvolta nelle scuole ma a volte può essere utile un suggerimento in questo verso da parte dei genitori o di un esperto.
Resto a disposizione per qualunque dubbio.
In bocca al lupo.
Dott.ssa Valentina Miceli