Come capire se è la psicologa giusta
Ho avuto il primo colloquio con la psicologa e ne sono uscita con un senso di colpa e molti dubbi. Ho trovato la dottoressa perché offre un supporto a prezzo calmeriato, purtroppo assieme ha difficoltà economiche ho problemi ad avere un giorno e un orario fisso da dedicare alle sedute, riesco a programmare in settimana in settimana,avevo già comunicato questo alla dottoressa via telefono e lei mi aveva dato comunque disponibilità a fissare un primo appuntamento. È strano, in primo luogo ho trovato una persona diversa visivamente dalla foto che aveva e questo mi ha spiazzato, credo di averla scelta anche perché mi sembrava accogliente ma non lo è stata o meglio io non l'ho percepita così, e va bene non è detto che debba esserlo e soprattutto sono consapevole che non è è detto che sia quello necessario. Ho fatto fatica, pensando a posteriori a dire le cose non perché mi interrompesse spesso, ma perché mi sono sentita a ruota libera e su alcune cose che per me erano importanti non sono riuscita a soffermi perché lei mi ha riportato ad altro (mi ero segnata la sera prima le cose che volevo dire per evitare di essere sopraffatta dalle emozioni e di non riuscire a comunicare bene il perché ero lì). Di fatto durante la seduta ha detto una cosa giusta e vera ovvero il fatto di non finire le cose ( anche se ripensandoci adesso c'è solo una cosa che non ho finito, il resto sono finite, male, ma finite) e quando abbiamo parlato dei prossimi appuntamenti, come mi aveva accennato a telefono mi ha detto che per lei è importante vedersi almeno una volta alla settimana,riferendole delle mie preoccupazioni legate sia al fattore economico ( lei mi ha detto di non potere abbassare il prezzo ma io non le ho chiesto di farlo) , sia alle mie difficoltà di esserci sempre tutte le settimane, mi ha detto che lei non lavora così che, per lei così è inutile e non ha senso facendo riferimento al non finito e che devo rinunciare a qualcosa (attualmente la mattina sono occupata a studiare per concorso e accompagnare mia madre a fare terapie e preparare le lezioni per i ragazzi con cui lavoro il pomeriggio) ma questa frase mi ha riportato a due episodi della mia vita in cui in entrambi casi le persone che avevo di fronte mi parlavano e agivano come se fosse per il mio bene ma fingevano pensando al proprio interesse e sminuendo l'importanza delle mie decisioni. Non ho fissato un altro appuntamento perché eravamo in ritardo è arrivato un altro paziente e mi ha accompagnato alla porta mi ha solo detto facciamo questi incontri conoscitivi e poi vediamo. Tutto questo mi ha confuso perché sono cospevole di aver bisogno della terapia, ma questa modalità, queste parole mi hanno fatto sentire in colpa verso me stessa come se io non volessi prendermi cura di me e che la persona che dovrebbe aiutarmi in questo percorso non dia valore al mio tempo a quello che faccio, che mi riporta ad uno dei problemi che mi spinto ad andare in terapia.
Io in questo caso che strumenti ho per capire se questa cosa è deleteria per la terapia o se è un fastidio che provo rispetto ad una mia difficoltà e quindi da superare.Ho la sensazione che lei più che qualcuno che mi aiuta a raccogliere i cocci e dargli un senso sia un muro contro cui devi andare a sbattere e romperti, solo che io mi sento già rotta e ho paura di frantumarmi in pezzi ancora più piccoli.
Sicuramente ne parlerò con lei ma ho paura di non avere gli strumenti per capire quale sia il terapeuta giusto per me e non so se queste sensazioni siano un qualcosa di negativo o positivo.
Come fare?