Buongiorno, pongo questa domanda per avere qualche delucitazione e strateggia per poter aiutare dei miei familiari. Un fratello anzitutto soffre di depressione, o almeno credo, ma non ne vuole sapere di psicofarmaci ne di psicoanalisi, ha fatto tanti corsi di medicina alternativa, ma non credo gli siano giovati e molto, almeno da quello che so, accusa molto la famiglia dei suoi insuccessi, studia ma è molto in ritardo, non ha le idee chiare su cosa deve fare, è molto aggressivo e arrabbiato con tutti, soprattutto con i familiari, non abbiamo dialogo e non saprei su cosa impostarlo, sa solo attaccare e aggredire anche se tuttavia è abbastanza intelligente e ama conoscere nuove cose, tuttavia è anche un po' presuntuoso e arrogante e spesso e convinto che gli altri non possano suggerirgli nulla, litiga soprattutto con mia madre, che è l'altra vittima che non so come aiutare, lei fa uso di qualche psicofarmaco a base di escitalopram ma non vuole fare psicoterapia, ha un vissuto disastroso con la sua famiglia, e ormai vede la sua vita solo in funzione dei successi o insuccessi dei figli, cerco di ascoltarla come posso ma certe volte l'aggredisco anch'io, meno sicuramente di mio fratello che credo la faccia stare molto in ansia perchè non fa altro che rimuginare sul suo passato ed accusare i miei genitori dello stato in cui si trova, non vive in casa ma fuori lontano, chiedo come potrei fare per convincere mia madre a rivolgersi anche ad un psicologo che possa aiutarla, e come fare in modo che mio fratello possa superare il suo stato senza che se ne accorgo, ovvero intendo dire se esistono in Lombardia e/o Emilia Romagna o altre regioni del centro nord-ovest, qualche struttura di aiuto che non si faccia accorgere dal malato, grazie e saluti.
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2 APR 2013
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Gentile Romeo,
non esistono strutture come quelle da lei ricercate perchè i nodi principali della psicoterapia sono la consapevolezza e la presa di responsabilità rispetto alla propria vita. L'unica cosa che può fare è lavorare lei per primo su di sé per accettare i suoi familiari e per conviverci nel miglior modo possibile. Purtroppo non si può aiutare chi non si vuol fare aiutare ma, al massimo, si può dar l'esempio migliorando la qualità della nostra vita e raccontando la nostra esperienza di percorso personale.
Cordiali saluti
Dr.ssa Federica Parri
27 GEN 2014
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Egregio signor Matteo,
Gentile signora Paola,
di solito lo psicoterapeuta di orientamento "cognitivo comportamentale" si occupa anche di persone che vogliono aiutare altre a curarsi, ma pensano di non aver bisogno di una cura in quanto sono convinte di stare bene. Chi sta male sono sempre gli altri!!
Si tratta per chi ha a cuore la salute del proprio congiunto, di intraprendere un percorso di consulenza di psicologia cognitivo comportamentale per apprendere strategie pratiche (attraverso simulazioni di role playing) che portino la persona sempre più vicino allo studio professionale dello psicoterapeuta, passo dopo passo. Quindi si tratta di iniziare una serie di consulenze ad obiettivo concreto per aiutare praticamente la persona che pensa di non aver bisogno di curarsi.
paolo zucconi sessuologo clinico e psicoterapeuta comportamentale a udine (in friuli venezia giulia)
3 APR 2013
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Gent.le Matteo,
dalle sue righe non mi è ben chiaro se lei vive nel nucleo familiare o no. Al di là di questo, mi sembra che questa situazione piuttosto intrisa di conflitti e malessere si riperquota molto su di lei, com'è naturale, essendo la sua famiglia d'origine.
Ha ragione quando sottolinea che l'aiuto farmacologico non basti da solo per sua madre e che anche suo fratello avrebbe bisogno di essere aiutato, aldilà dei corsi di medicina alternativa che frequenta.
Non esistono però nè centri, nè specialisti, nè strutture che possano lavorare terapeuticamente in assenza di motivazione della persona in questione: già a volte averne poca non è sufficiente perchè la psicoterapia abbia effetti. E non solo la psicoterapia, ma ogni cura!
Il punto è: se si pensa che le difficoltà siano da imputare agli altri (genitori, famiglia, relazioni, medici, farmaci ecc) e il percorso di cura sia responsabilità (merito o causa) degli specialisti, il cambiamento, in ogni senso , non avviene. Non ci si muove di un passo.
Perciò, mi rivolgo a lei Matteo: si prenda cura di questa situazione che la fa soffrire in primis, in se stesso. Cerchi aiuto e sostegno personalmente, presso un/a collega a lei vicino.
un cordiale saluto
2 APR 2013
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Gentile Romeo,
quello che descrive sembra una situazione molto gravosa per suo fratello e per sua madre, ma anche per l'intero sistema familiare: quello che appare più chiaro è che lei stesso sembra subire le ricadute emotive di questa situazione molto critica.
I percorsi di psicoterapia (integrati con una adeguata terapia psicofarmacologica nel caso di una precisa indicazione su base diagnostica) si rivelano utili ed efficaci quando si parte con una buona motivazione, ovvero quando la persona stessa avverte un bisogno, una necessità di tipo terapeutico e si sente pronta ad intraprendere un cammino molto utile, ma anche faticoso ed impegnativo.
Al momento sembra che i suoi familiari non si sentano pronti a seguire questo suo suggerimento (peraltro molto indicato), quindi accogliendo la sua preoccupazione per la salute dei suoi familiari, penso che potrebbe rivolgersi personalmente ad uno specialista per un intervento di sostegno che, in situazioni come queste, potrebbe aiutarla molto a delineare meglio la situazione creatasi e ad orientarla nelle sue decisioni.
2 APR 2013
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Gentile Romeo,
le preoccupazioni per i suoi familiari sembrano davvero tante ed emerge dalle sue parole la grande fatica che lei affronta si può dire quotidianamente nel gestire le problematiche della sua famiglia. Per questo le suggerirei di rivolgersi in prima persona ad un professionista, innanzitutto per trovare un suggerimento mirato su come coinvolgere e motivare i suoi familiari a chiedere aiuto, e in secondo luogo per trovare anche per se stesso uno spazio di ascolto e di supporto. Se lo desidera rimango a sua disposizione. Un cordiale saluto, dott.ssa Lucia Mantovani, Milano
2 APR 2013
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gentile Romeo,
non specifica se lei vive all’interno del nucleo familiare né della presenza o assenza di suo padre e che tipo di figura è o è stata.
Se suo fratello si ostina a voler fare da sé non potete obbligarlo ad entrare in terapia. Mentre, potrebbe essere più facile con sua madre. Provi a parlarle esprimendo il dolore che prova nel vederla così affranta e suggerirle di andare insieme da uno psicoterapeuta. In questi casi suggerisco un tipo di terapia sistemico-familiare, che prevede la partecipazione di tutta la famiglia e, quando un membro mostra resistenza a partecipare, l’intervento si pone in forma indiretta nei confronti di questo. Nel prendersi cura della sua famiglia mostra grande sensibilità e responsabilità e credo che il confronto con un professionista possa alleviare il grande impegno che ora grava solo sulle sue spalle.
Un saluto
Dott.ssa Cristina Mencacci
2 APR 2013
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Caro Romeo, non si può aiutare, purtroppo, qualcuno che non vuole, e non esistono strutture che possano aiutare una persona se questa persona non lo vuole. provi a suggerire l'opzione di un aiuto psicologico ai suoi parenti con molta discrezione, ma non può fare nulla per cambiare la loro volontà.