Come aiutare un paziente bipolare

Inviata da Lavitamia23 · 4 feb 2025 Disturbo bipolare

Buongiorno a tutti.
Sono figlia di un paziente bipolare di 66 anni scoperto solo 4 anni fa. L’esordio è stato un episodio di euforia, in cui in pochissimo tempo ha iniziato a cambiare il suo carattere, diventare espansivo (fin troppo), iniziare a spendere tutti i suoi soldi a nostra insaputa, contattare donne per poter avere un ricambio sessuale, scappare via di casa e poi tornare solo dopo che non aveva più soldi. tornava solo per chiederli. Episodi di violenza nei confronti di mio fratello perché secondo lui era disubbidiente.
Mia madre ha contattato un neurologo, che dopo due colloqui con lui (portato a sua insaputa), ha dichiarato un disturbo bipolare.
Gli ha prescritto Depakin e Olanzapina, che noi gli abbiamo dato facendogli credere che fossero per la sua insonnia (dormiva 1/2 ore a notte, neanche più sul letto ma sul divano) e grazie a questi farmaci la situazione è tornata progressivamente stabile. Ho riavuto il piacere di stare con mio padre per quello che è realmente.
Dopo un annetto è sorto un episodio depressivo, che dura ancora oggi. Lui non sa di avere questo disturbo, ma nel frattempo ha sospeso i farmaci senza motivo. In tutto ciò il neurologo ha detto che per lui era meglio sospenderli, lo avrebbero aiutato a stare meglio.
Ad oggi non si alza dal letto, mangia poco e non parla per niente. Alla mia richiesta di andare da qualcuno che lo possa aiutare non ho avuto risposte, anzi, un peggioramento della sua depressione. Mia madre ha provato a fargli fare una videochiamata con uno psicologo ma ha rifiutato e chiuso il telefono.
La mia domanda è.. come possiamo aiutarlo? Ha senso dirgli il disturbo di cui soffre? Insistere sull’andare da uno specialista? Siamo disperati anche per la paura di un’altra incursione di un episodio maniacale. Forse la consapevolezza di avere questo disturbo potrebbe aiutarlo a farsi aiutare?
Vi ringrazio per le eventuali risposte

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Miglior risposta 5 FEB 2025

Situazione davvero complessa e dolorosa. Da quello che scrivi, sembra che tuo padre non abbia accettato la diagnosi e che il suo livello di consapevolezza sulla propria condizione sia molto basso. Questo è abbastanza comune nei disturbi bipolari, specialmente in chi vive episodi maniacali senza percepirli come problematici.

Come potete aiutarlo?
Non forzarlo, ma mantenere una presenza costante. Forzare una persona in uno stato depressivo può peggiorare il ritiro sociale. L'obiettivo dovrebbe essere quello di fargli sentire che non è solo, ma senza pressioni eccessive.

Capire il suo punto di vista. Se per lui la sua condizione non esiste, dirgli apertamente che ha un disturbo potrebbe non essere utile, anzi potrebbe aumentare il rifiuto. Potreste provare a parlargli del suo stato senza etichette, tipo:
"Papà, ci preoccupiamo perché da un po’ di tempo ti vediamo giù e ci manchi. Possiamo fare qualcosa per aiutarti a stare meglio?"

Valutare un intervento indiretto: se rifiuta il contatto con uno psicoterapeuta, potreste chiedere aiuto voi come familiari per ricevere indicazioni pratiche su come gestire la situazione.

Monitorare segnali di un possibile nuovo episodio maniacale. Se dovessero emergere segnali come insonnia, agitazione, spese eccessive, idee grandiose, sarebbe il caso di intervenire tempestivamente.

Purtroppo, il disturbo bipolare è una condizione che spesso richiede un equilibrio delicato tra farmaci, supporto psicologico e accettazione della malattia, e non sempre il paziente è pronto ad accettarlo.

Se la situazione peggiora, potrebbe essere necessario valutare anche un intervento sanitario (TSO), ma questa è una misura estrema.

Dott. Mirko Manzella Psicologo a Trieste

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5 FEB 2025

La situazione che descrivi è molto complessa e delicata, perché coinvolge non solo il benessere di tuo padre ma anche la stabilità della vostra famiglia. Essendo il disturbo bipolare una patologia cronica con fasi alterne di mania e depressione, la sospensione dei farmaci può essere estremamente pericolosa, aumentando il rischio di una nuova fase maniacale o di un peggioramento della depressione.

### **Come potete aiutarlo?**

1. **Capire se è consapevole del suo stato**
Dal momento che lui non sa della sua diagnosi, è possibile che percepisca il suo malessere senza comprenderne la causa. La mancanza di insight (cioè la capacità di riconoscere la propria malattia) è comune nei disturbi bipolari, quindi farglielo capire in modo diretto potrebbe non essere efficace e addirittura scatenare rifiuto o ostilità.

2. **Parlargli della sua salute senza etichettarlo**
Se gli dite direttamente: *"Hai un disturbo bipolare e devi curarti"*, potrebbe chiudersi ancora di più. Potrebbe essere più utile un approccio graduale, del tipo:
_"Abbiamo notato che ultimamente ti senti giù e ci preoccupiamo per te. Forse parlare con qualcuno potrebbe aiutarti a stare meglio."_
Se l’idea dello specialista lo spaventa, potete iniziare con il medico di base, che potrebbe essere più accettabile per lui.

3. **Valutare un intervento indiretto**
Se non vuole andare da uno specialista, potreste provare a contattare il neurologo o un altro psichiatra voi stessi e spiegare la situazione. A volte si può trovare un modo per coinvolgerlo senza farlo sentire costretto.

4. **Monitorarlo attentamente**
Il rischio maggiore è che la depressione si aggravi, portandolo a comportamenti autolesionistici o al ritorno di un episodio maniacale. Se vedete segnali di allarme (mancanza totale di energia, rifiuto del cibo, discorsi sulla morte o sulle proprie inutilità), dovete contattare immediatamente un medico.

5. **Insistere sui farmaci, ma con cautela**
Dal momento che in passato li ha assunti inconsapevolmente e hanno funzionato, potreste valutare con uno specialista se sia possibile un approccio simile. Tuttavia, la decisione di riprendere i farmaci non dovrebbe essere presa senza il supporto di un medico.

### **Ha senso dirgli che è bipolare?**
Dipende. Se è in una fase depressiva grave e rifiuta qualsiasi aiuto, la rivelazione della diagnosi potrebbe peggiorare il suo stato, facendolo sentire “malato” o senza speranza. Tuttavia, se riuscite a trovare un momento in cui è più lucido e disponibile al dialogo, potreste introdurre il discorso gradualmente, magari parlando di persone che vivono con il disturbo e conducono una vita serena grazie alle cure.

### **Insistere per uno specialista?**
Sì, ma con sensibilità. Più che imporre, provate a proporre alternative. Potrebbe essere più disposto ad accettare un colloquio se lo vede come un aiuto per sentirsi meglio e non come un obbligo imposto dalla famiglia.

Se la situazione continua a peggiorare, valutate la possibilità di un ricovero volontario o assistito, soprattutto se il rischio di un episodio grave diventa concreto. So che è difficile, ma non siete soli: ci sono servizi psichiatrici territoriali che possono supportarvi.

Dott. Fabrizio Toti Psicologo a Todi

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5 FEB 2025

Salve, percepisco tutta la preoccupazione, lecita, con cui scrive. Credo che possa essere utile rivolgersi a un professionista al fine di affiancare una supporto di tipo psicologico a quello farmacologico in atto. La terapia psicologica può, tra le altre cose, aiutare suo padre e voi familiare ad individuare i campanelli dall'allarme da tenere in considerazione oltre a valutare le modalità di informare suo padre del disturbo bipolare che gli è stato diagnosticato. Riguardo a ciò non credo, onestamente, che tenerlo all'oscuro possa giovargli.
Resto a sua disposizione,
un caro saluto.

Dott.ssa Mara Iannone

Dott.ssa Mara Iannone Psicologo a Napoli

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5 FEB 2025

Salve, capisco molto il disagio da Voi sperimentato. Parlate con questa persona al fine di potersi far aiutare nel mantenere un equilibrio di affettività e sentimenti suscitati da eventi esterni e interni. E' importante che la persona lavori su suo umore di fondo in modo tale da poter arrivare ad un equilibrio tra up e down.
Un carissimo saluto
Dott. FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice Psicologo a Roma

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5 FEB 2025

Buongiorno,
Comprendo la sua preoccupazione circa il disturbo che suo padre manifesta. Mi sembra però che al momento non ci sia una presa in carico della situazione a livello psichico. I farmaci stanno aiutando ma sarebbe forse necessario che suo padre potesse fare un consulto presso uno psichiatra e poi vedere se ci sono i margini per una psicoterapia. Lo psichiatra può essere contattato presso un presidio sanitario pubblico, i cosiddetti Centri di Salute Mentale, l’acronimo è CSM. Ogni municipio in Italia ha un suo presidio di tal genere e quindi potete rivolgervi a questi uffici ASL.
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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5 FEB 2025

Salve cara. Leggerti mi ha immersa nella tua condizione di figlia che ad oggi si è purtroppo ribaltata.
Mi domando come mai gli specialisti che avete sentito non abbiano pensato che fosse meglio essere onesti con tuo padre, perché questo sicuramente lo aiuterebbe ad avere un po più chiarezza. Il disturbo bipolare è una condizione sicuramente molto pesante, ma la persona può e deve responsabilizzarsi circa il suo funzionamento. Dunque, ad oggi ti dico che è necessario che i medici che lo seguono facciano questo passo avanti. Si può far leva sui dati di diffusione di questo disturbo, sulle modalità di gestione per alleggerire il peso di un possibile giudizio o di vergogna che tuo padre potrebbe provare.
Spero che questo messaggio possa farti un po’ di forza, rimango a disposizione per qualsiasi consulto e ti auguro anche di perseguire la serenità che meriti.
Dottoressa Anna Elena Comune

Dott.ssa Anna Elena Comune Psicologo a Roma

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5 FEB 2025

Buongiorno potreste chiamare uno psichiatra
A casa.
Il suo papà ha bisogno prima di farmaci e poi di uno psicoterapeuta.
Dottoressa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
Roma

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

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