Sono in terapia da 4 anni, il problema iniziale era l'ansia soprattutto nei confronti della salute o eventuale morte di mia madre. Nel tempo sono venuti fuori altri problemi relazionali. Sono una persona insicura e chiusa, il mio terapeuta mi ha suggerito di scrivergli su w app fra una seduta e l'altra, ma da semplice sfogo la cosa si è spostata anche su scambi amichevoli e scherzosi, all'inizio mi faceva piacere ed aiutava la mia autostima, ma avevo anche la sensazione che le risposte del terapeuta fossero spesso guidate dell'umore del momento e quindi mi trattasse a volte con sufficienza e la cosa mi infastidiva, anche perché se non l'avesse impostata lui cosi, per me sarebbe stata solo una valvola di sfogo e di grande aiuto. Ne abbiamo parlato spesso e lui ha sempre negato di aver commesso degli errori "sforando" ieri mi ha detto che la chat non è stata un errore, ma che non va bene che rimaniamo in contatto continuo fra una seduta e l'altra quindi non leggerà più i miei messaggi e mi ha tolto in un momento in cui sto molto male l'unica cosa che mi dava sollievo, scrivergli per sfogarmi. Mi ha detto anche che ha fatto in modo in questi anni che io mi legassi e affezionassi molto a lui, quasi come a mia madre, così distaccandosi io proverei un dolore simile al lutto per la sua perdita e questo dovrebbe essermi di aiuto quando succederà. Io questa cosa la trovo mostruosa ed inutile, sto male perché mi sento usata ed il risultato non è certo quello che si aspettava, l'ansia nei confronti di mia madre è li e in più ho perso totalmente la mia autostima e la fiducia nel genere umano.
È davvero un tipo di terapia per risolvere il mio problema questo? O solo una serie di errori e tentativi che mi hanno gettato ancora di più nel baratro della depressione? Perché ora la diagnosi è questa ed io non so più cosa fare e se ho sbagliato ad affidarmi a questa persona.
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21 GEN 2019
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile Angela,
So che alcuni orientamenti terapeutici sfruttano molto il legame di dipendenza che si crea nella relazione terapeutica, però non ho dimestichezza con questi approcci e non so dirle quali siano (e se ci siano) I presupposti teorici per operare come sembra che abbiano operato nel suo caso.
Comunque che siano errori, disattenzioni o anche una procedura terapeutica ritengo che sia necessario un rapporto di fiducia con la persona dalla quale si é in terapia. Potrebbe esser da capire se questa rottura sia tanto profonda da non permettere più di fidarsi o sia una ferita dalla quale si possa imparare qualcosa con l'aiuto del proprio terapeuta.
Non sono domande alle quali possa rispondere io, mi spiace non poterle dire di più ma ho una formazione professionale davvero diversa, magari un collega che non svolga terapie brevi potrebbe dissiparle qualche dubbio in più.
Le auguro di risolvere le sue perplessità ed i suoi problemi,
Marco Tagliagambe
Psicologo/psicoterapeuta
Firenze, Empoli, S. Miniato
22 GEN 2019
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Gentile Angela, noi psicologi dobbiamo evitare, come prescritto dal nostro Codice Deontologico, di dare giudizi negativi nei confronti dei Colleghi, se non in casi seri. Ma appunto in questo caso è evidente, direi lapalissiano, che il suo terapeuta ha commesso diversi errori, tutti molto gravi. Detto questo non intendo che abbia agito in cattiva fede o per farle del male, però gli errori restano. Il rapporto psicoterapico non è, e non deve mai essere, una amicizia a pagamento! Noi possiamo provare affetto nei confronti di chi viene da noi, ma dobbiamo evitare, come la peste, di creare un rapporto di dipendenza! E non mescolare mai rapporti professionali con rapporti personali. I messaggi sui social sono assolutamente sconsigliati, peggio ancora se frequenti. Ci si sposta dal piano della terapia a quello dell'amicizia, capisce? Ed implicitamente si ammette di essere incapaci come terapeuti. L'ammissione del professionista, di aver agito in modo di creare un legame di affezione, è gravissima, da denuncia. Peccato che qui da noi i provvedimenti contro gli psicoterapeuti siano rarissimi, pertanto la credo una strada poco utile. Però lei compie un grave errore a perdere fiducia nel genere umano. Per ogni terapista incapace ce ne sono almeno dieci buoni, ed alcuni veramente bravi. Prosegua la terapia altrove, e magari fissi un primo incontro con almeno tre di noi. Un cordiale saluto
dr. Leopoldo Tacchini
21 GEN 2019
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Angela, non è nè tecnicamente nè deontologicamente corretto esprimere giudizi sull'operato di un collega.
Stà a Te valutare se senti di poter ancora affidare il Tuo benessere psichico ed esistenziale al Tuo attuale terapeuta. Se, nonostante le sue spiegazioni non senti più quella fiducia profonda che è la fondamentale premessa per un proficuo lavoro terapeutico, bè allora non c'è niente di male a cercare un altro professionista.
Un caro saluto.
Dr. Marco Tartari, Roatto Asti