Salve, ho 38 anni e da molti, troppi anni, soffro di ossessioni che generano forte ansia e inquietudine. Credo di avere anche una depressione di fondo. Per oltre dieci anni ho fatto uso di psicofarmaci, a dosi leggere, principalmente paroxetina. L'anno scorso, sentendomi meglio e seguito da uno psichiatra ho smesso di assumere farmaci. Per sei mesi tutto bene, ma poi nuovamente i disturbi si sono ripresentati, in forma più accentuata. L'idea di tornare sotto farmaci mi terrorizza e perciò ho provato la strada della psicologia. Sono stato indirizzato verso la terapia sistemico-relazionale, ma dopo quasi un anno, i risultati sono quasi inesistenti. Ora sto pensando alla cognitivo comportamentale. Può essermi d'aiuto? Vivo in Calabria. Grazie.
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13 SET 2017
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Buongiorno Antonio, sarebbe utile capire come mai la psicoterapia, durata un anno, abbia prodotto risultati "inesistenti". In modo da vedere se c'è qualcosa nel come lei affronta una relazione (in questo caso terapeutica, ma il discorso dovrebbe essere generalizzabile anche agli altri tipi di relazioni importanti della sua vita) che ostacola il processo clinico. Le dico questo perché non è importante (anche se qualche collega potrebbe dirle altro) il modello terapeutico, quanto l'aggancio relazionale terapeuta-paziente. Questo è il primo parametro cui dovrebbe fare attenzione quando farà il prossimo primo colloquio, di qualunque terapia.
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma
19 SET 2017
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Buongiorno Antonio,
sono del parere che il problema non sia il tipo di terapia a far conseguire un buon risultato terapeutico, ma molte altre variabili, tra cui quella relazionale con il terapeuta.
Se desidera cambiare terapeuta e approccio faccia pure,ma stia attento a non correre il rischio di credere che sia il terapeuta (come i farmaci nella precedente cura) a dovere fare per lei.
La psicoterapia richiede una grande responsabilità di cura.
Le auguro di trovare la serenità il prima possibile,
cordiali saluti
13 SET 2017
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Gentile Antonio,
sicuramente la terapia cognitivo comportamentale è un ottimo approccio per il disturbo d'ansia.
In alcuni casi la combinazione di approccio farmacologico, in fase iniziale, congiuntamente con il setting psicologico sono forieri di esiti positivi
I risultati ottenuti tuttavia, indipendentemente dalla metodologia, sono strettamente correlati alla sua modalità di approccio e dalla fiducia che ripone nell'alleanza terapeutica.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Vanda Braga
13 SET 2017
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Buongiorno Antonio,
Da terapeuta cognitivista posso dirle che questo trattamento è molto utile e valido a sviluppare strategie per gestire ansia e oscillazioni dell'umore. È un trattamento utile anche nel prevedere le ricadute e aumentare le risorse di resilienza di fronte a nuovi periodo di stress che eventualmente si presenteranno.
Se ha bisogno di un riferimento nella sua città può contattarmi in privato o consultare i terapeuti disponibili iscritti alla SITCC (Società Italiana Terapia Cognitivo-Comportamentale).
13 SET 2017
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Gentile Antonio,
sicuramente l'approccio cognitivo-comportamentale è il migliore per trattare il suo tipo di problema. Bisogna valutare però una serie di variabili, per poter essere sicuri del suo successo. Consideri anche che in alcuni casi è bene affrontare il problema con un approccio congiunto ovvero combinando la psicoterapia con il sostegno farmacologico.