Cambio facoltà e sfiducia in se stessi

Inviata da Gianfilippo · 22 feb 2017 Orientamento scolastico

La settimana prossima si concluderà il mio primo fallimentare semestre all'università di ingegneria. Sulla scia di una maturità classica con il massimo, ho deciso di immatricolarmi qui perché pensavo di essere fatto per le materie scientifiche e che impegnandomi non avrei avuto problemi e invece non è stato così. Già a metà corso, ho incominciato a vacillare e dopo poco non seguivo più. Non capivo nulla a lezione e anche a casa, imparavo a memoria senza capire veramente i concetti. Gli esami ovviamente non li ho fatti, non avendo passato nemmeno le prove intermedie e ora voglio cambiare facoltà. Il problema è che non ho più fiducia in me stesso e penso che ovunque io vada, sarò destinato al fallimento. Tutti mi dicono che sono in gamba, anche i miei risultati scolastici lo confermano ma è bastato un semestre per diventare ai miei occhi un totale imbecille. I miei genitori non mi dicono nulla, sono fantastici, ma io mi sento in colpa. Passo le giornate a informarmi su tutte le facoltà e a volte facendo finta di studiare materie qualsiasi. Pensavo di andare a lettere antiche, lì almeno dovrei avere già le basi, ma so che non è una passeggiata: inoltre penso di tradirmi. Il me liceale non avrebbe mai preso in considerazione una facoltà umanistica, pensava di fare medicina o ingegneria e adesso questa scelta mi sembra dettata più dalla mia scarsa autostima che da un sincero interesse. Ho sempre studiato senza problemi, non è mai stato un peso, adesso invece non ho più voglia. Non mi riconosco più. Uno psichiatra, amico dei miei, si è offerto di aiutarmi e infatti sto andando da lui. Ogni volta che finiscono i nostri incontri mi sento meglio, ma il me sicuro di sè al liceo sembra un miraggio. Inoltre anche se iniziassi a seguire i corsi a lettere (cosa che farò ma più per tranquillizzare i miei che per me), ho perso metà anno e già adesso sono sicuro di non poter recuperare gli esami che non ho seguito e anche se decidessi di seguirli di nuovo l'anno prossimo il mio percorso sarebbe del tutto scombussolato, avrei sempre qualche esame alle spalle da seguire. Il mio stesso psichiatra, mi ha detto che lettere non è una passeggiata e che conosce ragazzi che studiano dalla mattina alla sera: quando l'ho sentito, mi si è stretta la gola. Eppure era quello che facevo anche io al liceo, ma adesso mi sembra tutto impossibile. Lui mi aveva proposto di prepararmi per i test di medicina e poi decidere definitivamente a settembre, ma io, oltre a non ritenermi all'altezza di questa facoltà, ho paura di scegliere un'altra facoltà che non sia medicina e di sprecare altro tempo prezioso. Inoltre con che faccia potrei guardare i miei e dir loro, dopo mesi di preparazione al test, di volermi iscrivere a lettere? Questa poi è una facoltà, più delle altre, che si intraprende per passione verso le materie (visto i pochi sbocchi che la caratterizzano) e io sicuramente non sarò all'altezza dei miei colleghi che fanno quello che gli piace e ne sono convinti. D'altronde sia il lavoro di medico che quello di insegnante mi interessano (l'idea di ricevere un paziente, ascoltarlo, spiegargli cosa ha e iniziare una terapia mi affascina ma come anche entrare in una classe e spiegare un argomento. Sarei un alunno con gli alunni.) ma nel primo caso mi sento inadeguato e nel secondo mi sento anche poco interessato alle materie. L'idea di non fare l'università è fuori discussione, compagni del liceo che non aprivano libro ora prendono 30 e io mi chiedo come diavolo sia possibile che io, che mi alzavo anche alle 5 per ripetere prima di un'interrogazione, abbia perso tutta la mia autostima e la mia voglia di fare. Comincio anche a dubitare di tutto ciò che ho conseguito finora, pensando che in realtà non valga nulla, come me del resto. Iscrivermi di getto senza pensare ad altro potrebbe essere una soluzione? Oppure dovrei seguire ciò che dice il mio psichiatra e decidere a settembre? Non so davvero cosa fare, ho anche perso il piacere delle piccole cose, come osservare il cielo stellato di notte o respirare la brezza fresca della mattina o anche suonare il pianoforte. Tutto ciò può durare massimo pochi secondi, per poi essere rimpiazzato dal pensiero dell'università e del mio futuro che incombe e che non sto costruendo.

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Miglior risposta 23 FEB 2017

Buongiorno Gianfilippo,
di getto mi sento di rivolgerti una domanda: è la prima volta che ti succede di non raggiungere un obiettivo? Ti chiedo questo, perchè a volte succede che quando riusciamo sempre con il nostro impegno a raggiungere le mete che siano prefissati e poi cadiamo, facciamo fatica ad accettare quella caduta, che invece può fare parte del nostro percorso di vita. Al termine di un ciclo di studi dobbiamo prendere decisioni senza conoscere perfettamente ciò che sarà e nei mesi successivi verifichiamo la nostra scelta, che a volte si verifica poco giusta per noi. C'è chi vive questa esperienza alle superiori, c'è chi la vive all'università e c'è chi la vive nel percorso post universitario quando si confronta direttamente con il mondo del lavoro. A te è successo adesso all'università e ti è crollata tutta la sicurezza e la stima di te. Ma tu sei sempre Gianfilippo: non giudicarti in termini di voti e di prestazioni, la tua capacità di discernimento è intatta e il tuo acume anche: hai conosciuto meglio gli studi di ingegneria hai appurato che non facevano per te. Il liceo classico ti prepara allo studio ed alla riflessione. Fai una scelta sulla base della tua passione e non della facilità degli studi, scegli partendo da quello che ti piace fare e da come ti vedresti e prenditi piuttosto del tempo per elaborare il fatto che a volte quando si deve tornare sui propri passi e cambiare strada non è perchè non si vale nulla o si è incapaci, ma piuttosto perchè si stanno affrontando gli ostacoli della vita. Coraggio, Gianfilippo, ricordati che sei sempre tu.
Dott.ssa Maura Lanfri

Dott.ssa Maura Lanfri Psicologo a Forlì

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23 FEB 2017

Caro Gianfilippo,
leggendo la sua lettera ho avuto la sensazione che vi fosse un elemento determinante alla base di ciò che racconta, ovvero le sue aspettative su sè stesso. Forse, complici anche gli anni del liceo, ha iniziato a nutrire aspettative piuttosto elevate circa il proprio futuro e questo intoppo l'ha portata e rivederle pesantemente. In questo senso si spiegherebbero la sensazione di fallimento e la scarsa autostima che l'accompagnano oggi.
Forse si tratta di rivedere queste aspettative facendo rientrare nelle possibilità anche gli intoppi, le delusioni,i fallimenti e trovando un modo per poter fronteggiare tutto questo senza mettersi in discussione nella sua interezza, d'altronde l'aspetto scolastico è solo uno dei tanti aspetti che la caratterizzano.
Ultimo appunto che le faccio è rispetto allo psichiatra che la sta seguendo: non sono informata circa il codice deontologico degli psichiatri, ma per quanto riguarda gli psicoterapeuti non è possibile assistere un familiare o conoscente. D'altra parte deve valutare anche lei se, dato il rapporto di confidenza familiare, si sente di poter dire davvero tutto a questo professionista, in caso contrario potrebbe giovarle maggiormente l'aiuto di uno psicoterapeuta esterno.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,

Annalisa Anni
Psicologa Psicoterapeuta Padova

Alternativamente Psicologo a Padova

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23 FEB 2017

Buongiorno Gianfilippo,
dall'inizio della lettura mi sono chiesta "Cosa desidera Gianfilippo? Cosa gli piace, cosa gli piacerebbe?". Ho l'impressione che tu presti molta attenzione ai tuoi doveri, alle aspettative che hai per il presente e per il futuro ed agli obiettivi che vorresti raggiungere, ma non mi è sembrato di trovare riferimenti a ciò che desideri e che ti piacerebbe fare, a cosa potrebbe farti stare bene, gratificarti.
Mi sembra che questo sia il tuo primo "insuccesso", se possiamo già definire così alcuni mesi di fatica e difficoltà in una fase di transizione significativa come l'uscita dal percorso scolastico e l'ingresso in università. Sento di darti alcuni consigli: per prima cosa prova a ridimensionare la "gravità" dell'esperienza spiacevole e faticosa che stai vivendo ad ingegneria. Non intendo minimizzare, ma spingerti a riflettere sul fatto che dopo il liceo hai dovuto prendere una decisione, come capita a tutti in quella fase della vita, senza avere la certezza di ciò che avresti affrontato una volta entrato all'università. Capisco che le difficoltà attuali ti sembrino inspiegabili rispetto a ciò che ti aspettavi da te stesso, ma vorrei che riflettessi sullo sforzo che il passaggio dal liceo classico ad una facoltà come ingegneria richiede. E' cambiato il contesto, è cambiato il tipo di contenuti , è cambiata l'organizzazione della quotidianità. In altre parole, vorrei dirti che potresti provare a darti del tempo, senza essere troppo inclemente con te stesso, per capire se questa facoltà può piacerti o meno, ed in alternativa cosa potrebbe piacerti. E' molto saggio da parte tua pensare agli sbocchi lavorativi, ma non può essere nemmeno l'unico criterio di scelta, perché lo studio probabilmente ti accompagnerà per i prossimi anni ed oltre ad un obiettivo futuro ti serve una motivazione che nel qui ed ora renda meno pesante lo studio e l'impegno quotidiano, che sai già che ti appartengono e vanno semplicemente risvegliati.
Vorrei che provassi a darti un tempo di pausa, ad esempio qualche settimana, in cui ti permetti di non cercare una soluzione ai dubbi che ti assillano, lasciando spazio alle piccole cose di cui parli e che senti di non ricercare in questo momento. Siamo a fine febbraio, perciò hai oggettivamente del tempo a disposizione per decidere, ed anche per prepararti ad eventuali test di ammissione. Prova a sospendere per un po' di tempo questa ricerca e sostituiscila con qualcosa che ti faccia sentire meglio. Non so se sia il caso di scegliere a settembre, ma credo che l'idea che sta dietro il consiglio del tuo psichiatra sia proprio quella di avere un tempo di sospensione per recuperare le energie e riscoprire ciò che desideri e ti piace.
Ciò che hai conseguito finora può sembrarti lontano, ma non è in discussione e non puoi cancellarlo: sei tu quel Gianfilippo che si è diplomato al liceo classico col massimo dei voti ed ha sempre studiato con grande forza di volontà; allo stesso tempo puoi essere il Gianfilippo che non ha trovato ciò che credeva ad ingegneria e sta cercando la strada da intraprendere per essere più sereno.

Ti auguro di trovare la strada che desideri e ti renderà sereno e felice.
In bocca al lupo per tutto,
Dott.ssa Micaela Giamporcaro

Dott.ssa Micaela Giamporcaro Psicologo a Milano

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