Cambiare psicologo o smettere la terapia?
Buongiorno sono una ragazza di 21 anni.
Da qualche mese ho iniziato un percorso di terapia per cui ho seguito 5 incontri.
4 su 5 di questi non li ho trovati particolarmente utili, non mi sono sentita convinta del percorso, l’ultimo di questi mi ha davvero fatto pensare di interromperlo.
In parte questo è dovuto al fatto che forse le mie aspettative per la terapia erano sbagliate e quindi ho semplicemente sbagliato a pensare che la terapia fosse per me.
Inizialmente ho pensato che ci volesse un po di tempo per conoscerci ma non vorrei aver ignorato un istinto corretto, quanto devo basarmi su quello e quanto su altro?
I problemi che ho riscontrato sono che mi sembra sempre di parlare un po’ a vanvera, anche perché non ho chiare le idee in testa e l’idea di avere silenzi o fare domande non mi piace.
Quindi magari parlo dando un’ idea falsata di quello che provo o penso, non voglio mai fare la vittima quindi evidenzio le cose positive ma non penso funzioni bene per la terapia.
In parte probabilmente sono io che dovrei essere più aperta e schietta ma non sono sicura neanche di cosa dire a volte.
In parte vorrei che la psiocologa prendesse più le redini della seduta chiarendomi in che direzione stiamo andando, ma forse dovrei essere io a chiederlo, a chiederle di chiarire il suo approccio e come mi può aiutare.
Quando parliamo di delle cose magari mi sarebbe piaciuto approfondire un aspetto, ma chi sono io per sapere se è la cosa adatta da fare, forse sono cose che io reputo forse strane ma sono normali e devo solo accettarle.
Principalmente ho iniziato questo percorso per parlare di un disagio nelle relazioni sociali (chiedere spiegazioni e chiarimenti mi mette un po'a disagio anche per questo) e il mio problema con la procrastinazione.
Il problema con il procrastinare non lo abbiamo molto trattato, neanche io l’ho portato a galla molto, mentre quello delle relazioni sociali non sta andando come avrei pensato.
Principalmente ho espresso il mio disagio a volte nell’interagire con gli altri, il fatto che non mi confido rispetto a cose personali e che mi sto sforzando e sto cercando di migliorare.
Riguardo questo la terapeuta mi ha incoraggiata parlandomi per esempio di come gli altri non stiano a giudicarmi e abbiano i loro problemi a cui pensare, ma questo non mi ha molto aiutata.
Penso di sapere già che il mio sentimento di disagio è irrazionale ma saperlo non mi aiuta a superarlo o a capirne il motivo.
Non mi sento che mi stia aiutando a scoprire più cose su di me ma solo ripetere in parte cose che so già.
Lei è molto gentile e probabilmente il suo approccio funziona benissimo con tante altre persone ma non sento funzioni bene con me.
Abbiamo un altro incontro tra un mese e non so se mandare già una mail per chiedere di annullare quell’appuntamento e finire il percorso o parlarne alla prossima seduta.
Ho paura che trovandomi lì di persona non avrei il coraggio, se mi chiedesse delle spiegazioni non me la sentirei di dire che non mi sono trovata bene, so che non ne ho dato alcuna indicazione quindi non vorrei che la terapeuta si offendesse che non gliene ho parlato.
Non mi sono trovata neanche male quindi non sono sicura che le mie motivazioni siano abbastanza valide.
Ho paura che queste incertezze mi limiterebbero anche se cercassi un altro terapeuta.
Non so come esprimere ciò che mi turba perché in parte non so se è vero.
Da un anno a qui mi sono interessata di salute mentale anche ascoltando podcast e mi vengono dubbi che il disagio che penso di sentire a volte me lo sto inventando o lo sento più importante di quello che è solo per l’influenza dei contenuti che guardo o ascolto.
Ho paura che quando sento questo disagio e penso che avere un aiuto professionale sarebbe ottimo è solo per il mio umore del momento, e magari qualche giorno dopo quando sono più positiva sembra che fosse una cosa irrilevante.
Non voglio fare la vittima esagerando sensazioni che magari provano tutti, alla fine è naturale non essere sempre tranquilli e sereni.
A volte temo di crearmi una certa narrativa nella mia testa e non vedere più oggettivamente le cose ne da un alto ne dall’altro.
Anche per questi motivi è difficile parlarne alla terapeuta perché mentre mi relaziono con lei tutte queste cose che magari la sera prima mi facevano molto effetto sembrano rimpicciolite nella loro rilevanza.
In parte mi sembra che siano troppo estranea alla narrativa che lei si aspetta da me.
Mi sento demotivata e un po’ come se stessi andando avanti in automatico, cerco di darmi degli obbiettivi e di fare cose che mi portano piacere ma magari dopo un paio di giorni in salita il mio umore torna ad essere apatico.
Ma forse è colpa mia perché non mantengo le attività che so mi fanno stare meglio, è molto semplice stare 4 ore al computer al posto che fare una passeggiata fuori o andare a letto a un orario ragionevole.
I miei amici hanno routine simili alle mie ma non sembra turbarli per nulla.
Anche per un possibile futuro percorso ho paura di non sapere cosa devo dire e sopratutto che non avendo questo stato d’animo nel momento dell’appuntamento io non sappia esprimerlo a dovere.
E forse ho paura più di tutto che si riveli essere falso, che mi sto lamentando per nulla e che sto solo cercando una scusa per poter star male, che poi non sto male, sono solo un pò…. Meh
E’ giusto lamentarsi per un meh quando c’è gente che è davvero triste ?
Come capisco se mi sento meh solo perché non mi dò una svegliata e mi crogiolo in questa sensazione o se è davvero qualcosa da migliorare?
Insomma la mia domanda sarebbe questa: come mi consigliate di proseguire per terminare il percorso di terapia?
Come faccio a sapere se sia giusto provarne un altro o se sto esagerando io?