Cambiare Analista

Inviata da Thomas V · 30 mar 2020 Psicoterapia

Buongiorno, dopo diverse settimane di pensieri a tal riguardo mi sono deciso ed ho voluto scrivere la mia esperienza e il momento che sto attraversando, per chiedere un consiglio o un aiuto ai professionisti che qua sono presenti...
Da circa 4 anni ormai mi sottopongo settimanalmente a delle sedute di psicanalisi, o psicoterapia ad orientamento analitico (sinceramente non l’ho ancora capito) della durata di un ora ciascuna, attraverso le quali ho di fatto cercato di risollevarmi da una situazione drammatica vissuto nel 2016; tutto è cominciato a seguito di una relazione che, logorante e finita nel peggiore dei modi per me, mi ha trascinato in un vortice di depressione, ossessioni e malessere, fino a toccare il fondo e dover ricorrere all’utilizzo di svariati farmaci, prescritti dal medico del SSN per tentare, almeno inizialmente, di arginare quello che era diventato una vera e propria tragedia...
Da li a poco a poco sono stato meglio e da incontri al CSM locale a poco a poco mi ha proposto un percorso psicoanalitico privatamente e in accordo anche con i miei genitori, considerando il cospicuo costo che aveva, ho iniziato.
Dopo quattro anni di alti e bassi qualche settimana fa ho visto con mio grande stupore, perchè francamente me l’ero del tutto dimenticato, che facevo ancora la stessa terapia di 4 anni prima, nonostante in questi anni ci fossero state molte promesse di ridurre i farmaci, molte prove, ma di fatto nessun risultato.
Al che mi sono detto che il tempo concessoli era davvero terminato; non avrei piu voluto proseguire con un analisi che non ho mai saputo se un giorno avesse una fine, se un giorno riuscissi a tornare quello che in parte ero e se un giorno riuscissi a ridurre questi farmaci....di fatti mi sono stancato, mi sono sentito quasi preso in giro e ho violentemente manifestato all’analista che ero ormai del tutto scoraggiato nei confronti della Psichiatria e di fatti anche della Psicoanalisi perchè non era riuscito neppure a scalarmi mezza pasticca (cosa che alla fine ho fatto da solo, quasi in modo simbolico e il risultato è stato che ci sono riuscito!) per cui avrei davvero voglia di rimettermi in gioco, ma con una persona questa volta che sappia accogliermi come sempre ho cercato di far capire al mio terapeuta che, spesso ci è riuscito, ma che poi ha dato l’impressione di aver del tutto gettato la spugna....
Grazie...

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Miglior risposta 31 MAR 2020

Buongiorno Thomas, credo che I suoi pensieri e le sue preoccupazioni siano del tutte legittime. La relazione di fiducia e di alleanza con il terapeuta è uno degli strumenti terapeutici più potenti. Può succedere di avere dubbi, che la fiducia si incrini, di passare per delle fasi di impasse difficili da gestire. Il modo in cui affrontiamo queste rotture, e il modo in cui l'analista ci aiuta a riparare la relazione quando si incrina è un'esperienza terapeutica e relazionale importante e fa parte del processo di cambiamento. Quindi qualsiasi sia la sua scelta, le sue emozioni e le ragioni della sua delusione in questo momento credo sia molto importante che lei si dia la possibilità di affrontarle insieme al suo analista, parlandogliene per arrivare insieme a una decisione. Anche se sarà di chiusura e di separazione potrà in questo modo non viverla come un abbandono o come un fallimento, ma potrà essere una separazione costruttiva. Le consiglio quindi di parlare di questi suoi dubbi e delle sue emozioni rispetto alla relazione terapeutica con il suo analista in modo da poterli affrontare insieme, per poi poter iniziare, se lo desidera, un percorso nuovo con un altro terapeuta, salvando le cose buone del percorso fatto fin qui.
Le auguro una buona giornata e in bocca al lupo per il suo futuro,
Dott.ssa Anna Maria Gioia

Dott.ssa Anna Maria Gioia Psicologo a Torino

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3 APR 2020

Buongiorno Thomas,
se non si è soddisfatti dei risultati che si hanno in un tempo ragionevole, è plausibile proporre e valutare di lavorare insieme al professionista in modi diversi, o con obiettivi diversi, se è possibile. Se invece non è possibile, è legittimo valutare con attenzione un cambiamento della persona di riferimento.
E' utile anche considerare quelli che sono stati i benefici che ci sono stati in questo periodo,
i cambiamenti utili, le nuove competenze acquisite, e farne tesoro. D'accordo con i colleghi che hanno detto
che altrimenti si rischia di buttare via il buono del lavoro che è stato fatto.
Le faccio tanti auguri per la sua crescita personale.
Cordiali saluti
dott. Giovanni Iacoviello

Dott. Giovanni Iacoviello Psicologo a Bergamo

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2 APR 2020

Buongiorno Thomas, capisco i pensieri e le preoccupazioni riportate sia a livello del percorso intrapreso sia a livello di salute. Lei si è mosso in modo assolutamente corretto esponendo i suoi dubbi, le sue perplessità e la sua rabbia riguardo il suo percorso che non è andato a buon fine. Purtroppo all'interno di un buon percorso terapeutico se capita che viene a mancare la fiducia e non si trova il modo di ricostruirla insieme diventa molto difficile riuscire a proseguire con la terapia. E', tuttavia, davvero bello ed importante che lei non abbia perso la voglia e l'entusiasmo di rimettersi in gioco ed affrontare un percorso terapeutico che la possa aiutare.
Rimango a disposizione
Dott.ssa Federica Foradini

Dott.ssa Federica Foradini Psicologo a Novara

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1 APR 2020

Salve Thomas,
indipendentemente dal tipo di approccio utilizzato dal terapeuta, la cosa fondamentale e curativa resta sempre la relazione che si instaura nella coppia terapeutica. Questa, come tutte le relazioni che ci fanno crescere e affrontare i cambiamenti di cui abbiamo bisogno, deve essere positiva, può evolve attraversando anche alti e bassi e soprattutto deve essere libera da costrizioni.
Hai fatto bene a manifestare il tuo malcontento/scoraggiamento nei confronti del lavoro che stavate portando avanti. La risoluzione o evoluzione di questo conflitto vi porterà insieme a decidere come andare avanti, senza arrivare ad una rottura brusca che rischia di far perdere i benefici del lavoro svolto fino ad ora, ma valutando la chiusura del rapporto paziente-terapeuta, l'invio ad un altro professionista o continuare insieme con modalità diverse.
Cordiali saluti

Dott.ssa Maria A. Chiorazzi Psicologo a Milano

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1 APR 2020

Gentile Thomas,
comprendo la stanchezza per la situazione che vive da diverso tempo...certamente non è facile, le ricordo comunque che la parte farmacologica è di competenza psichiatrica, è lui il soggetto responsabile della terapia.
L'analista o il terapeuta la segue dal punto di vista psicologico, l'approccio psicoanalitico ha un lungo decorso; ovviamente esistono anche altri approcci con tempi differenti (maggiormente brevi) come ad esempio la terapia strategica breve o la terapia cognitivo-comportamentale.
Forse ha bisogno di un cambiamento significativo, spero di aver risposto in qualche modo alla domanda,
cordialmente
dr.ssa Donatella Costa

Studio Psicologia e Benessere Psicologo a Rezzato

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1 APR 2020

Carissimo Thomas,
ho letto con attenzione la Sua storia. Sebbene non accada spesso, o forse non è così frequente che venga esplicitato, certo che si può cambiare analista o comunque professionista! Questo fa parte della libera scelta.
Detto questo sarebbe importante capire che cosa sia accaduto durante questo percorso da farle percepire che la terapia non stesse funzionando, Lei dice "la stessa di quattro anni prima", che cosa Le fa dire questo? Punto che trovo molto interessante.
Sembra che la Sua domanda di riduzione del farmaco, rivolta dall'analista, anche se non assecondata, è stata possibile, Lei ha tolto i farmaci! Ora come sta?
Qualcosa sembra essere andata per il verso sbagliato con il Suo terapeuta (psicoanalisi e psicoterapia analitica effettivamente non sono esattamente la stessa cosa, ma sono sfumature), e un poche righe è difficile comprendere che cosa sia intercorso per farle dire basta.
Ha poi riparlato con il Suo analista? Lavterapia potrebbe essere rilanciata con nuove aperture o, potrebbe cambiare, ma Le consiglio comunque un confronto con il Suo terapeuta, almeno per una seduta conclusiva.
Rimango a disposizione.
Un caro saluto

Dott.ssa Fornari Daniela
Iseo (BS)

Dott.ssa Daniela Fornari Psicologo a Iseo

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1 APR 2020

Buongiorno
Dalla sua mail non è chiaro se lo psicoanalista è ancheo psichiatra che somministra la terapia farmacologica. Generalmente si tratta di due figure professionali diverse per cui, per la modifica dei dosaggi dei farmaci, dovrebbe parlarne con lo psichiatra.
Per la psicanalisi, immagino che Lei ed il suo psicanalista abbiate concordato un obiettivo e stabilito un contratto terapeutico. È stato raggiunto? A che punto siete? Se poi, Lei sente la necessità di cambiare terapeuta o approccio ascolti le Sue sensazioni e decida per sé stesso, dopo averne parlato con lo psicanalista.
Cordiali saluti
Dott.ssa Simona Loi Zedda

Simona Loi Zedda Psicoterapeuta Psicologo a Cagliari

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1 APR 2020

Caro Thomas,
Nonostante il titolo esprima una richiesta, da ciò che hai scritto sembra che la tua richiesta sia leggermente diversa, come se stessi chiedendo a chi è in questa piattaforma cosa fare.
Il mio personale pensiero è che come si aggiustano i dosaggi e i farmaci per trovare una terapia efficace, lo stesso si debba fare con gli psicoterapeuti. Mi spiego meglio. Esistono diversi approcci a cui uno psicoterapeuta si appoggia per strutturare la propria competenza psicoterapeutica, da quello analitico, che già conosci, a quello cognitivo-comportamentale, cognitivista, costruttivista, dinamico-breve, sistemico, ecc. Ti consiglio di informarti sulle varie tipologie di approcci.
Trovare il terapeuta giusto al primo colpo non è scontato. Inizialmente la scelta può essere fatta "a caso", ma se quell'approccio non lo senti per te efficace sei libero di cambiare, come lo è ogni paziente: non per tutti va bene l'approccio analitico, come può non andar bene il costruttivista o il cognitivo-comportamentale (tanto per fare qualche esempio).
La ricerca del benessere, a mio parere, parte dalla ricerca del terapeuta giusto per se stessi, che è l'inizio del viaggio.
Può essere un importante punto su cui riflettere.
Ti auguro di riuscire a rispondere a questa domanda che stai ponendo.

Un caro saluto

Dott.ssa Sara Pegoraro

Dott.ssa Pegoraro Sara Psicologo a Noventa Vicentina

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31 MAR 2020

Caro Thomas,
Cosa è emerso in seguito alla discussione con il suo analista ? Avete parlato del fatto che potrebbe essere stata la terapia specifica ad essere inadeguata ?

Dott.ssa Alice Perotti Psicologo a Piacenza

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31 MAR 2020

Salve, è una situazione complessa ma comprensibile, è lecito che lei si faccia queste domande e dovrebbe approfondire col suo terapeuta queste dinamiche e questi dubbi che le sorgono ormai da tempo. Bisognerebbe rivedere insieme gli obiettivi passati, presenti e futuri della terapia e i rispettivi risultati raggiunti, la cosa più utile da fare è proprio parlarne apertamente con lui e con chi la segue, per poi poter valutare insieme il da farsi trovando un compromesso se possibile. Potrebbe anche pensare di richiedere delle consulenze esterne per farsi aiutare a valutare meglio la situazione o per farsi aiutare ad affrontare questi argomenti con gli altri professionisti che la seguono, esplicitando con loro questi incontri extra che fa per aiutarsi! Sicuramente è in una situazione di impasse e questa cosa deve cambiare perché si ricordi che il cambiamento è sempre possibile, anche se diverso da quello che ci aspettiamo ma a volte c'è bisogno di qualche movimento in più per potervi accedere e per poter continuare questo percorso!

Studio Dott.ssa Deborah Melis Psicologo a Roma

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31 MAR 2020

Caro Thomas
mi sembra di capire da quanto hai scritto che è come se avessi realizzato che questa terapia (durata 4 anni) non ha più senso di continuare … dici

Dott.ssa Jessica Agnelli Psicologo a Cepagatti

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31 MAR 2020

Buongiorno Thomas, hai fatto bene ad affrontare il discorso con il tuo terapeuta e a dar voce ai tuoi dubbi, in quanto non raggiunti ancora gli obbiettivi che vi siete fissati
In una terapia di solito si lavora per obiettivi i quali vengono ulteriormente suddivisi, in modo da raggiungerli rispetto alla base line del paziente. Poi si individuano quali sono gli schemi cognitivi e comportamentali del paziente e insieme si lavora, affinché la persona diventi sempre più autonoma, lasciando in maniera graduale e sotto supervisione dello psichiatra la terapia farmacologica e diminuendo anche gli incontri in maniera graduale con il terapeuta, man mano che il paziente prende maggiore consapevolezza e riesce a gestire la sua vita in maniera funzionale. L'obiettivo della terapia è quello di portare il paziente alla maggior autonomia possibile.

Dott.ssa Nadia Pagliuca Psicologo a Torino

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31 MAR 2020

Salve, mi spiace per il protrarsi del suo malessere. Probabilmente per il tipo di disagio o disturbo da lei esperito sarebbe meglio una terapia più pratica è oggettiva, che le insegni nuove risposte comportamentali e pensieri più funzionali al raggiungimento dei suoi scopi od obiettivi.

Dott.ssa Talenti Erica Psicologo a Torino

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31 MAR 2020

Buonasera Thomas,
In generale da psicologi e psicoterapeuti (siano Analisti, Cognitivo-Comportamentali, sistemico-relazionali, Rogersiani...) siamo tenuti a dare almeno una ipotesi di durata iniziale prima di una successiva covalutazione dell'andamento del trattamento ed eventualmente una successivo riadattamento della durata stessa...
Il tutto dovrebbe essere trasparente e segnalato sul modulo di consenso informato alla prestazione.
Ad ogni modo lei ha già fatto presente al suo terapeuta il problema e, mi sembra di aver capito, ha interrotto le sedute.
La terapia psicodinamica (e quindi psicoanalitica) si prefigge di produrre un cambiamento profondo per il quale servono tempi lunghi.
Sono comunque incline a pensare che la sua decisione di interruzione e ciò che ne ha conseguito possa essere, almeno in parte, merito della terapia.
La riduzione farmacologica va fatta seguendo un particolare metodo proposto dallo psichiatra di riferimento, le consiglio di avvertirlo di ciò che ormai ha fatto e di dirgli di aver ottenuto, almeno per ora, buoni risultati... Lo tenga aggiornato sulle sue condizioni e si permetta di essere monitorato poiché togliere i farmaci potrebbe avere conseguenze psico-fisiche che da psicologo non so dirle.
Per quel che riguarda la terapia che vorrebbe fare le consiglio di informare il precedente terapeuta e in caso scegliere se cambiarlo con un altro. Le ricordo che ci sono anche terapie che sono più mirate, meno lunghe e che coinvgono maggiormente il paziente nel processo di guarigione anche oltre l'ora di seduta... Tra queste la terapia Cognitivo-Comportamentale e quella strategica-breve.
Le auguro che riesca a trovare il percorso col professionista che la possa comprendere ed aiutare maggiormente,
Mi contatti pure se desidera ulteriori informazioni,
Dott Marco Tagliagambe
Psicologo-psicoterapeuta
Cognitivo e comportamentale
Firenze e Empoli,
Ricevo anche tramite formula di videotelefonata.

Dott. Marco Tagliagambe Psicologo a Empoli

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31 MAR 2020

Bene Thomas, hai fatto emergere l'azione che parte dal tuo cuore che ha una consapevolezza diversa e che vuole stare bene e non rimanere imprigionato in terapie infinite. La psicoterapia é trasformazione e queste trasformazioni devono avvenire volta pe volta non in un anno o più. Ci vuole la persona insieme al terapeuta adeguato. Inoltre ci sono strumenti come l EMDR e gli interventi psicosomatici anche sul corpo, per tirare fuori le emozioni e trasformarne la loro energia e ridarla in un altra forma alla tua persona, alla tua coscienza e cambiare il chi sei che t fa male nel chi vuoi diventare che mano a mano diventa più chiaro e più vivo. Rimango a disposizione. Buona giornata

Dott. Davide Milanese Psicologo a Tortona

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