Blocco mentale cambio lavoro.

Inviata da massimo rodà · 4 nov 2025 Orientamento professionale

Buonasera, Ho 38 anni e un lavoro a tempo indeterminato presso jn ente pubblico, svolgo jn lavoro professionalmente buono ma guadagno pochissimo e il lavoro é a 150 km da casa mia, 3 volte a settimana viaggio per 4 ore al giorno. Mi pesa l idea di doveler viaghiare per i prissimi 20 anni.Ora ho avuto una proposta professionalmente superiore a condizioni migliori ma lontano dalla mia città di origine e dovrei spostare la famiglia. Ho jn blocco mentale, non dormo la notte non so cosa scegliere sono nel.panico totale., hk crisi di pianto hompaura a trasferirmi in hna grande città, non mi fa paura il lavoro jn sé. Trasferendomi non dovrei più fare 1000 km a settimana ma perderei le mie abitudini del week end e la famiglia. Sono disperato

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Miglior risposta 5 NOV 2025

Buonasera Massimo,

innanzitutto la ringrazio per aver condiviso una fase così significativa della sua vita.
Capisco quanto possa essere difficile trovarsi di fronte a una decisione che tocca diversi aspetti, tra lavoro, famiglia e le proprie emozioni. È assolutamente normale che un cambiamento del genere porti con sé ansia, preoccupazione e a volte anche molta incertezza.

È comprensibile sentirsi combattuti quando da un lato c’è il desiderio di crescere professionalmente e dall’altro il bisogno di preservare le proprie abitudini e i legami familiari. Entrambi gli aspetti hanno un grande valore e non è semplice trovare un equilibrio tra i due. Concedersi il tempo di riflettere su ciò che, in questo momento, sente più in linea con sé stesso può aiutarla a orientarsi con maggiore serenità.

Quando si vive un momento di incertezza può essere utile sospendere l’urgenza di scegliere "subito" e darsi la possibilità di ascoltare le proprie emozioni. Spesso dentro di noi convivono “parti” diverse (una più orientata al cambiamento, un’altra che cerca sicurezza e continuità) e permettere a ciascuna di avere voce può aiutare a comprendere meglio come conciliare le diverse esigenze che coesistono dentro di sé. Accogliere anche le paure legate al cambiamento permette, col tempo, di orientarsi verso ciò che sente maggiormente in sintonia con lei.

Avere accesso a uno spazio di ascolto può essere funzionale per esplorare queste emozioni e incertezze e per riuscire a trovare un punto di equilibrio che permetta di affrontare la situazione con maggiore serenità.

Un cordiale saluto,
Dott.ssa Eleonora Michelon

Dott.ssa Eleonora Michelon Psicologo a Monza

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6 NOV 2025

Buongiorno Massimo,
capisco perfettamente quanto possa essere difficile trovarsi davanti a una scelta come questa. Quando si tratta di lavoro, famiglia e cambiamento, le decisioni diventano complesse perché toccano aspetti profondi della nostra vita: le ambizioni personali, i valori, la sicurezza affettiva e il desiderio di stabilità.
Non esistono risposte giuste o sbagliate in assoluto, ma è importante comprendere davvero cosa desideri, quali aspettative hai e che cosa, per te, rappresenta il benessere in questo momento della tua vita.
Se lo desideri, posso accompagnarti in questo percorso di esplorazione, per aiutarti a fare chiarezza e arrivare a una decisione consapevole e serena, che tenga conto di te e delle persone a cui tieni.

Un caro saluto,
dott. Matteo Basso Bondini

Matteo Basso Bondini Psicologo a Udine

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5 NOV 2025

Gentile Massimo,
comprendo profondamente la tua angoscia: stai affrontando una scelta che tocca sicurezza, famiglia e identità. È normale sentirsi bloccati e spaventati. In momenti così serve dare tempo alla mente di elaborare il cambiamento: non devi decidere subito. Prova a valutare concretamente pro e contro di entrambe le opzioni, anche con l’aiuto di una figura esterna (un terapeuta o un counselor). A volte, chiarire i valori che contano di più aiuta a capire quale direzione ti farà sentire più in pace nel lungo termine.
Rimango a disposizione
Cordialmente
CS

Dott.ssa Sofia Covini Psicologo a Milano

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5 NOV 2025

Buongiorno Massimo, grazie per la sua condivisione. Affrontare un cambiamento importante è normale che destabilizzi poiché implica un nuovo modo di vedersi: nuova identità, nuovo lavoro, nuova città e riorganizzazione della routine e delle abitudini. Mi sembra di capire che il suo sarebbe un vero e proprio stravolgimento di vita, dunque è assolutamente legittimo provare attrazione e paura allo stesso tempo. Le consiglio di intraprendere un percorso con un professionista per analizzare più in profondità le emozioni che sente e prova in modo da dargli un significato e un senso e legittimarle. In questo modo riuscirà probabilmente a farsi maggiore chiarezza sulla direzione da prendere anche confrontandosi con la sua famiglia.
Resto a disposizione
Dott.ssa Erika Giachino

Erika Giachino Psicologo a Alba

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5 NOV 2025

Capisco profondamente la situazione che stai vivendo. Quello che descrivi, l’ansia, l’insonnia, la paura del cambiamento, le crisi di pianto, è una reazione molto umana a un bivio esistenziale importante, dove ogni scelta comporta una perdita e un guadagno.
Hai di fronte due direzioni entrambe comprensibili:

1) Restare dove sei: significa continuare con una stabilità affettiva e familiare, ma con un logorio fisico e mentale crescente dovuto ai viaggi e alla sensazione di non essere pienamente valorizzato o realizzato.

2) Accettare la nuova proposta: comporta un miglioramento professionale e una vita più sostenibile sul piano pratico, ma anche la fatica emotiva di lasciare la tua città, le abitudini e i punti di riferimento familiari.

Questa ambivalenza è ciò che genera il blocco. Il tuo corpo e la tua mente stanno reagendo come se dovessero proteggerti da un salto nel vuoto: paura del cambiamento, senso di colpa verso la famiglia e ansia per l’incertezza. Ma queste emozioni non stanno dicendo “non farlo”, stanno dicendo: “questo è importante, vai piano, ascoltati”.

Per iniziare a orientarti:

- Sospendi l’urgenza di decidere per qualche giorno, se puoi. In questo momento la paura domina e rende difficile pensare in modo lucido.
- Prova a scrivere due colonne: in una i vantaggi concreti e emotivi di restare, nell’altra quelli di trasferirti. Poi, accanto a ciascun punto, segna quanto pesa davvero per te (da 1 a 10). Questo aiuta a rendere più “visibile” ciò che ora è solo emotivo.
- Chiediti: se non avessi paura, cosa sceglierei? E anche: cosa mi spaventa di più, il cambiamento o l’idea di restare fermo così per altri 20 anni?

Non sei debole perché hai paura, sei in un momento di scelta reale che tocca la tua identità, la tua sicurezza e la tua famiglia.

Dott. Mirko Manzella Psicologo a Trieste

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5 NOV 2025

Caro Massimo,
Leggendo la tua storia ciò che mi è più in figura è: emozione! Emozione per l'offerta di un nuovo lavoro migliore del precedente, emozione per l'avventura dell'andare in una nuova città, cambiare vita. Ma mi rendo conto che tu non sei lì, tu sei nella paura. Quando ci sono dei grandi cambiamenti nella nostra vita abbiamo due possibilità: appoggiarci all'eccitazione o appoggiarci alla paura, di solito sono entrambe presenti, ma una delle due è sempre in primo piano, mentre l'altra fa da sfondo. Nel tuo caso sembra che la paura sia in primo piano e l'eccitazione le fa da sfondo (anche perché se non ci fosse un po' di piacere all'idea di questo cambiamento, non lo avresti neanche preso in considerazione questo lavoro, e di conseguenza non saresti qui a scrivere a noi).

Quello che ti posso dire è visualizzare le tue paure visto che al momento sono in primo piano per te, renderle concrete: qual è la cosa peggiore che potrebbe capitare facendo questa scelta? Quali sono le paure che ti sei figurato? E, allo stesso modo, se provi ad entrare in contatto col piacere del prendere questa decisione, quali sono le cose che ti emozionano di più all'idea di fare questo cambiamento così importante?

Dott.ssa Carlotta Anguilano.

Carlotta Anguilano Psicologo a Torino

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5 NOV 2025

Gentile Massimo,
la situazione che descrive riflette un conflitto molto comune, ma anche molto profondo: la scelta tra sicurezza e cambiamento. Da un lato, ha costruito una stabilità, con abitudini, affetti e punti di riferimento; dall’altro, la prospettiva di un lavoro migliore le offre una possibilità di crescita, ma le richiede di abbandonare parte di ciò che la fa sentire al sicuro.

L’ansia, l’insonnia e le crisi di pianto sono segnali comprensibili di quanto questo dilemma tocchi aree fondamentali della sua identità e del suo senso di controllo. Non è paura del lavoro — come ha ben colto — ma del salto verso l’ignoto, del perdere ciò che conosce per qualcosa che, pur promettente, non ha ancora contorni certi.

In momenti come questo, può essere utile spostare l’attenzione dal “cosa scegliere” al “come scegliere”: prendersi tempo per ascoltare i propri bisogni autentici, comprendere se oggi desidera soprattutto stabilità o se sente invece il bisogno di costruire una nuova traiettoria. Potrebbe anche valutare un confronto con un professionista per elaborare l’ansia legata alla decisione e ritrovare una prospettiva più chiara, libera dal peso della paura.

Ogni scelta importante comporta inevitabilmente una perdita, ma anche la possibilità di ritrovare un nuovo equilibrio. L’obiettivo non è scegliere “senza paura”, ma non lasciare che la paura decida al suo posto.

Un caro saluto,
Dott. Luigi Sicignano – Psicologo

Dott. Luigi Sicignano Psicologo a Pistoia

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5 NOV 2025

Gentile Massimo,

mi pare lei descriva un conflitto di valori in presenza di ansia anticipatoria: da un lato continuità, legami, abitudini; dall’altro qualità della vita, crescita professionale, sostenibilità quotidiana. Quando la mente percepisce due beni in competizione, tende a irrigidirsi nello status quo e nell’avversione alla perdita: si amplifica ciò che potrei perdere cambiando e si minimizza il costo di restare com’è. Nel suo caso il costo non è simbolico: 4 ore di viaggio per 3 giorni alla settimana sono circa 576 ore l’anno, l’equivalente di 72 giornate lavorative da 8 ore. È tempo sottratto al sonno, alla famiglia, al recupero. Non stupisce che il corpo, prima della ragione, stia segnalando con insonnia, pianto e paura.

Per riportare la scelta in uno spazio pensabile, conviene trasformarla da “salto assoluto” a in qualcosa di più praticabile. In sostanza: non una scommessa irreversibile, ma una prova a tempo e a condizioni definite. Questo significa, per esempio, chiedere al nuovo ente un avvio con alloggio in affitto (non acquisto), una finestra di prova concordata, verifiche periodiche su orario, carico e percorso di crescita, e un lavoro esplicito sul rientro periodico nella città d’origine. La domanda utile non è “ho il coraggio di lasciare tutto?”, ma “posso disegnare un esperimento sufficientemente sicuro da valutare con realtà i pro e i contro?”. Le grandi città spaventano soprattutto come immagine; l’esposizione graduale (sopralluoghi, alcune settimane sul posto, routine prevedibili) riduce l’ignoto e fa emergere i dati reali del luogo. Parallelamente, è essenziale spostare il dialogo familiare dalla retorica del “trasferirci per sempre” alla negoziazione di ritmi e confini: tempi di rientro, sostegni pratici, responsabilità condivise, come preservare i fine‑settimana significativi. La scelta diventa sostenibile quando può essere vissuta come una riorganizzazione dei cicli - di lavoro, cura, appartenenza - con una data di verifica scritta e comune. In termini decisionali, le suggerisco un esercizio semplice ma potente: immaginare Massimo fra dodici mesi in due scenari paralleli (resto/mi sposto) e chiedersi, senza edulcorare, che cosa ho imparato, che cosa sto pagando, di che cosa sono fiero. Quanto ai sintomi, si limiti a leggerli come segnali. L’ansia che la sveglia di notte, se non governata, trasforma qualunque decisione in una minaccia. In questa fase, tecniche brevi di regolazione (igiene del sonno, sospensione di alcol e stimolanti, respirazione lenta) possono aiutarla a spegnere l’allarme e pensare. Se l’intensità resta alta per più settimane, un breve supporto psicologico focalizzato può accelerare la ripresa della lucidità.

In definitiva, non le occorre un atto di fede, ma un buon disegno: contrattare con il nuovo datore condizioni che rendano reversibile la prima fase; accordare in famiglia un patto chiaro di tempi e sostegni; misurare il costo reale dell’attuale pendolarismo contro il guadagno potenziale del cambiamento; decidere non “contro la paura” ma a favore di ciò che desidera coltivare (salute, tempo, crescita o radicamento) esplicitando quale priorità, oggi, è davvero non negoziabile. La scelta migliore è quella che le permette di riconoscersi nelle sue giornate e non soltanto nella sua forma, nelle sue competenze.

Un caro saluto,

Dottoressa Giulia Foddai

Giulia Foddai Psicologo a Torino

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5 NOV 2025

Buonasera Massimo
quello che descrivi è un conflitto molto più profondo di una semplice scelta lavorativa: è una tensione tra desiderio e paura, tra ciò che vorresti per te e ciò che temi di perdere. È una frattura che spesso si manifesta nei momenti in cui la vita ci chiede di crescere, di lasciare un terreno conosciuto — anche se faticoso — per un orizzonte nuovo e incerto.
La tua paura non è un segno di debolezza, ma di attaccamento: alle abitudini, ai luoghi che danno sicurezza, alla rete affettiva che ti tiene radicato. Ma a volte la paura diventa così potente da oscurare il desiderio, da confonderlo, da farti percepire il cambiamento come una minaccia invece che come possibilità.
Vale la pena allora chiedersi: di cosa ho davvero paura? Di fallire, di non essere all’altezza, o di perdere una parte di me che riconosco solo nel mio contesto attuale?
Il panico, l’insonnia, il pianto — tutti questi segnali — non vanno solo contenuti, ma ascoltati. Sono la lingua emotiva con cui la tua mente sta cercando di dirti che qualcosa dentro di te va compreso, prima ancora che risolto.
Posso aiutarti a fare chiarezza su questo nodo interiore, a dare forma a quella paura e a capire come gestirla.
Se vuoi, possiamo fissare un colloquio: a volte, la direzione si trova non “scegliendo in fretta”, ma imparando a guardare dentro la scelta con occhi nuovi.
Dottoressa Nunzia Genovese

Dott.ssa Nunzia Genovese Psicologo a Gela

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5 NOV 2025

Gentile Massimo,
quello che sta vivendo è un momento di grande complessità emotiva, e il turbamento che descrive è del tutto comprensibile. Si trova davanti a una decisione che tocca aspetti profondamente diversi ma ugualmente importanti: la dimensione lavorativa, quella familiare e quella personale. Quando queste sfere entrano in conflitto, è naturale sentirsi bloccati, in ansia o sopraffatti dai pensieri. Le reazioni che racconta, l’insonnia, le crisi di pianto, la difficoltà a trovare chiarezza, non sono segni di debolezza, ma la manifestazione di quanto questa scelta sia per lei significativa.

Da un lato, c’è un lavoro che, pur offrendo sicurezza, comporta un forte dispendio di energie e di tempo, con un impatto notevole sulla qualità della vita. Dall’altro, c’è la possibilità di un cambiamento professionale positivo, ma che implicherebbe un distacco dalle proprie abitudini e dai legami affettivi più stretti. È una vera e propria scelta di vita, non solo di carriera, ed è quindi comprensibile che generi paura, indecisione e senso di smarrimento.

In situazioni come la sua, può essere utile cercare di separare, per quanto possibile, i diversi piani coinvolti:
- il piano pratico, che riguarda la gestione concreta del quotidiano, gli spostamenti, l’equilibrio tra lavoro e vita personale, la fatica fisica e mentale;
- il piano emotivo, che comprende il senso di appartenenza, la paura di perdere punti di riferimento, la difficoltà di abbandonare luoghi e persone che fanno parte della propria identità;
- il piano valoriale, che chiama in causa ciò che per lei ha davvero significato: la stabilità economica, la vicinanza affettiva, la crescita professionale, la qualità del tempo dedicato a sé e alla famiglia.

Mettere ordine tra questi piani può aiutarla a riconoscere quale direzione, in questo momento della sua vita, risponde meglio ai suoi bisogni più autentici. Non esiste una decisione “giusta” in senso assoluto, ma una decisione “coerente” con ciò che lei ritiene più importante ora.
È importante anche ricordare che la paura del cambiamento non è un segnale di errore: spesso accompagna proprio le scelte più significative, quelle che ci mettono alla prova ma che possono anche aprire nuove possibilità di equilibrio e soddisfazione. Le emozioni che prova vanno accolte e ascoltate, non respinte.

Concedersi tempo per riflettere, confrontarsi con la famiglia e con persone di fiducia, e cercare di immaginare in modo realistico come sarebbe la sua vita nelle due alternative, può aiutarla a ridurre la confusione. Anche visualizzare concretamente le sue giornate nei due scenari (ad esempio: come si sveglierebbe, quanto tempo avrebbe per sé, per la famiglia, quanto si sentirebbe gratificato o affaticato) può rendere la decisione più tangibile e meno astratta.
A volte, la chiarezza non arriva tutta insieme, ma emerge a piccoli passi, nel momento in cui ci si concede di ascoltarsi senza giudizio. Lei non deve “scegliere subito”, ma piuttosto darsi il diritto di comprendere meglio cosa, oggi, sente di volere e di poter sostenere.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Grazia Melchiorre - Psicologa Clinica

Dott.ssa Grazia Melchiorre Psicologo a Pescara

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5 NOV 2025

Caro Massimo, ciò che descrivi è una forma intensa di conflitto interno, dove due parti di te stanno tirando in direzioni opposte: da un lato il bisogno di stabilità e radicamento, dall’altro la spinta verso un cambiamento che potrebbe migliorare la qualità della tua vita quotidiana. Il fatto che tu non dorma e abbia crisi di pianto indica quanto questo dilemma stia toccando corde profonde legate alla sicurezza, all’identità e al senso di appartenenza. Non è solo una questione di lavoro, ma di vita nel suo complesso. È comprensibile che la prospettiva di spostare la famiglia e rinunciare a un mondo di abitudini e riferimenti ti faccia paura, soprattutto se per molti anni hai costruito un equilibrio, anche faticoso, ma pur sempre tuo. Tuttavia va considerato anche il costo psichico del continuare così: 4 ore di viaggio per tre volte a settimana equivalgono a una forma di logoramento quotidiano che nel lungo periodo rischia di intaccare il benessere tuo e di chi ti sta accanto. Forse la domanda da porti non è solo “quale scelta è giusta?” ma “quale versione di me voglio essere fra cinque o dieci anni?”. Se resti dove sei, scegli la continuità e la sicurezza affettiva ma anche la fatica e il tempo perso; se accetti, scegli l’incertezza e la paura dell’ignoto ma anche la possibilità di una vita più sostenibile e dignitosa. Nessuna delle due strade è sbagliata, ma serve capire quale dolore ti pesa di più: quello del cambiamento o quello della rinuncia.
Nel lasciarti a questo bivio, ti invio un grande abbraccio.

Dott. Nicola Salvadori

Dott. Nicola Salvadori Psicologo a Firenze

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5 NOV 2025

Buonasera,
Da come racconta la situazione, non mi sembra affatto che lei sia “disperato” o “bloccato”: mi sembra una persona che sta portando sulle spalle due mondi diversi, entrambi importanti, ed è normale che il corpo reagisca come sta reagendo.
Da una parte c’è la vita che ha costruito finora: la sua città, la famiglia, i ritmi del weekend, quel senso di appartenenza che nessun nuovo lavoro potrà mai sostituire. Dall’altra c’è la possibilità di alleggerirsi, di smettere di fare centinaia di chilometri ogni settimana, di avere più tempo per sé, per riposare, per respirare.
Quando queste due parti cominciano a tirare in direzioni diverse, il sistema interno entra in tensione: l’insonnia, il pianto, la paura non sono segnali di fragilità, ma il modo in cui il suo corpo le sta dicendo: “Aspetta, questa scelta non riguarda solo te. Riguarda tutto il tuo equilibrio.”
È comprensibile che il trasferimento la spaventi. Non è solo un “cambiare città”: è spostare un’intera rete di relazioni, abitudini, ritmi. È naturale che la mente si aggrappi a ciò che conosce e che la fa sentire al sicuro.
Allo stesso tempo, però, lei non teme il nuovo lavoro. Questo lo dice chiaramente.
Ciò che la mette in crisi è la parte affettiva, familiare, il timore di strappare radici che le hanno fatto da orientamento per anni.
In un momento come questo non serve qualcuno che le dica cosa scegliere, ma qualcuno che la aiuti a fare ordine dentro, a capire da dove nascono le paure, cosa la trattiene davvero, e cosa invece appartiene al desiderio di una vita più sostenibile.
Un percorso psicologico, soprattutto con un approccio sistemico, può aiutarla proprio in questo: non a prendere la decisione “giusta”, ma a far emergere la decisione che è giusta per lei, nella sua storia, nel suo contesto, nella rete di relazioni che ha intorno.
Non c’è nulla di sbagliato in ciò che sta provando: c’è un uomo che sta cercando di proteggere la sua famiglia, sé stesso, e il suo futuro.
Se vuole parlarne meglio, sono qui.
Dr. Elisabetta Carbone

Dott.ssa Elisabetta Carbone Psicologo a Melzo

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5 NOV 2025

Buongiorno. Le sensazioni che descrive sono perfettamente comprensibili nella situazione che descrive. Deve decidere se affrontare un cambiamento importante, il quale comporta un cambiamento anche per le persone attorno a lei, e questo non è facile. Sicuramente questo pensiero e questa indecisione le causerà stress, ansia, paura di sbagliare. D'altra parte si evince un affaticamento che sperimenta nella situazione in cui si trova attualmente. Vorrebbe cambiare, ma ha paura di quello che potrebbe succedere dopo. Vorrebbe non cambiare nulla, ma allo stesso tempo ha paura anche dello scenario che continua a presentarsi nella sua quotidianità. Ci sono situazioni che ci bloccano e che, a volte, non ci fanno prendere delle scelte. Quello che mi sento di dirle è che non c'è una risposta più giusta dell'altra, non è più giusto rimanere o andarsene. Quello che dobbiamo capire è cosa ci fa desistere in entrambi i casi, comprendere poi se c'è una possibilità alternativa che si pone nel mezzo. Provi a indagare sui suoi bisogni, su cosa vuole e desidera realmente lei. Provi a soffermarsi su questi sintomi che il suo corpo e la sua mente le stanno dando, provi a ricordare se li ha già sperimentati in passato quando ha dovuto affrontare cambiamenti importanti che mettono in discussione diversi aspetti della sua vita, come in questo caso. Potrebbe esserle utile parlare con un professionista, che può aiutarla a comprendere meglio questi bisogni e può accompagnarla in questo percorso in cui sente di dover fare una scelta. Può esserle utile anche confrontarsi con la sua famiglia, capire come loro affronterebbero questo cambiamento con lei.
Nella speranza che questa risposta , insieme alle altre, le possa essere stata utile, le auguro una buona giornata e le faccio i miei auguri.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Ilaria Andreozzi

Dott.ssa Ilaria Andreozzi Psicologo a Rimini

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5 NOV 2025

È una scelta difficile che deve essere valutata concretamente in tutti i suoi aspetti.

Bisogna valutare completamente tutti i pro e tutti contro del a accettare la proposta e non accettarla

Valutare se le sue paure i suoi timore sono oggettivamente fondati oppure sono basati sulla loro stessi
Valutare le possibili problematiche che ci possono essere e come potrebbe essere risolte

È vero che spostare la famiglia può essere una grande novità per tutti, però una volta spostata, troverete la quiete, la serenità

Mi parli anche con la sua famiglia, è valutata nel concreto quali siano i costi benefici del rimanere li e di andare via,

Valutare anche le possibili soluzioni in caso di problematiche

Prenda un foglio, lo divide in quattro e su ogni quadrante scriva Ibra e contro concreti di restare lì e dell’andare via.

Mettere per iscritto, il problema può aiutare ad avere una visione più chiara

Dott. Luca Ferretti Psicologo a Pontedera

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5 NOV 2025

Buongiorno Massimo,

Il suo lavoro attuale richiedere un investimento temporale, economico e di energie molto elevato. Questo già di partenza può impattare sulla scelta che vorrebbe prendere e sulle risorse a sua disposizione. Il cambiamento di per sé è un fattore "stressante", che modifica abitudini, sicurezze e relazioni.
Comprendiamo bene la sua difficoltà. E' necessario però che riorienti le energie per il suo benessere, fare un'analisi dei costi/benefici dei rispettivi lavori e magari provare ad accedere anche ad altre realtà lavorative più vicine tramite altre selezioni e un colloquio conoscitivo. Se per lei la famiglia e le routine del weekend sono fondamentali per stare bene, provare ad aprirsi altre opportunità professionali può darle un po' di respiro.
Se la situazione perdurerà nel tempo e sentirà il bisogno di un supporto professionale, intraprendere un percorso terapeutico potrebbe sostenerla in questo momento di difficoltà e darle la possibilità di elaborare questa fase di passaggio.

Un caro saluto,
Dott.ssa Eleonora Capobianco

Dott.ssa Eleonora Capobianco Psicologo a Verona

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5 NOV 2025

Quello che stai vivendo somiglia molto a un conflitto interno profondo, più che a un semplice problema di scelta. Non si tratta solo di decidere se accettare o meno una nuova proposta di lavoro: è come se, in questo bivio, si concentrassero due parti della tua vita psichica — una che desidera il cambiamento, la crescita, il sollievo dalla fatica quotidiana, e un’altra che teme di perdere le radici, le abitudini, il senso di continuità affettiva e familiare che ti tiene ancorato.

Il panico che descrivi, le notti insonni, la confusione, non sono soltanto effetti di uno stress decisionale, ma segnali di una tensione psichica tra desiderio e paura. Da un lato c’è l’aspirazione a un nuovo equilibrio, a una forma di libertà, dall’altro l’angoscia che ogni trasformazione inevitabilmente porta con sé: il lutto per ciò che si lascia, il timore di non ritrovare se stessi altrove, la perdita simbolica del “luogo originario”.

In ogni scelta di questo tipo c’è qualcosa di più grande in gioco: non solo il lavoro, ma il modo in cui si vive il legame con la propria storia. Restare, per molti, significa proteggere ciò che si conosce; partire, invece, può riattivare paure più antiche — la paura di allontanarsi, di separarsi, di affrontare l’ignoto senza più la rete del familiare.

Non è detto che esista una decisione “giusta” in senso assoluto. Ciò che conta è provare a comprendere da dove nasce il blocco, che cosa, dentro di te, resiste al cambiamento. A volte, il sintomo — in questo caso l’angoscia, il pianto, l’insonnia — non è contro la vita, ma un modo della psiche di segnalare che il passaggio che stai affrontando tocca corde profonde, legate al senso di sicurezza e appartenenza.

Forse non si tratta di scegliere subito, ma di ascoltare il conflitto, di dargli spazio, di capire cosa davvero temi di perdere e cosa speri di trovare. Ogni grande cambiamento esterno, prima di compiersi, richiede un piccolo movimento interno: il permesso di lasciare andare qualcosa di noto per fare posto a ciò che può ancora nascere.

Dott.ssa Raffaella Pia Testa
Psicologa – Psicoterapeuta in formazione
In presenza e online

Raffaella Pia Testa Psicologo a Lucera

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5 NOV 2025

Quello che descrive sembra un vero e proprio conflitto interno fra due desideri opposti: da una parte il bisogno di migliorare la sua vita lavorativa, alleggerendo la fatica quotidiana del viaggio; dall’altra la paura di spezzare il legame con ciò che oggi le dà sicurezza — le abitudini, la vicinanza affettiva, il senso di appartenenza a un luogo che conosce.

Il panico che sente non nasce tanto dalla decisione in sé, ma dal modo in cui questa decisione tocca la sua identità: cambiare città non significa solo spostare il corpo, ma cambiare ritmo, riferimenti, volto delle giornate. L’inquietudine, in questo senso, non è un errore da correggere, ma un segnale: c’è qualcosa dentro di lei che fatica a “lasciare” pur sapendo che altrove potrebbe stare meglio.

Può essere utile non pensare subito in termini di “sì o no”, ma lasciare che le due parti — quella che vuole partire e quella che vuole restare — possano entrambe dire la loro. Cosa teme di perdere davvero se si trasferisse? E cosa teme di perdere se restasse dov’è? Spesso, quando il pensiero si blocca, è perché c’è un lutto implicito che non è stato ancora riconosciuto: il lutto di un certo modo di vivere, di sentire la famiglia, di identificarsi in un ruolo.

Le consiglio di prendersi qualche giorno senza forzare la scelta, di parlare con qualcuno che le sia vicino ma anche, se possibile, con un professionista. Un colloquio con uno psicologo o psicoterapeuta può aiutarla a distinguere la paura che protegge (quella che chiede tempo) da quella che paralizza (che nasce dal non concedersi di desiderare).

La scelta arriverà nel momento in cui riuscirà a riconoscere quale dei due scenari la fa respirare, non quale la fa apparire “più giusta”.

Resto a disposizione
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Dott.ssa Francesca Cisternino

Dott.ssa Francesca Cisternino Psicologo a Milano

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5 NOV 2025

Buonasera,
sta vivendo una situazione di forte ambivalenza, e la sua reazione è comprensibile: si trova davanti a una scelta che tocca sicurezza, identità e affetti, quindi è naturale provare ansia e blocco. Il suo corpo e la sua mente stanno reagendo a un cambiamento potenzialmente importante.
In questi casi, può essere utile fermarsi e distinguere la paura del cambiamento, che è fisiologica, dai reali motivi per cui una scelta può o meno essere adatta a lei.
Provi a esplorare, magari con l’aiuto di uno psicologo, i suoi bisogni profondi: stabilità, realizzazione, vicinanza affettiva. Capirli le permetterà di decidere non sulla base della paura, ma della consapevolezza di ciò che è davvero importante per lei e per la sua famiglia.

Silvia Biassoni Psicologo a Monza

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5 NOV 2025

Salve Massimo,
È comprensibile che si senta in questo modo, il cambiamento spaventa ed implica una riorganizzazione, un nuovo adattamento, anche in termini emotivi.
Può chiedere un supporto ad un collega ed intraprendere un percorso in cui affrontare al meglio ciò di cui parla.

Saluti

Dott.ssa Matilde Ragno Psicologo a Avellino

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5 NOV 2025

Gentilissimo Massimo, grazie per la condivisione innanzitutto. Comprendo quello che ci descrive, e posso solo immaginare le sofferenze emotive e psicologiche che sta provando. I cambiamenti sono spesso destabilizzanti e complessi, e possono farci incombere in fatiche che prima non immaginavamo. Data l'entità della tua sofferenza, credo che intraprendere un percorso di terapia potrebbe sostenerti in questo periodo complesso fatto di scelte lavorative e di vita difficili, individuando insieme allo specialista strategie funzionali per affrontare il tutto.
Resto a disposizione!
AV

Dott.ssa Antea Viganò Psicologo a Pessano con Bornago

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5 NOV 2025

Ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità quello che stai vivendo.
Le emozioni che descrivi: paura, ansia, e il senso di blocco, sono assolutamente legittime in un momento di grande incertezza come questo. Ti trovi davanti a una scelta importante, che tocca diversi aspetti della tua vita: il lavoro, la famiglia, le abitudini e la stabilità quotidiana. È naturale sentirsi in difficoltà quando tutto questo si intreccia. Inoltre, per quanto tu riconosca che il tuo attuale lavoro sia professionalmente buono, ti richiede importanti sacrifici per gli spostamenti, a scapito di una paga che non ti soddisfa.
A volte il peso di una decisione può sembrare troppo grande per essere portato da soli, ma è importante ricordarsi che può essere condiviso. Parlare apertamente con la propria famiglia, confrontarsi su ciò che ognuno sente e desidera, può aiutare a trovare una strada comune che tenga conto dei bisogni di tutti. Questo confronto non solo alleggerisce il carico emotivo, ma può anche offrire nuovi punti di vista per valutare la scelta con maggiore serenità.
Dici che dovresti spostare la famiglia: mi chiedo cosa ne pensi la tua famiglia; sarà un cambiamento che coinvolgerà tutti, in un modo o nell’altro. Non sei solo, né nella scelta né nelle emozioni che questo momento di incertezza sta portando.
Anche se questo momento non dovesse portare a cambiamenti immediati, sta già facendo luce su una situazione che procura sofferenza e agitazione e che certamente merita di essere ascoltata e compresa. Spesso, la consapevolezza che emerge in questi passaggi è il primo passo per prendersi cura di sé in modo più profondo e comprendere cosa possiamo fare raggiungere un maggiore benessere.
In un momento così carico di emozioni può essere utile anche un supporto psicologico, che aiuti a gestire l’ansia, a ritrovare calma e a vedere più chiaramente le alternative possibili. Uno spazio di ascolto, neutrale e accogliente, può fare la differenza nel trasformare la confusione in maggiore consapevolezza.

Siamo a disposizione,
Un caro saluto

Dott.ssa Sara Antoniolli Psicologo a Treviso

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