Bloccato e impaurito

Inviata da Michele · 24 ago 2020

Buongiorno a tutti, ho 23 anni e vi scrivo per questo: è da un po che mi son reso conto di una situazione in me che non mi fa più vivere bene..in pratica quando mi rapporto con persone che vedo con un occhio di riguardo (parenti, persone o situazioni in cui l'altro con cui mi rapporto è in posizione di supremazia) mi sento inibito, mi sento bloccato nel parlare e non riesco ad essere naturale e sciolto come con familiari e morosa...sono sempre "ipervigile" su cosa dire/fare... ci ho pensato per bene e anche mio padre è così con gli altri, anche con lui inoltre non mi sento naturale... ad esempio capita di giudicare o magari fare discussione e se a lui non va bene qualcosa scatta, si innervosisce e critica/insulta...ho una sorta di paura che forse si riflette negli altri..come posso superarla? Questo problema si riflette nella vita facendomi sentire perso, non capisco ciò che voglio, procrastino spesso e rimando molte cose....
Inoltre ho un'altro problema...ho solo 3 amici stretti, mai avuto una compagnia....e sento il bisogno di aumentare le conoscenze, divertirmi e fare tutto ciò che anche altri della mia età fanno in quanto con questi amici non mi trovo più bene....ho paura però che a 23 anni sia troppo tardi per trovare nuovi amici o comunque cambiare quelli di adesso, come posso agire?
Grazie

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Miglior risposta 25 AGO 2020

Buongiorno Michele,
Mi sembra che l’azione più adeguata sia pensare ad un percorso psicoterapeutico che possa individuare le cause della sua inibizione nei confronti di persone che, in qualche modo, rappresentano un’autorità. La psicoanalisi ci insegna che il padre è la prima autorità che conosciamo. Se siamo fortunati, questa figura impone regole in maniera ragionata, in modo che i figli capiscano che le regole aiutano la convivenza.
Non posso dire ora che cosa la intimorisce in queste figure e nella vita in generale, ma la incoraggio a iniziare un percorso
Dottoressa Giuliana Gibellini, psicologa psicoterapeuta, specialista in psicologia clinica

Dott.ssa Giuliana Gibellini Psicologo a Carpi

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25 AGO 2020

Buongiorno Michele,
a 23 anni non è decisamente troppo tardi per conoscere nuove persone e far nascere nuove amicizie. Ma forse Lei ha questa preoccupazione perché Le capita di avere delle difficoltà relazionali e queste sono dovute a diversi motivi. Nel Suo caso può essere un po’ per l’apprendimento e un po’ per la poca fiducia che ha in se stesso. Ma sono difficoltà che con un aiuto professionale si possono affrontare con successo. Purtroppo non esiste una ricetta riassumibile in poche righe di questo spazio.
Dott.ssa Katarina Faggionato

Dr.ssa Katarina Faggionato Psicologo a Vicenza

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25 AGO 2020

Buongiorno, ci sono tanti temi che meritano uno spazio dedicato e un tempo che sia solo Suo per poterne discutere con attenzione. Il
principale sembra essere il rapporto con l'Alterità significativa, che La mette in scacco perché evidentemente è modalità importante di co-percezione (con tutto ciò che ne consegue). Ad esso si connettono quello dell'affettività e della temporalità. La sensazione di blocco che sente è normalissima perché è dovuta alla riduzione percepita di possibilità esistenziali e di azione, nel presente (quando si trova in situazioni in cui si sente "inibito" e non riesce ad essere spontaneo e sereno) e nel futuro (ha paura che sia "tardi" e che non troverà una compagna e degli amici fidati). Faccia un primo passo importante: contatti uno psicoterapeuta con cui mettere a tema i modi di essere nel mondo e con l'altro che La mettono in scacco e impostare un progetto volto ad aumentare le possibilità di azione secondo identità e autenticità. Non è troppo tardi! Ma a 23 anni merita l'occasione di vivere la vita in modo più pieno e proprio, quindi non perderei ulteriore tempo. In bocca al lupo! DP

Dott. Daniel Michael Portolani Psicologo a Brescia

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25 AGO 2020

Salve Michele, non è mai troppo tardi per cambiare qualcosa o per capire come mai non si sta più bene nella realtà che ci si è costruiti! È giovane e ha tutto il tempo del mondo per comprendersi e mettersi in discussione. Il suo disagio e la sua paura vanno indagate su più fronti, la famiglia, il rapporto con suo padre, il rapporto con i suoi amici, la sua vita in generale. Sono tutte cose che dovrebbe approfondire e collegare parlandone con qualcuno. Questo perché ci sono tanti pezzi da mettere insieme per andare più a fondo in questa paura del giudizio degli altri e per la sua insoddisfazione nelle amicizie e più in generale su alcune cose della sua vita. Ha tempo per fare tutto ciò e per arrivare ad una consapevolezza che le permetta di essere il soggetto attivo della sua vita e farla andare dove più le piace, dove la porta il cuore e la sua felicità.
Saluti da Roma, Dott.ssa Melis Deborah.

Studio Dott.ssa Deborah Melis Psicologo a Roma

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25 AGO 2020

Buongiorno Michele,
grazie di averci scritto.
Da ciò che ci racconta mi sembra di capire che di fronte ad alcune persone da lei ritenute in qualche misura “superiori”, lei non si senta libero di essere autenticamente se stesso. E che ciò tuttavia in realtà non accade solo con persone verso le quali “ha un occhio di riguardo”, come cita inizialmente, in quanto poco dopo lei stesso confessa che questa condizione non si verifica ad esempio con alcuni familiari o con la sua ragazza.
Mi chiedo dunque cosa avvenga di diverso nella relazione tra lei e quest’ultima catgoria di persone (la sua ragazza ed altri specifici familiari), e in quella tra lei e la prima categoria (cita altri parenti ad esempio). Quali pensieri e sentimenti prova? O quali pensieri e sentimenti pensa che l’altro possa provare, stando con lei?
A volte dietro alla difficoltà di esprimere e sentirsi liberamente se stessi si nasconde il timore del giudizio altrui, ma se questo è il suo caso può dircelo solamente lei.
Riguardo alla fatica di conoscere nuove persone, immagino che anche in questo caso potrebbe rivelarsi un poco arduo concedersi, farsi conoscere pienamente e quindi instaurare un autentico rapporto di amicizia se dietro a questo bisogno si annida magari la paura del giudizio altrui e della non accettazione.
Lavorando su se stesso potrebbe forse comprendere e quindi ampliare le proprie modalità e la propria predisposizione d’animo circa il mettersi in relazione con l’altro.

La ringrazio molto per la sua condivisione,
Dott.ssa Caterina Berti

Dott.ssa Caterina Berti Psicologo a Torino

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