ASPETTI SIMILI TRA PAZIENTE-TERAPEUTA
Da quasi due anni sto seguendo un percorso psicoterapeutico (con sedute a cadenza settimanale) con una terapeuta di orientamento psicoanalitico/psico-dinamico. La relazione che ho instaurato con questa terapeuta (è una donna sulla cinquantina) è sempre stata molto buona. Sin dalle prime sdute mi sono trovata bene con lei ed ho notato aspetti e valori simili al mio modo di essere e di sentire: professionalità, attenzione e rispetto verso il prossimo, cura per i dettagli, spessore culturale. Questi ed altri aspetti simili hanno permesso che si creasse, quasi da subito, una certa "sintonia" e fidicia, ma soprattutto una buona relazione terapeutica, basata sul rispetto, la comprensione e l'empatia.
Inizialmente poi, era molto forte e presente da parte mia una sorta di idealizzazione nei suoi confronti. Lei stessa più volte mi ha diceva di "farla scendere dal pieditallo su cui io l'avevo messa". Con il tempo però questa mia idealizzazione è quasi del tutto scomparsa. Credo che ciò sia riferibile al fatto che ora, rispetto al passato, riesco ad essere maggiormente me stessa ed autentica, sia con lei, sia con altre persone (e questo dimostra un grande risultato del percorso fatto).
Se prima sentivo la mia psicoterapeuta come una "maestra di vita" da ammirare e da cui un po' dipendere, ora invece la percepisco più come un'amica, molto simile a me. Non so però se essere felice di questo cambiamento, che conferma i risultati del mio percorso, o esserne spaventata.
Sono spaventa, o meglio preoccupata, perchè ho paura che nel continuare ad approffondire la conoscenza reciproca, lei potrebbe vedere in me aspetti e modi di fare e di essere negativi o con i quali lei non è d'accordo. Allo stesso tempo, ho il terrore che nel considerare la mia teraputa in modo più realistico rispetto al passato, temo di scorgere in lei e conoscere dei suoi aspetti più umani che professionali che non mi piacciono o distanti dal mio modo di essere e di sentire le cose. E non vorrei che questa "distanza" alla fine portasse ad interrompere la terapia, perchè verrebbe meno la "sintonia" che c'è sempre sempre stata in questi due anni. Ho anche pensato di cambiare terapeuta (mantenendo invariato l'orientamento psicoanalitico, con cui mi sono trovata bene), ma per me vorrebbe dire affrontare nuovamente la fatica di farsi conoscere da un'altra persona, parlare ancora di tematiche anche dolorose già discusse ed elaborate, ma soprattutto significherebbe per me investire tempo ed energie per costruire una relazione e fidarmi di un' altra persona. Credo che con questa attuale terapeuta le cose siano andate bene sin dall'inizio, perchè per alcuni aspetti mi sembra di essere simile a lei o comunque di avere gli stessi gusti (se avessi uno studio, lo arredderei come il suo, visto che mi piace molto come è arredato: con mobili tutti i legno e dai colori caldi). Inoltre, rispetto ad alcune questioni ed ambiti, che non riguardano prettamente la psicologia/psicoterapia, la pensiamo allo stesso modo o quasi. Come mi comporto quindi? Mi porto appresso ad ogni seduta, la preoccupazione di svelare qualcosa di me che potrebbe infastidire la mia terapeuta e viceversa, il timore di scoprire in lei qualcosa che a me non piace? Cambio terapeuta così risolvo le mie preoccupazioni, ma chiudo una relazione che, anche se terpeutica, è per me significativa? Interrompo il mio percorso, proprio ora che è diventato più autentico e sincero? Ma soprattutto, faccio finire la (bella e positiva) relazione di fiducia professionale ed umana costruita in questi due anni?