Apatia, anedonia, paralisi, blocco delle attività...
Salve a tutti, ho già scritto in passato su questa straordinaria piattaforma, auto-affibbiandomi diagnosi quasi sicuramente errate, poi tra fine 2018 e buona parte del 2019 sono progressivamente stato meglio e quindi avevo ricominciato la mia vita. Purtroppo di recente mi sono nuovamente scontrato col problema...
Vengo al dunque. Un mesetto fa ho iniziato un nuovo progetto (informatico) ed ero molto entusiasta: stavo studiando una nuova tecnologia, recente, innovativa e sentivo la passione da adolescente nascere nuovamente dentro di me. Ho incontrato qualche difficoltà iniziale poi tutte superate e, addirittura, ogni tanto il mio cervello mi inviava segnali positivi inorgogliendosi del risultato ottenuto (e oggettivamente ne ha motivo). Poi sfortunatamente da circa una settimana a questa parte, c’è stata una parabola discendente che di giorno in giorno mi faceva “produrre” sempre meno fino ad arrivare agli ultimi giorni di blocco totale delle attività. Ho un rifiuto totale a svolgere questo progetto, e qualsivoglia altra attività impegnativa a dire il vero, e parallelamente sono tornati i pensieri ossessivi, paranoidi, ansiosi, il ricercare su Internet consulti psicologici di persone con condizioni simili alla mia per rassicurarmi, insomma di TUTTO tranne che lavorare.
Ora, so di avere una forma depressiva con annessa ansia, non so a che livelli, non so la diagnosi e non so se possa essere conseguente a un disturbo di personalità, anche se ammetto di non sentirmi affatto depresso. Però questa volta mi ha fatto particolarmente male, è molto doloroso, perché con questo nuovo (entusiasmante) progetto speravo di tornare ad essere (quasi) “produttivo” come un tempo. Questa non è la prima volta che mi succede, 8-9 anni fa circa c’è stato il tracollo originale, il trauma atavico che mi ha fatto lasciare la mia piccola attività imprenditoriale (d’informatica, appunto) e mi ha bloccato su ogni attività. In questi anni mi sono sforzato di fare nuovamente “qualcosa”, qualsiasi cosa, ma sempre con scarso successo, e con una fatica 100 volte superiore a quella che normalmente avrei applicato anni addietro. Un paio di volte sono riuscito a portare a termine determinate attività, non necessariamente legate all’ambito lavorativo, ma sempre con molte difficoltà e per il rotto della cuffia. Ogni volta è come se tentassi di fare una passeggiata spensierata con una palla al piede di 50 Kg attaccati alla gamba!
Situazioni simili le vivo da molto tempo. Mi ricordo di una avvenuta nel 2005, dove lasciai un lavoro a tempo indeterminato e ben retribuito senza una ragione apparente. Ufficialmente la scusa fu quella di volermi mettermi in proprio, ma dentro di me sapevo benissimo che c’era qualcosa che non funzionava a dovere, forse il famoso cane nero? Qualche anno dopo invece lasciai un lavoro precario ma straordinariamente retribuito. C’è però una GRANDISSIMA DIFFERENZA tra i vecchi episodi e quelli avvenuti da 8 anni a questa parte: PRIMA NON RIMUGINAVO!!! Cioè nel 2005 e nel 2008, quando ho lasciato il lavoro, non ci ho mai rimuginato sopra, non mi sono mai messo lì intere giornate a domandarmi se fossi sbagliato io, il mio comportamento o il mondo intero, ho semplicemente continuato a vivere e in effetti la mia vita scorreva più o meno serenamente, tanto che poi sono riuscito concretamente a conseguire buoni risultati con la mia attività lavorativa.
Dunque ho cercato di auto-analizzarmi, in questi ultimi 8 anni, senza mai giungere ad una conclusione univoca. Posso essere diventato eccessivamente perfezionista, dove la paura di fallire mi causa un’ansia tremenda arrivando all’ossessività, cioè il voler fare tutto perfettamente, senza errori e senza che nessuno possa criticarmi, MI PARALIZZA. Può essermi scattato l’auto-sabotaggio da quando ho iniziato a rimuginare sul fatto che in realtà non valgo niente, sotto sotto sono solo un bluff e riesco ad ottenere risultati soltanto perché i miei “competitor” sono scarsi e/o non mi sono mai confrontato con avversari al mio pari. Oppure ho pensato che verso i 30 anni sono scattate le responsabilità tipiche dell’adulto, quindi non potevo più prendere la vita con leggerezza, questo mi ha causato ansia tremenda poi sfociata in depressione e IL BLOCCO. Infine ho pensato anche che l’aumento delle attività lavorative, mi hanno spinto ad alienarmi eccessivamente, in isolamento sociale e con pochi contatti con persone esterne che non fossero quelle strettamente lavorative. Tutte queste teorie sono parimenti probabili ma anche parimenti discutibili.
La mia più grande paura è che potrei parlarne 50 anni in terapia con uno psicologo/psicoterapeuta senza che né lui né io si giunga mai ad una diagnosi precisa. Per cui adesso mi sto concentrando non tanto a capire cosa mi possa essere accaduto, ma come posso ricominciare a vivere la mia vita … o almeno provarci