Ansia: quando diventa cronica?

Inviata da bea93 · 24 ago 2020

Buongiorno, scrivo per avere delle delucidazioni riguardo al mio stato attuale che ormai mi insegue da parecchio tempo.


Sono quasi 3 anni che soffro di ansia.
Inizialmente era nata dalla vita frenetica che conducevo, continuamente in movimento tra lavoro, casa, relazioni, hobby, Insomma, il mio corpo mi avvertiva ma io andavo avanti fino a che un giorno ebbi un attacco di panico dovuto ad un pensiero rivolto alla mia precedente relazione che mi tormentava: "lo amo o no?
" Da lì la mia vita cambio radicalmente, persi i mei punti fermi, certezze, abitudini, ma sapevo che qualcosa dentro di me era cambiato, solo che non volevo ammetterlo.


Così dopo quasi 1 anno di tira e molla lasciai il mio ragazzo con cui avevo iniziato una pseudo-convivenza, e continuai la mia vita.
L'ansia comunque non era andata via, facevo fatica a stare nei luoghi affollati, non riuscivo ad andare a cena con gli amici o semplicemente visitare nuovi posti.
Insomma, il calvario continuava.


Perciò decisivi di rivolgermi ad un professionista e iniziai il mio percorso durato 1 anno dove, sono sicuramente cresciuta sotto l'aspetto personale, ma ad oggi mi ritrovo al punto di partenza in quanto non ho gli strumenti necessari per convivere con questa problematica: infatti, poche settimane fa l'ansia è tornata in maniera persistente, impedendomi la mia quotidianità, cosa che prima bene o male riuscivo a fare.


La domanda che mi perseguita è sempre la stessa: " e se mi sentissi male?
".
Non riesco ad arrivare a lavoro in macchina, al solo pensiero piango, non riesco a rimanere per più di 30 minuti dentro un negozio o centro commerciale, una semplice fila al semaforo mi agita, non riesco ad uscire con le amiche se non nei posti che io ritengo "sicuri".
Mi sento che la vita mi sta sfuggendo dalle mani, sento di rimanere ferma, di perdere tutto quello che faticosamente ho creato: sono un libero professionista e purtroppo non posso permettermi di rimanere ferma.
Sono giovane, ho idee e voglia di fare ma tutto viene bloccato dall'ansia.


Mi ritrovo ormai da settimane sempre a casa, a volte esco perchè ho paura di non farcela, di arrivare ad uno stato di depressione, di non riuscire.
Ma faccio fatica, tanta.
Non mi era mai capitato di piangere, di paralizzarmi in questa maniera soprattutto quando si parla di lavoro.
Andare in ufficio mi faceva sentire viva, realizzata, prendere appuntamenti e incontrare i miei clienti mi piaceva.
Adesso invece, qualsiasi cosa è TROPPO GRANDE.


Ho ricominciato a camminare, faccio esercizi di respirazione, leggo e a volte faccio meditazione.
Ma tutto ciò non mi sembra abbastanza.
Se non faccio ho paura di paralizzarmi, se faccio ho paura di sentirmi male.
Un circolo senza uscita.

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Miglior risposta 25 AGO 2020

Gentile utente,
molto probabilmente qualcosa non ha funzionato nel lavoro terapeutico. Forse bisognava proseguirlo.
In ogni caso le consiglio di rivolgersi ad un professionista che lavori più in profondità.
L'ansia, soprattutto se è radicata, come potrebbe essere nel suo caso, non può essere affrontata con esercizi, che rappresentano solo un palliativo.
Dott. Masucci A.

Dott. Armando Masucci Psicologo a Avellino

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26 AGO 2020

Salve Bea, l'ansia può essere cronica in alcuni periodi o semplicemente manifestarsi in maniera acuta in alcuni momenti della sua vita. L'ansia va curata, compresa ed accettata; solo così la sua ansia potrà pian piano andare via. Il nostro corpo ci invia dei segnali che non vanno trascurati soprattutto in dei momenti in cui la nostra vita subisce dei cambiamenti particolari. Io credo che il suo percorso personale vada ripreso ed approfondito. Con l'aiuto di uno psicoterapeuta potrà avere tutto il sostegno di cui evidentemente ha bisogno per superare questo momento per lei così critico. Ce la farà sicuramente, la cosa fondamentale è che lei si senta libera di poter chiedere aiuto ad un professionista.

Dott.ssa Giusi Balsamo Psicologo a Napoli

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25 AGO 2020

Buongiorno. Rispondo innanzitutto alla Sua domanda: L'ansia è una risposta di per sè fisiologica e normale a determinate situazioni e circostanze attivanti. Come tale ci accompagna per tutta la vita e diviene problematica solo nella misura in cui limita le possibilità di azione "attivandosi" in circostanze che di per sè non appaiono richiedere una risposta di allarme o di anticipazione. Nel Suo caso, più che di cronicità parlerei, pertanto, di Circolo vizioso: determinati stimoli e situazioni elicitano una risposta fisiologica anomala, che Lei non riesce a significare in modo pieno e identitario se non come ansia/panico, che a Sua volta porta all'evitamento e alla paura degli stimoli stessi. Subentra la paura della paura, il senso di allarme si sgancia dalla situazione iniziale che lo ha causato e reitera di per sè. Ogni nuovo luogo in cui questo accade esce dalla lista dei luoghi "sicuri", le possibilità d'azione nel mondo si riducono drasticamente e con esse la progettualità futura: da qui la reazione che Lei definisce di depressione (che per definizione è assenza di possibilità). Si crea un circolo vizioso, appunto, che viene spezzato nella misura in cui gli episodi vengono contestualizzati per fare emergere il senso della risposta iniziale. La cosa migliore che può fare è contattare un terapeuta, per fare emergere quei significati che afferra solo parzialmente o che riconfigura in modo non identitario. Valuti se riprendere il percorso con il collega che l'ha seguita in passato (di solito consigliato! a patto che Lei non ritenga di voler cambiare non sentendo di avere, a distanza di un anno di percorso, strumenti utili a fronteggiare le Sue difficoltà). cordialità, DP

Dott. Daniel Michael Portolani Psicologo a Brescia

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25 AGO 2020

Cara Bea,
tutte le cose che sta facendo e che ha elencato alla fine vanno benissimo. Ma non bastano. Le sarebbe utile proseguire o iniziare un percorso psicologico che Le permetterebbe di comprendere cosa sta succedendo, perché continua a stare male, apprendere alcune strategie concrete per affrontare le situazioni che La spaventano, diminuire o eliminare alcuni comportamenti controproducenti e mettere in atto quelli più funzionali. Questo La aiuterebbe a ricominciare a vivere come ha sempre fatto.
Dott.ssa Katarina Faggionato

Dr.ssa Katarina Faggionato Psicologo a Vicenza

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25 AGO 2020

Buongiorno,
è consigliabile rivolgersi ad una/uno psicoterapeuta che si occupa di disturbi d'ansia.
E' positivo che lei sia una persona attiva e faccia diversi tentativi per migliorare la gestione della situazione; valuti di affiancare le sue forze e le sue risorse al supporto mirato di un professionista.
Ci sono elementi che vanno indagati insieme, ma l'obiettivo prioritario dovrebbe essere la gestione dell'ansia.
Le faccio tanti auguri
dott. Giovanni Iacoviello

Dott. Giovanni Iacoviello Psicologo a Bergamo

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25 AGO 2020

Buongiorno,
Inizio dalla sua ultima frase “un circolo senza uscita“. Appena prima aveva descritto due tipi di paure: la prima, l’aver paura di arrivare aLla paralisi della sua vita se non riesce a fare delle cose è una Paura razionale, per molti versi condivisibili. L’altra la paura di sentirsi male se si mette a ‘fare’ è una paura che sembra-sottolineo che sembra perché a distanza non possa fare una diagnosi precisa-una paura nevrotica. Questa paura è quella da provare a sciogliere e lo si farà più facilmente analizzandone le cause.
Forse lei sa, mi perdoni se faccio un po’ di filosofia, che esistono le cause efficienti e le cause teleologiche. Le prime sono le circostanze che hanno determinato una certa conseguenza; le seconde sono invece le ragioni, gli obiettivi che ci guidano nel compiere una determinata azione. Quindi, nel suo caso, bisognerà guardare Quali tipi di cause sono in gioco nella sua situazione.
Nell’anno di terapia (quante sedute in tutto?) Avete affrontato questi argomenti? Avete guardato se c’era stato un trauma-una causa efficiente-o se c’erano dei vantaggi secondari-causa teleologica-che lei ricavava dal bloccarsi?
Le sarò grata se vorrà darmi un feedback di quanto Le ho scritto
Giuliana Gibellini, psicologa psicoterapeuta, specialista in psicologia clinica

Dott.ssa Giuliana Gibellini Psicologo a Carpi

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