Ansia, ipocondria, attacchi di panico e incubi
Salve.
La mia storia è un po' lunga ma spero che abbiate la pazienza di leggerla tutta, in quanto vorrei un parere. Fino a 3 anni fa tutto andava abbastanza bene, una famiglia normale, un fidanzato amorevole e l'università che andava a gonfie vele. L'unica cosa che mi mancava erano degli amici, dopo aver chiuso con quelli della mia infanzia, che mi hanno tradita come se per loro non contassi nulla. Comunque, arriva il trasloco, lascio la casa dove ho vissuto per 16 anni e dove sono cresciuta, con un po' di tristezza ma allo stesso tempo felice di cambiare finalmente aria e andare a vivere nella casa costruita dai miei con tanti sacrifici. Tutto procede abbastanza bene, lo stress mi fa dimagrire abbastanza e cambia in meglio il mio rapporto con il cibo. Dimagrisco e mi vedo più bella (non ero obesa, avevo qualche chiletto in più). Dopo il trasloco mi butto a capofitto sulla tesi di laurea. Seguono mesi stressanti, fatti di scadenze, attese e preoccupazioni di non farcela. Poi ultimo esame e si, anche io mi sono laureata. Immediatamente dopo inizio a cercare lavoro. Volevo un lavoro, subito, qualsiasi lavoro anche pulire i bagni, ma non volevo più pesare sulle spalle dei miei genitori. Una marea di curricula ma nulla di fatto. Nessuno mi voleva, oppure mi sfruttavano miseramente. Dopo un anno e mezzo crollo in un pianto disperato e pochi giorni dopo mi si presenta un piccolo problema di salute: nulla di grave, inizio una cura e poi la mia vita viene stravolta pian piano: inizia a nascere in me il timore di avere malattie gravi, di soffrire di cuore, ogni sintomo per me diventa spia di un tumore, un aneurisma o un infarto. Vivo in ansia perenne. Finché tutto ciò sfocia in qualcosa che nessuno mi ha ben saputo spiegare: una sera in macchina, cuore che batte a mille, non riesco a respirare mi manca l'aria, inizio a tremare, le mani si bloccano, e un formicolio fortissimo mi percuote tutto il corpo compresa la lingua. Corro alla guardia medica, convinta di morire. Pressione giusta, battiti 130. La dottoressa mi dice: "Sei troppo stressata, torna a casa prendi una valeriana e una camomilla". Il giorno dopo vado dal mio medico che mi ha parlato di crisi ansiosa reattiva e mi vuole spedire dal neurologo. Ma io mi rifiuto. Non voglio imbottirmi di calmanti. Da quel giorni vivo con il timore che possa tornare. Sono in pena per la mia salute ogni giorno. Faccio fatica a stare a casa da sola, a prendere il treno, a stare in macchina. L'attacco si presenta altre 3 volte da allora. L'ultimo in presenza di estranei, che non capivano cosa avessi, perché all'improvviso ho pianto e perché le mie mani erano bloccate. La vergogna di avere un attacco (o crisi ansiosa, non so bene come definirlo) davanti ad altri mi ha distrutta. Ora vivo di alti e bassi, giorni in cui l'ansia non si fa viva e giorni che appena apro gli occhi lei è li. Ho cercato di reagire:continuo a prendere il treno (che fatica che faccio), ad andare in auto e a resistere all'angoscia in mezzo a tanta gente. Cerco di stare tranquilla se sono in posto più isolato (la mia paura è anche quella di trovarmi in un luogo dove i soccorsi non possono arrivare). Ma questa "resistenza" mi rende stanca e sento di non concludere molto, perché poi lei torna. Il mio fidanzato mi sprona a reagire, mi sta vicino, ma a volte ho come l'impressione che lui, la mia famiglia sottovalutino un po' la situazione, dicendomi che sono fissata con la mia salute e che devo smetterla di farmi queste paranoie. So che la colpa di questa situazione è mia, ho accumulato troppo stress e potevo fare in modo di vedere la mancanza di lavoro, ad esempio, sotto un altro punto di vista, non per forza come una cosa negativa...ma non è stato cosi. Ora, mi scuso se non mi sono espressa bene, se il mio racconto è stato un po' confuso, ma io vorrei capire cosa mi succede (anche se so quanto via internet per Voi sia difficile), se si tratti di semplice ansia o di panico. Ho letto tantissimo, mi sono informata su tutto ma nonostante ciò non capisco. E non so bene cosa fare. Vi ringrazio per la pazienza.