Ansia, DOC, DIG, derealizzazione/depersonalizzazione, angoscia

Inviata da Roberto · 12 mar 2018 Ansia

Salve, ho già scritto diverse volte sul portale medicitalia e su diversi forum che trattano argomenti legati all'ansia, ma vorrei raccontare la mia storia anche qui, perché ho letto varie risposte ad altri utenti molto esaurienti e rassicuranti. Non sono qui per avere una diagnosi online perché so che non è possibile effettuarla via web, ma voglio solamente un vostro parere riguardo la mia situazione.
Sono sempre stato un ragazzo di base ansioso (per ansia intendo ansia prima di un esame, un'interrogazione etc), ma ho sempre saputo gestire l'ansia.

Tutto è cominciato a giugno del 2017. Frequento il 3 anno di Ingegneria, ho studiato i primi due anni con molta dedizione e impegno. Tuttavia a giugno 2017 ho avvertito una mancanza di voglia di studiare, quindi tutto è cominciato con questo calo di concentrazione. Non avevo voglia, ero stanco di studiare etc...
Le cose poi sono peggiorate. A inizio Novembre ero sul letto e volevo dare una spiegazione, un motivo, al periodo che stavo passando. Mi viene in mente, all'improvviso, questa domanda "e se fossi una donna nel corpo di un uomo???". Da lì il panico. Premetto che sono gay, ho 21 anni, e non ho mai avuto problemi nell'accettare la mia omosessualità. Ho avuto esperienze anche con le ragazze, ma ho la preferenza verso i maschi, per cui mi definisco gay.
Per 4 mesi (da novembre fino a febbraio), non ho fatto che pensare ad una possibile disforia di genere. Leggevo in continuazione le testimonianze di persone che hanno cambiato sesso, in modo da confrontare la loro storia con la mia, e ad ogni lettura avevo l'ansia di poter avere una storia compatibile con la loro. La mia è stata una vera e propria paura. Quando ero per strada o in generale, tra la gente, guardavo le donne e provavo ad immedesimarmi in loro e ciò mi provocava ansia, agitazione, paura di poter essere una donna anch'io. Il pensiero era fisso come un chiodo, dal mattino fino alla sera, e rimuginavo sui pensieri cercando di trovare delle spiegazioni plausibili che potessero mettere fine alle voci di quei brutti pensieri. Ero sempre alla ricerca di rassicurazioni che mi tranquillizzavano e al tempo stesso compievo dei rituali, cioè "se chiudi la porta in un certo modo, allora non sarai trans". Cominciai a scavare nel mio passato, nella mia infanzia, e alcuni episodi li ho interpretati come dei campanelli d'allarme, mentre altri invece mi rassicuravano che non sarei mai stato una trans. Quando leggevo testimonianze di transessuali che l'hanno scoperto in tarda età oppure all'improvviso, in seguito ad un particolare avvenimento, mi si gelava il cuore e pensavo "cavolo, allora sono anche io così???". Un altro campanello d'allarme fu che un uomo trans (nato donna) ha raccontato la sua esperienza dicendo che ha scoperto poi, con la psicologa, che aveva difficoltà ad avere rapporti sessuali quando era ancora donna perché inconsciamente non accettava l'idea di rapportarsi in quanto femmina. Anche io ho problemi nel sesso, nel senso che ho avuto un solo rapporto sessuale con una ragazza, perché volevo provare prima di chiarire il mio orientamento sessuale. L'esperienza non fu traumatica, anzi, fui anche molto felice di aver fatto quell'esperienza. Tuttavia non ho mai avuto un rapporto sessuale con un ragazzo, ma mi sono sempre limitato ai preliminari. Un po' perché all'epoca dei fatti (ho cominciato a frequentare i maschi all'età di 17 anni) mi consideravo troppo piccolo per fare delle esperienze del genere, un po' perché mi ha sempre spaventato l'idea di affrontare una situazione simile con un ragazzo. Eppure mi piacciono, mi attraggono, ma sono arrivato al punto in cui non faccio conoscenze in ambito sentimentale da tantissimo tempo e, negli ultimi due d'anni, gli appuntamenti a cui ho preso parte si possono contare sulle dita di una mano.
Ritornando al discorso della transessualità, ricordo che già all'età di 16 anni mi vennero gli stessi dubbi al seguito di un video che avevo visto che mostrava il cambiamento fisico di una transessuale da uomo a donna. Ricordo, però, che dopo un paio di giorni non ci pensai più. Quindi i pensieri mi dicevano che quell'episodio è da ricondurre ad oggi, perché stavolta è emersa la mia vera natura.
Inoltre ho trascorso questo periodo con grande tristezza, ansia, disagio, e quando parlavo con una qualsiasi persona e questa mi si rivolgeva a me con il maschile oppure parlavo di me al maschile, pensavo "e se dovessi usare il femminile perché potrei essere una trans??".
Insomma questi sono gli esempi dei pensieri più frequenti, ma ci sarebbe ancora tanto altro da dire.

Provo quindi, dopo 2 mesi di malessere, a consultare degli psicologi online e lì mi si illuminò il mondo. Scoprii vari disturbi legati all'ansia e involontariamente me ne sono fatto una cultura. Lessi testimonianze di persone che hanno sofferto di pensieri ossessivi (chi aveva paura di essere un pedofilo, chi gay, chi trans come me, chi aveva paura di non amare il partner) e mi accorsi che soffrivano degli stessi miei sintomi. Allora capii che i miei erano pensieri ossessivi e quindi mi tranquillizzai e non ci pensai più.

In effetti io non ho mai provato disagio con il mio corpo. Amo la mia mascolinità, mi piace essere uomo e non ho mai desiderato essere una donna, o vestirmi da tale o truccarmi etc.

Tuttavia nei momenti di stress o nei momenti più particolari queste paure riaffioravano, fin quando, al seguito della morte di mia nonna, una sera ebbi un pesante attacco di panico.
Avevo la testa pesante, mi sentivo stordito, non capivo cosa mi stesse succedendo, a tratti mi sembrava di stare in un sogno e percepivo la realtà lontana da me, come se la mia mente fosse al di fuori del mio corpo, come se avessi vissuto in terza persona. Nel frattempo ero fortemente agitato e avevo paura di morire. Una volta che mi calmai, mi informai su internet e associai il tutto ad un attacco di panico, di cui non ho mai sofferto precedentemente. Da lì i pensieri intrusivi riguardo la transessualità svanirono e subentrarono i pensieri riguardo la paura di poter soffrire di un disturbo dissociativo, cioè di poter soffrire di derealizzazione e depersonalizzazione. La paura era tanta, mi ero accorto che la situazione era peggiorata. Dall'attacco di panico al momento in cui sto scrivendo questo (lungo) messaggio è trascorso 1 mese.
Un mese in cui sono stato male. Un mese in cui mi sono sentito sempre stordito, fuori dal mondo, come in un sogno. Ci sono stati vari momenti in cui non ci ho pensato, non ho voluto dare adito ai pensieri di farmi deprimere, e devo essere sincero ciò mi ha aiutato. Ma la paura di poter soffrire delle stesse sensazioni avute durante l'attacco di panico è sempre pronta ad attaccare. Infatti ci sono momenti in cui, se ci penso, non avverto la sensibilità del mio corpo, come se la mia mente fosse dissociata dal corpo. Allora mi ritrovo diverse volte a toccarmi per non provare questa brutta sensazione.

Dopo circa 4 mesi (da novembre ad oggi, da quando sono cominciati i pensieri intrusivi in pratica) mi sono deciso a chiedere aiuto ad uno specialista, perché ho il desiderio di tornare il ragazzo che ero un tempo. Inoltre ho notato che questo mio malessere sta compromettendo la mia carriera universitaria, a cui tengo tantissimo. Vorrei tanto ritornare a 8/9 mesi fa, quando ero sereno, felice, spensierato, senza grilli per la testa. Avevo una pace interiore che adesso faccio fatica a recuperare. Non volendo intromettere i miei genitori in questa situazione, sono stato costretto a rivolgermi ad un Consultorio familiare, quindi fino ad oggi ho sostenuto UN solo appuntamento con una Consulente, che ha specificato di non essere uno psicologo. Il suo ruolo è quello di esaminare il mio caso e di indirizzarmi a psicologi psicoterapeuti dello stesso Consultorio oppure a strutture pubbliche/private. Il prossimo appuntamento ce l'ho tra qualche giorno e le vorrei chiedere esplicitamente di voler essere seguito da uno psicologo per una diagnosi (la consulente non mi ha dato l'impressione di essere professionale nel campo, perché anziché analizzare i pensieri intrusivi che mi hanno attanagliato la testa per mesi, ha dato credito alle mie supposizioni confermando che si tratta di ossessioni, sulla base di nessuna diagnosi e competenza).

Penso di aver avuto la maturità adatta nel chiedere aiuto, perché sono dell'idea che chiedere aiuto è un gesto di grande maturità e di grande forza, dal momento che sono giunto alla conclusione di non essere in grado di uscire da questo calvario DA SOLO. Tuttavia le sedute dallo psicologo mi spaventano per un solo motivo, perché spesso in questi casi si accompagna alla psicoterapia una terapia di tipo farmacologica, che io non voglio assolutamente fare. Leggo testimonianze, tra l'altro, di persone che soffrono di ansia e di problemi simili da anni, e che assumono farmaci come acqua.

Io non penso di avere dei problemi gravi per cui curarmi con degli psicofarmaci.
I pensieri intrusivi non li ho più (ad esempio quello riguardo la disforia di genere), ma avverto una continua sensazione di disagio, di ansia, angoscia, vedo il mondo completamente grigio senza colori.
Un motivo potrebbe essere che non sono dichiarato in famiglia, non so. O forse non accetto completamente la mia omosessualità. Purtroppo alcune volte penso che la vita di un omosessuale sia più difficile da vivere rispetto a quella di un eterosessuale, semplicemente perché costruirsi una famiglia è più complicato nel mio caso. Se penso al futuro mi immagino solo, senza un compagno, senza dei figli che nella realtà dei fatti difficilmente potrò avere. E questo mi crea tanta angoscia. Inoltre in questo periodo ho affrontato diversi cambiamenti: lutto e amicizie che si sono interrotte.

Ma ci sono momenti in cui sono più tranquillo e penso "questa è la volta buona per ricominciare".

La mia paura più grande è quella di non riprendermi mai più, oppure di avere delle ricadute in futuro che non mi permettono di affrontare i VERI problemi della vita. Mi sto costruendo intorno a me una prigione inutilmente, sulla base di paure infondate. La cosa che mi fa più rabbia è che ho appena 21 anni, dovrei essere nel fiore della gioventù, della vita, e non deprimermi o pensare continuamente a cose praticamente inesistenti e inutili.

Vorrei tanto ritornare il ragazzo che ero qualche mese fa. Non mi riconosco più, rivoglio i miei anni d'ORO.

Cosa ne pensate di tutto ciò???

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Miglior risposta 13 MAR 2018

Gentile Roberto,
credo che le sue "diagnosi"necessitino di una verifica.
Prima di individuare la sua identità di genere sarebbe importante comprendere la sua identità come persona. In questo periodo mi dedicherei con la massima attenzione ai suoi studi e, nel tempo libero, eviterei di passare troppo tempo da solo al computer, ma frequenterei persone della sua età con le quali condividere progetti e confrontarmi. Quando incontrerà lo/la psicoterapeuta non le fornisca la sua diagnosi ma le/gli permetta di farne una.
Augurandole ogni bene, la saluto.
Susanna Bertini Torino

Dott.ssa Susanna Bertini Psicologo a Torino

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26 OTT 2021

Buongiorno .
Sono il dott. Massimiliano Castelvedere, di Brescia. Sono tra quei professionisti che ritengono che il cambiamento personale sia un processo lungo e complicato. Purtroppo non ci sono scorciatoie e i consigli che uno psicologo potrebbe dare in una chat lasciano il tempo che trovano: non esiste la “bacchetta magica”. Per inquadrare l’eventuale problematica di un paziente serve invece una consulenza approfondita (almeno 4 sedute). A seguire, se nella consulenza si evidenzia un problema significativo, per risolverlo è necessaria una vera e propria psicoterapia o una psicoanalisi.
Illudersi che si possa fare qualcosa scrivendo in una chat serve solo a perdere tempo e significa che non si è pronti a mettersi in discussione. Se lei è una persona veramente motivata a capirsi e a cambiare, le do la mia disponibilità per fissare un appuntamento (anche online).

Dott. Massimiliano Castelvedere Psicologo a Brescia

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13 MAR 2018

Salve, descrive tantissime cose, e come ha già sottolineato non è questo il caso per poter fare una diagnosi, quello che mi sento di dirle è che penserei ad iniziare un percorso terapeutico che possa sostenerla ed aumentare la consapevolezza della sua situazione specifica

Dott.ssa Caruso Fabiola Psicologo a Termoli

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