Ansia, attacchi di panico e paura della gente
Buongiorno, scrivo per una situazione di cui soffre mio marito.
Premetto che ci conosciamo dall'età della scuola superiore, è sempre stato una persona insicura, bisognosa di conferme. Siamo insieme da quando avevamo circa 19 anni, sposati da 14 anni. Da quando era ragazzo soffre di problemi di peso, con tutti i disagi connessi. Nel corso degli anni ha tentato di risolvere i suoi problemi di ansia, insicurezza con cure farmacologiche, senza mai riuscirci, un po' per poca costanza, un po' perchè aspettava la pozione magica che lo facesse sentire sereno, un po' perchè non accettava di dipendere dai farmaci per vivere una vita normale.
Negli ultimi anni abbiamo scoperto che è diabetico, ma non si è voluto curare per circa 8 anni, con mio grande terrore per le complicanze che una simile malattia può causare nel tempo. Alla fine del 2012, lo abbiamo convinto a curarsi, ma lui ha accettato solo perchè ha trovato una dottoressa che lo ha affrontato con delicatezza. Ultimamente siamo andati ad un controllo, ma c'era un'altra dottoressa più frettolosa e lui quando siamo usciti mi ha detto che se la prossima volta c'è ancora questa dott.ssa lui va via e non fa la visita.
La sua insicurezza con il tempo, è sfociata in diverse problematiche come attacchi di panico, attacchi di ansia soprattutto nelle ore serali, ed attualmente nella paura della gente. Infatti, ha lasciato il lavoro e sono mesi che non esce di casa, nel vero senso della parola (per esempio, solo il sentire il cancelletto del vicino aprirsi e chiudersi lo mette in agitazione). E' diventato completamente dipendente da me. Quando io sono in casa lui si sente tranquillo, quando non ci sono cerca di dormire fino a tardi così riduce il tempo in cui è da solo. Quando è in casa, usa il computer e guarda la televisione (solo serie tv poliziesche oppure documentari, perchè altre cose, come telegiornali oppure talents, oppure quiz lo innervosiscono). Ha il terrore di incontrare gente, soprattutto che conosce (abitiamo in un piccolissimo paese di campagna dove ci si conosce tutti), perchè dice che la gente giudica. Non riesce a gioire di niente. Si sente un fallito e un perdente, ma non riesce ad accettarlo (parole che ha detto lui). Si arrabbia subito per niente e per questo ha paura di arrabbiarsi. E' svogliato, non riesce a concentrarsi e dice che non ha memoria. Si sente inutile e un peso per la famiglia. Pensa di non avere nessuna speranza di miglioramento. Non usa il telefono: quando squilla si agita e, anche se vediamo che è qualcuno che conosciamo, devo rispondere io. Ultimamente ha maturato anche invidia nei confronti di traguardi raggiunti anche da suoi amici. Non abbiamo figli, anche se ne vorremmo con tutto il cuore. Non abbiamo mai approfondito seriamente sul perchè non arrivano, da parte mia anche per non aggiungere ulteriori disagi possibili derivanti da accertamenti specifici medici.
Anni fa, nei primi tentativi di arginare i sintomi dell'ansia, gli è stata diagnosticata ipersensibilità ai triciclici. L'idea di un ricovero, non la tiene neanche in considerazione, penso per non staccarsi da quell'ambiente "protetto" che si è creato.
Ci troviamo nel nord Italia a sud di Milano. Sto cercando qualcuno competente che possa proporci qualche spiraglio di cura, partendo da visite a domicilio. Considerando che abbiamo circa quarant'anni, mi rifiuto di pensare che di fronte ad un caso così complicato non ci sia via d'uscita. Adoro mio marito, lo amo e voglio passare tutta la vita con lui. A volte, però, ultimamente mi sento inadeguata ed ho paura di cedere e di gettare la spugna. Mi capita, infatti, che quando sento che lui è nervoso ed intollerante ai suoi stati d'animo, provo un forte senso di ansia che quasi mi suggerisce di non tornare a casa e di scappare altrove. Poi penso, come farebbe senza di me? Spero che qualcuno mi possa aiutare