Alienazione Esistenziale...Sentirsi soli anche andando dalla Psicologa

Inviata da Luca · 9 nov 2016 Depressione

Salve sono un ragazzo di 22 anni...
Zero vita sociale, conduco la mia vita dentro una piacevole gabbia che mi isola dal mondo esterno, dentro le pareti domestiche...Ma al tempo stesso una gabbia che mi limita...Perché mi impedisce di fare la mia vita...
Soffro di fobia sociale...ma secondo la diagnosi della terapeuta cognitivo-comportamentale soffrirei di:
Depressione,
Disturbi della Personalità Multipli
(Schizoide,Evitante, Paranoide).
Definiti da lei Strutturati tra l'altro...
Sinceramente ho come la sensazione che
forse abbia sbagliato diagnosi nei miei confronti...
Anche se è vero invece che sono Depresso ed evito la gente...

Ma cosa significa strutturato nel vostro gergo?

Poi un'altra cosa...Questa psicologa sin dal primo incontro non mi ha mai dato l'impressione di una persona con empatia, che si immedesimasse nei miei problemi...
Le sedute le trovavo sempre fredde, analitiche...
Dopo ogni seduta me ne sono sempre tornato a casa con un vuoto, del tipo: "Chi si è visto, si è visto"
Avevo iniziato già da quest'anno ad andare...14 sedute avrò fatto in tutto...
Ma i compiti non li riuscivo proprio a fare...
Io che non sono mai stato abituato mi chiedeva di fare cose difficili del tipo parlare a degli sconosciuti...Entrare nei negozi...
Mi dava solo ordini su ciò che dovevo fare come compito, ma non si metteva nei miei panni per quanto fosse difficile per me...
Poi sinceramente non mi è piaciuto il suo comportamento... Che nonostante il nostro ultimo incontro sia stato verso fine Maggio e nonostante la terapeuta sapesse delle mie insicurezze, della mia solitudine, durante l'estate non mi abbia scritto almeno un "Come va"...o un "Stai facendo i compiti?"
Lo so che il codice deontologico dice che paziente e terapeuta non possono essere amici, non possono instaurare un legame...Infatti io non volevo né un conforto da parte sua e né la sua Amicizia...
Ma secondo me un Vero Terapeuta siccome lavora per aiutarti...Gli dovrebbe stare a cuore il tuo stare bene...Ti dovrebbe chiedere almeno un come stai dopo tanto tempo che non vi sentite....
Questa qui non mi ha nemmeno chiesto come stessi, se ne è fregata altamente di me e mi sa che non ci tornerò mai più...
Mi ha sempre dato l'impressione di una a cui interessa solo dei soldi, non dei pazienti.
Mi è sempre sembrato di pagare soldi a vuoto e di sentirmi vuoto ogni volta che me ne tornavo a casa, con la mente ancora più confusa e più pessimista sulla mia vita...
In più mi diceva cose che ti potrebbe dire chiunque, mi diceva le stesse cose che diceva ad un paziente che c'era prima di me un giorno... (Perché un poco si sentiva dalla sala di aspetto.)
Mi sento la mente annebbiata e non so come descrivere quello che ho nella testa...Da tutti gli psicologi da cui sono andato, ho come la sensazione di non essere compreso...
Ho poca speranza di trovare quello giusto...

Vedendo quest'era digitale di oggi, mi rendo conto che questa è l'era della solitudine e io tendo a sentirmi ancora più solo e disperato...
Con quest'Insicurezza esistenziale...
Perché io ho bisogno degli altri per sentirmi di vivere in questa vita Vuota senza amici, senza diploma, senza lavoro...Trascorsa solo al pc...
E' brutto dirlo, ma solo il contatto umano può darti la sensazione di vivere...
E io non posso vivere finché ho lo zero dei contatti umani e delle esperienze...con esseri umani.

Non so gli altri come facciano ad essere felici, sorridenti e spensierati dietro un selfie per poi nella realtà vivere una vita spesa nel rincorrere i soldi, il sistemarsi e diventare tanti piccoli soldatini...
Soldatini dell'apparire e del sistemarsi.
Perché sento che questa realtà non mi appartiene?
Vivo uno stato di totale angoscia, paranoia, ansia quando mi trovo in mezzo a tanta gente. Questo mi crea fobia sociale perché non riesco a rassegnarmi al fatto che questo sia il mondo ,questa la vita, che la gente sia insensibile agli altri (compresi gli psicologi che ho conosciuto)...Sono insofferente e inquieto..
Non mi sento fatto per questo mondo e ho come l'impressione che a nessuno interesserebbe mai di me e dei miei problemi...
Compresa mia madre con cui mi sfogo, ma fa finta di ascoltarmi mentre chatta e si scatta selfie...
Scusate lo sfogo...Ma è quello che sento...
Sono solo

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Miglior risposta 15 NOV 2016

Gent. Luca,

la prima sensazione che ho provato leggendo le sue parole è dispiacere. Mi dispiace per la sua grande sofferenza e per il fatto che, al momento, non ha trovato una persona con cui poterla condividere sentendo che l'altro è autenticamente interessato a lei e a ciò che sta vivendo.

A volte succede, come è accaduto a lei, di non "trovarsi bene" con il proprio terapeuta. Questo può certamente scoraggiare. Ma ci sono altri terapeuti, anche di orientamenti teorici diversi, con cui lei potrà trovare il tipo di relazione terapeutica di cui ha bisogno.

In ogni caso, non penso che il percorso da lei fatto finora sia stato inutile. Credo che questa esperienza le abbia fatto comprendere meglio ciò che le serve per rendere più "vivibile" la sua vita.
Ora, con questa chiara consapevolezza, potrà orientarsi meglio per cercare e trovare ciò che le serve. Lo faccia, Luca. E' un diritto, e un dovere, che ha verso se stesso.

Un caro saluto,
dr.ssa Claudia Angelini

Dr.ssa Claudia Angelini Psicologo a Ovada

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15 NOV 2016

Buongiorno Luca, credo che oguno debba cercare da sé l risposta ai propri problemi, lo psicoterapeuta fa delle proposte e aiuta a cercare una soluzione, ma non si sostituisce a te. Ti consiglio di armarti di pazienza e coraggio e continuare a cercare, in effetti può darsi che la psicoterapia comportamentale e la psicologa da cui vai non siano adatte a te, forse pcicoterapie ad altro orientamento potrebbero essere più utili dato che cerchi empatia, ad esempio psicodramma, lacan, analisi transazionale (non psicoanalisi però). Non tutte le psicoterapie e gli psicoterapeuti vanno bene per tutti e forse c'è da cercare un po'. Ma se hai coraggio la soluzione la troverai di certo.
Daniele, Mestre

Dott. Daniele Malerba Psicologo a Trivignano

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10 NOV 2016

Caro Luca,
mi sembra di percepirla davvero quella gabbia che definisce piacevole e limitante allo stesso tempo e il suo disagio a relazionarsi con il mondo esterno, quel mondo che comprende anche la relazione terapeutica e rispetto al quale manifesta tutta la sua insofferenza e insoddisfazione. E' per lei così importante la diagnosi? Si presenta come un fobico sociale e non come Luca, io vorrei sapere di Luca.
Ha lei stesso rivelato di non riuscire a trovare qualcuno disposto a comprenderla, ma come si sente rispetto a se stesso? Si sente disposto a farsi ascoltare? Tutte le relazioni compresa quella terapeutica possono essere contrassegnate da ostacoli che vanno discussi e affrontati insieme, potrebbe parlarne con la psicologa in modo da farle comprendere il fatto di non sentirsi capito e la difficoltà nel portare a termine gli esercizi che le propone. Pensa che le parole condivise con un altro paziente possano togliere qualcosa alla sua relazione?
Provi a comunicare sinceramente ciò che prova, ha uno spazio a disposizione solo per lei, potrà aiutarla a ridurre la confusione e l'angoscia che prova.

Un caro saluto, Dott.ssa Angela Niro

Dott.ssa Angela Niro Psicologo a Foggia

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10 NOV 2016

Caro Luca, la sua mail trasmette bene il senso di solitudine e di “spaesamento” che sta vivendo.
La relazione terapeutica è qualcosa di molto complesso. Non è detto che un terapeuta efficace su una persona sia altrettanto efficace su un’altra così come non è detto i diversi approcci siano efficaci su tutti allo stesso modo; ciascuna persona è diversa da un’altra e diversa è la relazione terapeutica che ne deriva. Nella mia formazione ho fatto molta terapia individuale e anche io ho non ho trovato subito il terapeuta più adatto a me e, come lei, ho ascoltato il mio vissuto per orientarmi e comprendere se su quella sedia mi sentissi comoda o meno (come paziente intendo). Quindi, sta già facendo una cosa molto importante, ossia riconoscere che sta provando un disagio in quella relazione e sta pensando a delle strategie per uscire da quel disagio; un atto di auto affermazione importante e di grande valore. Se ha difficoltà a trovare un senso alla relazione terapeutica che sta vivendo, il mio invito è quello di parlarne con la sua terapeuta. Infatti, questi momenti di confronto possono smuovere molto all’interno di un processo terapeutico. Tuttavia, se continuasse ad avere difficoltà nel trovare un senso per lei al percorso terapeutico, le consiglio di pensare di cambiare terapeuta. Può fare un primo colloquio con più di un/a professionista e scegliere quello con cui si sente più in sintonia. Un caro saluto e faccio il tifo per lei. Luisa Fossati. Psicologa psicoterapeuta Montelupo Fiorentino.

Dott.ssa Luisa Fossati Psicologo a Firenze

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10 NOV 2016

Caro Luca,
è palpabile la sua solitudine e la sua sofferenza. Per prima cosa le direi di non riconoscersi necessariamente in una diagnosi, le diagnosi servono a noi professionisti per avere un linguaggio comune e orientarci nella terapia. Lei innanzitutto è una persona sofferente.
Se non le piace l'approccio della sua terapeuta, ne parli con lei e valuti se può esserle utile un terapeuta con una specializzazione diversa rispetto quella cognitivo- comportamentale.
Valuti anche una terapia farmacologica anche solo per un breve periodo, ma sicuramente da quello che scrive ha bisogno di un percorso psicologico dove poter portare il suo malessere.
Cordiali saluti.

Dott.ssa Loredana BELIGNI
Psicologa
Torino

Dott.ssa Loredana Beligni Psicologo a Torino

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10 NOV 2016

Caro Luca, per prima cosa lo psicologo da cui si va 'deve piacere'. Si, il nostro terapeuta ci deve 'ispirare'. Dobbiamo sentirci accolti, ascoltati con empatia e mai giudicati. Si va dallo psicologo quando si vuole intraprendere un percorso di autoconoscenza o quando si cerca un aiuto per uscire fuori da pastoie parentali, disturbi caratteriali ecc. ma è indispensabile la famosa 'alleanza terapeutica' senza la quale non si approda a nulla. Per cui, se non ti trovi, tronca pure tranquillamente facendo presente il tuo disagio.
Però ti consiglio caldamente, visti proprio i tuoi disagi esistenziali, di non restare sguarnito e di rivolgerti a una struttura pubblica per una diagnosi ulteriore e per un aiuto farmacologico, sempre se reputeranno il caso di prescriverlo. Coraggio e auguri dr. Annalisa Lo Monaco

Anonimo-146364 Psicologo a Roma

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9 NOV 2016

Gentile Luca,

è vero che non può aspettarsi un rapporto col suo terapeuta che esuli dal contesto clinico, perché come lei stesso dice non siete amici.
Se però è insoddisfatto delle sedute così come della sua vita, forse allora conviene che ne parli con il professionista in questione e comunichi la sua decisione di interrompere.
Sta poi a lei cercare un altro specialista con cui instaurare un rapporto che possa aiutarla davvero ad uscire da questo momento di solitudine in cui sperimenta il vuoto che descrive. Sentirsi realmente accolti ed ascoltati è il fondamento di una terapia, dunque è giusto che lei senta di aver trovato il giusto spazio per poter trattare le sue questioni, lo stesso spazio d'ascolto che dice di non trovare nella sua vita quotidiana.
La vita di oggi può tendere ad isolare le persone, ma siamo sempre in tempo a costruire ponti e stringere legami per non lasciarci portare alla deriva.

Un caro saluto,
dott.ssa Cristiana Bucci

Dott.ssa Cristiana Bucci Psicologo a Milano

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9 NOV 2016

Caro Luca,
dalle sue righe si evincono il senso di solitudine e incomprensione che vive.
Il rapporto paziente-terapeuta può essere anche molto complesso ma è senza dubbio il pilastro su cui si basa la terapia e lo strumento più efficace e potente a disposizione di entrambi.
Se sente perciò di non trovarsi a suo agio valuti di cambiare terapeuta (e forse anche indirizzo terapeutico) motivando alla collega le ragioni della sua decisione. Questo potrà fornirvi l'occasione di chiudere quest'esperienza restituendole comunque un senso.
In secondo luogo la inviterei a ipotizzare una terapia maggiormente orientata alla comprensione di ciò che sente, alla ricerca delle ragioni che sottendono il suo disagio per elaborarle e costruire solo successivamente, quando la situazione sarà abbastanza chiara, delle alternative veramente praticabili per lei. Il rischio altrimenti è quello di forzarla all'interno di alcune soluzioni senza nemmeno aver compreso che effetto possano avere su di lei e, sopratutto, se quella è la direzione in cui può e vuole andare.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,

Annalisa Anni
Psicologa Psicoterapeuta Padova

Alternativamente Psicologo a Padova

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