40 ANNI E UNA VITA BUTTATA
Un saluto ai dottori che scrivono su questa bella rubrica e grazie per il servizio che offrite..
Il titolo rende appieno il mio stato d'animo, i motivi partono da lontano.
Ho 40 anni. Figlio unico di una famiglia borghese del Sud, i miei primi malesseri son cominciati durante la scuola superiore, dove, un po' per il mio fisico minuto, un po' per il mio essere bravo a scuola, sono stato vittima di bullismo.
Finito il liceo scientifico, dove ero un brillante studente, forse per il bullismo ricevuto, forse per l'ansia e la delusione del voto di maturità (83, quando aspiravo dal 90 in su), ho avuto una crisi di rigetto per lo studio. Non che adorassi studiare, lo facevo piu per senso del dovere che non per passione verso una o piu materie.
Non volevo andare all'università, ma mi sono iscritto a Giurisprudenza (all'epoca la facoltà degli "indecisi") solo per insistenza dei miei.
Piu volte son stato sul punto di lasciarla, e ogni volta era uno scontro coi miei genitori che non volevano la lasciassi e me ne dicevano di tutti i colori: "dove vai senza laurea, vuoi fare il fallito, proprio a noi doveva capitare un figlio cosi" ecc, frasi che fanno male ancora oggi.
Alla fine mi sono laureato, con 2 anni fuoricorso, un voto basso, e un esaurimento nervoso che mi ha visto andare in terapia per 2 anni e assumere psicofarmaci.
Solo allora i miei mi hanno chiesto scusa, ma non riesco a perdonarli e a perdonare me stesso. per averli assecondati. Dopo la laurea, anzi, sia per vederli il meno possibile, sia perche dalle mie parti il lavoro scarseggia, mi son trasferito a Roma, dove, inizialmente lavoravo come impiegato (lavori da diplomato, la laurea non l'ho mai sfruttata) poi con la crisi del 2012, gli unici lavori che son riuscito a trovare sono gli odiosissimi lavori di call center o rappresentanza commerciale. Ora in questo settore ci sto da 9 anni, e non ce la faccio piu. E' un continuo stress da raggiungimento deglki obiettivi di vendita, dove il mio rendimento viene deciso dalla scelta di terze persone (i miei clienti) di aderire o meno a una mia proposta contrattuale. Non mando piu CV perche alla mia età mi sento uno zombie per il mondo del lavoro, e guardo con invidia tanti miei conoscenti e amici, che con un semplice diploma (a volte anche un professionale preso per il rotto della cuffia), chi fa l'operaio specializzato in Finmeccanica, chi i MAitre in ristoranti stellati, e guadagnano molto piu di me. Erano gli stessi che spesso aiutavo nei compiti di scuola.
Sono single, ho avuto qualche storiella, ma non voglio impegnarmi, non voglio una famiglia, e anche per questo vengo visto come una persona strana.
Il mio primo anno di trasferimento a Roma (avevo 26 anni) sono stato insieme a una ragazza borderline, per qualche mese. Poi ci siamo lasciati da un punto di vista sentimentale, perche non eravamo innamorati, ognuno ha avuto altre storie, ma in amicizia continuiamo a frequentarci. Le voglio bene, ma come se ne vuole a una sorella. E' brutto dirlo, ma in parte le faccio un po' da "badante", dato che la sua famiglia se ne è spesso lavata le mani, questa ragazza (che ora ha 35 anni) non guida, a volte puo avere brutte crisi di isteria che sembrano crisi epilettiche, lo psichiatra da cui è in cura (cura molto saltuaria) lo chiama "disurbo di conversione". Ho valutato l'ipotesi di tornare in terapia, ma non so se servirebbe a qualcosa. Oltre ai fsntsmi del passato, la principale situazione del mio malessere dipende dal lavoro che faccio, e che, alla mia età, con una laurea che è come se non ce l'avessi, non credo possa piu cambiare. In piu, è innegabile che, per quanto affetto possa provare verso questa persona, non migliora la mia vita, anzi, pur senza essere sposati nè fidanzati, ho paura che se magari trovassi lavoro in un'altra città, e la lasciassi sola, starebbe ancora peggio. Ancora una volta mi preoccupo prima delle aspettative degli altri che di me stesso. Forse perche sono "bono de core" o forse perche è piu facile deresponsabilizzarsi e poi incolpare gli altri dei propri fallimenti.
Scusate per la lunghezza dello sfogo, e buon lavoro a tutti.