24enne universitario fuori corso

Inviata da Kate · 30 giu 2016 Orientamento scolastico

Salve!
Cercando in rete aiuti, mi sono imbattuta nel vostro interessante forum...
Sono la mamma, divorziata da tanti anni, di un ragazzo (figlio unico), in fase di stallo con gli studi d'ingegneria, nella stessa città di nascita e residenza.
Il primo anno, tra febbraio 2012 e settembre 2013 ha dato 7 esami.
N. 1 nel 2014 e n. 1 nel 2015.
Gliene mancano una decina per la triennale.
Giusto da poco più di un mese, sta studiando seriamente per sostenere n. 2 esami (a breve).
Sto cercando aiuto perché non so che pesci prendere...
Gli ho più volte parlato cercando di capire le ragioni del blocco e la sua reale motivazione a proseguire negli studi, arrivando anche a suggerire un confronto psicologico con uno specialista, cosa questa, prima rifiutata a priori e poi, da lui stesso richiesta.
Il percorso universitario è frutto di una sua precisa volontà, mai da me "pilotata" in qualche modo. Anche la scelta di rimanere nella stessa città, nonostante la mia disponibilità a valutare altri politecnici.
Dal mio breve racconto si desume un'importante assenza, quella del padre, che seppur vivente, è come se non esistesse. Si limita solo a un modesto assegno mensile di mantenimento, nonostante gli abbia rivolto ripetuti inviti a esser presente, tenendo separati il ruolo di padre da quello di marito.
I problemi di mio figlio hanno riguardato anche l'ambito delle relazioni sociali, rifugiandosi in un isolamento da cui è uscito ad agosto dello scorso anno, riprendendo i contatti con gli amici da cui si era allontanato.
A settembre, poi, la sua richiesta di consultare uno psicologo, accettando, così, l'aiuto che gli avevo suggerito tempo prima.
Dagli incontri è emerso il suo profondo malessere per l'inesistenza della figura paterna (sono, a mia volta, figlia unica e con papà deceduto anni addietro), dal quale non si sente amato.
Tutto ciò premesso per capire attraverso voi cosa fare in merito agli studi.
Il suo disinteresse è stato notevole e mi chiedo se sia giusto continuare a pagare le rette, sempre più esose, senza che lui si assuma delle responsabilità, fosse anche solo quella di cercare un lavoretto e studiare. O uscire dall'università, nella peggiore delle ipotesi.
Sono combattuta. Mi sembra di favorire una crescita sbagliata, assecondandolo nei suoi tempi lunghi. Provo a scuoterlo ma questi argomenti finiscono con l'esser motivo di scontro. Mio figlio si trasforma, diventando anche molto aggressivo da mite e introverso che è.
Mesi fa, pagando la retta, avevo minacciato che sarebbe stata davvero l'ultima chance di contribuire ai suoi studi.
Mi ha risposto in malo modo.
Ora è arrivato il giorno temuto. La rata da pagare entro il 30 giugno.

Che faccio? Temo di giocarmi la credibilità e, nello stesso tempo, non vorrei esser concausa di un suo futuro professionale, ancora più nebuloso di quanto già non sia.
Visto l'impegno serio che da un mesetto sta mostrando (da valutare con il superamento degli esami per cui si sta preparando), nutro speranze di una presa di coscienza maggiore (spero non ad arte gestita in vista del pagamento), ma, è pur vero, che non può bastare.
Di questo passo, se tutto va bene, la triennale porterà al conseguimento del titolo in 6 anni!

La terapia è in corso (anche se temporaneamente sospesa per motivi di studio).
Sicuramente gli giova confrontarsi ed esprimere liberamente, a persona estranea e competente, le sue insicurezze. Il percorso è lungo, suppongo. Lo vedo motivato.
Circa i risultati, però, non saprei...
Di certo, l'angoscia del tempo che passa, sapendo quanto questo sia determinante anche ai fini di selezioni per un impiego, in aggiunta al senso di impotenza che provo, mi ha spinta a contattarvi per capire se sia giusto intraprendere un'azione (anche perentoria), che lo ponga di fronte a delle scelte, che includano lo "sporcarsi le mani", assumendosi seriamente delle responsabilità o rimanere silente e accomodante.

Avendo minacciato la sospensione del pagamento, in assenza di risultati, più volte, ora mi ritrovo nella difficoltà di non sapere che strada intraprendere, per il suo bene.

L'assenza del papà fa sì che gravi tutto su di me il fardello (economico incluso, non avendomi corrisposto le spese universitarie finora sostenute. Aspetto, questo, non fondamentale, però).
Il mio interesse è agire unicamente a tutela dell'equilibrio di mio figlio, perché un giorno non abbia a pentirmi di ciò che potevo fare e non ho fatto, soprattutto per la sua autostima, la sua crescita in toto.

Amareggiata ma fiduciosa, attendo vostre indicazioni...
Grazie infinite!!

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Miglior risposta 5 LUG 2016

Gentile Mamma,
comprendo il suo punto di vista, non sa in che modo far sentire suo figlio autonomo e responsabile del suo futuro. E come mamma ha da sempre fatto tutto il possibile per esserci, come guida, supporto, e quant'altro si richieda ad un genitore... e vista l'assenza del padre lei ha fatto tutto per due.... ma Cara Mamma, forse ha fatto tanto, tanto e troppo. Faccia un passo indietro! La sua minaccia di non pagare la retta ha sortito il positivo effetto di far render conto a suo figlio (forse per la prima volta) che non tutto nella vita è servito in un piatto d'argento! È questo il bene per il suo ragazzo! Ora le consiglio, con calma, di dare i soldi in mano a suo figlio e spedirlo a pagare il bollettino, come promesso, e dirgli però, senza tante indorature ma con serietà e concretezza, da adulto ad adulto, qual'è la situazione economica reale. In tal modo portarlo alla concretezza dei suoi doveri, che possono essere sia il continuare a studiare, al di là del buon esito di questa specifica sessione d'esame (non è che studiando l'ultimo periodo sia matematico il passar l'esame), ma è fondamentale la presa di posizione del ragazzo in merito alle sue responsabilità. Può essere molto proficuo l'impegno di un lavoretto che aiuti l'economia familiare accanto allo studio.
Cordiali saluti
Dott.ssa Sabrina Fontolan

Dott.ssa Sabrina Fontolan Psicologo a Piove di Sacco

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4 LUG 2016

Cara Kate....i problemi emotivi esordiscono intorno all'eta di tuo figlio, e non è improbabile che abbia un problema di tipo distimico/depressivo per cui l'ultima cosa che gli va di fare è concentrarsi sugli studi. Va benissimo la psicoterapia, ma il mio consiglio è interrompere gli studi, se vuole, li riprenderà quando si sentirà più sereno. Continuare gli studi in questa condizione provoca solo insuccessi scolastici, che aumentano il suo senso di inadeguatezza. È un gatto che insegue la coda. Per inciso, è quello che è accaduto a me a 19 anni. Ho ripreso gli studi dopo anni, quando la mia situazione emotiva si era normalizzata. Trovagli o fagli trovare un lavoretto facile, in cui si senta capace ed utile, per studiare c'è sempre tempo, ora non è il caso. Coraggio

Anonimo-157342 Psicologo a Montebelluna

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4 LUG 2016

Gentilissima,
Il mestiere di genitore è forse il più difficile al mondo, perché non si finisce mai di imparare, o meglio dire, non si finisce mai di trasformare. Lei parla di un blocco di suo figlio anche dal punto di vista sociale, in seguito al quale ha richiesto un sostegno psicologico. Bisogna chiarire un aspetto importante: i tempi di maturazione psicologica purtroppo non hanno le stesse tempistiche e scadenze di quelli delle tasse universitarie, questo è certo. Accertato questo, credo sia importante discutere con suo figlio su quanto ci tiene a questa formazione e mestiere, se non ha cambiato idea nel frattempo. Se rimane saldo nelle sue scelte, bisogna dargli un'altra opportunità, aiutandolo sia a capire il valore dei soldi, sia a maturare anche dal punto di vista psicologico. Ognuno ha i suoi tempi, in bocca al lupo,

Dott.ssa Codruta Ileana Terbea Psicologo a Lecce

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4 LUG 2016

Buongiorno Signora.
Dal mio punto di vista credo che il più lo deve fare suo figlio, perché il protagonista è lui. Tuttavia credo che lei potrebbe essergli di moltissimo aiuto se agisse con un unico obiettivo, il bene di suo figlio.
Sa, nella vita si può essere felice anche senza una laurea, ad esempio.
Capisca cosa vuole davvero suo figlio e cosa lo fa vivere e male e poi potrà accompagnarlo nella sua scelta. Gli parli. Scindiamo ciò che si dovrebbe fare da ciò che è meglio fare x se stessi, x la propria serenità.
Saluti.
Dr.ssa Gabriella Ghiglione

Gabriella Ghiglione Psicologo a Cuneo

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2 LUG 2016

Gentilissima,
Comprendo la sua preoccupazio per il percorso di suo figlio e anche l'amarezza di dover far fronte da sola a delle spese onerose per il suo percorso universitario. Bisogna tentare di capire quale sia la reale motivazione del ragazzo rispetto al percorso formativo intrapreso e se ci crede ancora nel mestiere scelto, ci parli con lui. A volte, strada facendo, ci si può rendere conto che quegli studi iniziati non fanno per noi.
D'altra parte, i tempi di maturazione psicologica hanno scadenze diverse rispetto a quelle delle tasse universitarie; se il ragazzo ha avuto un blocco in seguito al quale ha sentito la necessità di un supporto psicologico, bisogna dargli del tempo per maturare la consapevolezza sui suoi bisogni. Se rimane saldo nella sua scelta di seguire gli studi, bisogna dargli un'altra opportunità, magari facendogli capire il valore dei soldi attraverso piccoli lavori da svolgere sotto compenso. Questo potrebbe essere anche una modalità di fargli capire che qualcosa è cambiato anche nel suo atteggiamento come madre, cordialmente,

Dott.ssa Codruta Ileana Terbea Psicologo a Lecce

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