22 anni e non aver combinato nulla
Salve a tutti. Sono una ragazza di 22 anni compiuti ad Agosto e da circa 2 anni credo - anzi ne sono certa - di aver perso la mia bussola esistenziale.
Partiamo dal principio:
Sono sempre stata una bambina/ragazzina promettente e studiosa, pur con degli alti e bassi (alle medie, complice il pessimo ambiente, non davo il massimo). Quando si è avvicinato il periodo della maturità, ormai 3 anni fa, è arrivato anche il momento di decidere cosa fare della mia vita. I professori chiedevano a me ed ai miei compagni quali fossero i nostri piani futuri e, mentre il 99% sapeva già cosa rispondere, io sussurravo un timido "penso che farò Lingue", senza avere una prospettiva reale. Sì, ero e sono portata per le Lingue, ma quella era un po' una scelta forzata che poi si è rivelata sbagliata.
In contemporanea all'ultimo anno di liceo è avvenuto il divorzio disastroso dei miei, e questo ha reso ancora più difficile concentrarmi sui miei piani perché davvero è stata un'esperienza terribile. Ho convissuto per anni con loro due che litigavano di continuo e rendevano il clima famigliare un inferno (lui affettivamente distante e lei esaurita), ma quando è scoppiato il botto finale (un tradimento) i danni sono stati tanti e a ripensarci mi stupisco della lucidità e della fermezza con cui ho affrontato tutto. Lì penso di essere maturata completamente e dalla sera alla mattina. Non entro nei dettagli, però la situazione che ho vissuto in quell'anno e mezzo è stata quasi surreale ed emotivamente "traumatica" (è la prima volta che la definisco così).
Per fortuna avevo mia sorella ed altri parenti ma bene o male ho metabolizzato tutto da sola e nessuno, a parte la famiglia, è venuto mai a sapere nulla. Né professori né compagni, solo due amici a cui però non ho mai raccontato ogni singolo dettaglio.
Ho continuato a dare il massimo e a trattare lo studio come una valvola di sfogo, come un modo per riscattarmi dalla situazione complicata in cui mi trovavo. Quando è giunta la maturità ho strappato alla commissione un 100 su 100 di cui ero fierissima, eppure qualcosa ancora non andava, Non sapevo che fare, sapevo soltanto che 1. volevo studiare 2. volevo scappare dalla casa in cui mi trovavo e andare all'estero. All'epoca vivevo solo con mio padre, mia madre se n'era andata a 4 ore e mezza di treno da qui (con non poche discussioni nel frattempo) e non riuscivo più a sentirmi a mio agio nella mia cittadina (che amo ma che non offre nulla, se non mediocrità).
Ho sempre saputo, e tuttora so, di meritare il meglio. Non mi andava di accontentarmi e di diventare uno dei tanti che fanno un lavoro che odiano e si svegliano ogni mattina solo per il dovere di farlo. Volevo una strada mia, volevo delle possibilità, quelle stesse possibilità che i miei compagni potevano permettersi ed io no. Perché c'è anche da dire che la mia famiglia è composta da lavoratori ma non da ricchi, tutt'altro, quindi ogni sogno io avessi non potevo realizzarlo in alcun modo. Anche questo spettro, assieme agli altri, gravava su di me, e non riuscivo a liberarmene.
Comunque alla fine ho scelto Lingue, un po' in preda al panico di non combinare nulla e un po' perché perlomeno vi ero portata. Ho frequentato tutte le lezioni, ho trascorso più di 12 ore fuori casa per due semestri di fila, svegliandomi alle cinque e mezza e tornando a casa non prima delle 8 e mezza. Ho dato tutti i miei esami in sole due sessioni per paura di non riuscire a rientrare nei tempi per la borsa di studio e in tutto questo sono riuscita a mantenere pure una media alta (28). Sembrava tutto perfetto.
Poi quando è arrivato il momento di iscriversi al secondo anno e richiedere la nuova rata... tutto è crollato. Ero idonea ma non beneficiaria, questo significava non pagare alcuna tassa ma dover sostenere le spese legate al trasporto (100 euro al mese) e ai libri. Mi sono fatta due conti e purtroppo tutto ciò non era sostenibile per la mia famiglia, che già non navigava in acque buone (mio padre nel frattempo si era riaccompagnato con una donna che aveva anche lei una figlia, ma piccola, e che non lavorava). L'unica soluzione era lavorare ma 1. nella mia città il lavoro scarseggia 2. quello che c'è è inconciliabile con i ritmi di uno studente 3. iniziava a serpeggiarmi nella mente quel vecchio dubbio legato al cosa fare nella vita.
Ho rimuginato e rimuginato e sono arrivata alla conclusione che non avrei mai voluto costruire le basi del mio futuro su un campo come quello delle Lingue. Anzi, l'idea mi nauseava.
Perciò ho deciso di rinunciare agli studi e di dare quindi inizio al declino che tutt'oggi è in corso. Dopo due mesi dalla mia domanda, ho trovato un lavoretto che mi occupava 9 ore settimanali (e che ancora ho), e forse ad averlo saputo prima non avrei neppure mollato l'uni ma avrei tirato avanti a denti stretti fino alla laurea.
Comunque da due anni a questa parte mi tengo stretta questo impiego presso il Comune (devo aiutare una ragazzina con lo studio) ma ora inizia a starmi stretto. In realtà mi è stretto da un bel po' perché non avrei mai immaginato che una persona brillante come me potesse finire così in basso, mentre tutti gli altri ottengono ciò che vogliono. Una mia amica si è laureata quest'anno e sono stata felicissima per lei, davvero, ma anche invidiosa delle sue possibilità (si è potuta permettere senza troppi sforzi di pagare minimo 10000 euro di tasse all'anno presso un istituto privato in un'altra città); un'altra, dopo la crisi, ha seguito le orme della prima ragazza e anche lei (con genitori ricchi alle spalle) sta seguendo il suo sogno; due mie care amiche si stanno facendo il mazzo fra accademie e università (contemporaneamente) e nonostante non siano piene di soldi hanno dei genitori che riescono ad investire sul loro futuro (quelli di una hanno messo da parte dei soldi da quando è nata ad oggi, per supportarla nelle sue ambizioni); e poi un mio vecchio compagno di scuola si è laureato proprio in questi giorni e... quello ha fatto scattare di nuovo la scintilla. Mi ha fatto pensare: diamine, io dovevo essere la prima in assoluto della mia famiglia a laurearsi e invece eccomi qui, a mani vuote e senza speranze, senza particolari passioni. A cosa mi serve essere predisposta a tante cose se poi non ho una vera e propria vocazione? Questo credo sia ciò che mi causa più frustrazione: il non avere una passione in particolare. Negli ultimi due anni ho esplorato la fotografia credendo fosse la mia strada, ma quando ho visto che per studiare Fotografia in Italia bisogna sborsare soldi che nemmeno si hanno mi sono buttata giù; stessa cosa con la Cinematografia e l'Interior Design, che era un mio sogno da piccola. Ho seguito corsi online di SEO, Social Media Marketing, Copywriting, Web e Graphic Design... ma restavo sempre al punto di partenza: sono queste le basi su cui voglio costruire un futuro? Se sì, te lo puoi permettere?
Inutile dire quale fosse la risposta.
Se avessi più risorse avrei meno paura di sbagliare, di buttarmi; ma già ne ho poche (ho avuto spese abbastanza importanti , da quando ho iniziato a lavorare), se le sperpero in qualcosa che neppure sento del tutto mio è la fine.
Ho riconsiderato di iscrivermi di nuovo all'uni ma il timore di ritrovarmi punto e a capo, col sedere per terra, non mi aiuta a decidere. E poi cosa andrei a fare? Le mie scelte sono limitate dal numero irrisorio di università che ho nelle vicinanze (a circa due ore di treno), cioè due, di cui una "specializzata" in ingegnerie di ogni tipo e l'altra che è molto famosa ma... insomma, i corsi che mi "interessano" non porterebbero da nessuna parte (tipo Scienze Politiche o Relazioni Internazionali, che comunque hanno sempre a che fare con le Lingue in maniera importante). Mi butto lo stesso su un percorso che non mi piace (e che non sono sicura di poter affrontare) ma fruttuoso? Si tratterebbe di ben 3 anni di impegno, non di tre mesi.
E poi c'è sempre quel desiderio di ricominciare da qualche parte fuori dall'Italia, dove è più facile conciliare lavoro e studio. Dove, soprattutto, il lavoro lo trovi anche senza avere esperienza. Avevo pensato (su suggerimento di un amico che ci vive) a Edimburgo: cosmopolita ma non caotica né pericolosa, artistica e piena di opportunità, con due università eccellenti, un clima sociale molto più sereno di quello italiano e una mentalità progressista che si contrappone al bigottismo crescente del nostro Paese. Sarebbe stata perfetta se soltanto non ci fossero stati di mezzo 1. la brexit imminente 2. il covid-19, che ha messo in ginocchio un po' tutti i Paesi e ha riscritto i piani di milioni di persone (me compresa). Il 2020 doveva essere l'anno della svolta!
Sto continuando a guardarmi attorno e a vagliare altre possibilità (ricominciare l'uni in un'altra città con la speranza di trovare lavoro e con la consapevolezza che i percorsi che mi interessano richiedono una frequenza obbligatoria da mattina a sera; scappare in Germania / Danimarca / Scandinavia dove almeno l'istruzione è gratuita ma bisogna imparare una lingua abbastanza difficile da zero; ecc) ma onestamente continua a lampeggiarmi nella mente un pensiero: e se fossi destinata alla "mediocrità" come tutto il resto della mia famiglia? Se dovessi davvero arrendermi alla realtà dei fatti e pensare che chi nasce nelle mie condizioni (e in questo momento storico pieno di incertezze, soprattutto) non può aspirare a qualcosa "di più"?
E' un pensiero che mi terrorizza ma temo nasconda un velo di verità.
Tutti gli altri vanno avanti, magari cadendo qualche volta ma con un obiettivo preciso e qualche supporto materiale in più (che sappiamo essere importante).
Io, a 22 anni, sono in un vicolo cieco; ogni strada mi sembra impercorribile. Sto ancora chiedendomi cosa voglio fare "da grande" e nel frattempo mi arrabbio perché partivo, parto e sempre partirò in netto svantaggio, rispetto a chi ha mammina e papino disposti a finanziare ogni sogno (vocazionale o temporaneo che sia). In 22 anni di vita non ho mai potuto fare nulla di ciò che volevo, né una gita, né un viaggio, né un corso extrascolastico, nulla. Non ho mai fatto esperienze formative come anni all'estero, scambi interculturali, robe simili che a ripensarci avrei voluto davvero fare; forse con un bagaglio più pieno ora starei diversamente e soprattutto sarei diversa - più intraprendente, più sicura, con idee chiare. Ma il passato non si può cambiare e bisogna pensare al futuro.
Peccato che i due, certi giorni, sembrino sovrapporsi.
Sono stanca, ogni giorno e ogni notte mi assillo dietro pensieri autodenigratori e in certi momenti (quando sono sola) scoppio a piangere all'improvviso, pensando a quanto fallimentare io sia. Mi sembra di essere a mezzo passo da un esaurimento nervoso che nessuno, da fuori, sospetterebbe; sono costantemente tesa, sia a livello fisico sia a livello psicologico, e a volte mi arrabbio senza un apparente motivo, o per motivi sciocchi. Lì mi rendo conto che sto covando qualcosa, un'insoddisfazione che non di rado diventa frustrazione, ma poi mi do della scema perché là fuori c'è gente che ha problemi peggiori dei miei e non dovrei lamentarmi.
Dopotutto così mi hanno educata: a non lamentarmi.
E mi andrebbe pure bene se soltanto non mi trovassi in una delle crisi peggiori della mia vita. A volte mi rendo conto che anche a causa di ciò mi eclisso dalla realtà e stacco i contatti che ho con chi mi vuole bene. Non più tardi di ieri ho confessato ad una mia cara amica che se per giorni non ci siamo sentite è anche perché non volevo trascinarla giù con me, perché così mi sento ad aprirmi: un peso. A malapena riesco io a sopportare la mia crisi, non voglio che qualcun altro debba averci a che fare (tra l'altro qualcuno che ha bisogno di tutto ma non di qualcuno che gli porti negatività). Eppure, allo stesso tempo, vorrei affrontare questo periodo con una persona fidata, senza sentirmi una zavorra o uno di quelli che passano le giornate ad autoanalizzarsi fino allo sfinimento (proprio e altrui).
Il brutto di chi è stato cresciuto con l'idea (a volte buona, altre no) che sia necessario fare unicamente affidamento su se stessi, senza pesare su altri.
Comunque è tardissimo e mi rendo conto che questo messaggio sia un po' confusionario, ma spero basti a qualsiasi persona voglia rispondere. Vi ringrazio anche solo per aver letto fino in fondo questo sfogo che in alcuni punti non ha né capo né coda e non è neppure completo (ho cercato di inserire le informazioni più importanti).