16 anni di relazione clandestina

Inviata da Carlotta · 10 apr 2017 Terapia di coppia

Quando l'ho conosciuto ero sposata, avevo quarant'anni, figli ancora piccoli, un matrimonio insoddisfacente, ma una vita complessivamente serena, vuoti colmati con amicizie, impegni, interessi. Lui arriva come mio capo: anche lui sposato, figli piccoli, moglie a casa, una donna molto diversa da lui, approdato al matrimonio per aver riconosciuto in questa donna non affinità, ma affidabilità e dolcezza. Se non mi avesse conosciuto, avrebbe continuato, anche inconsapevolmente, a cercare una donna che colmasse i vuoti (non vi parlo del suo ego e delle sue inconfessate frustrazioni, sono un'intuizione che mi è emersa più tardi). Mi ha corteggiato per mesi, non me ne rendevo conto perchè non interessata, non curiosa di lui e di avere altre storie. Viene allo scoperto, mi parla d'amore, mi rivela un universo di sentimenti, mi commuove e mi disvela la possibilità di essere finalmente felice, l'amore al centro di tutto. Aspettami, mi dice: otto anni, finchè i figli non siano grandi abbastanza da farmi sentire liberato dalle mie responsabilità. E' stato un legame forte, lui sempre vicino, attento, innamorato. Ho tentato, spinta tante volte dall'insofferenza e dal bisogno di vivere in trasparenza, tante volte di allontanarmi da lui: non me l'ha mai permesso, mi ha sempre cercato, mi ha sempre riportato a sè con il suo amore irrinunciabile. Una sbandata sua per una donna seducente e irraggiungibile ha segnato una pausa al nostro rapporto: ma è tornato da me più prepotentemente, riconoscendo ancora in me la donna più vicina e la sola compagna possibile. Era acerbo, ho capito, l'ho perdonato come farebbe una moglie che vuol salvaguardare un legame duraturo e importante. Dopo 8 anni di relazione sempre molto intensa (ci tengo a dire che non ci vedevamo clandestinamente, se non in occasioni di trasferte per lavoro, non è stata una storia "inquinata" da stratagemmi, bugie e ricerca del piacere) è dovuto ritrasferirsi al nord ma la nostra relazione non ha subito battute d'arresto. Ha comprato casa alla sua famiglia, ma sempre , incessantemente, vicino. E sempre con l'obiettivo di venire da me non appena avesse avuto solidità finanziaria e figli più autonomi emotivamente. Non ha mai rinunciato al suo ruolo di buon padre e di buon marito: il suo senso di responsabilità verso la sua famiglia non ha ammesso alcuna deroga, ma non mi ha lasciato mai sola e non mi ha mai prospettato nulla di diverso dal nostro obiettivo futuro. Il mio matrimonio invece non ha retto: incapace di fingere, ho trascorso anni di logorio feroce, mio marito, pur sapendo da subito che ero innamorata di un altro, è restato tenacemente attaccato alla sua casa, obbligandomi infine ad andarmene io: per onestà e senso di colpa non ce l'ho fatta a penalizzarlo anche su questo. Ho perso tutto. La mia casa, il mio mondo, le mie consuetudini, le mie relazioni. I ragazzi sono restati col padre, per non lasciarlo da solo. Io mi sono divisa tra due case e tra tantissimi sensi di colpa e vuoti di ruolo. Lui lontano ma sempre vicino, anche finanziariamente e sempre con la prospettiva di venire da me. Di anni ne sono passati più di 16, sono una donna matura. Ho aspettato, con la fiducia alimentata dal mio e dal suo sentimento. I presupposti si sono tutti verificati: figli grandi, maggiore serenità finanziaria. Ho sostituito il mio paziente silenzio con una richiesta di maggiore concretezza. Il risultato è che, pian piano, senza scossoni violenti, senza rotture clamorose, quest'uomo si è alla fine dichiarato incapace di lasciare sua moglie, fino a dirmi che ora si sente narcotizzato e considera tutto "altro" da se stesso, anche io sono "altro". Nel non detto, leggo che sono diventata una minaccia al suo equilibrio. Ora preferisce restare chiuso nel suo silenzio, fa a meno di me. Noi siamo fisicamente distanti, abituati a stare lontani, più facile per lui adattarsi alla mia assenza che per me, che al nostro amore e al nostro futuro ho dato tutto e sono rimasta sola e psicologicamente indebolita. Credo che avrebbe dovuto preparare lentamente il terreno per venire da me. Non lo ha fatto e oggi abbandonare la famiglia gli appare - e in sostanza è - uno strattone violentissimo e inatteso per tutti, un dolore che non è capace di reggere e di imporre. Ma non posso accettarlo. Non posso accettare che il dolore sconfinato che io ho attraversato per andare verso la nostra meta, il dolore che ho fatto subire alla mia famiglia (i miei figli hanno avuto entrambi bisogno del sostegno di psicologi) resti in una bolla sospesa, ignorato, inutile. Mentre la sua vita scorre normale, nella menzogna, nell'ignoranza e nell'indifferenza dei traumi e del dramma mio, dei miei figli, di tutti quelli che ne sono stati coinvolti. Io credo che, pur non volendo più venire da me, lui debba trovare il coraggio di parlarne, di raccontare, di fare pulizia per rispetto a me e a chi, con me, ha portato il peso di una scelta che era nostra, della responsabilità di avermi guidato nella direzione del "noi". Io sono spinta dal bisogno di far dilagare il mio dolore, perchè ne siano coinvolti tutti quelli che devono sapere, perchè non resti dimenticato il mio sacrificio, il sovvertimento di tante vite. E perchè lui si prenda, infine, le responsabilità delle scelte che ha fatto. Non posso accettare che finisca nel silenzio. Grazie.

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Miglior risposta 11 APR 2017

Gentile Carlotta ,
che dura lezione! Mi pare che sia ormai inutile rivangare. Lei ha fatto la sua scelta, non potendo rimanere con "un piede in due scarpe"e lui l'ha data così per scontata e ha ottenuto il meglio che il perfetto egoista possa ottenere: una moglie devota e "cieca" e un'amante altrettanto capace di comprensione , tatto e capacità di sacrificio. Che volere di più dalla vita? L'unica cosa che può servire ad alleviare il suo senso di smarrimento e rabbia ora, è la consapevolezza di avere agito secondo coscienza e questa sarà la chiave che le permetterà forse di essere compresa, per quanto possibile dai suoi figli , cosa che io le auguro di cuore. Certi epiloghi , non si possono prevedere, ma sicuramente, molti indizi erano disseminati qui e là in questa lunga storia .Il guaio delle donne spesso è quello di scambiare una forte attrazione sessuale per amore eterno ed esclusivo, non rendendosi conto che , per quanto i tempi siano cambiati, il mondo maschile continua ad avere un immagine dell'esistenza e del piacere dell'esistenza totalmente diverso da quello femminile, per cui laddove la donna sogna spesso di costruirsi un nido con l'uomo giusto e tanto le basta , per l'uomo le donne giuste, possono essere più d'una, possibilmente quella che soddisfi l'esigenza di sicurezza seppure in un clima quotidiano tiepido e insipido e l'altra , che si adoperi per ravvivare una sessualità altrimenti assonnata e faticosa. Può darsi che quest'uomo sia veramente stato innamorato di lei , ma di un amore egocentrico . Ora che la passione è finita, questi si accorge di non avere più così bisogno di sollecitazioni passionali e fare appello all'etica mi pare ormai del tutto inutile, poichè quest'uomo ha vissuto in totale assenza di senso di colpa e di rimorso seguendo i propri bisogni e nascondendosi dietro l'amore per i figli.
Quello che mi chiedo è : possibile che la moglie non abbia mai saputo o subodorato nulla della vostra storia? Quest'uomo è stato così astuto per così tanti anni da riuscire a cancellare le tracce di ogni vostro bollente incontro? E' la domanda che pongo anche a lei e che credo anche lei dovrebbe porsi e forse porla a chi di dovere.
Augurandole ogni bene,
La saluto cordialmente.
Dott.ssa G. Cantarelli
Parma
la saluto cordialmente

Dott.ssa Giuseppina Cantarelli Psicologo a Parma

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11 APR 2017

Gentile Carlotta,
un matrimonio ha le sue regole e, come vede non è facile scalfirle.
Probabilmente anche se lei portasse alla luce maggiormente la sua storia non riuscirebbe ad avere quest'uomo per sé, per cui non so se le convenga complicare ulteriormente la sua esistenza e quella di altre persone.
Ad ogni modo delle sedute da una psicologa/o potrebbero chiarire molte cose e indirizzarla sul da farsi.
La terapia della Gestalt si presta molto bene allo scopo.
Cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologo a Roma

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11 APR 2017

Gentile Signora,
è una storia amara quella che Lei racconta, e piena di rabbia. Purtroppo più frequente di quanto si immagini.
Quando si inizia una storia parallela, soprattutto se con innamoramento, non si riflette al fatto che ci si mette reciprocamente nelle mani dell'altro; sperando che siano per sempre amorevoli. E talvolta non accade.

Ora è il momento della rilettura della vicenda, dei rimpianti, delle domande sul "come fargliela pagare".

Riguardo a quest'ultima cosa, decida Lei il dafarsi, è una scelta personale.

Ma per la Sua vita invece, per la Sua serenità forse ancora possibile tra qualche tempo, Le consiglierei di farsi seguire attraverso un percorso psicologico dii "elaborazione del lutto": la morte di un amore e di una speranza è un lutto molto doloroso.

Saluti cordiali.
Dott.ssa Brunialti, Psicologa europea e Psicoterapeuta

Dott. Carla Maria Brunialti Psicologo a Rovereto

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11 APR 2017

Gentile Carlotta,
che cosa vuol fare? Si vuole vendicare? E in che modo? E che cosa cambierebbe? Servirebbe solo ad aggiungere alla sua delusione anche altri sensi di colpa!
Purtroppo lei ha valutato male fin dall'inizio tutta la situazione e forse fin dall'inizio si è sforzata troppo nel voler credere ad una persona che proponeva soltanto continui rinvii.
Ora dovrebbe solo prendere atto che questa lunga storia è nella fase finale e trattenere in memoria solo i ricordi positivi.
Non le serve agitare inutilmente le acque ma piuttosto farsi aiutare in psicoterapia ad elaborare questo dolore uscendone con dignità e signorilità.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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