Stress: una psicoeducazione su cause e rimedi!

Seyle (1936) definisce lo stress come "una risposta non specifica del corpo ad ogni richiesta effettuata su di esso. La gamma degli stimoli è assai ampia ed eterogenea e la risposta è data e

1 GIU 2015 · Tempo di lettura: min.
Stress: una psicoeducazione su cause e rimedi!

Questo articolo non vuole essere il solito, classico e anche un pò datato elenco di circostanze e situazioni che, inevitabilmente, inducono stress in ognuno di noi e dei possibili rimedi "quotidiani", molto spesso accortezze, che sarebbe bene tener presenti per evitarlo.

Quello che vorrei provare a fare, invece, è realizzare una efficace "psicoeducazione" che riesca a chiarire le cause, i meccanismi e i fattori di mantenimento dello stress.

Partiamo da una definizione chiara e precisa che non lasci alcun dubbio o tendenza all'interpretazione. Utilizzeremo due definizioni dei principali autori che si sono occupati del problema. Seyle (1936) definisce lo stress come

"una risposta non specifica del corpo ad ogni richiesta effettuata su di esso. La gamma degli stimoli è assai ampia ed eterogenea e la risposta è data essenzialmente da variazioni di tipo enocrino".

Lazarus e Folkman (1984) ne parlano, invece, come del

"rapporto tra la persona e l'ambiente, che la persona valuta come gravoso, superiore alle proprie risorse e minaccioso per il proprio benessere".

Non basta, però, mettere in bella mostra due definizioni autorevoli per sciogliere il nodo di cosa sia lo stress, andiamo a sviscerare ulteriormente le due frasi che avete appena letto. Semplificando i concetti potremmo dire che lo stress è sinonimo di cambiamento, di un costante adattamento alle richieste sempre diverse dell'ambiente che ci circonda; non dobbiamo, perciò, dare per scontato che il termine classico stress abbia solo una connotazione negativa.

Eustress o distress?

A tal proposito è bene distinguere tra "eustress" (adattivo) e "distress" (cronico e permanente). Si tratta dunque di un meccanisco naturale, una caratteristica che tutti gli esseri umani condividono. Gli "stressor", invece, sono tutti quegli stimoli che colpiscono l'individuo mettendolo dinanzi alla necessità di doversi adattare a situazioni nuove, ve ne sono di diversi tipi:

  • psicosociali (aspettative di status, pressioni sociali/professionali, oscatoli e problemi nelle relazioni),
  • ambientali (affaticamento psicofisico, sovraccarico acustico, illuminazione, affollamento, eccessivo isolamento, lontananza),
  • cognitivi (pensieri, valori, mete, incapacità decisionale, non chiarezza degli obiettivi).

Quattro sono i cicli attraverso i quali l'organismo può adattarsi ad un generico cambiamento a livello psichico e fisico: rilassamento, stato di allarme, tensione e reazione alla situazione di allarme.

Lo stress inizia a diventare un "problema" nel momento in cui, al presentarsi dello stressor, il corpo reagisce utilizzando ogni mezzo per conseguire adattamento fisico e psicologico, in questa fase avvengono molte variazioni, soprattutto a livello ormonale. La maggiore secrezione di alcuni ormoni e l'inibizione di altri inizia a produrre un "disequilibrio omeostatico" che avrà come conseguenza una serie di sintomi che creeranno disagio all'individuo (affaticamento, ansia, depressione, disturbi del sonno); oltre al livello ormonale sono chiamati in causa anche alcuni neurotrasmettitori come noradrenalina (responsabile della regolazione dell'energia del nostro corpo), serotonina (che regola il nostro orologio interno, la nostra temperatura corporea oltre alla pressione arteriosa e altri meccanismi fisiologici) e dopamina (responsabile della produzione di endorfine: piacere/dolore) che verranno prodotti in maniera inadeguata. Il problema non è lo stress in sè quanto la modalità, spesso erronea, con la quale rispondiamo ad esso.

L'eccessiva produzione di ormoni come il cortisolo oltre alla disregolazione nella produzione dei neurotrasmettitori genera una situazione di abbassamento delle difese immunitarie con conseguenze importanti a livello psico somatico e più questa risposta del nostro organismo persiste nel tempo, più si dovrà parlare di stress cronico.

Cosa scatena?

Le implicazioni a livello fisico sono le più svariate: cardiache, polmonari, gastrointestinali, endocrine, uro-genitali, epidermiche. Lo stress è dunque una reazione aspecifica dell'organismo intero a qualsiasi agente stressante e si articola in 3 fasi:

  1. FASE DI ALLARME: è la fase in cui si presenta lo stressor (riconosciuto in un primo momento come "pericolo") e nella quale abbiamo un aumento di adrenalina per far fronte alla situazione nell'immediato. Questa fase si suddivide in ulteriori 3 fasi: preliminare (shock), acuta (fase acuta di allarme, contro shock), ripresa (solo se in tempi brevi la causa viene rimossa).
  2. FASE DI RESISTENZA: viene emessa una risposta specifica (es. sonno per recupero stanchezza); se la strategia emessa è corretta si arriva in tempi brevi ad una fase di nuovo adattamento.
  3. FASE DI ESAURIMENTO: lo stressor persiste e super l'intensità critica generando un consumo eccessivo di energie da parte dell'organismo con conseguente malessere generale. Stress cronico.

Le manifestazioni più comuni dello stress cronico sono: disturbi del sonno, alimentazione irregolare, depressione, ansia, irritabilità, sbalzi di umore, difficoltà relazionali, difficoltà di concentrazione, calo della libido, evitamento dell'attività sessuale, facilità ad ammalarsi e tensione muscolare.

Come rimediare a questa complessa situazione?

Esistono diverse strade:

  • Interventi psicologici e psicoterapeutici (gli obiettivi sui quali si lavorerà saranno diversi: perfezionismo, assertività, senso di colpa, disturbi specifici, difficoltà relazionali, difficoltà lavorative ecc..)
  • Stile di vita
  • Alimentazione
  • RILASSAMENTO (andiamo ad approfondire questo rimedio in particolare....)

Una delle conseguenze più comuni dello stress è una eccessiva e costante tensione muscolare. Tale tensione è superflua quando: non serve a preparare all'azione, è eccessiva per l'attività che si deve svolgere, rimane elevata anche dopo l'attività che l'ha generata. Per poter intervenire su questa condizione sarà opportuno avviare un programma adeguato di rilassamento muscolare; definiamo il rilassamento come una condizione di rilascio della tensione e rallentamento dei processi cognitivi che ripristina una condizione neuropsichica e neurovegetativa attraverso:

  • diminuito bisogno di ossigeno
  • regolarizzazione della respirazione
  • rallentamento della frequenza cardiaca
  • normalizzazione della pressione arteriosa
  • regolarizzazione dei movimenti gastrici

Questi parametri permettono il ripristino dell'equilibrio tra sistema nervoso simpatico (attivazione di varie funzioni dell'organismo) e parasimpatico (disattivazione) oltre al ripristino del normale funzionamento dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (regolazione del sistema ormonale).

Esistono diverse possibilità, oggi, per poter lavorare sul rilassamento: training autogeno, mindfulness, rilassamento muscolare progressivo di Jacobson. Quest'ultima tecnica, molto interessante, prevede un training che va dalle 6 alle 10 settimane (con incontri a cadenza settimanale di circa 1 ora e mezza) finalizzato a far acquisire alla persona, attraverso incontri di gruppo, una efficace tecnica di rilassamento che, gradualmente, permetterà di rilassare tutti i muscoli del corpo.

Il risultato finale del training sarà quello di poter, autonomamente, rilassare tutto il corpo (anche ogni giorno) attraverso una formula guida. Si consiglia, in ogni caso, di effettuare il training in gruppo guidati da un esperto prima di utilizzare da soli la tecnica di rilassamento.

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Scritto da

Dott. Guglielmo D'Allocco

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