Sordità: facciamo un po' di chiarezza

Il 28 settembre è la Giornata mondiale del Sordo, dedicata alla salvaguardia dei diritti di chi ha questo handicap uditivo. Cogliamo l'occasione per indagare.

29 SET 2016 · Tempo di lettura: min.
Sordità: facciamo un po' di chiarezza

Il termine sordità, o più propriamente disabilità uditiva, si riferisce in realtà a un quadro piuttosto eterogeneo di problematiche uditive, ereditarie o acquisite, con perdita totale o parziale della funzionalità, che di conseguenza possono avere effetti molto differenti sulla qualità della vita del bambino, e quindi dell'adulto. L'obiettivo della psicologia della sordità è quello di studiare metodi riabilitativi che permettano al bambino di imparare a utilizzare il linguaggio, a prendere parte alle normali attività e a seguire adeguatamente gli insegnamenti scolastici.

Partiamo dal presupposto di base per cui il deficit è raramente totale, ma si osserva un'estrema variabilità individuale dipendentemente da vari fattori: la causa, l'importanza della perdita uditiva, la presenza o meno di altri familiari con sordità e le spinte relazionali e sociali a cui il bambino è esposto. In generale si parla soprattutto di età evolutiva perché la qualità della vita delle persone con sordità totale o parziale è direttamente influenzata dalla tempestività della diagnosi e delle misure riabilitative nella prima infanzia.

Se la sordità è ereditaria

Un primo fattore importante è la sua natura: ereditaria o acquisita, e l'eventuale presenza o meno di genitori o familiari stretti con lo stesso problema. Un fattore ereditario da un lato agevola la valutazione, dall'altro rappresenta una situazione che andrà a pregiudicare fin dall'inizio tutte le fasi dello sviluppo linguistico e relazionale del bambino. Quando invece la sordità si verifica dopo i 3 anni – età critica per l'apprendimento della lingua – avrà conseguenze potenzialmente meno gravi (almeno dal punto di vista della comunicazione, anche se - come vedremo - potrebbe risultare emotivamente più difficile da affrontare).

Il legame fra genitori e bambini con sordità

La presenza di un deficit uditivo comporta problematiche nel rapporto madre-bambino (salvo che la madre non ne sia affetta anch'essa: l'ereditarietà, infatti, facilita la comunicazione visivo-gestuale tra madre e bambino) sia nella fase precedente alla diagnosi (il bambino non reagisce alla voce della madre e quest'ultima percepisce un'insufficiente responsività del piccolo) che successivamente, imponendo la ricerca di metodi alternativi per poter stabilire un contatto.

La psicologia della famiglia

La sordità influenza non solo la psicologia del bambino, ma anche quella della famiglia intera che dovrà trovare un nuovo equilibrio dinanzi alla disabilità uditiva del figlio. Si dovrà cercare di realizzare uno scambio relazionale stimolante senza però essere troppo intrusivi, si dovranno gestire future problematiche comportamentali del bambino collegate ai problemi di relazione coi coetanei. Importante è contare su una rete sociale di sostegno oltre che su un adatto appoggio medico, psicologico e riabilitativo per il figlio.

La psicologia dello sviluppo e dell'apprendimento

Lo sviluppo linguistico è, ovviamente, l'ostacolo più grande per i bambini con sordità, specialmente se il difetto si rivela precocemente impedendo al bambino di imparare a parlare. Sempre che i genitori non abbiano già nozione della lingua dei segni, avranno bisogno di diverso tempo per impararla. Lo sviluppo del bambino dipenderà naturalmente anche dall'ambiente didattico e dalla possibilità di gestire possibili ritardi nell'apprendimento.

I sordi non sono tutti uguali

Normalmente si ha l'idea che le persone colpite dalla sordità siano identiche tra loro, ma si tratta di un parere profondamente errato. Sono tanti gli elementi che possono influenzare la crescita e la vita sociale di una persona sorda.

Prima di tutto le persone possono avere diversi gradi di perdita uditiva, da una mancanza lieve (tra i 16 e i 25 decibel di deficit) per arrivare alla più importante chiamata profonda (superiore ai 96 decibel di deficit).

Come abbiamo già accennato i sordi possono essere differenziati anche dal punto di vista del periodo della comparsa del problema. Avremo quindi due gruppi, per così dire: sordità preverbale per coloro che sono nati sordi o hanno perduto l'udito prima della fase dell'apprendimento linguistico, e sordità postverbale per coloro che invece sono divenuti sordi dopo l'anno di età, quando dovrebbero aver già assimilato le basi linguistiche del linguaggio minimo.

Inoltre dal punto di vista comunicativo c'è chi sceglie l'oralismo, ovvero il sistema comunicativo verbale caratteristico delle persone udenti, chi sceglie di avvalersi della lingua dei segni e ancora altri che scelgono di affidarsi ad entrambe le lingue.

La provenienza può influenzare notevolmente la costruzione dell'identità: il 5% hanno padri e madri sordi, per cui percepiscono la sordità come un fatto abituale e condividono un percorso praticamente identico, fondato sul bilinguismo e sulla frequentazione di persone con la stessa disabilità; la più rilevante parte dei sordi, invece, proviene da famiglie udenti che hanno optato per vie diverse (supporto tecnologico uditivo, educazione, uso della lingua, ecc.).

Vediamo quindi come la differente provenienza familiare possa portare a una differente vita sociale e anche a un differente modo di affrontare la realtà.

Le difficoltà emotive

L'importanza della sordità, così come il suo esordio, implica molto spesso problematicità emotive, alle quali è importantissimo porre attenzione. La consapevolezza di non essere capace di servirsi della comunicazione verbale al pari di fratelli e amici può generare una sensazione di esclusione nel bambino sordo. Probabilmente avrà una percezione del proprio corpo come difettoso e malandato, da cui deriva una grave ferita narcisistica che può manifestarsi con rumorosità, mancanza di disciplina ed emotività assai fragile. L'anomalia, inoltre, aumenta la relazione di dipendenza e di tutela tra il bambino e la famiglia. Potrà riscontrare difficoltà nel relazionarsi con i coetanei, nel comprendere e nel condividere i sentimenti. Quando la sordità non è troppo intensa, il bambino capace di esprimersi e di sentire è maggiormente incluso nel contesto relazionale, anche se non potrà comprendere fino in fondo gli stati emozionali altrui, non potendo distinguere le intonazioni della voce o i giochi di parole.

La sordità che invece sorge in un'età più tardiva, provoca una considerevole esperienza depressiva: sarà necessario elaborare il lutto per la grave perdita subita. Ad ogni modo la stragrande maggioranza degli studi è concorde nell'attribuire grande importanza alle reazioni dell'ambiente esterno per garantire l'equilibrio psicofisico del soggetto.

La finalità non è, ovviamente, una diagnosi discriminante ma invece il punto di partenza per individuare le necessità peculiari e affrontare, per quanto possibile, i limiti delle restrizioni alla partecipazione sociale. Si tratta in altri termini di offrire al sordo una migliore qualità della vita attraverso adeguati servizi di telecomunicazione, di informazione (spazi televisivi mediante la Lingua dei Segni, interprete, sottotitolazione), di mobilità (segnali luminosi per emergenze), di istruzione, di formazione e di lavoro.

Sordità e depressione

Molti studi dimostrano che esiste una stretta correlazione tra l'ipoacusia e la depressione. Secondo le ricerche, l'11,4% degli adulti con problemi di udito sono anche colpiti da una lieve depressione moderata o severa, e il 19,1% da una depressione lieve. Quest'associazione è rilevante soprattutto tra i 18 e i 69 anni. Ma perché? Le cause vanno cercate nell'ipoacusia, malattia subdola e non visibile, capace di compromettere la vita sociale delle persone che tenderebbero a isolarsi proprio perché incapaci di comunicare come vorrebbero. Per questo un percorso di riabilitazione e terapia ha fondamentale importanza.

I sordi e la musica

Qual è il rapporto tra i sordi e la musica? Potrà sembrarvi una domanda paradossale, o ancor peggio provocatoria, ma non è così.

Non possono sentirla come una persona udente ma possono servirsi di altri canali, possono percepirla attraverso le vibrazioni che vengono trasmesse al corpo e interpretarla con il cuore.

Vi lasciamo con queste riflessioni e con un video sorprendente.

«Ero in treno che ascoltavo musica, quando una ragazza ha iniziato a fissarmi - ha affermato l'artista Sofia Mattioli, spiegando com'è nata l'idea del suo video - Dopo un momento ho tolto le cuffie e lei si è avvicinata a me, ha iniziato a comunicarmi qualcosa nel linguaggio dei gesti poi ha scritto un biglietto per dirmi che era sorda ma che stava riuscendo a sentire la musica attraverso i miei movimenti». Con il germe di quest'idea nata dopo l'incontro casuale, all'artista è stato chiesto di creare un video per i Jamie xx. Durante un'intera giornata, ha avuto modo di ballare con 13 membri del Manchester Deaf Centre con un'età dai 5 ai 27 anni, che hanno risposto ai movimenti dell'artista e alle vibrazioni emesse nell'aria dalla canzone.

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Commenti 2
  • Fra_GuidaPsicologi

    Salve, quello che trovi alla fine dell'articolo, come dice la frase stessa, è un elenco di professionisti specializzati in logopedia. Cosa cercavi? Un saluto, lo Staff di GuidaPsicologi

  • Pablo pisano

    Buonasera articolo molto interessante... Però se clicco nel link "consulta il nostro elenco di professionisti esperti in logopedia" mi escono solo psicologi mentre di logopedia non leggo nulla come mai?

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