Separarsi: perché alcuni si riprendono velocemente e altri no?

Separarsi: per quale motivo alcune persone riescono a riprendersi velocemente, mentre altre rimangono “incastrate” così a lungo?

27 AGO 2019 · Tempo di lettura: min.
Photo by Eric Ward

Cos'è la separazione? Quali implicazioni emotive entrano in gioco nella coppia? Quali sono i fattori che tengono legati all'ex coniuge non permettendo la costruzione di una nuova vita?

La separazione: un evento di cambiamenti

Oggigiorno, sono sempre più numerose le coppie che, dopo aver condiviso anni di matrimonio, si ritrovano a fare i conti con il dolore della separazione. Una situazione tanto difficile anche per i figli che, se presenti, possono venire coinvolti in nelle questioni conflittuali di coppia inerenti ai beni, al mantenimento, all'affido, e così via.

La separazione, però, così come il lutto di una persona cara, non è un evento patologico, anche se per molti può rappresentare un grande dolore tanto da portare alla manifestazione di reazioni eclatanti. Questo perché, se superato adeguatamente, può portare entrambe le parti a ricostruirsi con il dovuto tempo una nuova vita. Tuttavia non è così facile come a dirsi, soprattutto perchñe con la separazioner non si perde solo l'affetto della persona amata: si perde spesso anche la propria casa, i propri amici, i parenti dell'ex coniuge con i quali si aveva stretto un legame, fino ad arrivare alla perdita della propria identità. La separazione è un tema che porta gli ex coniugi a domandarsi: "chi sarò io da ora in poi?".

E sotto l'aspetto emotivo?

La complicazione emotiva è poi rappresentata dall'affrontare il dolore e le emozioni associate alla perdita della separazione, una perdita che può essere considerata per certi versi simile a quella di un lutto.

Elizabeth Kubler-Ross, con il suo modello dell'elaborazione del lutto, sottolinea che, per elaborare la perdita legata alla morte di una persona cara, sarebbe necessario passare attraverso cinque fasi, fino ad arrivare all'accettazione:

  1. la fase del rifiuto, in cui si nega la realtà;
  2. la fase della rabbia, in cui si provano intense emozioni di rabbia per la perdita subita;
  3. la fase della negoziazione, in cui si cerca di riprendere in mano il controllo della propria vita;
  4. la fase della depressione, in cui si provano emozioni di tristezza perchè più consapevoli di ciò che è accaduto;
  5. la fase dell'accettazione, in cui viene accettata la perdita subita fino ad una sua elaborazione.

Tuttavia, la perdita del partner si differenzia dalla perdita legata ad un lutto, poiché essa è potenzialmente revocabile. Ci possono essere delle fantasie di riconciliazione tra gli ex coniugi, in aggiunta al fatto che, in presenza dei figli, è necessario continuare a mantenere il legame genitoriale, nonostante quello coniugale voglia essere presto dimenticato.

Emery, a tal proposito, propone il modello ciclico del dolore per definire il processo della separazione all'interno del quale le persone coinvolte passano da un sentimento all'altro, in una serie di fasi che sarebbero connotate dalle emozioni di:

  • amore;
  • rabbia;
  • tristezza.

A seguito della perdita subita, gli ex partner proveranno questo mix di emozioni intense singolarmente, una alla volta, passando da attimi di amore profondo ad attimi di intensa rabbia e successiva tristezza (alcuni si bloccheranno alla rabbia, altri alla fase dell'amore e altri ancora alla fase della tristezza). Tuttavia, progressivamente, l'intensità delle singole emozioni diminuirà, fino ad arrivare ad una loro integrazione e pervenire così ad una visione più realistica e meno dolorosa della separazione.

Quando le persone superano il dolore della separazione?

  • Il dolore legato alla separazione dura almeno 2 anni, un tempo maggiore rispetto al dolore classico dovuto a una perdita.
  • Il dolore si supera quando si sentono tutte e tre insieme le emozioni di amore, rabbia e tristezza. La persona quindi arriverà a riconoscere non solo l'odio nei confronti dell'ex che aveva tanto amato, ma anche le cose belle passate insieme.

Un primo fattore che spiega per quale motivo uno dei due coniugi soffre più dell'altro, oltre alle differenze caratteriali che rendono unico e specifico tale processo, è sicuramente riferibile al fatto che la separazione, il più delle volte, risulta essere un movimento unilaterale, ovvero mosso da uno dei due partner.

Questo implica che i partner si trovino in due posizioni diverse, sia riguardo al dolore provato che riguardo alle speranze per una successiva e futura relazione. La disparità nelle posizioni è causa di conflitto, rabbia e sofferenza emotiva, che, quando ci sono di mezzo i figli, rende in aggiunta ancor più difficile la collaborazione.

Differenze tra chi lascia e chi viene lasciato

  • Il dolore di un partner che lascia è analogo alla morte di una persona amata dopo una lunga malattia, poiché quando la persona muore è triste ma prova anche sollievo. Il partner "abbandonante" è colui che inizia per primo il processo di elaborazione del lutto, trovandosi così in una fase avanzata rispetto alla parte abbandonata. A volte, colui che lascia, ha già iniziato anche a sperimentare (in termini immaginativi o concreti) una visione del proprio futuro senza l'altro.
  • Il dolore di un partner lasciato è analogo a chi si precipita in ospedale e scopre che la persona amata è ferita gravemente a causa di un tragico incidente ma è ancora viva. Vive emozioni selvagge, intense e caotiche. La parte abbandonata non è ancora pronta ad allontanarsi dal partner poiché viene colta di sorpresa, ritrovandosi così in una posizione svantaggiata: rispetto al partner, inizierà in un secondo momento ad intraprendere l'elaborazione del lutto, vivendo intensamente la prima fase del processo di perdita.

I due mondi appaiono inconciliabili: chi lascia non riesce a capire perché il coniuge sia così incostante e irrazionale, mentre chi è stato lasciato non riesce a capire perché l'altro sia così distante e freddo. Questi due diversi modi di percepire la realtà sono frutto delle diverse posizioni occupate all'interno del processo di perdita.

D'altro canto, è possibile che entrambi i coniugi non riescano a guardare oltre, nonostante la separazione sia stata scelta da uno dei due. Il conflitto può così cronicizzarsi ed esasperarsi, creando una condizione di stallo nella coppia separata. In questo caso, entrambe le parti sono impegnate attivamente nel mettere in atto il conflitto e sostenerlo. In tal senso il conflitto può essere pensato come una difesa, una protezione del Sé tra due persone con determinate "disfunzionalità": aspetti latenti di Sé che, attraverso la separazione si slatentizzano fino ad emergere, e che possono essere tenuti a bada solo da un aspetto concreto e visibile come il conflitto. Questo capita soprattutto in persone vulnerabili con alle spalle una storia di traumi.

Quali sono gli effetti della separazione su persone fragili e con storie di traumi?

La separazione rappresenta un grave trauma su persone che hanno strutture di personalità fragili e traumatizzate.

In questo caso, la separazione funziona da riattivatore traumatico di un tema abbandonico latente che produce angoscia, discontrol e picchi emotivi, incapacità a mentalizzare, con successivi meccanismi di scissione e idealizzazione/svalutazione. Alle normali fasi del dolore (amore, rabbia e tristezza) si sovrappone il triangolo drammatico, all'interno del quale i due partner vedono sé stessi ed il partner nei ruoli interscambiabili di vittima, carnefice e salvatore.

Ogni riavvicinamento e separazione con il coniuge è da considerarsi un riattivatore traumatico che porta al tentativo di ricomporre la coppia per poter ottenere dall'altro protezione e superare così l'angoscia (l'altro diventa "il mio salvatore").

La coppia rischia di andare in crisi quando la riparazione ("tu sarai il mio salvatore") si fa dominante rispetto alla dimensione di cooperazione e di parità, fondamentale ad esempio in caso di figli.

In aggiunta, le persone che instaurano e portano avanti relazioni insoddisfacenti hanno una maggiore difficoltà a distaccarsene poiché per loro risulta impossibile ricordare i momenti belli (non essendocene quasi stati), bensì rimangono per così dire in una fase di "aggancio perenne" con successiva impossibilità a lasciarsi andare se sentono che non sono mai stati insieme veramente… È come se non riuscissero a superare la fine di una relazione che non è mai andata come avrebbero voluto e che ancora perciò tutt'ora desiderano.

E quando ci sono di mezzo i figli?

In questo caso, il terreno fertile su cui i coniugi litigano può riguardare non solo il tema della coppia, bensì inglobare anche i figli. Molte coppie spostano il conflitto sul figlio, attaccando l'ex partner nel suo ruolo genitoriale, de-legittimandolo come genitore ("tu non sei un buon padre, quindi io ti chiedo questo per nostro figlio"); conflitto che spesso viene istigato anche dalla famiglia di origine.

In presenza di figli, le separazione conflittuali possono esacerbarsi fino a vedere l'intervento dell'autorità giudiziaria e alla scesa in campo dei servizi sociali.

Per non arrivare a situazioni di tale gravità, il suggerimento è quello di rivolgersi a consultori famigliari, richiedere una mediazione famigliare o un supporto psicologico che possa aiutare le due parti a contenere la rabbia e a gestire il conflitto. È importante che i genitori riescano a sbrigare le loro questioni senza inglobare i figli e ad intraprendere accordi separativi che possano tener conto del bene e del miglior interesse per il figlio.

Articolo della Dott.ssa Elisa Simeoni, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Lombardia.  

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Scritto da

Dott.ssa Elisa Simeoni Psicologa Psicoterapeuta

Psicologa, laureata in Psicologia Clinica con il massmo dei voti presso l'Università Cattolica di Milano, in formazione come Psicoterapeuta alla Scuola di Specializzazione “Mara Selvini Palazzoli" di Brescia ad orientamento sistemico-relazionale. In costante aggiornamento anche nel settore legato alla promozione della salute e del benessere, attraverso corsi e seminari.

Bibliografia

  • Emery, R. (2008). La verità sui figli e il divorzio. Gestire le emozioni per crescere insieme. Franco Angeli Editore.

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Commenti 3
  • Fabio Falco

    Salve Dottoressa ho subito la decisione di essere lasciato, abbiamo 3 figli, ho provato dolore sordo rabbia, ho pianto urlato implorato e in certi momenti, anche se solo per pochi istanti, anche di farla finita Nel mentre mi trovavo in questo turbine di dolore e disperazione ho conosciuto una donna, una donna meravigliosa, sto quindi vivendo una doppia vita, da una parte( stiamo ancora convivendo e siamo in fase di definizione) mi sento tremendamente legato alla mia famiglia e innamorato di mia moglie, in qualche modo vorrei che si trattasse solo di un incubo dal quale mi devo svegliare. Dall'altra mi rendo conto che la mia nuova compagna mi sta dando tutto quello che ho sempre desiderato e sono attratto da lei e non desidero altro che vivere con lei perché la sua presenza mi fa star bene. La desidero sempre e quando siamo insieme cerchiamo continuamente il contatto fisico. E come se la mia parte razionale mi dicesse che quello che sto facendo è la miglior cosa che possa fare per me e per lei, mentre la mia parte emotiva è ancora legata ai 27:anni (5 di fidanzamento e 22 di matrimonio) che ho trascorso con mia moglie. Mi sento come se metà di me fosse in paradiso e l'altra metà all'inferno.non odio la mia ex e credo che abbiamo fatto entrambi errori, sono legato ancora a lei ma mi sento anche molto legato alla mia nuova compagna. Ultima nota, sono entrambe due belle donne di cultura e di successo professionale. Mi dia, la prego, un suggerimento/consiglio su cosa e come fare.grazie

  • Alessandro Gregnanini Gregnanini

    Purtroppo è così io sono la parte che è stata lasciata la mia vita adesso è caotica non so come reagire soffro molto ma devo dire che non sono stato attenzioni di mia moglie sono deluso di me stesso è dura

  • silvia renzoni

    In aggiunta, le persone che instaurano e portano avanti relazioni insoddisfacenti hanno una maggiore difficoltà a distaccarsene poiché per loro risulta impossibile ricordare i momenti belli (non essendocene quasi stati), bensì rimangono per così dire in una fase di "aggancio perenne" con successiva impossibilità a lasciarsi andare se sentono che non sono mai stati insieme veramente… È come se non riuscissero a superare la fine di una relazione che non è mai andata come avrebbero voluto e che ancora perciò tutt'ora desiderano. Salve , sono stata colpita da queste parole che rispecchiano perfettamente come mi sento , a differenza del punto sui momenti belli , che per me ci sono stati eccome . Storia di 5 anni , finita da quasi 2 , una storia che forse "vera storia" non lo è mai stata , come si fa a staccarsi in questi casi? Grazie per una sua risposta.

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