Senso di Colpa e Vergogna

Quali sono le differenze e le similitudini fra questi due stati d'animo? Quali sono i meccanismi che li attivano e come possiamo fare per liberarcene? Ecco uno spunto di riflessione.

28 SET 2015 · Tempo di lettura: min.
Senso di Colpa e Vergogna

Le emozioni di colpa e vergogna si somigliano fra loro anche se sono, in realtà, estremamente diverse. Per quanto riguarda ciò che le accomuna, sappiamo che si tratta di due emozioni che ci mettono in contatto con sensazioni spiacevoli:

• comportano un certo grado di sofferenza per la persona;

• sono emozioni sociali che si manifestano in contesti relazionali e interpersonali;

• sono due emozioni morali, in quanto prodotte da condotte che il nostro ambiente prima, e poi noi stessi, riteniamo inadeguate.

Colpa e vergogna sono poi differenti in quanto, nella prima l'attenzione è posta sulle azioni che sono state commesse e sulle loro conseguenze, mentre nella seconda è direttamente coinvolto il Sé che diventa l'oggetto principale della valutazione negativa.

Quindi, quando ci sentiamo in colpa é per qualcosa che abbiamo fatto e quando ci vergogniamo é per qualcosa che siamo.

La vergogna è un'emozione sgradevole che ci comunica che abbiamo compiuto, stiamo per compiere, o immaginiamo di compiere un'azione che pensiamo possa modificare in peggio la buona immagine che noi e gli altri abbiamo di noi stessi, e di conseguenza la nostra autostima.

Già nei bambini piccoli é possibile vedere il manifestarsi di questa emozione quando si nascondono dietro le gambe della mamma, quando si coprono il viso o abbassano la testa.

Chi si vergogna, infatti, non vuole farsi vedere, si copre il viso e chiude gli occhi rifiutandosi anche di guardare, compiendo un gesto che deriva dalla credenza magica che chi non guarda non possa essere visto. Inoltre il viso, che in reazione alla vergogna diventa rosso, é la parte del nostro corpo deputata all'espressione di questa emozione.

Nascondendo il viso ci immaginiamo in qualche modo di poter sfuggire al potere giudicante della persona che ci sta di fronte.

Spesso la persona giudicante viene interiorizzata, diventando una parte di sé, e diventa quindi possibile vergognarci anche quando l'altro non é più presente. Inoltre le esperienze di vergogna, in cui non siamo riusciti a sostenere lo sguardo dell'altro e in cui non prende forma un confronto paritario, restano in sospeso nel nostro mondo interno come vissuti che reclamano un finale diverso da quello accaduto.

Il senso di colpa invece é sostanzialmente una forma di paura. È la paura di perdere un legame relazionale significativo e importante. Solitamente percepiamo più o meno consapevolmente che una relazione, non solo d'amore, ma anche lavorativa o di amicizia, sta in piedi se ci comportiamo in un certo modo e se rispettiamo certe regole implicite o esplicite. Nel momento in cui, per i più svariati motivi, veniamo meno a queste regole, il senso di colpa subentra per metterci in allarme e per ricordarci che stiamo trasgredendo alle norme della relazione in cui siamo.

Per esempio, se immaginiamo che una relazione di amicizia sia basata sul presupposto che sia necessario sempre essere disponibili a soddisfare i bisogni e i desideri dell'altro, il senso di colpa entrerà in gioco quel giorno in cui ci dedicheremo maggiormente ai nostri bisogni personali lasciando in secondo piano quelli dell'amico.

Oppure se nelle norme implicite della propria famiglia vige la regola che non è bene piangere e mostrare il proprio dolore di fronte agli altri, i componenti tenderanno a mascherare i propri sentimenti per mantenere vivo il senso di appartenenza a quel nucleo. Rompere tale norma può portare la persona a sperimentare sentimenti di colpa.

La persona si potrebbe, per fare giusto un esempio, sentire in colpa nel piangere di fronte agli altri per paura di "appesantirli" e di scatenare una reazione di allontanamento. O ancora, se dentro di noi vige la regola che bisogna sempre essere molto efficienti sul luogo di lavoro e dare sempre il massimo e che senza di noi l'ufficio va in malora, ci si può sentire in colpa addirittura per aver preso l'influenza e per dover mancare dal lavoro causa malattia.

Nel momento in cui si sente colpevole, nel mondo interno della persona prendono il sopravvento le parti interne giudicanti che sono pronte a puntare il dito verso il comportamento ritenuto inadeguato. Il sentimento di colpa può diventare una forte fonte di frustrazione, se non si accosta alla parte giudicante un'altra istanza interna pronta a prendere le difese dell'accusato. Possiamo così immaginare che nella vita interna della persona prenda forma una sorta di tribunale con accusato, accusa e difesa. Se all'interno di questo tribunale si instaura fra le parti un dialogo che permetta a ognuna di esprimere i propri sentimenti e i propri desideri, é possibile riassestare il sistema in una posizione di equilibrio. Questo nuovo assetto interno può generare benefici anche all'interno delle relazioni con gli altri e con il mondo.

In psicologia non si parla di colpa ma di responsabilità, che é la capacità di rispondere delle proprie azioni, di accettare le conseguenze dei propri comportamenti. Non è un problema di colpa/innocenza ma di responsabilità. Pensare in termini di responsabilità permette di farsi carico dei propri sentimenti, dei propri desideri e delle proprie azioni in modo adulto e consapevole. In particolare farsi carico, o meglio prendersi cura dei propri sentimenti, significa accogliere e accettare ogni emozione che ci attraversa, considerando che quell'emozione è l'espressione primaria di un bisogno psicologico e sociale.

Per tornare agli esempi precedenti, essere responsabile di sé stessi vuol dire accorgersi che, oltre ai bisogni dell'amico, esistono anche i propri e che è necessario fare qualcosa di concreto per soddisfarli, che le lacrime e il dolore hanno bisogno di esprimersi e di essere consolati e che il nostro corpo ha bisogno di cure, che a volte si è deboli e che non siamo indispensabili.

Dopo essersi presi la responsabilità dei propri bisogni, é possibile prendersi la responsabilità delle azioni conseguenti al soddisfacimento di questi, valutando poi in un secondo momento come l'ambiente e le persone che ci stanno accanto reagiscono. In seguito della reazione dell'altro possiamo nuovamente valutare il nostro sentire, esprimere i nostri pensieri e agire nel rispetto di sé e dell'altro in un circolo dialettico che permetta a entrambi di esprimersi e di esistere così come sono.

Altre volte poi é sufficiente osservare gli altri, mettendosi empaticamente nei loro panni, per scoprire che le aspettative e le regole relazionali che sentivamo nello spazio relazionale con l'altro sono meno pressanti e rigide di quello che immaginavamo.

Secondo Fritz Perls, il padre della psicoterapia gestaltica, il senso di colpa è un rancore proiettato nell'altro. Nel rancore non è possibile lasciar perdere, dimenticare e nemmeno affrontare il problema. Il rancore è infatti qualcosa di fisso e stabile che non molla la presa. Ci immaginiamo quindi che dopo aver commesso un'azione che esce dalle regole della relazione, l'altro sia arrabbiato e rancoroso nei nostri confronti. In realtà, secondo Perls, il rancore che ci immaginiamo nell'altro è "roba nostra": siamo noi a essere rancorosi nei confronti dell'altro per qualcosa che non ha fatto o qualcosa che ha fatto, ma che non ci piace. Se ci riprendiamo il rancore che avevamo "appiccicato" addosso all'altro, ci accorgiamo che è fatto di richieste precise e di bisogni personali da esprimere all'altra persona. Per esempio la comunicazione da fare all'altro passa da essere "Tu non hai fatto questo per me... ", che suona appunto come un'accusa, a "Io ho bisogno di questo... " oppure "Mi piacerebbe che tu facessi questo per me, perché io ho bisogno di...".

Se ci permettiamo di esprimere noi stessi, non sotto forma di recriminazione, ma sotto forma di richiesta, il senso di colpa si scioglie permettendo nuovamente il fluire dell'energia psichica.

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Scritto da

Dott.ssa Emma Guardi

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Commenti 1
  • Asia

    Buonasera, volevo chiedere se in una relazione d amicizia si commette insieme un errore forte , può accadere che per senso di colpa forte uno dei due decida di auto allontanarsi dall amico , e la relazione torni molto indietro nei suoi PASSI, fino quasi a BLOCCARSI?

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