Sconfiggere la fame emotiva: liberarsi dai chili delle emozioni

Fame emotiva o nervosa, la chiamiamo in molti modi e ha radici profonde, rintracciabili nei primi anni di vita. Ma è un circolo vizioso che può essere spezzato grazie all'aiuto psicologico.

21 APR 2015 · Tempo di lettura: min.

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Fonte: flickr.com

Quante volte hai dato la colpa dei tuo chili di troppo alle abitudini prese nell'infanzia, allo stress o semplicemente alla tristezza? Si usa il cibo per calmare le emozioni, per provare un piacere momentaneo o per compensare una mancanza, succede a tutti, sin da bambini, e si arriva a rendersene conto solo nel momento in cui si ha paura a salire sulla bilancia: si chiama fame emotiva.

Un problema legato alle dinamiche dei primi anni di vita

È un istinto a cui è difficile non obbedire, quando un bambino piange la prima cosa che pensa la madre è che abbia fame. Solo quando rifiuta il biberon o l'allattamento si controlla il pannolino Il bambino o ci si domanda se ha sonno.

Il piccolo usa il pianto per comunicare i pochi bisogni vitali che ha nel primo anno di vita e la madre, che è la fonte primaria della sua nutrizione attraverso l'allattamento, obbedisce all'istinto di dare da mangiare al cucciolo: è la natura umana.

Questo istinto non si perde con il tempo però: a chi di noi non è capitato di dare un succo di frutta, una merendina o un gelato a un bambino perché stia zitto invece di chiedergli di dirci di cosa ha bisogno? Spesso non abbiamo tempo e il cibo è un metodo veloce e a portata di mano.

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E così tutti noi, chi più chi meno, associamo il cibo al sollievo, non solo dalla fame fisica ma anche dalla fame emozionale. È un processo normale, legato a un istinto primario, ma che portato all'estremo provoca disturbi alimentari e chili di troppo che fanno male al morale e alla salute.

Un piacere socialmente accettato

Non è solo il cibo a poter lenire le pene dell'anima, c'è chi ad esempio ricerca il piacere sessuale, ma la differenza fra il piacere che si prova nel mangiare una merendina al cioccolato e quello che si prova ad avere rapporti sessuali sta nel fatto che le merendine sono a disposizione ad ogni ora del giorno, in ogni luogo. Chi non sgranocchia qualcosa mentre è in ufficio, specialmente se in quel momento il compito affidato è particolarmente gravoso, stressante o noioso?

Succede soprattutto a noi donne, sovraccaricate dalle mille responsabilità a casa e al lavoro, mangiucchiamo per provare sollievo e arrivare a fine giornata, combattiamo la stanchezza o ricompensiamo uno sforzo in attesa di riposare.

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Addirittura degli studi effettuati da SEEDO e XLS Medicals hanno svelato che la fase della relazione di coppia e il peso corporeo hanno un legame strettissimo. L'81% degli intervistati ha dichiarato di tentare di controllare di più il peso quando è in cerca dell'anima gemella e di allentare invece il controllo quando la relazione diventa stabile.

Ma se è socialmente accettabile mangiare per combattere lo stress, meno lo è essere in sovrappeso. Il sovrappeso non solo viene associato a cattiva salute ma anche ad un aspetto sgradevole, e la frustrazione generata dal vedersi poco attraenti non fa altro che aumentare lo stress e creare un circolo vizioso di:

frustrazione > fame > aumento di peso -> frustrazione da cui è difficile uscire.

Un percorso psico-nutrizionale può essere la risposta

Affidarsi al nutrizionista e allo psicologo per controllare il peso significa imparare a distinguere quando l'istinto deriva da vera necessità fisiologica di mangiare e quando invece si tratta di un modo per alleviare una sofferenza.

La terapia comportamentale aiuta nell'auto-monitoraggio dell'assunzione di cibo e del controllo del peso. Come? Imparando a riconoscere gli stimoli fisiologici e a distinguerli da quelli emozionali.

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Lo psicologo non solo aiuterà a gestire le emozioni ma, se il paziente ne sente il bisogno, potrà aiutarlo a mettere in atto tecniche cognitive che lo aiutino a individuare e modificare i pensieri disfunzionali che lo predispongono verso un rapporto scorretto con il cibo.

Un percorso lungo ma possibile, che come abbiamo visto deve agire su un meccanismo che si istaura sin dall'infanzia.

Il nutrizionista invece seguirà il paziente non solo insegnandogli come avere delle abitudini alimentari sane ma anche come stabilire degli obbiettivi di peso realistici e raggiungibili, ma soprattutto ragionevoli per la sua salute.

Romper e il circolo vizioso si può, basta imparare a conoscere meglio se stessi e le proprie emozioni.

Se senti di aver bisogno di aiuto per gestire le tue emozioni e combattere problemi di fame emotiva puoi consultare il nostro elenco di esperti in dipendenza da cibo.

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psicologi
Scritto da

Manuela Pirrone

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Commenti 1
  • Albertina faoro

    Mi piacerebbe riuscire mettere in pratica la cosa

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