Relazione con il cibo: a volte sana, a volte complicata, a volte patologica

Può capitare che gli esseri umani più o meno adulti instaurino una relazione con il cibo complicata, che nel tempo può diventare fonte di disagio e di sofferenza

25 AGO 2021 · Tempo di lettura: min.
Relazione con il cibo: a volte sana, a volte complicata, a volte patologica

Mangiare è una necessità fisiologica: i neonati mangiano con la stessa naturalezza con cui respirano.

Sanno quando hanno fame ed esprimono il loro bisogno con un particolare tipo di pianto, che una mamma attenta sa comprendere e soddisfare, riportando così il bambino ad uno stato di calma soddisfazione. Inoltre, i più piccoli sanno riconoscere il tipo di alimenti di cui hanno bisogno: se avvicinate dell'alcol o del cibo particolarmente piccante ad un neonato, storcerà il naso in una smorfia di disgusto.

Eppure queste naturali competenze a volte nel tempo vanno perdendosi, e può capitare che gli esseri umani più o meno adulti instaurino una relazione con il cibo complicata, che nel tempo può diventare fonte di disagio e di sofferenza, fino ad assumere la forma di vere e proprie patologie, fisiche e/o mentali.

"In quest'epoca post-industriale", scrive Jon Kabat-Zinn, "è fin troppo facile dare per scontato l'atto del mangiare, affrontandolo con un'enorme mancanza di consapevolezza e caricandolo di complicate valenze psicologiche ed emotive che oscurano, e talvolta gravemente distorcono, quello che invece è uno degli aspetti più semplici, basilari e miracolosi della nostra vita (2008).

Dal momento che, notoriamente, il primo passo per risolvere un problema è la consapevolezza, credo sia utile chiarire il tipo di relazione con il cibo che ciascuno di noi può avere.

Secondo Jan Chozen Bays (2021), si può dire che abbiate una relazione sana con il cibo se:

  • vi sentite contenti e pienamente coinvolti nella vita anche quando non state mangiando (il cibo non è la sola fonte sicura di piacere e soddisfazione);
  • se non avete fame, non mangiate;
  • smettete di mangiare quando siete pieni e siete disposti a lasciare qualcosa nel piatto;
  • per diverse ore non avete fame e non pensate al cibo; questi intervalli sono inframezzati da momenti (pasti) quando invece avete fame e gioite nel mangiare;
  • vi piace mangiare molti tipi di alimenti;
  • avete un peso sano che resta tendenzialmente uguale o fluttua di massimo 2-3 kg. Non avete bisogno di pesarvi se non ogni tanto (ogni 5-6 mesi o una volta l'anno);
  • non avete ossessioni sul cibo e non contate le calorie per decidere se potete "permettervi" di mangiare qualcosa oppure no (Jan Chozen Bays, 2021, p. 48).

Sfortunatamente, la maggior parte delle persone è più o meno lontana da questo modello di rapporto salutare con il cibo e con il proprio corpo. Non tutte, però, hanno necessariamente un disturbo alimentare; in alcuni casi si tratta di quello che potrebbe essere meglio definito come un problema o un sintomo alimentare.

Ad esempio, Fairburn (2014) ci ricorda che "talvolta un'abbuffata è solo un'abbuffata": la grande maggioranza delle persone che ha episodi di sovraalimentazione, in cui percepisce un'assunzione eccessiva di cibo fuori dal proprio controllo, non ha un disturbo alimentare.

"Tali abbuffate sono occasionali piuttosto che frequenti, non causano danni fisici e la qualità della vita delle persone non è compromessa", scrive lo psichiatra, e aggiunge: "D'altro canto, esiste un numero significativo di persone le cui abbuffate interferiscono con la salute fisica e la qualità della vita. Per tali persone si configura un disturbo alimentare" (Fairburn, 2014, p. 25).

Per fare allora ulteriore chiarezza, è utile distinguere i disturbi alimentari per come si configurano oggi. Tra gli adulti e gli adolescenti, si parla di disturbi alimentari nel caso dell'anoressia nervosa, della bulimia nervosa e del disturbo di binge eating.

  • L'anoressia nervosa è caratterizzata da una restrizione nell'assunzione di calorie che porta ad un peso corporeo significativamente basso, un'intensa paura di aumentare di peso e un'alterazione del modo in cui viene vissuto dall'individuo il peso o la forma del proprio corpo (DSM V, 2013).
  • La bulimia nervosa è caratterizzata da ricorrenti episodi (almeno una volta a settimana per tre mesi) in cui si verifica un'assunzione di cibo maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe in un dato arco di tempo (es, due ore), accompagnata dalla sensazione di perdita di controllo; nella bulimia nervosa, questi episodi sono associati a condotte di compensazione come ad esempio l'uso di lassativi e/o diuretici, il vomito autoindotto, o l'intensa attività fisica (DSM V, 2013). Inoltre, sempre secondo i criteri del DSM, in tale tipo di psicopatologia i livelli di autostima sono indebitamente associati alla forma e al peso del corpo.
  • Il disturbo da Binge Eating è invece caratterizzato dalla presenza di ricorrenti episodi di abbuffate; a differenza della bulimia nervosa, tuttavia, non prevede condotte compensatorie e non si associa necessariamente ad una preoccupazione eccessiva per il proprio peso.

Nel caso si abbia il dubbio di essere in presenza di uno di questi disturbi alimentari, è consigliabile contattare un professionista di fiducia che ci possa indirizzare nell'intraprendere un percorso di cura.

Convivere con un disturbo alimentare è spesso pericoloso; provoca danni al corpo, fino ad essere letale: ad esempio, la percentuale di decessi in un anno per anoressia nervosa si aggira tra il 5,86 e 6,2% (ANSA, 17 febbraio 2020).

Inoltre, convivere con tali patologie può essere faticoso fino allo stremo: tutti ci meritiamo una vita ricca, piena e significativa, che non ruoti intorno all'auto-deprivazione, all'autocritica e alla denigrazione di noi stessi e del nostro corpo.

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Scritto da

Dottoressa Laura Pancrazi

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Bibliografia

  • Jon Kabat-Zinn (2008), in J. Chozen Bays (2021). Mindful eating: per riscoprire una sana e gioiosa relazione con il cibo.
  • J. Chozen Bays (2021). Mindful eating: per riscoprire una sana e gioiosa relazione con il cibo.
  • C. G. Fairburn (2014). Vincere le abbuffate: come superare il disturbo da binge eating.
  • APA, American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
  • ANSA, 2020: https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2017/03/14/anoressia-e-dintorni-per-aiutare-gli-adolescenti-controcultura-della-differenza_cd133bfa-79e1-469c-bc5e-6cfb747f9bc7.html

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