Ragazzi e bambini A.D.H.D. al tempo del Coronavirus

In condizioni restrittive di vita, come quelle imposte dall'emergenza Coronavirus, relazionarsi con figli iperattivi costantemente in casa,è diventato davvero problematico.

26 MAG 2020 · Tempo di lettura: min.
Ragazzi e bambini A.D.H.D. al tempo del Coronavirus

I genitori di ragazzi iperattivi e con deficit di attenzione provavano già ogni giorno quanto fosse faticoso educarli, proprio per la tendenza in loro radicata a distrarsi, perdendo concentrazione e costanza nello svolgimento delle varie attività (anche nel gioco), per l'impulso a muoversi eccessivamente, a disattendere alle regole, a diventare oppositivi.

In condizioni restrittive di vita, come quelle imposte dall'emergenza Coronavirus, relazionarsi con figli iperattivi costantemente in casa ed impossibilitati di svolgere attività sportive, è diventato davvero problematico ed ha messo i loro genitori seriamente a dura prova.

Svolgere in tempi ragionevoli i compiti conseguenti alle video lezioni è diventata un'impresa, che implica contrasti interminabili. Il tempo da impiegare nella loro esecuzione si è dilatato a dismisura e non vi è più un'attività sportiva, che motivi a concludere con rapidità ed efficienza. La maggior autonomia raggiunta nell'utilizzo dei mezzi informatici, da parte dei ragazzi più grandi viene sfruttata per impiegare tempo sui giochi a computer o addirittura per giocare proprio durante lo svolgimento delle video lezioni. L'impossibilità a svolgere una giornata organizzata, secondo orari ed attività prestabiliti, alimenta dispute estenuanti sulla necessità di rispettare le regole di convivenza o le opportunità di studio.

Conseguentemente la relazione genitore-figlio si deteriora sempre più, generando liti accese e frequenti. L'atmosfera in casa si fa pesante ed opprimente e tutti i componenti della famiglia ne risentono in modo del tutto più pesante rispetto a quando, durante la normale vita precedente, gli allontanamenti collegati alla frequenza scolastica, alle attività sportive, alle amicizie ed allo svago offrivano salutari valvole di sfogo e di decompressione.

In casi estremi, ma non così infrequenti, la rottura nelle relazioni genitori-figli generano forme di mutismo e risentimento permanenti, ostinate chiusure in camera, silenzi carichi d'odio; tutte manifestazioni queste che alimentano sotterranei sensi di colpa da ambo le parti e seri disturbi psico-somatici. Fra gli adolescenti emergono preoccupanti forme di violenza: un pugno sferrato al genitore, uno sgambetto ad un fratello, espressioni offendenti nei confronti di colui il quale è percepito come "il nemico".

Proprio in questo periodo particolare di Coronavirus, nel quale è suggerito di evitare le uscite, si rende impellente il ricorso ad uno psicoterapeuta, a cui chiedere di intervenire con urgenza in un altro tipo di emergenza, quella di relazioni inquietanti, nelle quali si è giunti al limite della sopportazione reciproca e, come genitori non si sa più che fare.

L'approccio consigliato per il trattamento del bambino/ragazzo con A.D.H.D. è quello della terapia cognitivo - comportamentale.

Nella stimolazione delle capacità di autocontrollo è opportuno utilizzare la logica, il ragionamento l'analisi cognitiva della situazione eseguita a mente fredda a distanza di tempo e non subito dopo le manifestazioni impulsive o violente, piuttosto che il ricorso a rimproveri e punizioni. Nel ragazzo dovrà avvenire una comprensione "dall'interno" del proprio modo di agire e una progressiva riprogrammazione dei propri comportamenti.

È opportuno che il genitore abbandoni "le prediche" e lo/la lasci fare, permettendogli di sbagliare e di riflettere sui propri errori nell'agire. Lasciarlo/la solo/a, abbandonare il campo della disputa, rivolgere lo sguardo altrove si rivelerà la scelta risolutiva, che toglie, da sotto i piedi al/la ragazzo/a, il terreno per lo scontro. La variazione di comportamento del genitore, più frequentemente del padre, determinerà un cambiamento nel figlio, che non si sentirà più così tanto incalzato. Qualche suo occasionale comportamento adeguato potrà essere gratificato e rinforzato, al fine di farlo perdurare nel tempo. Gli interventi a carattere cognitivo da parte del terapeuta consentirà al bambino/ragazzo, durante le sedute di terapia, di analizzare a posteriori le proprie azioni, di decidere come gli è più proficuo procedere, al fine di migliorare le proprie capacità di autocontrollo. Sono da evitare i giudizi, mantenendo nei suoi confronti un atteggiamento benevolo e accogliente e teso, comunque, a garantire uno spazio/tempo per l'auto-riflessione, la sperimentazione di nuove risposte e la scelta della più adatta. In questo modo la relazione genitore-figlio da conflittuale diventa attenta e via via più collaborativa, garantendo ad entrambi il rispetto dei rispettivi modi di essere e di progredire.

Il trattamento basato sulla modificazione del comportamento dei genitori, si fonda sulla teoria dell'apprendimento sociale, ed è stata sviluppata per genitori di bambini non cooperativi, oppositivi e aggressivi. Il parent training è stato suggerito come una via per migliorare il comportamento di bambini con ADHD aiutando i genitori a riconoscere l'importanza delle relazioni con i coetanei, ad insegnare, in modo naturale e quando ve ne è il bisogno, le abilità sociali e di crescita e sostenendo i genitori a cambiare atteggiamento nei confronti del loro figlio.

Approndimento

Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, in inglese attention deficit hyperactivity disorder o ADHD, è un disturbo dello sviluppo caratterizzato da problematiche nel mantenere l'attenzione, eccessiva attività e/o impulsività. I sintomi appaiono prima dei 12 anni di età, durano almeno 6 mesi e causano problemi in almeno due contesti, ad esempio a casa, a scuola, al lavoro, negli hobby. Sulla base dei criteri del manuale diagnostico DSM-5 si possono distinguere tre manifestazioni di ADHD: ADHD con disattenzione predominante, ADHD con iperattività/impulsività predominanti e ADHD combinato, con un ulteriore atteggiamento oppositivo-provocatorio. L'ADHD può quindi presentarsi in tre forme distinte che spesso hanno caratteristiche anche molto diverse tra loro. Ad esempio in chi presenta la variante con predominanza di disattenzione che ha pochi sintomi, o nessuno, di iperattività, irrequietezza e impulsività.

C'è infine, chi manifesta oltre a disattenzione e iperattività o, in assenza di esse, in modo predominante un atteggiamento oppositivo. È possibile che col passare degli anni la diagnosi di ADHD evolva e passi da una manifestazione all'altra. Almeno la metà delle persone con ADHD in età infantile ed adolescenziale continua a soffrirne in età adulta; il 2-5% degli adulti presenta tale condizione. I bambini che presentano un ADHD con caratteristiche di iperattività tendono a mostrare sintomi meno marcati, ad esempio irrequietezza interna, tensione, nervosismo, durante l'adolescenza e l'età adulta o a non mostrare più questi sintomi continuando però spesso ad avere sintomi inattentivi e/o di impulsività; questi sono i sintomi più significativi dell'ADHD in età adulta. Un altro sintomo rilevante dell'ADHD è la disregolazione della motivazione. Tendenzialmente chi ha l'ADHD è motivato solo o soprattutto sulle attività di suo interesse ma fatica, si annoia, procrastina per quanto riguarda tutto il resto e per questo motivo cambia spesso attività, hobby e lavori. Queste caratteristiche sono causate da disfunzioni neurobiologiche e non da fattori psicologici. L'ADHD porta ad un tasso più alto di abbandono scolastico e lavorativo rispetto alla media.

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Scritto da

Dott.ssa Annalisa Tirelli

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