Quando la rabbia aggredisce i legami affettivi

Se la rabbia diventa l’emozione ricorrente rischia di distruggere le relazioni interpersonali minando anche i legami più significativi. La psicoterapia può curare la rabbia patologica.

16 APR 2015 · Tempo di lettura: min.
Quando la rabbia aggredisce i legami affettivi

"Non sarai punito per la tua rabbia, sarai punito dalla tua rabbia"

Buddha

Se la rabbia (o ira) diventa l'emozione ricorrente rischia di distruggere le relazioni interpersonali minando anche i legami più significativi, può capitare, in tali situazioni, che manifestiamo frequentemente la nostra aggressività anche con le persone che amiamo di più, fino ad arrivare a perderle o a danneggiare seriamente il rapporto con loro.

Un esempio è il caso della persona che, nonostante si renda conto che la sua aggressività nei confronti del proprio partner sia ingiustificata e, che tale aggressività stia determinando l'allontanamento della persona amata, non riesce a gestire la propria rabbia, anche se è consapevole che tale emozione esista a prescindere dal partner.

Altro esempio è la mamma che reagisce con eccessiva aggressività alle monellerie del proprio figlio e, nonostante si renda conto di averlo terrorizzato avendo scaricato su di lui una quota di rabbia sproporzionata a quanto accaduto, si sente in colpa ma sa che le capiterà ancora di avere reazioni simili.

A lungo andare si rischia di rimanere soli e con i sensi di colpa, ci si ritrova a dirsi: "Io non voglio essere così ma è più forte di me!".

Per potere comprendere la le manifestazioni di rabbia e potere quindi successivamente capire come intervenire, per il benessere della persona e di chi le sta accanto, è necessario innanzitutto distinguere la rabbia "normale", ovvero un'emozione molto intensa, che ha una funzione difensiva ed è generalmente una reazione ad un sentimento di profonda ingiustizia e alla percezione di aver subito un danno o di essere in pericolo, dalla rabbia "patologica", ovvero uno stato emotivo duraturo e ingestibile manifestato internamente o esternamente. Quando la rabbia diventa un tratto stabile di personalità e caratterizzato da uno stile di relazione basato sul conflitto/scontro, parliamo invece di ostilità.

Diverso è il comportamento collerico, ovvero l'espressione di una rabbia improvvisa o di un tratto ostile di personalità.

Altra manifestazione di rabbia è rappresentata dal comportamento abusante, ossia un comportamento che ha l'obiettivo di umiliare la vittima e di ottenere potere e controllo sull'altro.

La psicoterapia può aiutare a ridurre il livello di rabbia permettendo al paziente di condurre una vita più serena e di vivere con maggiore serenità le relazioni interpersonali.

Il primo passo per la cura di pazienti con un problema di rabbia patologica è indagare "dove e quando" quel comportamento è stato appreso nello sviluppo. Spesso infatti i comportamenti collerici o abusanti rappresentano manifestazioni sintomatiche di traumi irrisolti che hanno generato dei pattern di comportamento stereotipati, originariamente usati come "risposta di sopravvivenza" in situazioni di pericolo e poi rimaste "congelate" negli anni e rinforzate dai successivi eventi di vita negativi. E' necessario dunque comprendere il ruolo strumentale che la rabbia e l'aggressione hanno per la persona: insomma, a cosa è servita in passato?

Ad attirare l'attenzione degli altri, a ridurre lo stress, a scaricare energia accumulata, a raggiungere un obiettivo, a controllare o ferire gli altri, ad evitare il contatto emotivo con ricordi dolorosi, a mantenere intatta la personalità, a proteggersi ecc.

Una tecnica terapeutica particolarmente efficace nel trattamento della rabbia sembrerebbe l'EMDR (come evidenziato da Nickerson nell'ambito del Congresso nazionale EMDR labirinti traumatici: il filo dell'Emdr 8-10 novembre 2013, Milano).

Il trattamento con l'EMDR è caratterizzato da due fasi: la prima consiste nella gestione dello stato, sulla comprensione cioè di cosa attiva oggi la reazione rabbiosa e sull'ampliamento della "finestra di tolleranza delle emozioni" (van der Kolk, 1991); la seconda prevede l'intervento EMDR sulla rabbia come tratto, come cioè caratteristica nata dalle esperienze traumatiche infantili che hanno creato e attivato schemi relazionali patologici.

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Scritto da

Dott. Alessio Cammisa

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