Quando inizi una relazione hai l'istinto di mettere i bisogni del/la partner davanti ai tuoi? Le trappole che non vedi: parte 1

Quali sono le trappole che non vedi quando inizi una relazione e dai per scontato che i bisogni dell'altro siano più importanti dei tuoi? Vediamo la prima trappola.

2 FEB 2022 · Tempo di lettura: min.
Quando inizi una relazione hai l'istinto di mettere i bisogni del/la partner davanti ai tuoi? Le trappole che non vedi: parte 1

Non me ne vogliate se parlo soprattutto al femminile: lavoro molto con le donne e mi viene più facile quando ricerco esempi e situazioni cliniche.

Ho deciso di scrivere non un articolo, ma una serie di articoli in modo da andare "a tappe" e darti il tempo di riflettere e pensare tra un articolo e un altro. Quindi oggi iniziamo con la prima parte.

Ti sei impegnato/a molto, ti sei messo/a a completa disposizione, hai passato domeniche a fare cose scelte dal/la tuo/a partner, hai messo da parte le tue passioni, e poi? E poi la storia è finita.

Quando succede questo, spesso vedo che alla base ci sono diverse trappole in cui le persone cadono senza accorgersene. La prima è questa:

dare per scontato che la crescita della relazione dipenda esclusivamente dal proprio impegno, perdendo invece di vista l'impegno e la motivazione del/la partner. Un po' come dire: "Se mi rendo utile allora la relazione funzionerà, se gli/le dimostrerò che miglioro la sua vita e che insieme a me sta bene allora la nostra storia andrà avanti. Se finisce o non riesco a capirlo o mi dico che non sono stata abbastanza capace di farmi amare".

Questa idea non solo è sbagliata, ma è pericolosa per qualunque relazione di coppia perché espone facilmente al senso di colpa e spinge a fare sempre di più nella costante illusione che più si è capaci di farsi amare, più l'altra persona si legherà a noi.

Quando però l'altro si rivela freddo, insoddisfatto o addirittura chiude la relazione, la conseguenza è quella di sentire di non essere stati/e abbastanza capaci di farsi scegliere o di tenersi l'altro. L'autostima cola chiaramente a picco.

Il primo passo è ampliare la prospettiva e mettere a fuoco una cosa fondamentale:

​la buona riuscita di una relazione deriva da entrambi i partner;, dal reciproco impegno, dalla reciproca motivazione e soprattutto da quanto si sentono in armonia con le loro reciproche caratteristiche.

Non è detto che in ogni storia ci sia un incontro di valori e affinità, e questo non per colpa di qualcuno ma perché le persone si scelgono in base a ciò di cui hanno bisogno; qualcuno è più affine a noi, qualcuno meno, qualcuno lo è moltissimo, qualcuno non lo è affatto. Solo che quando non ci si sente scelti a volte si ricerca il colpevole o in noi (sentendoci incapaci di farci amare) o nell'altro (incapace di averci dato ciò che per noi era importante). In realtà non ci sono colpevoli.

Quando pensi di essere tu l'unico/a responsabile dell'andamento di una relazione, perdi di vista un pezzo veramente importantissimo: puoi influenzare il comportamento dell'altro ma solo in minima parte.

Spesso mi arrivano persone che mi dicono di essere da me per cercare di uscire dalla trappola di relazioni dolorose ma che in realtà, più o meno implicitamente, mi chiedono: "come posso influenzare l'altro e convincerlo a innamorarsi di me?". Chiaramente se colludessi con questa richiesta farei un pessimo servizio ai miei pazienti, perché non esiste alcuna ricetta magica per convincere qualcuno ad amarci. Magari il/la partner in questione è anche narcisista e quindi, anche volendo, non ha gli strumenti per amare nessuno.

Ogni essere umano ha una sua storia, ha fatto esperienze, magari ha avuto dei traumi, ha i suoi valori, le sue motivazioni profonde. Queste sono spinte interne fortissime che guidano il comportamento di una persona più di qualsiasi altra cosa. Nessuno ha il potere di cambiare un'altra persona e, quando ciò avviene, o si è in una condizione di dipendenza (quindi del tutto disfunzionale) o l'altra persona desiderava cambiare indipendentemente da tutto e tutti. Per questo non si può convincere nessuno a diventare come noi vorremmo, perché non dipende da noi.

Questa consapevolezza spaventa perchè mette davanti al fatto che non si può avere il controllo sulla relazione (per fortuna, direi...) ma è il primo passo per smettere di sentire il peso totale della responsabilità della coppia.

Se lui/lei è freddo/a, insoddisfatto/a, ti critica o ti lascia non è perchè non hai fatto abbastanza (a meno che tu non abbia agito un tradimento, gli abbia offeso la madre o fatto cose terribili!). Se il/la tuo/a partner ha un passato di abusi, storie finite male, lutti irrisolti, separazioni, ex mogli o ex fidanzati/e ingombranti da cui non riesce (o non vuole) a staccarsi etc., è possibile che si porti dietro un carico emotivo che tu non puoi curare e un vuoto che non puoi riempire neanche impegnandoti tantissimo.

Inutile cercare di convincerlo/a ad andare in terapia nella speranza che guarisca e possa finalmente essere pronto/a per la vostra storia. Se la motivazione e il desiderio di cambiamento non partono da lui/lei, e da un suo desiderio reale di cambiare, qualsiasi percorso rischia di rivelarsi del tutto inutile e frustrante per entrambi.

Nel mio percorso di 12 settimane #Relazionifelici si lavora spesso su questa prima trappola. Quando le persone iniziano a prendere le distanze dalla credenza di essere le principali responsabili dell'andamento di una storia, si iniziano a vedere i comportamenti dell'altro come il frutto delle sue scelte e delle sue responsabilità (e non l'esclusiva conseguenza del loro impegno). Qui avviene uno sblocco importante che si concretizza con il senso di leggerezza perchè si smette di sentirsi addosso la responsabilità della relazione.

Una ragazza all'inizio di una nuova relazione di recente mi ha detto: "io ho bisogno di chiarezza e affidabilità. Se lui riesce a darmele posso valutare se andare avanti altrimenti meglio lasciar perdere subito, non è la persona per me". Non si è sentita egoista a desiderarlo o in dovere di impegnarsi per ottenerle.

Nei prossimi articoli vedremo insieme altre trappole in cui si rischia di cadere quando iniziamo le relazioni dando per scontato che i bisogni dell'altro vengano prima dei nostri.

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Scritto da

Dott.ssa Luisa Fossati

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Bibliografia

  • Secci, E.M. (2019), I narcisisti perversi e le unioni impossibili: come affrontare la dipendenza affettiva
  • Borgioni, M. (2015). Dipendenza e controdipendenza affettiva. Dalle passioni scriteriate all'indifferenza vuota

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Commenti 1
  • Lorenzo Antonini

    Grazie per questo articolo, davvero ben strutturato!

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