Piangere non è da deboli: è un gesto di coraggio

Il pianto serve per liberarsi delle emozioni accumulate e permette di sentirci meglio subito dopo, più rilassati, meno ansiosi e più leggeri.

26 FEB 2018 · Tempo di lettura: min.
Piangere non è da deboli: è un gesto di coraggio

«Abbiamo tutti i nostri momenti di debolezza, per fortuna siamo ancora capaci di piangere, il pianto spesso è una salvezza, ci sono circostanze in cui moriremmo se non piangessimo», José Saramago.

Nonostante delle volte cerchiamo di scacciare via le sensazioni negative, non sempre questo può essere una buona azione. Poter riconoscere ed esprimere le proprie emozioni, infatti, ci aiuta ad analizzarle e, se necessario, a superarle. Spesso, una delle reazioni più comuni nei momenti più complicati è piangere. Questa azione, che sia per gioia o per tristezza, viene vista in generale come una forma di debolezza. Questa idea colpisce soprattutto gli uomini che, secondo la cultura maschilista, devono mostrarsi sempre forti e coraggiosi.

Sfatiamo il mito una volta per tutte: piangere non è da deboli! Questa azione è utilissima perchè ci aiuta a sfogarci e a cacciare fuori le nostre emozioni. Nascondere la tristezza, lo stress o altre sensazioni di questo tipo non fa bene al nostro benessere psico-fisico. Se facciamo finta di essere sempre nel nostro miglior momento a tutti i costi, infatti, non avremo l'opportunità di stare meglio né di risolvere ciò che ci preoccupa. Il pianto è solitamente un modo per lasciar sgorgare queste emozioni e anche una sorta di campanello di allarme per dirci che qualcosa non va.

«Accetta, non per rassegnazione, ma ricorda che nulla ti fa perdere più energia di una situazione che nonostante i tuoi sforzi, tu non puoi cambiare», Dalai Lama.

Attualmente, anche a causa del "bombardamento" dei post e delle foto dei social network a cui siamo sottoposti che mostrano sempre la parte migliore degli altri, ci sentiamo fuori luogo quando ci sentiamo tristi o poco contenti della nostra vita. Chiaramente, le sensazioni negative non sono piacevoli per nessuno, ma bisogna accettarle per poter andare avanti. È una spinta che ci permette di migliorare ogni giorno e di capire quali sono i nostri punti deboli e i nostri problemi. Elaborare la tristezza, ad esempio causata da un lutto, è un processo spesso lungo ma necessario. Piangere, parlare con gli altri, stare da soli, sono tutte azione a cui dobbiamo dedicare del tempo, prima che le emozioni negative ci inghiottano.

Possiamo piangere per rabbia, tristezza, tensione o anche per troppa felicità! Il pianto serve per liberarci delle emozioni accumulate e permette di sentirci meglio subito dopo, più rilassati, meno ansiosi e più leggeri.

Piangere, dunque, non è solamente un campanello d'allarme ma anche una maniera per sentirci meglio con noi stessi, psicologicamente e fisicamente. Per questo, dobbiamo smettere di ascoltare i commenti altrui o i nostri preconcetti che ci suggeriscono che piangere sia una debolezza o, peggio, una "cosa da femmine". Permettersi di piangere quando se ne ha bisogno ci aiuta a mostrare agli altri e a noi stessi il nostro stato d'animo e il nostro coraggio nell'espirmere le nostre emozioni.

Cerchiamo di insegnare anche ai nostri figli a non censurare le lacrime e gli daremo l'opportunità di crescere in maniera più equilibrata e di evitare di nascondere le loro emozioni.

«Le lacrime che non escono si depositano sul cuore, con il tempo lo incrostano e lo paralizzano come il calcare incrosta e paralizza gli ingranaggi della lavatrice", Susanna Tamaro.

Se vuoi ricevere maggiori informazioni sul tema, puoi consultare il nostro elenco di professionisti esperti in psicologia del benessere.

Questo articolo è stato scritto prendendo in considerazione l'esperienza clinica e gli anni di formazione sull'argomento. Non ha valenza statistica o di diagnosi.

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Scritto da

Dott. Matteo Agostini

Sono il Dott. Matteo Agostini, laureato in Scienze Psicologiche Applicate e con Laurea Magistrale in Psicologia Clinica. Ho acquisito competenze nell’ambito della psicologia clinica, della neuropsicologia clinica, e della psico-sessuologia. Sono Tutor per bambini e ragazzi con ADHD/DSA presso il CCNP San Paolo di Roma e consulente sessuale e nutrizionale.

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Commenti 1
  • ROSANNA CROCIARA

    Scusate, io non piango mai, è grave? Cioè provo dolore e compassione, ma al massimo posso produrre una forte deglutizione, senza mai riuscire a lacrimare. Ed è così da tanti anni (ne ho 51), quando è mancato mio papà l'anno scorso ho sofferto tantissimo e ancora sono molto addolorata, le lacrime però non sono mai venute fuori.

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